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Immigrati in Italia, Prato è la provincia che ne ha di più

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La componente dovuta agli ingressi di cittadini stranieri, pari a 265mila, è tuttavia in calo del 7,3% rispetto al 2018. A livello nazionale il tasso di immigratorietà (il rapporto tra immigrati e il numero totale di cittadini residenti) totale è pari a 6 immigrati per mille residenti.

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Seguono Piacenza e Parma. Ecco che cosa emerge dall’ultimo censimento

L’Italia e la sua demografia stanno cambiando, anche se lentamente vista l’età media molto alta della popolazione. Uno degli aspetti più vistosi del cambiamento riguarda la presenza degli stranieri. L’arrivo di nuovi immigrati in Italia negli ultimi anni è rallentato, nonostante il picco degli sbarchi dal Mediterraneo intorno al 2015-2018. Tuttavia sono sempre più numerosi i figli di coloro che sono arrivati ormai da molto tempo, anche 25-30 anni. Si tratta di seconde generazioni di immigrati in Italia che figurano ancora nelle statistiche come stranieri, in attesa dell’eventuale acquisizione della cittadinanza a 18 anni, oppure dopo, se, come pure spesso accaduto, sono giunti molto piccoli in Italia al seguito o dopo i genitori.

Quanti immigrati ci sono in Italia?

Secondo i dati del censimento permanente nel 2019 gli stranieri e gli apolidi erano l’8,45% dei residenti. Ma ancora più che in altre statistiche le cose cambiano molto in base alle zone. Si raggiunge il 18,5% in provincia di Prato, un picco che risulta molto elevato anche in confronto alla seconda provincia con più popolazione straniera, Piacenza, dove si arriva al 14,5%, seguita da Parma e Milano al 14,1%. Dal lato opposto alcune aree più rurali del Sud. Nel Sud Sardegna sono solo l’1,7% gli immigrati, il 2% a Oristano, il 2,5% a Taranto, Nuoro, Enna.

In generale, i dati più recenti che abbiamo sono quelli dell’Istat relativi al 2019. Le iscrizioni anagrafiche dall’estero registrate nel corso del 2019 ammontano nel complesso a 332.778, un numero sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente (+0,1%). La componente dovuta agli ingressi di cittadini stranieri, pari a 265mila, è tuttavia in calo del 7,3% rispetto al 2018, mentre aumentano del 46% i rimpatri degli italiani (68mila). A livello nazionale il tasso di immigratorietà (il rapporto tra immigrati e il numero totale di cittadini residenti) totale è pari a 6 immigrati per mille residenti.

Nel 2019 le iscrizioni anagrafiche dall’estero dei cittadini stranieri provengono, in valore assoluto, soprattutto da Paesi europei: la Romania, con 35mila ingressi (13% del totale, -4%), si conferma il principale paese di origine. Meno numerosi i flussi provenienti dall’Albania (circa 23mila) ma in forte aumento (+29%) rispetto all’anno precedente.

Nel 2019, la principale regione di destinazione delle iscrizioni dall’estero dei cittadini stranieri è, in termini assoluti, la Lombardia che, da sola, accoglie 57mila immigrati (22% del totale flussi). Seguono, a grande distanza, Lazio (circa 28mila iscrizioni dall’estero, Emilia-Romagna (circa 26mila), Veneto (25mila), Toscana (23mila) e Piemonte (21mila). Alcune regioni del Mezzogiorno risultano attrattive, almeno come prima residenza sul territorio: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria ricevono complessivamente l’11% dei flussi.

Dove sono gli immigrati in Italia?

Se al Sud sono le province più periferiche quelle con meno stranieri questo non vuol dire che al Centro Nord invece questi siano di più nelle metropoli. Come si vede dai dati e dalle nostra infografiche non è a Milano e Torino che la loro proporzione è maggiore. Questo perchè gli stranieri sono presenti in modo più che proporzionale in quelle aree in cui l’economia si basa su industria, costruzioni, agricoltura, piuttosto che sui servizi avanzati. E così dove vi sono fabbriche e allevamenti, l’Emilia o Prato con il suo tessile in mano alla comunità cinese.

Le differenze però non sono solo geografiche. Ma anche demografiche. La percentuale di stranieri è molto più alta tra i più giovani, tra chi ha meno di 40 anni per intenderci, che tra gli altri. Coloro che sono arrivati negli ultimi 30 anni difficilmente superavano i 35-40 anni di età, e ora fanno più figli della media.

Quanti anni hanno gli immigrati in Italia?

E così a Prato la loro incidenza sale al 27,9% sotto i 20 anni e al 29,6% tra i 20 e i 39. Anche in queste fasce di età rimangono le province di Parma e Piacenza la seconda e la terza per proporzione di immigrati. Tra i 20 e i 39 anni, fascia in cui è massima la loro presenza, al quarto troviamo Mantova, dove l’agricoltura è molto rilevante. Le percentuali calano se l’età aumenta.

Gli immigrati anziani in Italia sono nelle metropoli

Tra i 40 e i 59 anni, tra l’altro, cresce l’importanza delle città metropolitane di Roma e Milano, che dopo la solita Prato sono quelle con più stranieri di quell’età. Forse perché gli immigrati in questa fascia lavorano soprattutto nell’ambito dell’assistenza agli anziani o la pulizia. Mentre rimangono le province sarde, pugliesi, siciliane quelle in cui la loro presenza è ai minimi, anche sotto il 3%. Sono pochi un po’ ovunque invece gli stranieri anziani. Arrivano al massimo al 4,5% a Rimini, e al 4,3%  Imperia e Reggio Emilia. Questo mostra come a differenza che per esempio in Inghilterra l’immigrazione in Italia sia un fenomeno recente, e come i ricongiungimenti di genitori non siano stati molto diffusi.

Ma vi è anche l’effetto dell’incremento del numero di anziani italiani, foraggiato dall’arrivo dei baby-boomer.

I dati si riferiscono al 2019

Fonte: Istat