la proroga

Immuni fino alla fine del 2021. In emergenza per più di 1 anno? Bending Spoons sarà pagata? Le 10 domande

di |

Rivolgiamo 10 domande al Governo, in particolare alla ministra Paola Pisano e al ministro della Salute Roberto Speranza sulla seconda vita di Immuni: l'utilizzo è stato prorogato fino alla fine del 2021.

Immuni è stata promossa dal Governo e il suo periodo di utilizzo è stato prorogato per “tutto l’anno prossimo”, ha annunciato Paola Pisano, ministra dell’Innovazione, spiegando: “serve a ridurre le possibilità di nuovi focolai di Covid-19 e per la quale i miei uffici continuano a curare sia la parte tecnica sia aspetti normativi”.

Le 10 domande

Rivolgiamo 10 domande al Governo, in particolare alla ministra Pisano e al ministro della Salute Roberto Speranza:

  1. Perché l’utilizzo dell’app Immuni è stato prorogato dal 31 dicembre 2020 al 31 dicembre 2021 se il Governo ha deliberato lo stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021?
  2. Sono stati ricevuti i 12 rilievi del Garante privacy per rafforzare la sicurezza dei dati degli utenti?
  3. Per la seconda vita di Immuni scatta, questa volta, il pagamento per Bending Spoons, la società che ha realizzato e si occupa della manutenzione dell’app “pro bono” fino alla fine del 2020?
  4. Non c’è totale trasparenza sui dati: perché non è diffuso anche il numero di chi usa attivamente Immuni, ma solo il numero di download (oggi giunto a 7,4 milioni)? La Svizzera, ad esempio, lo fa: ma solo perché sono “precisi”?
  5. Il nuovo sistema di notifiche di Apple e Google, che con un aggiornamento ad hoc, consente di ricevere notifiche di possibile contagio con persone infette da Covid-19 senza la necessità di installare un’app specifica, ad esempio senza avere Immuni se vivi in Italia, rispetta l’art. 6 del decreto legge 28/2020?
    Perché il nuovo tracciamento dei contatti di Google e Apple implica trattamenti di dati personali che, nel caso, dei cittadini dell’UE, potrebbe incontrare seri problemi se tali dati venissero trasferiti ed elaborati su server collocati sul territorio degli Stati Uniti. Sotto questo aspetto, come è noto, la sentenza Schrems II della Corte di Giustizia dell’Ue, del luglio scorso, ha invalidato la decisione di adeguatezza cosiddetta “Privacy Shield”, che aveva stabilito che gli Stati Uniti non garantivano un livello di protezione adeguato per i dati delle persone dell’UE.
  6. Dunque, Apple e Google fisicamente su quali server trasferiscono ed elaborare le nuove chiavi crittografiche inviate dagli utenti che sono risultati positivi al virus?

    Le seguenti domande sono di Federico Cabitza, professore di Sistemi Informativi e Interazione Uomo-Macchina all’Università degli Studi di Milano-Bicocca:
  7. Quanti sono i tamponi effettuati in chi ha ricevuto la notifica? E quanti di questi sono stati trovati positivi?
  8. Quanti giorni hanno atteso queste persone prima di ricevere l’esito del tampone da quando hanno allertato le autorità sanitarie e si sono messi in isolamento domiciliare fiduciario
  9. Come si spiega che la incidenza di positività “autodenunciata” tra chi ha Immuni è 10 volte più basso del tasso di incidenza nella popolazione di pari età? Problemi organizzativi per le procedure di sblocco e verifica?
  10. Perché si continua a promuoverne l’utilizzo tra gli italiani senza aver organizzato in 5 mesi una sperimentazione scientifica volta a ottenere prove di efficacia del contenimento del contagio e di un Health Technology Assessment?

Le migliorie ad Immuni proposte da chi ha ricevuto la notifica

Chi ha ricevuto la notifica da Immuni, come Francesco Paolicelli, sollecita “di affinare ancora qualche passaggio post notifica di positività”. Racconta a Key4biz: “Io poi sono risultato negativo, ma alcuni amici qui in Puglia, che hanno ricevuto la notifica e poi sono risultati positivi, hanno avuto difficoltà a ricevere il codice dall’operatore sanitario per comunicare la positività attraverso Immuni a tutte le persone con cui erano venute a contatto i 14 giorni precedenti e per più di 15 minuti”.


“Se questa fase non è codificata, se i medici non hanno un protocollo preciso da applicare per questi casi, allora l’app Immuni lascia il tempo che trova”,
dice, amareggiato, il cittadino, che comunque, consiglia a tutti di scaricare e usare l’applicazione. Infine, osserva “I casi di cittadini che ricevono la notifica di Immuni,  di fatto vengono equiparati ai rientranti dagli Stati a rischio, con tampone dopo 72 ore ed eventualmente l’isolamento”.