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In Italia lavoriamo 1.558 ore l’anno, cosa accade negli altri Paesi?

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Lavoriamo tanto, ma il tasso di occupazione in Italia è al di sotto della media Ocse e mancano matematici, informatici, fisici e chimici. il Messico il Paese dove si lavora di più: addirittura 2.124 ore in un anno. La Germania è il Paese Ue dove si lavora meno: 1.331,7 ore.

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Non è vero che siamo degli “scansafatiche”, anzi lavoriamo più degli altri. Certo, non siamo ai livelli del Messico, dove si passano a lavoro 2.124 ore ma siamo ben oltre (circa 46 ore in più) rispetto alla media europea, pari a 1.513 ore. Infatti, come vedremo dopo, le ore di lavoro in Italia sono di più rispetto ad altri paesi europei.

Quanto tempo si passa al lavoro in Italia

Quindi, quante sono le ore di lavoro in Italia? Secondo i dati dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), nel 2020 la media di ore di lavoro, considerando sia i contratti full time che quelli part-time, è stata di 1.558,7. Si tratta di 156 ore in meno rispetto all’anno precedente quando gli italiani hanno trascorso al lavoro, in media, ben 1.714,7 ore. E negli altri paesi quanto tempo si lavora?

Dove si lavora di più nel mondo

Come si vede nel grafico sopra, è il Messico il Paese dove si lavora di più: addirittura 2.124 ore in un anno. A seguire c’è il Costa Rica con 1.913 ore, la Corea con 1.908 ore, le stesse che si lavorano in Russia.  Poi Croazia con 1.834 ore, Malta con 1.827, l’Irlanda con 1.746 e la Grecia con 1.728. Risultato? Con le sue 1.558,7 ore l’Italia è più laboriosa di Paesi europei come la Norvegia (1.400 ore di lavoro) o la Danimarca (1.346). E invece dove si lavora di meno? Impossibile indovinarlo, perché si tratta della Germania: i tedeschi trascorrono al lavoro appena 1.331, 7 ore in un anno, meno, molto meno, di noi. Effetto, probabilmente, dei mini-jobs tedeschi: contratti che permettono di essere assunti regolarmente anche per pochissime ore di lavoro al giorno o per periodi limitatissimi di tempo. D’altra parte è una media…

Come vengono calcolate le ore di lavoro in Italia

Ma come viene calcolata la media annuale delle ore di lavoro in Italia? Si tiene conto del numero totale di ore effettivamente lavorate in un anno e lo si divide per il numero medio di persone occupate per anno. Nel conteggio delle ore effettivamente lavorate sono inclusi anche gli straordinari (pagati o non pagati) mentre non si tiene conto delle festività, dei congedi annuali retribuiti, della malattia e degli scioperi. Il monte ore di lavoro riguarda sia i dipendenti che i lavoratori autonomi.

Nel Nord Italia si lavora di più

In media un italiano trascorre al lavoro 36 ore ogni settimana, ma gli uomini lavorano anche fino a 38 ore rispetto alle 32 ore di lavoro delle donne. E le differenze sulle ore lavorate non sono solo a livello di genere dei lavoratori, ma anche geografico. Al nord infatti si lavora di più (36 ore) rispetto al Centro (35 ore) e al Sud (35 ore).

Il tasso di occupazione in Italia è al di sotto della media

In Italia hanno un lavoro retribuito il 59,2% delle persone di età compresa fra i 15 e i 64 anni, una percentuale inferiore rispetto al tasso medio di occupazione Ocse, pari al 66%. In particolare sono perlopiù gli uomini ad avere un impiego retribuito (67%) rispetto al 49% delle donne. E quanti hanno un orario di lavoro retribuito full time? Il 4% dei lavoratori dipendenti, anche in questo caso una percentuale inferiore rispetto al 10% della media Ocse.

Migliorare le proprie skills per trovare lavoro in Italia

Fattori determinanti per trovare un lavoro in Italia sono: avere un buon livello di istruzione e valide skills. E analizzando la percentuale di persone istruite nel nostro Paese abbiamo scoperto che solo il 63% degli adulti tra i 25 e i 64 anni ha completato il ciclo di istruzione secondaria superiore, una percentuale inferiore rispetto al 79% della media Ocse. E anche in questo caso c’è una bella differenza di formazione tra gli uomini e le donne. Ovvero, il 65% delle donne ha completato con successo gli studi secondari superiori rispetto al 61% degli uomini.

I settori dove si cerca più personale

Le professionalità più ricercate sono quelle impiegate nei settori scientifici e informatici. Nel nostro Paese infatti mancano matematici, informatici, fisici e chimici, tanto che il tasso di difficoltà a reperirli è del 65,2%. Ma anche saldatori, montatori e fonditori (59,4%), fabbri ferrai e costruttori utensili (55,4%), tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (56,5%), operai e artigiani, direttori e dirigenti aziendali (54,5%), tecnici informatici e delle telecomunicazioni (50,3%), operatori di macchine per le lavorazioni metalliche (52,3%) e ingegneri (52%).

I dati si riferiscono al: 2020-2021

Fonte: Ocse, Istat