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Impatta Disrupt. Come ridurre il gap tecnologico in Italia? Mimit: “Con più mecenati digitali”

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Al centro di “Impatta Disrupt” c’è il tema della digitalizzazione, leva contemporanea per rilanciare il potenziale italiano nel campo dell’innovazione, con gli interventi di Alberto Castronovo, Responsabile Internazionalizzazione del Mimit, Renato Brunetti, Amministratore Delegato Unidata, e Pietro Piccinetti, Amministratore Delegato Infratel Italia.

L’innovazione è un elemento fondamentale dell’identità nazionale italiana e non a caso le Nazioni Unite, nella definizione della giornata celebrativa (21 aprile), fanno riferimento al fatto che cada sei giorni dopo la nascita di Leonardo Da Vinci.
Eppure l’Italia è ancora lontana dall’aver espresso il suo straordinario potenziale nel campo dell’innovazione per lo sviluppo sostenibile.

Per questo, al centro di “Impatta Disrupt, il Festival italiano dell’Innovability” c’è il tema della digitalizzazione, leva contemporanea per rilanciare lo straordinario potenziale italiano nel campo dell’innovazione.

Nel panel “Digitalizzazione del Paese, una necessità strategica”, moderato da Luigi Garofalo, direttore Key4Biz, si è affrontato l’argomento assieme a rappresentanti istituzionali e del mondo aziendale.

Il mondo dell’innovazione appartiene ai giovani”, ha affermato Alberto Castronovo, Responsabile Internazionalizzazione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Sono tornato da New York, dove sono stato con una delegazione di startup italiane per conoscere l’ecosistema dell’innovazione americano, oltre la silicon valley, quindi relativo soprattutto all’ambiente newyorkese. Una città che da sola rappresenta un terzo della Silicon Valley e che vale tutti gli investimenti che fa l’Europa in innovazione tecnologica”, ha continuato Castronovo.

Parlando del nostro Paese, un ruolo chiave lo potrebbero svolgere i mecenati digitali, che secondo Castronovo pian piano stanno emergendo, ma allo stesso tempo è necessario supportare maggiormente e accelerare la trasformazione digitale: “gli investimenti stanno crescendo del 37%, ma superano di poco 1,9 miliardi di euro, lo 0,1% del PIL. Meno della Francia, che si investe lo 0,3% del PIL. Un livello che il Governo si è prefissato di eguagliare entro il 2026”.

La legge sulla concorrenza ha una serie di misure a sostegno dell’ecosistema dell’innovazione, quindi di incubatori, startup e Pmi e innovative. Abbiamo inserito una norma che fa sì che l’investitore istituzionale, quindi i fondi pensione, possano essere incentivati ad investire in quest’asset class. Questo può essere un game changer per il nostro ecosistema per rafforzare la nostra presenza nel mondo del venture capital, evitando che le nostre startup siano oggetto di investimento da parte di soggetti stranieri”, ha sottolineato il Responsabile del Mimit.

Parlando di digitalizzazione, non si può non affrontare il tema della connettività. “Non in tutta Roma arriva la fibra. La città metropolitana ha dei punti non raggiunti. In molte altre parti accade la stessa cosa, ma in Italia si sta facendo un percorso molto rapido nella realizzazione delle infrastrutture digitali”, ha precisato Renato Brunetti, Amministratore Delegato Unidata.

Il problema è stabilire quanti passano dalla connessione in rame alla fibra ottica e qui si va lentamente, nonostante investimenti enormi privati e pubblici. Ci sono le aziende di tlc che investono moltissimo e anche lo Stato, ma c’è un rallentamento nel takeup, vale a dire il decollo in piena regola degli abbonamenti che ancora non si registra. Un tema questo alquanto spinoso soprattutto sul fronte aziendale.
Le aziende che hanno investito vedono dei ritorni lenti, anche ina una condizione che la connessione in rame costa quanto la fibra, cosa che rappresenta un gap culturale da superare, che rallenta le attività economiche. Bisogna far capire quanto questo passaggio tecnologico sia centrale per la crescita economica e l’innovazione. Dobbiamo rottamare il rame
”, ha chiarito Brunetti.

La nostra in-house è ente attuatore delle politiche di digitalizzazione in Italia. La nostra mission è fondamentale, perché la connettività promuove libertà, democrazia e crescita, dalle aziende alle scuole, in un contesto orografico nazionale piuttosto complesso.
Il Governo ha messo in campo quasi 7 miliardi di euro tra Pnrr e BUL per limitare il digital divide.  Stiamo facendo un ottimo lavoro nonostante le difficoltà, come il collegamento delle 21 isole minori concluso in 12 mesi.
Stiamo collegando scole, ospedali e Asl, siamo in linea con il piano 1Giga, ma stiamo accelerando verso il completamento, anche perché abbiamo la data del 31 giugno 2026 per spendere i fondi del Pnrr
”, ha spiegato Pietro Piccinetti, Amministratore Delegato Infratel Italia.

Un progetto molto importante a cui stiamo lavorando – ha detto Piccinetti – è il SINFI, Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture, il catasto delle infrastrutture fisiche presenti sul territorio nazionale, sottosuolo e sopra suolo, detenute dagli operatori di telecomunicazioni e più in generale da tutti gli altri soggetti pubblici e privati che possiedono o costruiscono infrastrutture di posa utilizzabili per lo sviluppo di nuove reti in fibra ottica, amministrazioni locali ed enti gestori di servizi, come energia, telecomunicazioni e acqua”.

Un problema, infine sollevato dall’Amministratore Delegato di Infratel Italia è quello legato alle nuove reti 5G: “Ci sono Comuni italiani che non vogliono le torri per il 5G, tecnologia abilitante servizi di nuova generazione essenziali per il cittadino. Grazie alla Milano-Cortina stiamo sviluppando la prima bolla stand alone per la telemedicina, che sarà utile allo sviluppo di nuove applicazioni in ambito sanitario”.

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