Opacità digitale

Immuni, modificati i parametri dell’alert senza una comunicazione istituzionale. L’app non tiene più conto della distanza di 2 metri

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È un cambiamento rilevante, perché riguarda l’esecuzione e l’efficacia dell’app. Un ennesimo caso di non tempestiva comunicazione istituzionale su Immuni, caratterizzata da una trasparenza a scoppio ritardato.

Sono cambiati i parametri di configurazione che determinano la generazione delle notifiche di Immuni. Ed è un cambiamento rilevante, perché riguarda l’esecuzione e l’efficacia dell’app. 

L’applicazione non registra più la distanza minore di 2 metri del ‘contatto stretto’, come detto recentemente anche in audizione parlamentare dalla ministra Paola Pisano, ma invia la notifica di esposizione a chi, nei 14 giorni precedenti, è stato a contatto per più di 15 minuti con una persona risultata positiva al Covid-19 e che l’ha comunicato con Immuni inviando il suo codice alfanumerico. 
Ma non basta. L’alert è inviato se tra gli smartphone è stata registrato un segnale tramite bluetooth con soglia pari a 73 dB. La decisione è stata adottata per ridurre al minimo i falsi positivi e i falsi negativi. 73 dB è un parametro legato alla riduzione del segnale dovuto a rumore/ostacoli, più è alto questo parametro più i 2 dispositivi possono essere lontani. Insomma ora si usano come paramentri la attenuazione e il tempo.

La novità introdotta di notte e scoperta da un utente

Questa novità, introdotta il 5 giugno, così importante per gli utenti attuali e futuri di Immuni non è stata diffusa con una comunicazione istituzionale, ma l’ha fatta notare un utente su GitHub a cui poi ha risposto Bendig Spoons, la società che sviluppa l’app. Un ennesimo caso di non tempestiva comunicazione istituzionale su Immuni, caratterizzata da una trasparenza a scoppio ritardato

Se inizialmente è stato commesso un errore nel definire i parametri di configurazione per la generazione delle notifiche di Immuni non è un problema, significa che si sta monitorando il funzionamento dell’app, ma anche la correzione di un grave errore va comunicata in modo istituzionale e non rispondendo su GitHub a un utente che lo fa notare. 

“Non è possibile effettuare modifiche di carattere tecnico così rilevanti al sistema generale di Immuni, che incidono sull’esistenza dei falsi positivi e falsi negativi, senza l’adozione di atti amministrativi precisi e la comunicazione nelle forme di legge”, afferma l’avv. Fulvio Sarzana, esperto di diritto dell’informatica e delle telecomunicazioni.

Ecco come e perché cambiati parametri di configurazione per la generazione delle notifiche di Immuni

“Come si nota qui, la configurazione dell’app è cambiata durante la notte. Non sembra più esserci alcun tentativo di sfruttare il Bluetooth come proxy per la distanza, contano solo la durata e praticamente tutti i beacon tracciati. C’è stata qualche comunicazione pubblica o spiegazione sull’argomento?”, ha chiesto su GitHub l’utente pdehaye. 

Ecco come sono cambiati i parametri di configurazione che determinano la generazione delle notifiche di Immuni

Immuni non traccia più la distanza, la risposta di Bending Spoons

“Sono stati condotti numerosi esperimenti per calibrare i parametri dell’algoritmo. Man mano che vengono eseguiti altri esperimenti e raccogliamo maggiori informazioni sul problema, non si può escludere che i parametri cambieranno di nuovo, proprio come hanno fatto il 5 giugno”, ha risposto all’utente pdehaye Bending Spoons.

“Effettuando ulteriori esperimenti fisici, utilizzando sia dispositivi iOS che Android, per osservare la distribuzione dell’attenuazione a varie distanze e condizioni fisiche (ad esempio, lasciando il telefono su un tavolo non metallico o tenendo il dispositivo in una mano o in una tasca), abbiamo concluso”, ha spiegato Bending Spoons, “che quando i dispositivi si trovavano a una distanza di due metri l’uno dall’altro, la maggior parte delle misurazioni dell’attenuazione era distribuita nell’intervallo 50-70 dBm e quando i dispositivi erano a una distanza maggiore di due metri, la maggior parte delle misurazioni delle attenuazioni sono state distribuite nell’intervallo 70-100 dBm. Sulla base delle nostre osservazioni e delle istruzioni del Ministero della salute, è stata scelta la soglia di 73 dBm per ridurre al minimo i falsi positivi e i falsi negativi.

Come nota finale, lo scambio di identificatori di prossimità casuali tramite Bluetooth Low Energy avviene indipendentemente da tali parametri ed è controllato esclusivamente dal framework di notifica dell’esposizione di Apple e Google”.

Vantaggi e svantaggi del tracciamento della distanza tra gli smartphone

“Quindi anche restando a 8 metri di distanza, di spalle e con mascherine FFP3 arriverebbe la famosa notifica (a patto che i dispositivi siano in contatto per un certo numero di minuti). Immagino che con questi parametri, sui mezzi di trasporto pubblico, alle fermate, nei ristoranti, cinema… ci saranno molti falsi positivi. Qualcuno conosce la motivazione che ha portato (ad oggi) ad ignorare la distanza tra i dispositivi come elemento utile a determinare il fattore di rischio?”, osserva Ivan Visconti, Professore Ordinario – Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione ed Elettrica e Matematica applicata/DIEM – Università degli Studi di Salerno.

La distanza è stata tolta, perché la misurazione “è estremamente variabile. Dipende anche dall’orientamento del telefono, se si gira tra le mani il telefono cambia, perché dipende da dove è posizionata nel cellulare l’antenna Bluetooth”, ha spiegato a Report Gaetano D’Aquila, Ad e fondatore di una società che ha realizzato un’app che calcola la distanza tra device con il bluetooth. “Anche tenere la mano davanti all’antenna BT”, ha spiegato D’Aquila, “implica l’assorbimento dell’onda dal mio telefono a un altro”, e questo può falsare la distanza reale tra due persone che usano Immuni.  

A partire dall’intensità del segnale ricevuto tramite bluetooth, il cellulare calcola la distanza: il problema è quando tra i device ci sono degli ostacoli ed il rischio per l’app sono i tanti falsi positivi o falsi negativi.

Per questo motivo una mail della Regione Marche alle direzioni sanitarie chiede agli operatori di disattivare il bluetooth per non far funzionare Immuni negli ospedali per evitare i falsi contatti.

Sul sito ufficiale di Immuni, ancora “registrazione della distanza”

Nonostante Immuni, dal 5 giugno, sembra quidi non prendere più in considerazione la distanza tra gli smartphone su cui è installata e usata, sia sull’app sia sul sito ufficiale si legge ancora: “…gli smartphone dei due utenti registrano nella propria memoria il codice casuale dell’altro, tenendo quindi traccia di quel contatto. Registrano anche quanto è durato il contatto e a che distanza erano i due smartphone approssimativamente”.

Noi ci auguriamo che Immuni funzioni perfettamente con l’ultima novità introdotta nel sistema di notifiche delle esposizioni, perché se così non fosse potrebbe mandare ogni giorno in quarantena (volontaria) decine di migliaia di persone false positive. Sarebbe il colpo di grazia all’economia dell’Italia?