Finestra sul mondo

In Spagna il Psoe prepara mozione di censura contro Rajoy, L’incontro tra Macron e Putin, L’Italia in rotta di collisione con l’Ue

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Spagna, Psoe prepara mozione di censura contro Rajoy

25 mag 11:02 – (Agenzia Nova) – Il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) potrebbe decidere di presentare una mozione di censura nei confronti del primo ministro spagnolo Mariano Rajoy dopo la sentenza del caso Gurtel che vede il Partito popolare (Pp), di cui Rajoy e’ leader, condannato come partecipante alla vasta rete di corruzione. La notizia e’ stata ripresa oggi da tutti i principali quotidiani spagnoli che aggiungono come Pedro Sanchez, segretario del Psoe, abbia convocato una riunione plenaria straordinaria per oggi durante la quale la dirigenza allargata del partito studiera’ tutte le migliori opzioni e strategie per chiedere la responsabilita’ politica a Mariano Rajoy. Sanchez ha tenuto una serie di colloqui con i membri dell’esecutivo e vari segretari generali durante la giornata di ieri, giovedi’ 24 marzo, e molti di loro hanno chiesto di convocare la data per la mozione a causa della gravita’ della situazione. Questa mossa potrebbe essere fatale per Rajoy, e la sensazione e’ proprio quella che il Pp stia cercando un candidato alternativo da presentare in vista delle elezioni del 2019. Da parte sua il Pp ha ripetuto di non conoscere i fatti relativi al caso Gurtel e di non essere stato finanziato illegalmente. La Moncloa ha sottolineato che “nessuno nella leadership del Pp ha protetto pratiche irregolari”, con un diretto riferimento a Rajoy.

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Argentina, ex economista capo della Bid non esclude “effetto tango globale”

25 mag 11:02 – (Agenzia Nova) – Nonostante l’Argentina sia riuscita ad uscire dalla turbolenza finanziaria che ha scosso le fondamenta del progetto economico del presidente Mauricio Macri, “il peggio deve ancora venire”. Lo sostiene il prestigioso economista argentino Guillermo Calvo, ex dirigente della Banca interamericana di sviluppo (Bid), che in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano brasiliano “Valor” ha spiegato perche’ secondo lui “e’ ancora presto per cantare vittoria rispetto alla crisi cambiaria”. In primo luogo, sostiene Calvo, tra solo un mese la Banca centrale argentina dovra’ affrontare un’altra consistente scadenza di titoli a breve termine (Lebac), ed in secondo luogo, una volta chiuso il negoziato intrapreso con il Fondo monetario internazionale per un programma di assistenza finanziaria di circa 30 miliardi di dollari, l’Argentina dovra’ affrontare un ulteriore e consistente taglio della spesa pubblica. “E’ piuttosto pericoloso affermare che la tormenta e’ gia’ passata, perche’ i veri problemi arrivano adesso” sostiene l’economista argentino che attualmente dirige il Programma di gestione di politica economica presso la facolta’ di Relazioni internazionali della Columbia University. Calvo ritiene infatti che il Fondo monetario imporra’ un programma di tagli “meno gradualista di quello attuale ma neanche troppo brusco, per non destabilizzare politicamente il paese”. L’attuazione del programma sara’ “dolorosa e per un tempo avra’ un impatto sulla crescita economica”, sostiene l’ex membro del Bid, secondo il quale “l’Fmi vorra’ avere la certezza che l’Argentina paghera’ l’assistenza ricevuta e fara’ in modo che vengano adottate le misure necessarie perche’ cio’ avvenga”. Come gia’ annunciato dallo stesso governo di Buenos Aires, il settore che soffrira’ il maggior ridimensionamento sara’ quello dei lavori pubblici, e quindi, secondo Calvo, “sara’ molto difficile che non aumenti la disoccupazione e che non diminuisca la crescita”. “Il governo argentino ha preso decisioni che erano necessarie, e tra queste quella di nominare Nicolas Dujovne come ministro coordinatore di tutta l’area economica”, sostiene Calvo, secondo il quale in questo modo “ci sara’ una sola voce a rappresentare il governo ed una migliore organizzazione”. Tuttavia, osserva l’economista, fino ad oggi “il governo Macri ha sempre fatto un passo avanti su un fronte ed un passo indietro in un altro e non si capiva da che parte andava” e ad oggi “non ha ancora affrontato nessuna decisione concreta per diminuire la spesa, la parte piu’ difficile”. Secondo Calvo infatti lo sforzo di riduzione del deficit e’ gia’ “quasi al limite” anche se l’accordo con l’Fmi “puo’ aiutare l’Argentina ad avere maggiore credibilita’ ed un orizzonte piu’ esteso”. “Non c’e’ molto ancora da tagliare a parte le spese di infrastruttura” ritiene il prestigioso economista. “E’ difficile ritirare benefici acquisiti o diminuire il volume salariale del settore pubblico, ancora piu’ difficile senza maggioranza nel Congresso”, ha aggiunto. “Tutto questo escludendo inoltre che non ci sia una crisi internazionale che sprofonderebbe l’Argentina nella recessione” ammonisce Calvo, che non esclude neanche questa prospettiva. L’economista argentino, che nel 1994 fu in grado di prevedere la crisi cambiaria del Messico sfociata nel cosiddetto “Effetto Tequila”, non esclude che una situazione simile possa riprodursi a partire dalla crisi Argentina. Calvo non ha parlato di un possibile “Effetto Tango” ma ritiene comunque che “stiamo attraversando un periodo di potenziale rischio di fuoriuscita di capitali dai mercati emergenti, non solo in Argentina, ma in tutta la regione, e sappiamo ben poco per poter dire che il pericolo e’ passato”. “Stiamo assistendo all’uscita di capitali dalla Turchia e da altri paesi emergenti e quando iniziano a succedere queste cose dopo segue il contagio”, sostiene l’argentino, secondo il quale “la possibilita’ di una fuga globale di capitali non e’ da escludere”.

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Corea del Nord-Usa, Pyongyang pronta a colloqui di pace “in qualunque momento”

25 mag 11:02 – (Agenzia Nova) – La Corea del Nord ha replicato alla decisione del presidente Usa, Donald Trump, di annullare lo storico summit tra i leader dei due paesi originariamente programmato per il 12 giugno. In un comunicato diffuso stamattina da Pyongyang, il regime nordcoreano si dice “aperto a risolvere le divergenze” con gli Stati Uniti “in qualunque momento e in qualunque modo”. La nota, firmata dal viceministro degli Esteri nordcoreano Kim Kye-gwan, afferma che Pyongyang “teneva in alta considerazione gli sforzi del presidente Trump, senza precedenti da parte di qualsiasi presidente che lo aveva preceduto, di realizzare uno storico summit tra Corea del Nord e Stati Uniti”. Il viceministro Kim, citato dall’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana, “Kcna”, ha dichiarato stamattina che Pyongyang e’ ancora intenzionata a compiere ogni sforzo per conseguire la pace e la stabilita’ nella Penisola coreana, ed ha aggiunto che la Corea del Nord intende dar tempo agli Stati Uniti di riconsiderare la loro decisione. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato ieri la cancellazione del vertice con il leader nordcoreano Kim Yong-un, previsto per il 12 giugno a Singapore, a causa della “pericolosa rabbia e l’aperta ostilita’” delle recenti dichiarazioni che arrivano da Pyongyang. Lo ha comunicato la Casa Bianca. “In questo momento e’ inappropriato avere questo incontro programmato a lungo”, si legge in una lettera firmata dal presidente e indirizzata direttamente al leader nordcoreano. Rivolgendosi a Kim Jong-un, Trump ha scritto di aver avvertito nelle scorse settimane che “tra noi due si stava instaurando un dialogo straordinario”, ha ribadito la volonta’ di incontrare Kim “un giorno” e lo ha ringraziato per la recente liberazione di tre cittadini statunitensi precedentemente detenuti in Corea del Nord. Trump, pero’, ha anche citato il “vasto e potente” arsenale atomico statunitense, augurandosi di non dover mai giungere a farvi ricorso.

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Usa, il leader del Senato ridimensiona possibilita’ di nuovo voto sull’immigrazione

25 mag 11:02 – (Agenzia Nova) – Si riaccende negli Usa lo scontro sui provvedimenti per l’immigrazione creando fratture tra i Repubblicani (Gop). Il leader della maggioranza Gop al Senato, Mitch McConnell, ha escluso di sottoporre all’Aula il provvedimento varato dalla Camera dei rappresentanti, certo che non riuscirebbe a raccogliere il consenso necessario all’approvazione. Intanto alla Camera, riferisce il quotidiano “Wall Street Journal”, i centristi tra i Repubblicani forzano la mano su una serie di provvedimenti in tema di immigrazione, creando una frattura nel partito. I Conservatori temono che la serie di misure non avrebbe il consenso dell’intero partito e il leader della Camera, Paul Ryan, si sente minacciato nella sua prerogativa di calendarizzare i temi da sottoporre all’Aula. Ad inizio anno McConnell aveva consentito di votare quattro diverse misure, inclusa quella che avrebbe consentito ai “Dreamers” (i giovani immigrati arrivati nel paese quando erano bambini) di intraprendere il percorso verso la cittadinanza. Tutte e quattro i provvedimenti, tra cui quello per la costruzione del muro al confine con il Messico appoggiato dal presidente Donald Trump, erano stati bocciati. McConnell sarebbe disponibile a sottoporre i disegni di legge di nuovo al voto dell’Aula solo se Trump li appoggiasse apertamente. Il capo della Casa Bianca al momento resta dell’idea che le protezioni legali per i Dreamers devono andare di pari passo con l’aumento della sicurezza ai confini e quindi il muro e altre misure di inasprimento delle norme sull’immigrazione illegale.

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La Gran Bretagna accusa il Cremlino per la falsa telefonata che ha beffato il ministro degli Esteri Boris Johnson

25 mag 11:02 – (Agenzia Nova) – La Gran Bretagna ha accusato la Russia di essere dietro la falsa telefonata che ha beffato il ministro degli Esteri Boris, facendolo parlare per ben 18 minuti con colui che credeva fosse il primo ministro dell’Armenia: lo riporta il quotidiano “The Times”, spiegando che Johnson e’ rimasto vittima, ultimo di una lunga serie, di due burloni professionali, i russi Alexei Stolyarov e Vladimir Kuznetsov, noti con il “nome d’arte” di Lexus e Vovan; in passato i due si finsero il presidente russo Vladimir Putin per parlare con Elton John e sono persino riusciti a convincere il presidente turco Recep Tayyp Erdogan di stare al telefono con il collega Poroshenko, il presidente dell’Ucraina. La conversazione con Boris Johnson sarebbe avvenuta la scorsa settimana, ma solo ora i due truffatori russi l’hanno pubblicata su internet: uno dei due ha finto di essere Nikol Pashinyan, il neo-eletto presidente armeno ed ha fatto al ministro degli Esteri britannico una serie di domande sul tentato omicidio avvenuto il 4 marzo scorso a Salisbury dell’ex spia sovietica Sergei Skripal e di sua figlia Yulia, l’incidente che ha innescato il recente peggioramento delle relazioni tra Gran Bretagna e Russia; il finto presidente armeno ha fatto a Johnson anche domande sull’atteggiamento britannico nei confronti delle aggressive politiche di Vladimir Putin e persino su presunti finanziamenti russi al leader del Partito laborista Jeremy Corbyn. Il ministero degli Esteri britannico ha confermato l’autenticita’ della telefonata in un comunicato in cui definisce la truffa come “l’ultimo disperato tentativo del Cremlino di salvare la faccia dopo la vergogna internazionale subita per il tentato assassinio di Skripal: e’ tragico vedere una potenza internazionale ridursi ad usare burle”, come nei programmi televisivi di infimo ordine. Tuttavia, sottolinea il “Times”, quest’ultima vicenda della diatriba Russia-Gran Bretagna sta imbarazzando il governo di Londra: il portavoce della premier britannica Theresa May ha commentato che “questo non sarebbe dovuto accadere” ed ha dichiarato che “un’inchiesta e’ in corso” per capire come sia stato possibile trarre in cosi’ grossolano inganno il ministro degli Esteri.

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Russia-Francia, Macron e Putin mostrano un’intesa su diversi temi durante il loro incontro a San Pietroburgo

25 mag 11:02 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha incontrato ieri a San Pietroburgo il suo omologo russo, Vladimir Putin, nel quadro di una visita di due giorni che oggi lo vedra’ impegnato al Forum economico internazionale. La stampa transalpina sottolinea l’intesa tra i due leader sui principali dossier internazionali riguardanti la Siria, l’Ucraina e il nucleare iraniano. Nel corso dell’incontro non e’ stato evocato il caso dell’avvelenamento dell’ex spia russa a Londra che ha portato all’espulsione di molti diplomatici russi. Anche il recente attacco in Siria condotto da Washington, Londra e Parigi e’ stato lasciato fuori dalle discussioni. “Il momento che viviamo impone che i nostri due paesi possano prendere delle iniziative comuni” ha detto Macron, che durante il suo intervento ha evocato “il multilateralismo forte” e “‘l’indipendenza” della sua politica estera. I presidenti si sono trovati d’accordo sulla necessita’ di preservare l’accordo sul nucleare iraniano, con Macron che ha cercato di convincere Putin a completarlo con nuove misure. I due leader hanno convenuto sulla necessita’ di lavorare insieme nel settore umanitario, sebbene Putin non abbia accettato l’idea del suo ospite di rimettere in piedi un organo indipendente per il controllo delle armi chimiche in Siria.

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Francia, il governo si fa carico di una parte del debito delle ferrovie nazionali

25 mag 11:02 – (Agenzia Nova) – Oggi iI premier francese, Edouard Philippe, riceve cinque sindacati della Sncf, azienda nazionale dei trasporti ferroviari per annunciargli che il governo alleggerira’ di 35 miliardi di euro il debito della societa’. “Le Monde” ricorda che “l’indebitamento abissale” ammonta a 54,5 miliardi di euro. La ripresa dello Stato riguarda solamente la Sncf Reseau, che gestiste le infrastrutture. La cifra verra’ sbloccata in due momenti: 25 miliardi nel 2020 e 10 miliardi nel 2022. Il quotidiano parla di uno sforzo “senza precedenti” nella storia delle ferrovie nazionali. Il governo si fa carico una parte del “fardello”, in cambio chiedera’ degli sforzi ai ferrovieri facendo entrare la Sncf nell’era della concorrenza. “La ripresa avverra’ durante il quinquennio” fanno sapere fonti vicine al dossier, secondo le quali il governo “assume al sua decisione” e non la “lascera’ ai suoi successori”. Il governo spingera’ affinche’ i sindacati abbandonino gli scioperi. L’Unione del traporto pubblico e ferroviario, organizzazione degli imprenditori del settore, ha proposto un calendario di negoziazioni sulla futura convenzione collettiva.

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Germania-Usa, il ministro degli Esteri Maas e’ preoccupato per le relazioni bilaterali

25 mag 11:02 – (Agenzia Nova) – La diplomazia tedesca non nasconde la profonda divisione creatasi tra Berlino e Washington, e confermata dalla visita negli Usa del ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas. “Abbiamo preso atto ancora una volta della diversita’ delle nostre opinioni”, ha dichiarato il ministro degli Esteri federale, il socialdemocratico Heiko Maas mercoledi’ dopo il colloquio con il suo omologo americano Mike Pompeo. Entrambi i ministri volevano conoscersi meglio, finora si erano incrociati una sola volta a Bruxelles. Il Ministro ha poi dichiarato: “Sono molto preoccupato per le relazioni transatlantiche”. Il presidente Trump ha annunciato nuove tariffe punitive sulle importazioni di automobili. Dopo il Canada, il Giappone e il Messico, la Germania e’ il quarto maggiore fornitore automobilistico negli Stati Uniti. In merito alle sanzioni su acciaio ed alluminio, Maas ha criticato Washington: “Ho detto che non possiamo accettare il modo in cui gli Stati Uniti si stanno comportando”, ha riferito della sua conversazione con Pompeo. Altro tema scottante e’ stato quello dell’accordo sul nucleare iraniano. “Noi in Germania, ma anche in Europa, siamo determinati a fare tutto il possibile per sostenere questo accordo, per mantenere l’Iran in linea”, ha detto il ministro degli Esteri tedesco. “Questo e’ nel nostro stesso interesse della sicurezza. Non vogliamo la proliferazione nucleare nella nostra regione del mondo”. Da parte statunitense alle compagnie europee e’ stato concesso un limite di tempo di sei mesi per tagliare i ponti con l’Iran. Il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Germania, Richard Grenell, aveva persino chiesto all’economia tedesca, tramite Twitter, di ritirarsi “immediatamente” dall’Iran. “Vogliamo un cambiamento nel comportamento dell’Iran, incluso il programma di missili balistici e l’influenza in Siria”, ha affermato Maas. Tuttavia gli stati della Ue vogliono rinegoziare sulla base dell’accordo esistente. “Stiamo percorrendo due strade completamente diverse”, si e’ lamentato Maas con Washington. A giugno ci sara’ un summit dei ministri degli Esteri di Stati Uniti, Germania, Francia e Gran Bretagna. Per allora i partner europei dovranno aver concordata una strategia nei confronti di Trump. Il politico tedesco ha pero’ sottolineato che “gli Stati Uniti sono ancora il primo punto di contatto per noi al di fuori dell’Unione europea. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro”. Dello stesso parere anche i ministro dell’Economia, il cristiano democratico Peter Altmaier, e quello delle Finanze, il socialdemocratico Olaf Scholz.

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Lo “Spiegel” attacca l’Italia e promuove il ricorso a una patrimoniale

25 mag 11:02 – (Agenzia Nova) – Il settimanale tedesco “Der Spiegel”, in un editoriale a firma di Jan Fleischhauer, parte dalle “promesse” contenute nel programma di governo di Movimento 5 stelle e Lega, che stando alle prime stime degli economisti avrebbero un costo compreso tra 100 e 125 miliardi di euro all’anno, per rivolgere un durissimo attacco alla Penisola. L’Italia, scrive il settimanale tedesco, non e’ un paese povero. Il Nord e’ una delle regioni piu’ ricche del mondo, e il settimanale, che allude all’ipotesi di una patrimoniale, afferma che le famiglie italiane sono piu’ ricche di quelle tedesche. Secondo la London School of Economics, gli italiani mediamente hanno 275.205 euro di ricchezza, contro gli 80.035 euro della controparte tedesca. In effetti, l’Italia “potrebbe risolvere i propri debiti da sola se il governo decidesse di coinvolgere seriamente i propri cittadini nel ripristino del bilancio dello Stato”. “Come definire il comportamento di una nazione che lascia che il suo dolce far niente sia finanziato da altri e poi minaccia di lasciare il club quando si tratta di estinguere il debito?”, accusa lo “Spiegel”. La posizione dell’italia, accusa il settimanale, “e’ peggiore di quella di un accattone”, perche’ “questi ultimi, almeno, ringraziano”; i populisti, invece – sostiene sempre lo “Spiegel” – minacciano di far saltare il tavolo del dialogo con l’Ue se quest’ultima non si piega a pagare i debiti italiani. L’Italia e’ la terza economia dell’Unione, con un quarto del debito totale. Se gli italiani decidessero di non rispettare piu’ i loro obblighi di pagamento, l’euro sarebbe finito e i tedeschi rimetterebbero tutti i soldi che hanno gia’ versato per salvare la moneta unica, paventa il settimanale. I tedeschi, dovrebbero ricordarlo al presidente della Banca centrale europea Mario Draghi che “ridicolizzava i loro timori mentre svalutava le loro assicurazioni sulla vita e i loro risparmi”. Il “a qualunque costo” pronunciato da Draghi per salvare l’euro “faceva riferimento a Roma i cui titoli di Stato, per un valore di 390 miliardi di euro, sono ora in mano della Bce che salva il governo italiano dall’insolvenza”. L’editoriale conclude definendo l’evasione fiscale uno “sport nazionale italiano” e definisce “indecente imporre i costi delle decisioni politiche a persone che hanno un’idea molto diversa della politica e che scelgono di conseguenza nei loro paesi”. Infine, l’editoriale ipotizza sarcasticamente che il voto italiano che ha premiato le forze populiste sia un esercizio di politica post-nazionale: “Nessun paese che disponga di mezzi propri chiederebbe aiuto ad altri se in grado di aiutarsi da sola. Chi vorrebbe essere definito uno scroccone? Gli Italiani, a quanto pare, hanno superato questa forma di orgoglio nazionale”.

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Italia, il nuovo governo e’ in rotta di collisione con con l’Ue?

25 mag 11:02 – (Agenzia Nova) – Il nuovo governo dell’Italia e’ in rotta di collisione con con l’Ue? A questa domanda, che angoscia i funzionari di Bruxelles e le cancellerie europee, cerca oggi di rispondere il quotidiano britannico filo-laborista”The Guardian”, che sul tema pubblica due interventi di segno apparentemente opposto. Da un lato l’analista Jon Henley in un articolo risponde alla domanda sostenendo che molto probabilmente la retorica euroscettica che accomuna i due partiti populisti partner della nuova coalizione di governo italiana non si tradurra’ in uno scontro aperto a breve termine con l’Ue: la ragione di cio’ addotta da Henley e’ che l’anti-sistema Movimento 5 stelle (M5s) e la Lega di estrema destra hanno posizioni cosi’ distanti su un gran numero di questioni da esser stati costretti a creare un “comitato di conciliazione” per dirimere le divergenze interne all’esecutivo; insomma, sostiene il commentatore sul “Guardian”, la coalizione M5s-Lega sara’ troppo concentrata sulle questioni di politica interna per avere la forza di affrontare anche i suoi nemici esterni. Ciononostante la bellicosa nuova coalizione M5s-Lega arrivata al governo in Italia e’ comunque una cattiva notizia per l’Ue: la tesi esposta sul quotidiano laborista britannico dallo scrittore e filosofo Lorenzo Marsili e’ che questo si presenta come il peggiore dei terribili governi che hanno guidato il paese negli ultimi trent’anni. La coalizione M5s-Lega, afferma Marsili, e’ animata da uno spirito di rancore nei confronti dell’universo mondo ed essa sara’ concentrata piuttosto su questioni interne come la guerra dichiarata agli immigrati: la notizia ancora peggiore per l’Ue, a suo parere, e’ che di conseguenza l’Italia d’ora in poi fara’ mancare il suo prezioso apporto e contributo a quelle riforme cosi’ necessarie alla costruzione europea.

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