Finestra sul mondo

Incontro tra Soler (Catalogna) e Assange, I giovani italiani continuano a emigrare, Riforma fiscale Usa, Ferrovia transeuropea

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Spagna: ideologo del secessionismo catalano incontra Assange a Londra

13 nov 11:02 – (Agenzia Nova) – L’imprenditore e redattore Oriol Soler, uno dei piu’ importanti ideologi e promotori del movimento secessionista in Catalogna, ha incontrato lo scorso 9 novembre a Londra Julian Assange fondatore di Wikileaks e attivista ricercato dalla giustizia Usa. L’incontro, durato quattro ore, ha avuto luogo presso l’Ambasciata dell’Ecuador, dove Assange ha chiesto asilo cinque anni fa. Assange avrebbe infatti lanciato migliaia di messaggi informatici a sostegno dell’indipendenza catalana. Lo ha riferito ieri il quotidiano spagnolo “El Pais” aggiungendo che all’incontro ha partecipato anche Andreu Grinyo, direttore marketing presso la Ulabox e artefice di numerose campagne di comunicazione per promuovere l’indipendenza. “I catalani hanno sofferto attacchi informatici e di spionaggio, irregolarita’ giudiziarie e arresti. Julian Assange condivide la nostra visione di questo momento storico”, questo tutto cio’ che ha dichiarato Soler in relazione all’incontro.

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I giovani italiani continuano a emigrare nonostante la forte ripresa economica

13 nov 11:02 – (Agenzia Nova) – L’economia dell’Italia sta andando bene come non si vedeva da anni, ma gli italiani continuano a lasciare in massa il paese: il quotidiano britannico “The Financial Times” pubblica oggi lunedi’ 13 novembre un reportage di Valentina Romei per cercare di spiegare i motivi della massiccia emigrazione dei giovani italiani e le conseguenze che il fenomeno rischia di provocare sia nel tessuto economico che in quello sociale dell’Italia. I dati innanzitutto: secondo le statistiche ufficiali, all’estero vivono e lavorano 5,4 milioni di italiani, cioe’ quasi il 10 per cento della popolazione, con un aumento l’anno scorso del 3,5 per cento; dall’inizio della crisi finanziaria del 2008 gli emigrati sarebbero 1 milione e mezzo. Ma i dati reali potrebbero essere molto superiori: nella sola Gran Bretagna il numero degli italiani effettivamente contati dalle autorita’ britanniche ai fini fiscali e di sicurezza sociale e’ il doppio di quello di coloro si sono registrati presso i consolati italiani come residenti in quel paese; e la stragrande maggioranza di loro sono giovani e con un livello di istruzione mediamente alto. I dati dell’emigrazione italiana contrastano con quelli della maggior parte degli altri paesi europei, nei quali la fine della crisi economica ha provocato un’inversione del fenomeno, o almeno un suo rallentamento come ad esempio in Spagna ed in Portogallo. Il “Financial Times” sottolinea come questa emorragia di giovani lavoratori abbia un doppio effetto negativo per l’Italia: da un lato riduce la forza lavoro complessiva del paese, gia’ sotto pressione a causa del basso livello di fertilita’ ed al generale invecchiamento della popolazione; dall’altro la fuga di giovani cervelli impoverisce le capacita’ complessive del paese in termini di dinamicita’ e di innovazione. Le cause sono unanimamente riconosciute nell’alto livello di disoccupazione che in Italia colpisce soprattutto la fascia piu’ giovane della popolazione, che non ha ancora goduto dei benefici della ripresa economica, ed un mercato del lavoro che in generale penalizza proprio i giovani di maggior talento ed ambizione. Il risultato di tutto cio’, scrive il quotidiano britannico, e’ un “doppio spreco”: non soltanto infatti il serbatoio di innovazione e dinamicita’ rappresentato dai giovani lavoratori e’ ampiamente sotto-utilizzato in Italia, dove a loro sono riservati perlopiu’ lavori precari; ma questo avviene anche nei paesi di emigrazione, dove i giovani italiani trovano soprattutto lavori poco specializzati e sottopagati.

Usa, il Partito democratico non ha la vittoria in tasca per il 2018 nonostante i recenti risultati

13 nov 11:02 – (Agenzia Nova) – Il Partito democratico statunitense vede un futuro roseo davanti a se’. Candidati democratici hanno vinto le elezioni in Virginia ed in altri Stati la scorsa settimana. Lo riferisce il quotidiano “New York Times”. Bocciando la presidenza di Donald Trump e la maggioranza del Partito repubblicano al Congresso, la base democratica si e’ rinvigorita rispetto all’obiettivo di conquistare la Camera dei rappresentanti e di avere ottime chance anche al Senato per le elezioni di mid-term del 2018. Nonostante il grande ottimismo, le elezioni in Virginia sono un esempio lampante di come la realta’ potrebbe essere molto piu’ dura. Malgrado i democratici si siano aggiudicati la presidenza dello Stato con un margine di circa nove punti percentuali, un vantaggio simile in tutte le consultazioni elettorali, risulta che non riusciranno a prendere il controllo della Camera dei delegati dello stato, dove la modifica dei distretti elettorali per favorire un partito (“gerrymandering”) e’ stata ampiamente utilizzata. Nel paese, poi, dove il gerrymandering e’ diventato un’arte, accanto a leggi elettorali sempre piu’ restrittive, determinano la cautela degli esperti nel predire che la forza dell’elettorato democratico si tradurra’ in altrettante solide vittorie elettorali.

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Usa, i Repubblicani provano a dimostrare la sostenibilita’ della loro riforma fiscale

13 nov 11:02 – (Agenzia Nova) – I leader del Partito repubblicano statunitense continuano ad insistere che il loro progetto di tagli alle tasse per 1,5 trilioni di dollari (1,28 trilioni di euro) nei prossimi dieci anni non aumentera’ il debito del paese, nonostante le previsioni economiche sulle proposte all’esame di Senato e Camera dei rappresentanti li smentiscano. Lo scollamento con le analisi economiche spinge i sostenitori dei tagli, inclusa l’amministrazione del presidente Donald Trump, a promuovere previsioni piu’ ottimistiche, anche se escludono vaste parti della riforma fiscale dalle loro analisi o immaginano misure pro crescita, di fatto, assenti dal provvedimento. I Repubblicani sostengono che i tagli si ripagheranno da soli con la crescita economica che sara’ indotta dalla revisione fiscale. Trovare un modello capace di supportare proiezioni di crescita economica cosi’ ambiziosa e’ cruciale per la possibilita’ che riescano a far passare la riforma anche all’interno del Partito. Al momento ogni analisi dinamica che ha esaminato attentamente i dettagli del provvedimento ha trovato costi extra per 500 milioni di dollari (428 milioni di euro) e un deficit di 1,7 trilioni 1,45 trilioni di euro).

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Ferrovia transeuropea, corridoio tra il Mediterraneo e la Cina

13 nov 11:02 – (Agenzia Nova) – La rotta marittima che collega il Continente europeo a quello asiatico e’ uno dei piu’ trafficati al mondo. Il trasporto marittimo e’ estremamente affidabile, economico ed efficace ma non si distingue per la sua velocita’. L’alternativa ferroviaria rappresenta, secondo l’associazione Ferrmed, la soluzione per velocizzare la connessione tra l’Europa e la Cina. Lo riferisce il quotidiano spagnolo “El Mundo” aggiungendo che il presidente della Ferrmed, Joan Amoros, ha gia’ firmato un accordo di cooperazione con la regione cinese dello Zhengzhou, uno dei principali centri industriali del gigante asiatico e con le ferrovie russe che condividono parzialmente l’interesse a far rivivere la leggendaria linea ferroviaria trans siberiana. L’obiettivo e’ ora quello di convincere la Commissione europea a concentrare i propri investimenti in un unico corridoio ferroviario con ramificazioni anche a Barcellona, Valencia, Milano e Genova.

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Gran Bretagna, 40 deputati Tory firmano una lettera di sfida alla premier Theresa May

13 nov 11:02 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro britannico Theresa May ora deve combattere su tre fronti per difendere il suo governo: lo scrive il quotidiano “The Times” che ieri domenica 12 novembre ha rivelato come ben 40 deputati conservatori stiano preparando una lettera di sfiducia nei confronti della premier; secondo loro, all’attuale incertezza e debolezza che domina l’esecutivo sarebbe persino preferibile un passaggio all’opposizione del Partito conservatore. La mossa dei Tory ribelli, che tuttavia non hanno ancora raggiunto il numero necessario per costringere il partito ad indire un voto sulla leadership, completa l’accerchiamento alla May: il suo gabinetto infatti in meno di dieci giorni ha perso ben due membri di peso, il ministro della Difesa Michael Fallon travolto dallo scandalo delle molestie sessuali e la ministra dello Sviluppo internazionale Priti Patel costretta alle dimissioni per una serie di incontri segreti avuti con esponenti del governo di Israele e dell’industria israeliana della difesa. Ma e’ soprattutto il fronte della Brexit a costituire un serio grattacapo per la premier britannica, stretta com’e’ tra l’Unione Europea che minaccia di rinviare alle calende greche ogni accordo commerciale se prima la Gran Bretagna non si impegnera’ a pagare per intero il conto finanziario del divorzio, e l’ala anti-europeista del suo partito che spinge per un’uscita “dura” dall’Ue anche al costo di gettare nel caos i futuri rapporti con il resto dell’Europa. A spalleggiare l’iniziativa dei 40 deputati Tory ribelli sempre ieri e’ arrivata la rivelazione che due “pesi massimi” del Partito conservatore, l’attuale ministro degli Esteri Boris Johnson e l’ex candidato alla leadership Michael Gove, hanno messo da parte le rivalita’ che in passato li hanno divisi ed hanno forgiato una nuova “alleanza politica per necessita’” allo scopo di spingere il governo britannico verso una Brexit “dura”: e’ quanto si evince da un memorandum che il duo aveva inviato alla premier Theresa May all’indomani della conferenza programmatica del Partito conservatore, nello scorso mese di ottobre e che e’ stato reso noto dalla stampa ieri domenica 12 novembre. La nota invita la premier ha riprendere in mano l’iniziativa nelle trattative con l’Unione Europea sulle modalita’ del divorzio della Gran Bretagna, mostrando energia e decisione: “Apprezziamo il pragmatismo”, si legge nel testo, “ma cio’ non deve significare una diluizione dell’ambizione britannica di tornare ad essere un paese totalmente indipendente prima delle prossime elezioni”. Il memo di Boris Johnson e Michael Gove non formula nessuna specifica richiesta concreta alla May, ma chiaramente tende a contrastare l’atteggiamento compromissorio mostrato dal cancelliere allo Scacchiere Philip Hammond e dalla ministra dell’Interno Amber Rudd su questioni-chiave come la tassazione delle aziende e della attivita’ finanziarie e le politiche per l’immigrazione e sui diritti dei cittadini Ue che vivono e lavorano nel Regno Unito. Insomma le divisioni interne al governo si stanno approfondendo in maniera allarmante, tanto che sempre ieri il leader del Partito laburista, Jeremy Corbyn, ha creduto bene di poter lanciare alla May un vero e proprio ultimatum: con un intervento firmato sul “Times” Corbyn ha intimato alla premier di “governare o dimettersi”, passando la mano ad un possibile governo laburista.

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Francia, Juppe’ tende la mano a Macron

13 nov 11:02 – (Agenzia Nova) – “Le Figaro” e “Le Monde” riportano delle confidenze rilasciate da Alain Juppe’, ex primo ministro di Jacques Chirac e figura di spicco del partito dei Repubblicani, che spera nella creazione di un “grande movimento centrista” per le elezioni europee del 2019. “La questione e’ di sapere chi prendera’ la leadership” ha affermato Juppe’, che non vede “incompatibilita’” con il partito del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. Dichiarazioni che hanno avuto un effetto dirompente nella destra francese, con Laurent Wauquiez che ha rifiutato categoricamente ogni compromesso con la maggioranza. Secondo “Le Figaro”, Juppe’ si e’ mostrato particolarmente “severo” in merito alla procedura di espulsione attuata dal partito dei Repubblicani nei confronti dei membri che hanno dato il loro appoggio a Macron. Anche Valerie Precresse, presidente della regione dell’Ile-de-France, ha preso le distanze da Juppe’, nonostante nel 2016 gli aveva dato il suo appoggio alle primarie della destra. Domenica sera Juppe’ ha cercato di calmare gli animi all’interno del suo partito scrviendo sul suo profilo Twitter che l’idea di una lista comune con Macron alle europee e’ “una falsa notizia”.

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Francia, il presidente Macron ricorda gli attentati di Parigi all’insegna della sobrieta’

13 nov 11:02 – (Agenzia Nova) – La stampa francese spiega che il presidente “Emmanuel Macron ha scelto la sobrieta’ per la sua prima commemorazione del 13 novembre”. Per ricordare le vittime dell’attentato che due anni fa ha colpito Parigi, il capo dell’Eliseo si rechera’ su tutti i luoghi colpiti, dove osservera’ un minuto di silenzio a cui seguira’ la lettura dei nomi delle vittime. “Le Figaro” sottolinea come questa cerimonia arrivi in un momento cruciale per l’esecutivo, all’indomani della soppressione dello Stato di emergenza, tolto per far posto alla nuova legge sull’antiterrorismo. Tra gli invitati ala cerimonia anche alcuni membri del precedente governo. Primo fra tutti l’ex presidente François Hollande, insieme a Manuel Valls e Bernard Cazeneuve. Il quotidiano spiega che questo potrebbe essere “la prima e l’ultima cerimonia” di commemorazione per Macron visto che l’Eliseo ha fatto sapere che dal prossimo anno la giornata verra’ presieduta da Primo Ministro, Edouard Philippe. “L’Obs” indica che questa giornata e’ stata preceduta da una serie di proteste da parte delle associazioni delle vittime e dei familiari, che hanno denunciato l’atteggiamento di indifferenza dello Stato nei loro confronti
Finestra sul mondo: Ue, Tajani chiede l’introduzione di una fiscalita’ europea
lunedì 13 novembre 2017, 11:02
13 nov 11:02 – (Agenzia Nova) – Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha auspicato una forte espansione del bilancio dell’Unione europea. “Abbiamo bisogno di 280 miliardi di euro invece di 140 miliardi di euro all’anno”, ha dichiarato Tajani ai giornali del “Funke Mediengruppe”. L’aumento del bilancio della Ue non dovrebbe essere finanziato da trasferimenti aggiuntivi provenienti dagli Stati membri, ma dall’introduzione di imposte comunitarie. “Cio’ richiedera’ nuove risorse proprie dell’Unione, come un’imposta sulle transazioni finanziarie per le Borse”, ha poi precisato. Attualmente i paesi della Ue trasferiscono poco meno dell’un per cento del loro Pil a Bruxelles, e l’imposizione fiscale resta competenza esclusiva degli Stati nazionali. Tajani ha giustificato la sua richiesta con i costi per affrontare la crisi migratoria e la lotta al terrorismo, nonche’ la crescente necessita’ di investimenti. “In futuro, gli europei dovranno investire di piu’ in energia e nella digitalizzazione dell’economia”, afferma il presidente del Parlamento Ue. Solo in questo modo la Ue potrebbe competere con gli Stati Uniti, la Cina, l’India o la Russia nella concorrenza globale. La scorsa settimana il Parlamento europeo ha avvertito gli Stati membri che la Brexit creera’ un disavanzo netto di 10,2 miliardi di euro che gli altri Stati dovranno coprire. In particolare la Germania, come primo contributore netto, potrebbe dover trasferire all’Ue altri 3,8 miliardi di euro l’anno.

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Un viaggio con i rifugiati dalla Libia all’Italia

13 nov 11:02 – (Agenzia Nova) – In un lungo reportage per conto del quotidiano “Handelsblatt” la giornalista Anna Gauto racconta la propria esperienza fatta a bordo della nave Aquarius delle societa’ di soccorso “SOS Me’diterrane’e” e “Medici Senza Frontiere” nel Mediterraneo. Max Avis e’ il vice direttore delle operazioni a bordo della nave che solca le acque internazionali a 25 miglia nautiche dalla costa della citta’ libica di Sabratha. E’ in contatto telefonico con ilCentro di coordinamento di soccorso a Roma, per coordinare il salvataggio di naufraghi nel Mediterraneo. La barca incrocia il “Rib 1” con 20 rifugiati a bordo, fra cui ci sono 4 donne e 5 minori. Secondo il diritto internazionale, le persone in difficolta’ devono essere salvate nel porto sicuro piu’ vicino.Tra il 2014 e il 2017, piu’ di 12.400 persone sono morte o scomparse al largo della Libia, secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). La Guardia costiera libica ha arbitrariamente stabilito la propria competenza entro le 74 miglia nautiche. Da quando e’ finita la missione Mare Nostrum, nel 2014, un gran numero di organizzazioni non governative ha intrapreso salvataggi nel Mediterraneo. Solo nel 2016 hanno soccorso 46.796 persone, piu’ della Guardia costiera italiana o la Marina Militare Italiana, e hanno operato oltre il 40 per cento di tutte le operazioni di soccorso. Alcuni governi e funzionari dell’Unione europea sostengono che queste organizzazioni alimentino l’attivita’ di contrabbando e che attirino come magneti i rifugiati. Una tesi che secondo “Handelsblatt” sarebbe confutata da due recenti studi all’Universita’ di Oxford e dall’Istituto di Oceanografia Forense dell’Universita’ Goldsmith di Londra. Durante l’estate l’Italia ha messo in atto un codice di condotta che rafforzerebbe il controllo delle Ong, e le autorita’ europee stanno tentando di frenare i flussi. Anche nei colloqui esplorativi per una coalizione “Giamaica”, il contrasto all’immigrazione e’ una delle questioni cruciali. La Libia riceve aiuti umanitari, formazione e attrezzature dall’Europa. Lo scorso febbraio si e’ stabilito un “Memorandum di reciproca comprensione” tra Italia e Libia. Il documento impegna l’Italia a supportare la Guardia costiera libica e il ministro dell’Interno della Libia deve sovrintendere il centro di detenzione per i migranti “tecnicamente e finanziariamente”. Secondo il memorandum, le strutture di accoglienza dei migranti devono ricevere fondi provenienti dall’Italia e dall’Unione Europea. Amnesty International, Medici senza frontiere e l’Onu denunciano che presso molte di queste strutture si verificano torture, violenze e molestie nei confronti dei migranti. I Verdi tedeschi, inoltre, hanno chiesto indagini a carico della Guardia costiera libica. “Anche se la Guardia costiera libica e’ formata e attrezzata dall’ottobre del 2016 dalla Ue, rimane imprevedibile”, ha affermato Ellen van den Velden, responsabile per la Libia e il salvataggio nel Mediterraneo di Medici senza frontiere. Finora sono stati addestrati 136 libici e a cio’ ha partecipato anche la Marina tedesca, nel quadro dell’operazione “Sophia”. La Guardia costiera libica finora ha fermato e ricondotto in Libia 10 mila migranti. Secondo l’avvocato internazionale Matz-Lueck, professore presso l’Universita’ Christian-Albrechts di Kiel con particolare attenzione alla legge del mare, la Guardia costiera libica non ha il diritto di controllare o limitare l’uso di barche di soccorso straniere. Inoltre un parere legale del servizio scientifico del Bundestag del luglio 2017 afferma che la Guardia costiera libica non dispone di competenze esclusive di salvataggio.

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