Finestra sul mondo

Indagato il presidente argentino Macri, Trattativa Spagna-Catalogna, Goldman Sachs ‘tifa’ per nuove elezioni in Italia

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Argentina, il presidente Macri indagato per l’accordo con il Fmi

05 set 11:13 – (Agenzia Nova) – Il presidente dell’Argentina, Mauricio Macri, e’ indagato, insieme a vari membri del suo governo, per “abuso di potere e violazione dei doveri di funzionario pubblico” per non aver sottoposto al voto del Parlamento l’accordo sottoscritto con il Fondo monetario internazionale (Fmi). Lo rende noto il quotidiano spagnolo “El Mundo”, aggiungendo che l’inchiesta e’ partita a seguito della denuncia presentata dal partito Unita’ popolare, dal Movimento popolare La Dignita’ e dall’Osservatorio del diritto alla cittadinanza. Sotto la lente degli inquirenti, oltre al capo di Stato, anche il capo del Gabinetto dei ministri Marcos Pena, il ministro dell’Economia Nicolas Dujovne e il presidente della Banca centrale Luis Caputo. “Credo che l’analisi condotta dai denuncianti sia credibile e logica per questo ho formalizzato l’avvio delle indagini per far luce sull’accaduto”, ha spiegato il procuratore Jorge Di Lello nella risoluzione divulgata dalle formazioni che si sono rivolte alle autorita’. Nella denuncia, le parti puntano il dito contro la decisione del governo che, lo scorso giugno, si e’ accordato con il Fondo monetario internazionale per ottenere un prestito di 50 miliardi di dollari “in violazione della Costituzione”. “L’accordo con il Fmi non ha l’approvazione del Congresso, quindi, il presidente e i ministri che hanno reso operativa la firma del patto e la sua esecuzione si sono arrogati competenze” di cui non dispongono, hanno aggiunto i denuncianti, chiedendo che sia sospesa l’esecuzione dell’accordo e che il governo si astenga dal chiedere prelievi o dall’utilizzare i fondi pari a 15 miliardi gia’ ritirati.

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Stati Uniti: anticipazioni “Cnn” su libro di Woodward, assistenti di Trump gli hanno celato documenti “per proteggere il paese”

05 set 11:13 – (Agenzia Nova) – Assistenti del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, hanno adottato “misure straordinarie” alla Casa Bianca per cercare di contenere gli “impulsi piu’ pericolosi” del presidente, spingendosi al punto di nascondere documenti dalla sua scrivania affinche’ non li firmasse: e’ quanto scrive nel suo nuovo libro il giornalista Bob Woodward, divenuto celebre negli anni Settanta per la sua inchiesta sullo scandalo Watergate. La “Cnn” ha ottenuto un’anticipazione di “Fear: Trump in the White House” (Paura, Trump alla Casa Bianca), in uscita l’undici settembre. Il libro del giornalista, noto per la sua posizione di aperta ostilita’ nei confronti del presidente, offre “uno sguardo senza precedenti del capo della Casa Bianca attraverso gli occhi della cerchia ristretta del presidente”. Il ritratto di Woodward della Casa Bianca amministrata da Trump e’ disastroso, e illustra, secondo la Cnn, “in che modo funzionari di alto livello sono stati esasperati dal suo comportamento (…), l’ignoranza e l’inclinazione a mentire”. Il libro si apre con una scena drammatica: l’ex consigliere economico Gary Cohn che vede sulla scrivania dell’ufficio ovale una bozza di lettera che avrebbe ritirato gli Stati Uniti da un accordo commerciale cruciale con la Corea del Sud. Woodward riporta che Cohn fosse “inorridito” dal fatto che Trump potesse firmare quel testo. “L’ho rubato dalla sua scrivania”, avrebbe detto Cohn a un avvocato, secondo la ricostruzione contenuta nel libro. “Non gli permettero’ di vederlo, non vedra’ mai quel documento. Devo proteggere il paese”.

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Spagna-Catalogna, Torra agita la piazza e avverte che non accettera’ la condanna dei politi arrestati

05 set 11:13 – (Agenzia Nova) – Il presidente della Catalogna, Quim Torra, ha tenuto ieri il tanto atteso discorso al Teatro nazionale di Barcellona in cui, pur abbassando i toni del passato, non ha lasciato margine di trattativa rispetto alla richiesta di celebrare un referendum vincolante di autodeterminazione e di liberare i politici catalani arrestati lo scorso anno. La notizia e’ oggi su tutti i principali quotidiani nazionali. Il numero uno della Generalitat ha poi fatto appello ad una massiccia mobilitazione da parte dei catalani per aumentare la pressione sull’esecutivo e sulla giustizia spagnola fino a quando non sara’ celebrato il processo contro i leader secessionisti, previsto per l’inizio del prossimo anno. “O liberta’ o liberta’”, ha scandito il presidente, facendo eco al motto “o referendum o referendum” con cui l’ex leader Carles Puigdemont annuncio’ la consultazione dell’1-O. Torra ha voluto in questo modo mettere in chiaro due punti: il primo e’ che non accettera’ la condanna dei politici arrestati dopo la proclamazione dell’indipendenza catalana e il secondo e’ che non rinuncera’ al progetto di una Repubblica catalana autonoma. In risposta al premier Pedro Sanchez, che ha offerto ai catalani di votare un referendum per aumentare i poteri della Comunita’ autonoma e modificare l’Estatut, Torra che detto che quel tipo di “referendum e’ gia’ stato fatto” .

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Gran Bretagna, il leader laborista Jeremy Corbyn sconfessato sul codice antisemitismo

05 set 11:13 – (Agenzia Nova) – Si e’ risolto con una umiliante sconfitta per il leader Jeremy Corbyn lo scontro nel Partito laborista britannico sull’adozione di un codice interno antisemitismo: lo afferma il quotidiano tradizionalista “The Times”, riferendo l’esito della travagliata riunione del Comitato esecutivo nazionale laborista (Nec), conclusosi solo nella tarda serta di ieri martedi’ 4 settembre. Al termine di una feroce polemica che ha devastato il Labour nel corso di tutta l’estate, il Nec ieri notte ha adottato nel suo codice la definizione integrale di antisemitismo elaborata dalla International Holocaust Remembrance Alliance (Ihra, Alleanza internazionale per la rimembranza dell’Olocausto; ndr)), che include undici esempi concreti di affermazioni considerate antisemite: in un primo momento, nello scorso mese di luglio, seguendo le indicazioni del leader del partito Jeremy Corbyn non tutti quegli esempi erano stati inclusi nel codice interno; ne era seguita una vera e propria sollevazione da parte dell’intera comunita’ ebraica britannica, che in grande maggioranza ha sempre storicamente votato per il Partito laborista, appoggiata e sostenuta da un numero crescente di parlamentari e notabili del partito. La sconfitta di Corbyn pero’ e’ stata ancora piu’ cocente: l’organo esecutivo laborista ha respinto la sua proposta di aggiungere alla definizione di antisemitismo della Ihra una lunga nota esplicativa, che in sostanza gli avrebbe permesso di continuare ad affermare che Israele e’ uno Stato razzista, come peraltro lui stesso ha piu’ volte affermato in passato: nonostante il fatto che sia controllato dai sostenitori di Corbyn, nota il “Times”, il Nec ne ha sonoramente bocciato la proposta. In particolare lo scontro nella riunione di ieri e’ esploso sulla frase proposta da Corbyn secondo cui “non dovrebbero essere considerate come antisemite le dichiarazioni che definiscono razzista Israele, le sue politiche e le circostanze che hanno portato alla sua fondazione a causa del loro impatto discriminatorio nei confronti del popolo palestinese; l’organo esecutivo laborista e’ invece limitato ad approvare uno stringato comunicato finalizzato a permettere agli esponenti laboristi l’espressione di critiche alle politiche del governo israeliano ed una libera opinione sulla risoluzione della questione israelo-palestinese. Come che sia, secondo il “Times”, l’escamotage finale e’ comunque frutto di un compromesso che lascia insoddisfatti i laboristi di tutte le tendenze e che non sembra poter risolvere la questione dell’antisemitismo serpeggiante nelle fila del Labor e dell’intera sinistra britannica: una questione che, secondo tutti gli osservatori politici, intacca la credibilita’ del partito come forza di governo e rischia di inficiarne notevolmente la capacita’ di vincere le prossime elezioni.

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Francia, il governo conferma la riforma sul prelievo alla fonte

05 set 11:13 – (Agenzia Nova) – Il premier francese, Edouard Phiippe, ha confermato ieri che a partire dal 1 gennaio del prossimo anno entrera’ in vigore il meccanismo del prelievo alla fonte. Ne parla la stampa francese, spiegando che questa misura negli ultimi giorni e’ stata al centro di un acceso dibattito a causa di alcuni problemi riscontrati durante i test. Ieri in tarda mattinata si e’ tenuta una riunione all’Eliseo tra il presidente Emmanuel Macron, il primo ministro Philippe e il ministro dei Conti pubblici, Gerald Darmanin, proprio per discutere sull’eventuale annullamento di questa controversa riforma. La presidenza ha fatto sapere che il dialogo e’ stato “intenso” e che Macron ha chiesto al suo ministro dei “chiarimenti” indicando “dei miglioramenti” da applicare alla misura. Il capo del governo ha sottolineato che verranno apportate delle modifiche al progetto iniziale. Quest’ultima settimana di incertezze sull’attuazione della riforma ha contribuito a destabilizzare il governo, gia’ scosso dalle dimissioni del ministro della Transizione ecologica, Nicolas Hulot, che hanno portato a un rimpasto annunciato ieri. Tuttavia, tra le fila del partito presidenziale della Re’publique en marche ci sono state delle opinioni contrarie a questa misura, come quelle del capogruppo all’Assemblea, Richard Ferrand, o quella del delegato generale del partito, Christophe Castaner.

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Francia, un rimpasto di governo piu’ modesto del previsto

05 set 11:13 – (Agenzia Nova) – L’Eliseo ha annunciato ieri l’atteso rimpasto di governo: il presidente dell’Assemblea nazionale, François de Rugy, succedera’ a Nicolas Hulot al ministero della Transizione ecologica e solidale, mentre l’ex campionessa di nuoto Roxana Maracineanu andra’ alla guida del ministero dello Sport al posto Laura Flessel. Ne parla la stampa francese, unanime nel sottolineare che si e’ trattato di un “rimpasto minimo” rispetto a quello inizialmente previsto. In mattinata, prima dell’annuncio, Flessel ha inaspettatamente presentato le dimissioni adducendo motivi “personali”, anche se alla base di questa scelto ci potrebbero essere dei problemi fiscali. “Les Echos” scrive che il presidente Emmanuel Macron ha voluto puntare sulla “sicurezza” nominando De Rugy. A differenza di Hulot, che proveniva dalla societa’ civile, l’ormai ex capo della camera bassa de Parlamento francese ha un lungo passato politico e un’esperienza decennale come militante ambientalista. Fedelissimo di Macron, De Rugy rappresenta per il presidente una figura su cui poter contare. “Libe’ration” a tal proposito scrive che “Macron mette il governo al riparo da nuovi problemi” “Le Figaro” nota come Macron abbia “fatto di tutto per minimizzare al massimo questo rimpasto”, annunciato attraverso un semplice comunicato. Nei prossimi giorni i deputati dovranno scegliere un nuovo presidente dell’Assemblea nazionale. Il capogruppo della Re’publique en marche, Richard Ferrand, il presidente della commissione leggi, Yael-Braun Pivet, hanno gia’ espresso l’intenzione di ricoprire la carica.

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Germania, Seehofer ammette errori delle autorita’ nel caso di omicidio di Chemnitz

05 set 11:13 – (Agenzia Nova) – Yousif A. e’ sospettato di aver pugnalato il 35enne Daniel H. a Chemnitz, cittadina tedesca che nei giorni successivi all’omicidio e’ stata teatro di massicce proteste contro l’immigrazione. Yousif avrebbe dovuto esser rimpatriato, ma non e’ successo. Ora il ministro dell’Interno tedesco, il cristiano sociale Horst Seehofer (Csu), ha ammesso errori nella revisione del suo caso da parte delle autorita’. Ci sono stati errori nella comunicazione tra le autorita’ e ritardi nell’esame dei documenti della procedura d’asilo, ha spiegato Seehofer. Il sospettato iracheno avrebbe dovuto esser rimpatriato in Bulgaria, dove aveva inizialmente presentato domanda d’asilo. I ritardi, secondo il ministro, sono imputabili al poco personale dell’Ufficio per le migrazioni e i rifugiati (Bamf) e lui stesso si e’ adoperato perche’ tale lacuna venga colmata al piu’ presto. I documenti presentati dall’iracheno erano “totalmente contraffatti” e il suo respingimento non era ancora definitivo. Al contrario il siriano era stato riconosciuto come rifugiato nel settembre del 2015 ed ora e’ stata avviata la procedura di revoca del provvedimento. Seehofer ha incontrato personalmente lunedi’ scorso il presidente del Bamf, Hans-Eckhard Sommer, chiedendo di esaminare il diritto di asilo dei due sospettati dei fatti di Chemnitz.

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I produttori tedeschi di pannelli fotovoltaici esposti alla concorrenza cinese dopo la fine delle misure anti-dumping

05 set 11:13 – (Agenzia Nova) – I prezzi contenuti dei moduli e delle celle fotovoltaiche prodotti in cina dovrebbero salvare il settore fotovoltaico europeo dal collasso. L’Unione europea ha infatti revocato le misure anti-dumping che gravavano sui pannelli fotovoltaici prodotti in Cina. A risentire della decisione saranno soprattutto i produttori tedeschi di pannelli, che d’ora in poi dovranno misurarsi con la concorrenza e il libero mercato. Il settore energetico prevede una riduzione dei costi per l’energia solare dopo la scadenza delle tariffe della Ue. “Questo allevia anche l’onere economico a carico dei consumatori”, si legge in una nota dell’Associazione federale dell’energia e dell’acqua (Bdew). Tuttavia i produttori europei di pannelli fotovoltaici considerano la revoca dei dazi e delle misure protettive una minaccia vitale alla loro attivita’. La Commissione europea, pero’, ha negato loro una nuova proroga delle misure. La decisione arriva in un brutto momento per l’industria solare europea. Molti produttori e fornitori di moduli solari tedeschi hanno fatto bancarotta cinque anni fa per via della concorrenza dei fornitori cinesi. Solo l’anno scorso i produttori rimasti sono complessivamente riusciti a conseguire una modesta crescita. Negli ultimi anni i costruttori europei sono riusciti a ridurre i costi di produzione; questo uno dei motivi per cui nel 2017 l’Ue ha deciso di ridurre gradualmente le tariffe a carico delle importazioni cinesi. Originariamente l’Unione aveva imposto dazi antidumping fino al 64,9 per cento. Ciononostante, la guerra dei prezzi continua a intensificarsi, anche perche’ la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (Ndrc) della Cina ha annunciato di voler tagliare i sussidi in favore dell’industria solare, e di ridurre drasticamente i nuovi progetti. Le azioni di societa’ del settore solare come Jinko Solar o SMA sono crollate in brevissimo tempo anche del 30 per cento. Ora diverse societa’ stanno considerando la possibilita’ di impugnare la decisione della Commissione dinanzi alla Corte di giustizia europea a Lussemburgo. Al contrario, l’Associazione Solar Power Europe, che rappresenta la parte dell’industria solare che si oppone ai dazi doganali, si dice d’accordo con gli studi della Commissione e della societa’ di revisione EY secondo cui la domanda di moduli solari potrebbe aumentare con la scadenza delle tariffe fino al 30 per cento, creando circa 45.000 posti di lavoro. Non e’ dello stesso avviso il produttore di inverter SMa di Kassel, che si aspetta aggravi e una crescita del mercato significativamente inferiore.

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La svendita dei titoli dell’Italia e’ una manna per la Spagna

05 set 11:13 – (Agenzia Nova) – Le perdite subite quest’anno dall’Italia nel mercato dei titoli di Stato hanno portato a dei guadagni per la Spagna, facendo vacillare la convinzione che la discordia politica a Roma possa infettare l’intera eurozona: e’ quanto afferma il quotidiano economico britannico “The Financial Times” in un’analisi comparata pubblicata oggi mercoledi’ 5 settembre a firma di Kate Allen. L’articolo parte dalla constatazione che dopo l’arrivo al governo a Roma della coalizione euroscettica i titoli del debito pubblico italiano hanno sofferto ripetute ondate di vendite , ma i tumulti politici nella terza economia dell’eurozona non sono riusciti ad intaccare la fiducia degli investitori nelle prospettive dell’intero blocco economico, spingendoli ad andare a caccia di buone occasioni altrove: come risultato, i titoli spagnoli sono costantemente saliti. Con il corredo di alcuni grafici, l’analisi della giornalista inglese mostra il trend di mercato registrato quest’anno dagli interessi dei titoli del paese iberico, che sono rimasti costantemente piu’ bassi riflettendone il valore piu’ alto. A fronte dei ripetuti periodi di nervosismo del mercato italiano, cio’ ha portato lo spread tra gli interessi pagati dai due paesi a livelli visti solo al culmine della crisi dell’eurozona: secondo gli indici Bloomberg Barclays, a questo punto dell’anno i titoli del debito statale della Spagna hanno generato guadagni dell’1,9 per cento, mentre quelli dell’Italia hanno registrato perdite del 6,2 per cento. Questo andamento, commenta il “Financial Times”, segna una marcata differenza rispetto a quanto accaduto durante la crisi dell’euro provocata dalla Grecia all’inizio del decennio, quando tutti i prezzi dei titoli dei paesi cosiddetti “periferici” ritenuti piu’ deboli affondarono in maniera sincronizzata. Il giornale britannico cita un importante banchiere secondo cui la Spagna oggi e’ considerata “un porto sicuro per i capitali: gli operatori hanno bisogno di investire sulle obbligazioni dei paesi periferici dell’area dell’euro e quindi se sono costretti ad evitare l’Italia i titoli spagnoli sono una scelta pressoche’ obbligata”. Notando che diversi operatori di mercato sono rimasti sorpresi dal limitato effetto-contagio delle perdite italiane al resto del mercato dei titoli sovrani dell’intera eurozona, l’analisi conclude che gli interessi pagati dai pesi periferici torneranno a convergere se il governo italiano evitera’ lo scontro con Bruxelles sulla prossima Legge finanziaria; ma avverte anche che se Roma non ci riuscisse e se le turbolenze politiche a continuassero anche dopo le trattative sul bilancio dello Stato italiano, allora il contagio potrebbe estendersi a tutti i mercati della zona euro.

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Italia, Goldman Sachs “tifa” per nuove elezioni la prossima primavera

05 set 11:13 – (Agenzia Nova) – “Bloomberg” intervista il capo economista di Goldman Sachs per l’Europa, Huw Pill, in merito alle discussioni e all’incertezza attorno alla prossima Legge di bilancio allo studio del governo italiano, e alla prospettiva di nuove elezioni politiche nella Penisola. Secondo Pill, il governo italiano e il bilancio in fase di definizione risentono delle tensioni causate dalla convivenza di “due agende populiste” – quella della Lega e quella del Movimento 5 stelle – difficilmente conciliabili, specie sul piano delle coperture finanziarie. Secondo l’economista, la somma matematica dei programmi dei due partiti conduce a proiezioni in termini di deficit e debito pubblici “allarmanti per i mercati”. Il governo italiano ha uno spazio politico di manovra ridotto, prosegue Pill, e per questa ragione “esiste la prospettiva di nuove elezioni, magari all’inizio del prossimo anno”. Goldman Sachs, afferma a questo proposito l’economista, “si aspetta che nuove elezioni si terranno durante la primavera del prossimo anno”, e che tali elezioni “condurranno forse a un governo piu’ coerente”, se le elezioni saranno disputate su un piu’ tradizionale piano di contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra”.

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