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Indagine FAPAV/Ipsos sulla pirateria audiovisiva in Italia, danni al Sistema Paese per 1,1 miliardi di euro

Gli italiani continuano a guardare film e serie tv pirata. Sanno benissimo che è sbagliato, che è un reato e che così facendo infliggono un danno enorme all’industria audiovisiva nazionale, ma pur ammettendo l’errore c’è ancora un’ampia fascia di utenza di rete che preferisce sostenere il mercato pirata, alimentando l’intera filiera criminale.
Ieri sono stati presentati a Roma i nuovi dati Ipsos per la Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (FAPAV) sulla pirateria digitale in Italia nel 2018 e il dato evidente è che dopo tre anni di osservazioni, nonostante un piccolo ma significativo miglioramento, è di oltre un miliardo di euro la stima del fatturato perso da tutti i settori economici italiani a causa della pirateria audiovisiva e di 455 milioni di euro il danno stimato sull’economia italiana in termini di PIL.

Dicevamo di un piccolo ma significativo miglioramento e in effetti sono stati 578 milioni gli atti di pirateria rilevati dall’indagine, in calo dell’8% rispetto all’anno precedente, ma nel complesso sono 109 milioni le fruizioni perse di film e serie, per 600 milioni di euro di fatturato perso direttamente dall’industria audiovisiva a causa della mancata fruizione attraverso i canali legali di film e serie piratati.

Parlando di un’industria e di decine di migliaia di imprese coinvolte nell’indotto, la pirateria purtroppo mette a rischio circa 5.900 posti di lavoro ed è di 203 milioni di euro la stima dei mancati introiti fiscali (IVA, imposte sul reddito e sulle imprese).
Gli utenti che guardano serie e film piratati sono coscienti della propria scelta, come anticipato, e infatti l’83% dei pirati è a conoscenza del fatto che la pirateria è un reato (+5%), ma il 51% ritiene che sia improbabile essere scoperto e ancor meno sanzionato.

Questi tre anni di studi hanno consentito di definire con precisione il trend della pirateria audiovisiva in Italia: i dati presentati quest’oggi rivelano una sostanziale stabilità dell’incidenza della pirateria, ma una contrazione legata al numero degli atti di pirateria compiuti dagli utenti. Questo è certamente dovuto da una parte al rafforzamento dell’attività di enforcement e di sensibilizzazione del consumatore, dall’altra alla crescita dell’offerta legale, sempre più ricca e diversificata”, ha dichiarato Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV, introducendo la presentazione dell’Indagine.
In effetti i dati Ipsos hanno rilevato come nel 2018 l’incidenza complessiva della pirateria in Italia si sia attestata al 38%, con i film quale contenuto più piratato da parte della popolazione adulta, 33% (+3 punti rispetto al 2017). Le serie e i programmi tv si distanziano di un solo punto percentuale, rispettivamente 21% e 20%. Interessante anche il trend negli ultimi tre anni degli atti di pirateria: nel 2018 gli atti illeciti sono diminuiti dell’8% rispetto all’anno precedente e del 14% se comparati al 2016.

La pirateria è oggi meno “giovane” che in passato.
L’indagine ci dice che le nuove generazioni, sapendo muoversi con molta disinvoltura all’interno degli ecosistemi digitali, hanno più conoscenza e consapevolezza dei rischi connessi alla pirateria e tendono a frequentare territori più protetti. In questa direzione l’industria audiovisiva deve concentrare i propri sforzi attraverso offerte sempre più competitive e attività informative puntuali”, ha affermato Bagnoli Rossi.
Se nel 2017 quasi 2 pirati su 3 avevano meno di 45 anni, oggi sono poco più di 1 su 2 (55%, in calo di 7 punti). In riferimento invece alla popolazione under 15, è vero che negli ultimi 12 mesi il 47% degli adolescenti ha commesso almeno una forma di pirateria, privilegiando modalità digitali e film come contenuto preferito, rispetto alle serie tv e ai programmi, ma è altrettanto vero che in termini consuntivi gli atti di pirateria nel 2018 sono stati poco superiori a 31 milioni, con un calo del 14% rispetto all’anno precedente.

Le attività portate avanti da FAPAV e i suoi associati e la crescita degli abbonamenti on demand hanno contribuito a determinare un ulteriore calo delle fruizioni illegali di contenuti audiovisivi, dopo quello già registrato nel corso del 2017”, ha commentato il Presidente Ipsos, Nando Pagnoncelli, presentando i risultati dell’Indagine 2018 sulla pirateria audiovisiva in Italia.
Il fenomeno resta tuttavia ancora largamente diffuso e genera danni ingenti al sistema Paese; paghiamo un retaggio culturale difficile da sradicare e che impone tempi lunghi per diffondere la consapevolezza dei danni economici e sociali derivanti dalla pirateria. Le strategie di oscuramento dei siti possono essere sicuramente efficaci, ma occorre continuare – e se possibile potenziare – le campagne di comunicazione ed educazione per la sensibilizzazione degli utenti, auspicabilmente in collaborazione con le Istituzioni”.

Tra le nuove forme di pirateria audiovisiva che si sono affermate (e che sono tutt’ora in crescita), in questi ultimi tre anni, particolarmente rilevanti sono le IPTV illegali e la pirateria degli eventi sportivi.
Non possiamo assolutamente abbassare la guardia – ha precisato a proposito Bagnoli Rossisviluppo tecnologico e pirateria vanno di pari passo: nuove modalità di fruizione illecita dei contenuti (come ad esempio le IPVT illegali e la condivisione delle opere nei gruppi delle App di messaggistica istantanea) emergono e si affermano tra gli utenti con rapidità”.
Sono quasi 5 milioni gli italiani che nel corso del 2018 hanno dichiarato di aver visto illegalmente contenuti sportivi live, in streaming sui propri device (computer, tablet, smartphone, smart TV) o presso amici e familiari. Nell’ultimo anno si stimano oltre 22 milioni di atti di pirateria sportiva, soprattutto di eventi calcistici, seguiti da Formula 1 e MotoGP, e circa 5,3 milioni di fruizioni perse.
Tra le modalità di accesso ai contenuti pirata, l’IPTV si conferma un fenomeno di rilievo nel panorama della pirateria audiovisiva in Italia: la sua incidenza è di circa un quarto sul totale dei pirati cioè oltre 5 milioni di individui; il fenomeno desta particolare preoccupazione e risulta in crescita rispetto alla precedente rilevazione (quasi 1 milione di persone in più).

In conclusione, guardando al futuro e alle strategie da perseguire per contrastare in maniera efficace questo fenomeno criminale, Bagnoli Rossi ha affermato: “La collaborazione fattiva con tutti coloro che operano sul web a più livelli è fondamentale per porre in essere delle strategie efficaci e continuative. Questi tre anni di collaborazione con Ipsos Italia hanno consentito di delineare i nuovi confini tra offerta legale ed accesso illecito, analizzando la portata quantitativa ma anche i cambiamenti socio culturali degli italiani”.
Nonostante alcuni miglioramenti, ha infine aggiunto Pagnoncelli, “il fenomeno resta ancora largamente diffuso e genera danni ingenti al sistema Paese; paghiamo un retaggio culturale difficile da sradicare e che impone tempi lunghi per diffondere la consapevolezza dei danni economici e sociali derivanti dalla pirateria. Le strategie di oscuramento dei siti possono essere sicuramente efficaci, ma occorre continuare – e se possibile potenziare – le campagne di comunicazione ed educazione per la sensibilizzazione degli utenti, auspicabilmente in collaborazione con le Istituzioni”.

Al termine dell’evento, il Segretario Generale della FAPAV ha annunciato un nuovo accordo con Ipsos e il prosieguo della collaborazione per altri quattro anni, con aggiornamenti e focus tematici specifici.

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