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In Islanda la CO2 si trasforma in roccia, ma l’Ue potrebbe spendere 35 miliardi in cattura e stoccaggio entro il 2035

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Il tempo stringe per i Paesi impegnati a raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2050. Una nuova soluzione per convertire la CO2 in pietra potrebbe favorire la transizione ecologica. Il progetto Carbfix2 finanziato dall’Ue e la nuova catena di cattura e stoccaggio del carbonio per il Nord Europa.

L’Europa riduce le emissioni di CO2

Le emissioni di diossido di carbonio (CO2) negli Stati dell’Unione europea stanno progressivamente diminuendo, rispetto al dato di riferimento del 1990.

Nel 2019 il taglio delle emissioni di CO2 è stato del -24%, tra il 2018 ed il 2019 del -4%, mentre nello stesso periodo l’economia è cresciuta del 60%.

Un buon punto di partenza per il raggiungimento dell’obbiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 55% nell’Ue entro il 2030.

Un aiuto per accelerare il percorso di transizione ecologica potrebbe arrivare dal settore delle tecnologie per la cattura e lo stoccaggio di CO2 o CCS (Carbon Capture and Storage).

Il progetto Carbfix2

Centrale geotermica di Hellisheidi in Islanda

Ad esempio, in Europa c’è il progetto Carbfix2 finanziato dall’Unione europea che consente oggi la cattura del 33% delle emissioni di CO2 e del 75% delle emissioni di idrogeno solforato (HS2) generate dalla centrale geotermica di Hellisheidi in Islanda (la terza più grande al mondo del suo genere).

Il metodo di stoccaggio del carbonio di Carbfix consiste nel convertire la CO2, iniettandola all’interno di rocce contenenti carbonato stabile, in modo sicuro ed efficiente.

Questa tecnologia ha dimostrato una rapida mineralizzazione sia della CO2 che dell’H2S nel sottosuolo. Edda Sif Pind Aradóttir, la coordinatrice del progetto, spiega in un articolo su Cordis Europe: “Ad oggi, abbiamo iniettato oltre 65.000 tonnellate di CO2 e 35.000 tonnellate di H2S nel sottosuolo, senza influenzare negativamente le prestazioni della centrale elettrica. Abbiamo dimostrato il funzionamento a lungo termine di un sistema di iniezione che non produce perdite”.

Al progetto partecipano la Reykjavik Energy e il CNRS di Tolosa, insieme all’Università di Copenhagen, l’Università di Islanda, la Columbia University e altri atenei scandinavi.

La prima catena CCS in Europa e il Coda Terminal

Sulla scia del proprio successo, il progetto Carbfix2 ha concepito una catena di cattura e stoccaggio del carbonio completa e sostenibile a livello economico, combinata a un trasporto transfrontaliero del carbonio in tutta Europa.

Come spiegato su Cordis, sono attualmente in corso le preparazioni per la realizzazione di Coda Terminal, un polo per lo stoccaggio e il trasporto transfrontaliero del carbonio in Islanda.

La CO2 catturata presso siti industriali nell’Europa settentrionale verrà inviata alla struttura per poi essere scaricata all’intero di serbatoi su terraferma, affinché venga effettuato lo stoccaggio temporaneo.

Successivamente, il diossido di carbonio catturato verrà pompato in una rete di pozzi di iniezione situati nelle vicinanze, dove verrà disciolto in acqua prima di essere iniettato all’interno di un basamento roccioso di puro basalto.

Il polo Coda Terminal inizierà le proprie attività nel 2025 e raggiungerà una capacità di 3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno una volta completato, nel 2030.

Investimenti in tecnologie CCS in crescita

L’Unione europea, però, proprio nel rispetto della transizione ecologica a cui si richiamo la gran parte degli ultimi piani di lavoro lanciati all’indomani dell’esplosione della pandemia di Covid-19, preferisce ancora affidarsi ad un mix di soluzioni e non ad una soltanto per accelerare la decarbonizzazione.

Sul target 2030, come chiedeva l’Europarlamento, i negoziatori hanno introdotto un tetto (225 milioni di tonnellate) al contributo degli assorbimenti della CO2 da foreste e tecnologie, come quelle CCS.

Secondo stime Rystad Energy, comunque, gli investimenti europei in soluzioni di cattura e stoccaggio di CO2 potrebbero raggiungere i 35 miliardi di dollari entro il 2035.

Entro i prossimi 15 anni potrebbero essere catturate e immagazzinate 75 milioni di tonnellate di CO2 all’anno nel continente.