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Immigrazione Usa, Russiagate, Theresa May vola a Bruxelles, Gilet gialli

Stati Uniti: immigrazione, giudice federale apre le porte alla carovana di migranti centro-americani

21 nov 10:52 – (Agenzia Nova) – Lo scontro tra l’amministrazione del presidente Usa Donald Trump e parte della magistratura statunitense sul fronte dell’immigrazione continua ad intensificarsi. Un giudice federale di San Francisco, Jon Tigar – nominato dall’ex presidente Barack Obama – ha invalidato un provvedimento della Casa Bianca che negava il diritto a presentare domanda di asilo politico a quanti varcano illegalmente i confini del paese: la sentenza, di fatto, spalanca le porte alle migliaia di migranti della “carovana” proveniente dal Centro America, che dopo aver attraversato il Messico preme sul confine Usa. Molti dei migranti sono decisi a varcare illegalmente il confine statunitense, anziche’ presentare regolarmente domanda di asilo ai varchi di confine, una procedura che li costringerebbe ad attendere fuori dal territorio Usa. L’amministrazione presidenziale ha gia’ annunciato l’intenzione di presentare ricorso contro la sentenza, ma ad esprimersi in proposito sara’ la corte federale del Nono distretto, nota per il suo orientamento progressista e per aver gia’ annullato una serie di politiche sull’immigrazione restrittive varate dall’attuale amministrazione. Lo scontro tra governo e corti giudiziarie, pero’, si estende anche ad una serie di contenziosi “minori”: e’ il caso di una recente sentenza che ha sancito il diritto di un immigrato irregolare ad essere scarcerato, nonostante una regolare procedura di espulsione a suo carico, per “salutare la sua famiglia”. Ieri, invece, un altro giudice federale, Mark Goldsmith del Michigan, ha sancito la scarcerazione entro Natale di oltre un centinaio di immigrati iracheni colpevoli di reati di varia natura, anche gravi, argomentando che in caso contrario la loro detenzione potrebbe proseguire a tempo indeterminato, date le resistenze di Baghdad ad accettarne il rimpatrio.

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Stati Uniti: Russiagate, consegnate le risposte di Trump all’ufficio del procuratore speciale Mueller  

21 nov 10:52 – (Agenzia Nova) – Il team legale del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha consegnato martedi’ le risposte del capo della Casa Bianca alle domande del procuratore speciale Robert Mueller nell’ambito dell’indagine sul “Russiagate”, la presunta collusione tra la campagna presidenziale di Trump e la Russia. Gli avvocati del presidente hanno a lungo sostenuto che avrebbero risposto solo alle domande relative alle interferenze della Russia nelle elezioni del 2016 e sul possibile coinvolgimento della campagna di Trump. Le domande a cui Trump ha risposto rappresentano solo un parte di quelle che Mueller ha cercato di sottoporre a Trump da quasi un anno, quando per la prima volta il procuratore speciale ha chiesto di ascoltare il presidente. Gli argomenti trattano le attivita’ durante la campagna e non approfondiscono la questione se Trump abbia cercato o meno di ostacolare l’indagine sul Russiagate, che ad oggi non ha prodotto alcuna evidenza dell’ipotetica collusione. “Quello che posso dire e’ che (le risposte) sono complete e dettagliate”, ha detto Rudolph Giuliani, avvocato del presidente, in un’intervista. “Ma non c’e’ niente che non sia gia’ stato letto sui giornali”. Trump, prima di partire con la first lady Melania per Mar-a-Lago, aveva anticipato ai giornalisti di aver completato le risposte e che a breve sarebbero state inviate a Mueller.

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Spagna, il progetto di bilancio che non piace a Bruxelles

21 nov 10:52 – (Agenzia Nova) – Bruxelles passa dalle parole ai fatti, o meglio dalle notifiche alle sentenze. Il progetto di bilancio che la Spagna ha adottato per il prossimo anno presenta un rischio di non conformita’ con le disposizioni del Patto di stabilita’ e crescita, sottoscritto dagli Stati membri dell’Unione europea. E’ questo, secondo le anticipazioni del quotidiano “El Pais”, il verdetto che la Commissione europea annuncera’ oggi, avvertendo la Spagna del rischio di una deviazione significativa dagli obiettivi di bilancio fissati a medio termine e della violazione delle norme sulla riduzione del debito pubblico. Il colpo di Bruxelles, prevede “El Pais”, potrebbe ora spingere il governo a gettare la spugna e rinunciare al difficile tentativo di negoziare con l’opposizione il via libera alla manovra accordata con Unidos Podemos. che i conti di Madrid non convincevano Bruxelles era gia’ noto dal momento che la Commissione europea aveva inviato segnali chiari al governo Sanchez, prima richiedono piu’ informazioni per comprendere meglio il piano e poi avvisando, nelle sue ultime previsioni economiche, che gli aggiustamenti previsti erano praticamente nulli, il che avrebbe portato al 2,1 per cento del prodotto interno lordo, il deficit dell’1, 8 per cento invece stimato dall’esecutivo di Madrid. La Spagna, tuttavia, non e’ l’Italia e la prova risiede nel fatto che la Commissione europea non abbia intenzione di respingere il progetto di bilancio.

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Spagna, la rinuncia di Marchena a presiedere la Corte suprema apre una nuova crisi istituzionale

21 nov 10:52 – (Agenzia Nova) – La decisione del giudice Manuel Marchena di rinunciare alla presidenza della Corte suprema e del Consiglio superiore della magistratura, cosi’ come stabilito da un patto siglato fra Pp e Psoe, ha aperto una nuova e grave crisi istituzionale che sta facendo tremare l’intera Spagna. Lo scrive oggi il quotidiano catalano “La Vanguardia”, spiegando che, a poche ore dall’annuncio di Marchena, il leader del Partito popolare, Pablo Casado, ha dato per concluso l’accordo con il Partito socialista operaio per rinnovare la cupola del potere giudiziario, mentre il primo ministro, Pedro Sanchez, dichiarava, per la prima volta, di essere costretto a rivedere il suo progetto di arrivare a fine legislatura. A spingere Marchena al passo indietro, un messaggio inviato su una chat di Whatsapp dal portavoce dei popolari al Senato, Ignacio Cosido’, per informare gli altri parlamentari di aver preso il controllo della Camera penale della Corte suprema che, fra le altre cose, si occupa del processo per ribellione contro i politici catalani. Marchena ha risposto rinunciando all’incarico e rivendicando la sua indipendenza rispetto al potere politico. Intanto, un imbarazzato Pp ha presentato ieri al Senato un emendamento alla riforma della Legge sulla magistratura per fare in modo che tornino ad essere i giudici ad eleggere direttamente i membri del Consiglio superiore della magistratura, come accaduto fino al 1985. La direzione nazionale del Pp ha inoltre sfiduciato Cosido’ per aver di fatto spinto Marchena alle dimissioni. La cupola dei popolari avrebbe inoltre deciso di non chiedere le dimissioni del senatore per evitare di offrire la “sua testa su un piatto” ai rivali socialisti. Al contrario, secondo il Pp, a dimettersi dopo il naufragio del patto giudiziario dovrebbe essere il ministro della Giustizia, Dolores Delgado. Ad ogni modo, scrive “El Mundo”, non e’ la credibilita’ di Cosido’ che preoccupa maggiormente i leader conservatori, ma la costatazione di un dato piu’ serio: ovvero il fatto che il Pp non ha piu’ lo spirito da blocco di granito in cui tutti remano nella stessa direzione.

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La premier britannica Theresa May vola a Bruxelles rafforzata dalla fallita rivolta dei Brexiters

21 nov 10:52 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro della Gran Bretagna, Theresa May, vola a Bruxelles rafforzata dalla fallita rivolta dei “Brexiters”: lo scrive il quotidiano filo-laborista “The Guardian”, a commento della missione diplomatica della premier britannica, che nel pomeriggio di oggi mercoledi’ 21 novembre incontrera’ il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, per cercare di definire la dichiarazione politica allegata all’accordo sulla Brexit sulle future relazioni tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea. Theresa May, annota il “Guardian”, si presentera’ a Bruxelles nella sua piu’ forte posizione da molto tempo a questa parte, dopo che e’ miseramente fallito il tentativo di rovesciarla da parte degli esponenti piu’ anti-Ue del Partito conservatore, i cosiddetti “Brexiters”: le firme per sfiduciare la leadership della premier, infatti, non sono arrivate neppure alla meta’ del numero necessario; il fallimento della rivolta e’ stato pubblicamente ammesso da uno dei leader dei Brexiters, l’ex ministro Jacob Rees-Mogg, mentre i capi dei ribelli Tory si stanno aspramente azzuffando tra loro per addossarsi reciprocamente la colpa del clamoroso insuccesso. Ieri il governo britannico ha ampiamente discusso i termini della dichiarazione politica dell’accordo con l’Ue sulla Brexit, in una riunione durata due ore e mezza, ben oltre i termini previsti a causa dei numerosi interventi: secondo i portavoce governativi, la discussione e’ stata “relativamente calma”, soprattutto rispetto ai recenti standard delle roventi polemiche che hanno diviso il gabinetto; a quanto risulta, i piu’ importanti ministri hanno cercato soprattutto di capire come poter presentare l’accordo ai colleghi parlamentari ed alla base del Partito conservatore; tuttavia, rileva il giornale, negli ambienti di Bruxelles si e’ convinti che la bozza finale potrebbe iniziare a circolare tra un ristretto numero di persone gia’ domani giovedi’ 22, a seguito dell’incontro faccia-a-faccia di oggi tra la May e Juncker. Entrambe le parti, annota il “Guardian”, sono in effetti interessate ad accelerare i tempi ed a chiudere le trattative entro domenica prossima 25 novembre, in tempo per consentire al vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dei restanti 27 paesi dell’Unione Europea di sottoscrivere l’accordo sul divorzio della Gran Bretagna. Anche allora pero’, ricorda il giornale, i giochi non saranno ancora chiusi: la premier May infatti dovra’ far approvare l’accordo sulla Brexit ad un Parlamento recalcitrante, con dozzine di deputati conservatori che hanno gia’ preannunciato il loro voto contrario.

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Francia: la Renault conferma Ghosn e nomina momentaneamente Thierry Bollore’ alla direzione esecutiva

21 nov 10:52 – (Agenzia Nova) – Nonostante il suo arresto avvenuto lunedi’ in Giappone, il consiglio di amministrazione della Renault ha deciso di mantenere Carlos Ghosn alla guida del gruppo e di nominare Thierry Bollore’ direttore generale delegato. Ghosn “resta presidente-direttore generale” ha fatto sapere in un comunicato il gruppo francese. Renault ha poi chiesto a Nissan “di trasmettergli l’insieme delle informazioni in suo possesso nell’ambito delle investigazioni interne” condotte su Ghosn. Nessuno nella Renault o al Ministero dell’Economia era al corrente dell’inchiesta interna al gruppo giapponese avviata dai vertici. La procura do Tokyo accusa il top manager di aver operato “per minimizzare la sua retribuzione a cinque riprese tra giugno 2011 e giugno 2015” dichiarando 37 milioni di euro invece di 78 milioni di euro. Alla notizia dell’arresto e’ seguita una reazione di incredulita’ a Parigi, con molti dirigenti della Renault che hanno ipotizzato un complotto da parte della Nissan che con questa mossa punterebbe a rivedere l’assetto dell’alleanza. Secondo il “Financial Times”, i giapponesi avevano respinto il progetto di una nuova fusione tra Renault e Nissan preparato da Ghosn.

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Francia, sale a due morti il bilancio delle proteste dei gilet gialli

21 nov 10:52 – (Agenzia Nova) – Mentre ieri continuavano in tutta la Francia le proteste dei gilet gialli contro il caro-carburante, un motociclista che era stato investito lunedi’ a margine di un blocco stradale e’ deceduto. Ne parla “Les Echos”, ricordando che il bilancio della mobilitazione iniziata sabato e’ salito a due morti e piu’ di 530 feriti. Ieri il movimento ha ricevuto il sostegno del sindacato di Force ouvrie’re, che ha invitato i suoi simpatizzanti e aderenti a unirsi alla mobilitazione. Il ministero dell’Interno non ha reso note le cifre della partecipazione di ieri, ma una fonte della polizia citata dall’agenzia francese France Presse parla di 10.900 manifestanti su tutto il territorio francese. Per sabato e’ stata indetta una nuova protesta a Parigi su Place de la Concorde. Il segretario di Stato al Ministero dell’Interno, Laurent Nunez, ha fatto sapere che la manifestazione non sara’ vietata manon potra’ tenersi in quella piazza. Sull’isola della Re’union, sedici poliziotti sono rimasti feriti in seguito a degli scontri con dei manifestanti. Tra questi, un agente ha perso la mano a causa dell’esplosione di una granata avvenuta all’interno del suo veicolo, mentre fuori alcuni giovani stavano lanciando dei sassi contro il mezzo.

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Germania, spesa pubblica nel 2019 a 356,4 miliardi di euro

21 nov 10:52 – (Agenzia Nova) – Nel 2019, la spesa pubblica della Germania ammontera’ a 356,4 miliardi di euro, secondo quanto prevede il bilancio federale sul quale e’ iniziata ieri, 20 novembre, la discussione definitiva al Bundestag che si concludera’ con il voto il 24 novembre prossimo. Rispetto a quanto previsto dal ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz a giungo scorso, la spesa pubblica e’ diminuita di 400 milioni di euro, mentre il bilancio complessivo e’ aumentato di 13 miliardi. Nel 2019, il governo tedesco intende preservare lo “Schwarze Null” (“zero nero”) ossi il pareggio di bilancio raggiunto nel 2018 per il sesto anno consecutivo. La Germania non contrarra’ quindi nuovo debito, ma manterra’ quello esistente, inferiore al 60 per cento del Pil in conformita’ con il Patto di stabilita’ e crescita dell’Ue. La riduzione della spesa pubblica prevista per il 2019 e’ stata ottenuta, tra l’altro, con il rinvio di un anno il programma scolastico a tempo pieno, cosi’ risparmiando 2 miliardi di euro. Inoltre, i bassi tassi di interesse hanno consentito un risparmio di 1,3 miliardi di euro. Una somma del medesimo ammontare non verra’ versata al fondo per la protezione del clima, poiche’ le entrate derivanti dalla vendita dei certificati sulle emissioni di anidride carbonica sono state maggiori delle previsioni. Il governo tedesco prevede quindi investimenti pubblici per un totale di 38,9 miliardi di euro, circa un miliardo in piu’ rispetto alle stime iniziali. Tra i capitoli di spesa vi sono incentivi per i mezzi della polizia e dei pompieri volontari, l’aumento dei fondi per il Servizio federale volontari (Bfd, il servizio civile tedesco) e programmi di sviluppo urbano. Inoltre, gli stanziamenti per la digitalizzazione verranno incrementati di 1,7 miliardi di euro. Il governo tedesco investira’ anche nella creazione di istituti di ricerca nei distretti minerari di Lusazia, Renania settentrionale-Vestfalia e Brandeburgo. Con i loro studi, gli istituti avranno il compito di contribuire alla strategia di abbandono del carbone come risorsa energetica attuata dal governo tedesco. Tuttavia, con 145,3 miliardi di euro ossia piu’ del 40 per cento del bilancio totale, la voce di spesa maggiore e’ costituita dal settore dell’occupazione e degli affari sociali. Sei miliardi di euro verranno destinati, tra l’altro, al potenziamento delle prestazioni sociali previste dal programma Hartz IV, che dal 2005 disciplina il mercato del lavoro e la previdenza in Germania e a finanziare la maggiore partecipazione del governo tedesco alle spese di alloggio e riscaldamento dei propri cittadini. Per quanto riguarda il pubblico impiego, l’amministrazione delle dogane, che controlla il rispetto del versamento del salario minimo e contrasta l’occupazione illegale, vedra’ il proprio personale aumentare di 775 unita’. Sara’ comunque il ministero della Difesa a beneficiare maggiormente della spesa pubblica. In percentuale, quello della Difesa e’ il bilancio aumentato di piu’ rispetto alle previsioni. Dai 38,5 miliardi di euro originari, per il dicastero sono stati stanziati 43,2 miliardi di euro. Tale ammontare verra’ impiegato nell’acquisto di nuovi sottomarini, navi e sistemi di difesa missilistica. Al ministero per la Cooperazione economica e lo Sviluppo andranno 10,2 miliardi di euro, con 500 milioni di euro da investire nella prevenzione delle crisi. L’espansione delle pubblica amministrazione vedra’ 8.750 nuovi posti di lavoro, di cui piu’ di 3.100 soltanto nell’apparato di sicurezza. Aumenta la spesa anche per la cultura, settore che riceve 140 miliardi di euro, 29 dei quali per l’Humboldt Forum, la ricostruzione del palazzo imperiale di Berlino che verra’ inaugurata alla fine del 2019 per ospitare le collezioni dei musei di etnologia e di arte asiatica della capitale tedesca. Infine, nel bilancio della Germania per il prossimo anno, viene istituito per la prima volta un fondo per i giochi da 50 milioni di euro per la promozione dello sviluppo dei giochi da computer.

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Italia, parte al rallentatore l’asta dei titoli riservati ai piccoli risparmiatori

21 nov 10:52 – (Agenzia Nova) – E’ partita al rallentatore l’asta dei BTP Italia, l’emissione di titoli pubblici riservata ai piccoli risparmiatori: si tratta della prima emissione di queste obbligazioni da quando il mercato dei titoli di Stato dell’Italia e’ stato investito da un’ondata di vendite: lo riporta il quotidiano economico britannico “Financial Times”, sottolineando come a meta’ giornata del secondo giorno dell’asta, ieri martedi’ 20 novembre, il Tesoro italiano era riuscito a piazzare solo 650 milioni di titoli, ben aldisotto dei volumi della precedente asta di semestrale, nello scorso mese di maggio. I BTP Italia a quattro anni offrono un interesse dell’1,45 per cento, piu’ alto di quanto la maggioranza degli analisti si attendesse: si tratta, spiega il giornale della City di Londra, di obbligazioni legate all’inflazione che nei primi tre giorni del piazzamento sono riservate ai piccoli investitori. Il governo di Roma infatti ha deciso di puntare sui risparmi delle famiglie della Penisola per finanziare il suo deficit: con gli operatori esteri che stanno riducendo la loro esposizione in titoli dell’Italia ed i bilanci delle banche della Penisola gia’ oberati da una massa consistente di obbligazioni di Stato del loro paese, il governo guarda ai piccoli risparmiatori come alla possibile soluzione per riuscire a smaltire lo stock di 260 miliardi di titoli che dovra’ piazzare l’anno prossimo, inclusi i 200 miliardi necessari per sostituire obbigazioni in scadenza. L’andamento dell’asta, che proseguira’ fino a domani giovedi’ 22 novembre, secondo il “Financial Times” viene seguita con grande attenzione dagli analisti finanziari, per vedere se poi davvero i risparmiatori italiani hanno grande voglia di sottoscrivere i titoli del debito nazionale. Il clima dei mercati finanziari italiani intanto ieri si e’ fatto ancora piu’ amaro, a causa della crescente avversione degli investitori istituzionali per il rischio e mentre prosegue la guerriglia verbale tra il governo di Roma e le autorita’ Ue di Bruxelles sulla Legge di bilancio: il giornale economico britannico riferisce che ieri i titoli di Stato italiani a 10 anni hanno registrato un rendimento del 3,711 per cento, con un aumento di 13 punti base; questo balzo dei rendimenti, secondo il “Financial Times”, sarebbe dovuto all’intervista radiofonica in cui ad inizio mattinata il vice premier italiano Luigi Di Maio aveva detto che, benche’ Roma e Bruxelles dovrebbero lavorare assieme per trovare una soluzione, le misure-chiave del Bilancio dell’Italia non devono essere modificate. Questa settimana, ricorda il giornale, la Commissione europea dovrebbe annunciare i prossimi passi per tentare di costringere l’Italia a rispettare le regole di bilancio Ue; e potrebbe quindi dare ufficialmente avvio alla cosiddetta “procedura per deficit eccessivo”. Sarebbe, conclude il “Financial Times”, un passo decisivo che aggraverebbe lo scontro tra Italia ed Ue; e che arriverebbe al suo apice proprio in primavera, quando prendera’ avvio la campagna per le elezioni del Parlamento europeo del maggio 2019.

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Ue, nessun accordo tra ministri Difesa a modifiche mandato missione Sophia proposte dall’Italia

21 nov 10:52 – (Agenzia Nova) – I ministri della Difesa degli Stati membri dell’Ue non sono riusciti a trovare un accordo sulle proposte avanzate dall’Italia per la modifica del mandato della missione Sophia che, avviata dall’Unione europea nel 2015 per il contrasto al traffico di esseri umani nel Mediterraneo, giungera’ a scadenza il 31 dicembre prossimo. Secondo quanto riferisce l’emittente radiofonica tedesca “Deutsche Welle”, a oggi il mandato di Sophia prevede che i migranti salvati nel Mediterraneo dalle unita’ navali dell’Ue vengano sbarcati in Italia. Sia per il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sia per il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, i migranti soccorsi da Sophia devono essere invece redistribuiti negli altri Stati dell’Ue, che devono anche gestire le procedure di asilo. In particolare, “Salvini ha minacciato di chiudere i porti italiani anche alle navi militari” impegnate in Sophia. Secondo Trenta, “per l’Italia non e’ piu’ possibile essere l’unico porto di sbarco per i migranti”. L’Alto rappresentante dell’Unione per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, ha invitato gli Stati membri dell’Ue a trovare “una soluzione temporanea alla questione degli sbarchi”, perche’ altrimenti Sophia rischia di concludersi con gravi conseguenze per la sicurezza dei migranti, del Mediterraneo e della stessa Ue. Allo stesso tempo, Mogherini sia’ detta fiduciosa circa le possibilita’ di rinnovo di Sophia. “Tutti vogliono che l’operazione continui, abbiamo raggiunto un accordo unanime”, ha affermato Mogherini commentando la riunione dei ministri della Difesa degli Stati membri dell’Ue, riuniti a Bruxelles il 19 e 20 novembre per discutere del rinnovo di Sophia. Secondo alcuni diplomatici del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) interpellati da “Deutsche Welle”, con la minaccia di votare contro il prolungamento di Sofia, l’Italia, che detiene il comando della missione, sta strumentalizzando la questione nel suo confronto con la Commissione europea sulla legge di stabilita’ per il 2019. “Cio’ non rende la situazione piu’ semplice”, ha detto un diplomatico del Seae. Per il ministro della Difesa austriaco, Mario Kunasek, “se non si trova una soluzione, Sophia giungera’ alla fine e non sara’ un bene”. Kunasek e’ esponente del Partito della liberta’ austriaco (Fpo), alleato della Lega guidata da Salvini. “Non possiamo lasciare l’Italia da sola”, ha aggiunto il ministro degli Esteri austriaco. Tuttavia, l’Austria ha piu’ volte affermato la propria contrarieta’ all’ingresso nel proprio territorio dei migranti sbarcati in Italia.

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