Roma Capitale

ilprincipenudo. Virginia Raggi e il bilancio di previsione. La retorica della trasparenza e la realtà dei fatti

di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale - IsICult) |

La Sindaca di Roma Capitale Virginia Raggi tuona contro la ‘scroccopoli’, ma ben poco innova in materia di ‘trasparenza’ ed ‘accountability’ sul bilancio previsione 2018-2020.

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Un piccolo “case study” all’attenzione dei lettori della rubrica “ilprincipenudo”, che – a partire dal titolo – presta particolare attenzione a “teoria e pratica” della pubblica amministrazione italica, spaziando dalle politiche culturali all’economia digitale: questa mattina, abbiamo posto “sotto osservazione” la giovane Virginia Raggi, Sindaca grillina di Roma Capitale dal giugno 2016, ed abbiamo purtroppo avuto conferma di modalità e metodiche che confermano infinite perplessità su vecchie e “nuove” pratiche di governo del nostro Paese.

L’Italia è un Paese strano, curioso, certamente malato: la rappresentazione corretta ed equilibrata della realtà è ormai l’eccezione alla regola, le “fake news” dominano anche nel dibattito politico, e si dipinge il mondo, e si governa attraverso le tecniche della “politica spettacolo” (à la Guy Debord) ed attraverso gli “effetti speciali” del sistema dei media (introdotti “industrialmente” in Italia da Silvio Berlusconi).

Queste patologie sono gravi e pervasive: anche il Movimento 5 Stelle sembra non esserne esente, anzi talvolta l’impressione è che cavalchi l’onda della retorica amplificata dal web: prevale l’effettaccio sul dato effettivo, lo slogan sull’analisi documentata. Non lo sosteniamo soltanto noi (dal nostro piccolo osservatorio), ma anche uno dei più qualificati studiosi di politologia e sociologia in Italia, come Piergiorgio Corbetta, che ha da poco dato alle stampe, per i tipi de il Mulino, “M5s. Come cambia il partito di Grillo”, saggio stimolante che sostiene: “i cinquestelle hanno imparato a fare il legislatore, ma anche ad essere sempre pronti con la denuncia facile, il grido quotidiano al complotto (o al golpe), lo striscione esposto in aula, la photo opportunity’, la battuta lunga 15 secondi per i giornalisti dei tiggì. La professionalizzazione ha anche un lato negativo”. E riprova di questo abbiamo avuto questa mattina, nella Sala della Piccola Protomoteca del Campidoglio.

La conferenza stampa era stata convocata con discreta insistenza, con un comunicato ieri sera e finanche uno questa mattina, per le ore 9.30. I pochi colleghi intervenuti puntuali (tra cui chi redige queste noterelle) commentavano che soltanto Walter Veltroni poteva essere apprezzato per la puntualità, ed in effetti la Sindaca si è simpaticamente presentata alle 10.20: quasi un’ora di ritardo, e senza nemmeno un cenno di scuse rituali (anche se avrebbe certamente addotto – immaginiamo – superiori impegni istituzionali). Già questo dettaglio “coreografico” la dice lunga sul “new deal”, prospettato e decantato e non attuato.

La Sindaca ha parlato per pochi minuti, ed ha subito usato la parola/slogan ad effetto: “scroccopoli”, ovvero “noi combattiamo la “scroccopoli”, e quindi il bilancio che andiamo a prospettare è basato su questo principio essenziale. Bene, brava.

Ma… nei fatti?! Questa mattina, si andava a presentare una proposta di bilancio di un’amministrazione pubblica che ha entrate per quasi 5 miliardi di euro (leggesi: cinque miliardi), ed in un Paese moderno ci si sarebbe attesi un dossier documentativo adeguato: dati, tabelle, grafici, analisi diacroniche, spiegazioni dell’evoluzione dell’allocazione della spesa… Nulla di tutto questo: quattro paginette di comunicato stampa, ed una presentazione di una decina di slide.

Tecnicamente: la Giunta Capitolina ha approvato il progetto di “Bilancio di previsione 2018-2020” di Roma Capitale, che ora verrà sottoposto alla discussione dell’Assemblea Capitolina. Il provvedimento è corredato dalle delibere collegate e dal “Dup” ovvero il “Documento unico di programmazione”, che è stato approvato venerdì scorso e fissa gli obiettivi dell’Amministrazione per il prossimo triennio.

Confessiamo ai lettori: non abbiamo retto, e quindi abbiamo posto a Virginia Raggi ed all’Assessore Gianni Lemmetti (che l’affiancava), una domanda cortese ma a muso duro: “non ritiene, gentile Sindaca, che una proposta di bilancio così importante dovrebbe essere corredata da documentazione accurata, resa fruibile con adeguata infografica, che consenta di leggere oltre le poche cifre che avete estrapolato in conferenza stampa, che invece non consentono – né al giornalista né al ricercatore né al cittadino – di capire ‘quanto’ è stato allocato per ‘cosa’, in modo chiaro, anche per comprendere l’evoluzione diacronica ed i cambi di rotta della Sua giunta rispetto alle precedenti?!”.

L’Assessore Gianni Lemmetti (in carica da fine agosto 2017, il terzo assessore al bilancio della Giunta Raggi), look informale ed aria seriosa, ha abilmente sviato la domanda, sostenendo che si trattava di una conferenza stampa in qualche modo “rituale” (i grillini sono forse divenuti garanti della conservazione delle ritualità?!), e che comunque si tratta di un documento propositivo, aperto, una sorta di bozza che è in fase di avvio di discussione. Lemmetti ha sostenuto che presto (quando?) verranno forniti approfondimenti, documentazione adeguata per comprendere “assessorato per assessorato” e “dipartimento per dipartimento” quanto si spende e per che cosa. Bene, bravo. Ma quando??? Lemmetti ha più volte evocato un’altra parolina magica: “programmazione” (suona bene, anche se forse non come “trasparenza”). Ha sostenuto con insistenza: “la parola chiave è programmazione: il Campidoglio si dota di obiettivi misurabili e realizzabili sui quali impegnare le limitate risorse a disposizione”. Bene, bravo, bis. Ma… nei fatti?! Come? Quando? Quali sono gli “obiettivi” che l’Amministrazione Raggi si prefigge, al di là della (retorica della) lotta alla “scroccopoli”?! Quali sono gli strumenti per “la misurazione” degli obiettivi identificati?! Non è dato sapere.

La Sindaca (che – nel mentre – aveva ricevuto un tempestivo “aiutino” da un collaboratore, che le ha opportunamente segnalato un sito web mirato) ha risposto citando – ovviamente – la “lotta per la trasparenza” che la Sua Giunta ha avviato, ovvero l’operazione “Open Bilancio”, mostrando un grafico dal suo cellulare: e qui cade l’asino, perché il tentativo, senza dubbio politicamente commendevole, non ha certo prodotto i risultati annunciati. Ne abbiamo scritto, criticamente, oltre un anno fa, su queste colonne, e già il titolo dell’articolo sintetizzava il contenuto: “Open Government del Comune di Roma: la montagna ha partorito il topolino” (vedi “Key4biz” del 21 ottobre 2016). In quell’occasione, la Sindaca era affiancata dall’allora Assessore al Bilancio e al Patrimonio Andrea Mazzillo (dimessosi polemicamente qualche settimana fa) e dalla Assessora alla Roma Semplice, Flavia Marzano (oggi assente).

Riproponiamo le stesse considerazioni di allora, anche perché, da allora, non c’è stata evoluzione significativa della decantata iniziativa di “trasparenza digitale” (clicca qui per la sezione “OpenBilancio” relativa al Comune di Roma): “Sostanzialmente, è stata attivata una sezione del portale di Roma Capitale, all’interno del sito dell’assessorato retto da Marzano, che propone una semplice infografica dinamica delle macro voci del bilancio (preventivo e consuntivo) del Comune di Roma, dal 2005 a oggi. Punto. L’obiettivo era rendere finalmente “leggibili” i bilanci comunali di Roma Capitale degli ultimi dieci anni, anche per i non addetti ai lavori. Formalmente, i bilanci del Comune di Roma sono già pubblici da anni anche sul web, ma in formato pdf su file dalla grafica ottocentesca e senza alcuna possibilità di esportare i dati. Meglio poco che nulla, commenterebbe l’ottimista rispetto all’iniziativa odierna, ma nelle nostre vene non scorre sangue così positivo”. In effetti, il problema è quello di sempre: meglio una rappresentazione moderna dei dati, con una bella infografica (non è il caso in ispecie), piuttosto che lasciare tutto su carta o su file in formato .pdf (frutto magari di una banale scansione, senza chance di lettura intelligente del testo e di estrapolazione dei dati), ma… non basta! Oggi, nemmeno questo è stato fatto, e questa è un’altra storia.

D’altronde, sia consentito osservare: come si legge sul sito stesso, “Open Bilanci è un progetto di Depp (acronimo della srl “Data Engagement Platform Politics” ovvero – anche – “Democrazia Elettronica e Partecipazione Pubblica”), sviluppato in collaborazione con Openpolis, e realizzato con il contributo della Regione Lazio (Bando “Open Data Lazio” – Fondi Fesr: vedi il contributo)”. Il contributo pubblico risulta essere di 150mila euro (per il primo anno: aprile 2013-aprile 2014, e poi?! mistero…), di cui metà dall’Unione Europea (75mila euro), ed il resto dal Fondo di Rotazione (co-finanziamento nazionale, per 73mila euro), e, per una piccola parte (2.800 euro) dalla Regione Lazio. Il soggetto programmatore è la Regione Lazio, l’ente attuatore Lazio Innova spa (controllata al 100 per cento dalla Regione Lazio). Pochi danari (date le ambizioni)?! Troppi danari (dati i risultati)?

Qui si gioca con la “trasparenza”.

Non si mette realmente in atto la trasparenza.

Il problema di fondo è mettere a disposizione del cittadino strumenti tecnicamente evoluti che consentano una lettura attiva ed intelligente delle informazioni: una agevole interpretazione critica dei dati e delle informazioni.

è un problema di “intelligenza”, nel senso di “intelligence culturale”: intelligenza transdisciplinare per comprendere i fenomeni, per rendere finalmente la pubblica amministrazione la tanto auspicata “casa di vetro”.

L’innovazione tanto annunciata dal Movimento 5 Stelle, allorquando ha conquistato il governo della Capitale, non c’è stata.

In occasioni informali, l’Assessora Flavia Marzano ci ha detto della sua enorme fatica a far comprendere – anche all’interno della Giunta e degli Uffici comunali – che il “sistema informativo” del Comune è importante non meno delle… “buche stradali”: apprezzabili tentativi, senza dubbio, ed ha certamente la nostra solidarietà, ma, osservando il livello di “digitalizzazione” e “trasparenza” di Roma Capitale, non si può non osservare il fallimento dei risultati finora raggiunti. A fronte delle tante speranze e belle promesse.

è un problema di risorse? è un problema di professionalità? è un problema semplicemente “culturale”?!

Crediamo sia veramente un problema di “intelligence culturale”, che riguarda tutte le politiche digitali (e non soltanto) del nostro Paese.

Quel che non è più sopportabile è la retorica della trasparenza, a fronte di strumentazioni inefficaci.

Quel che non è più sopportabile è la retorica dell’innovazione, a fronte di strumentazioni vetuste.

Quel che non è più sopportabile è la retorica del digitale, a fronte di strumentazioni arcaiche.

Non ci si può presentare, di fronte alla stampa ed ai media, di fronte alla cittadinanza, con quattro paginette, estrapolando qualche dato ad effetto, per illustrare un documento di bilancio che prevede l’impegno di risorse pubbliche per… 4,6 miliardi di euro!

Evitiamo commenti, poi, sul tentativo dell’Assessore Lemmetti di spiegare la differenza concettuale tra “futuro predicente” (sic) e “futuro volitivo” (sic), nell’economia del bilancio di previsione di Roma Capitale: concetti certamente tipici dello slang della contabilità di alcune pubbliche amministrazioni, ma dal sapore surreale nel contesto odierno. A non pochi, in sala, è subito venuta in mente la nota “supercazzola” (divenuta epica col film “Amici miei” di Mario Monicelli).

E ci limitiamo qui soltanto a ricordare la rovente polemica scatenatasi nelle settimane scorse, a proposito di “trasparenza”, su altro fronte (“micro”, ma anch’esso sintomatico): ci riferiamo alle inchieste che “l’Espresso” ha dedicato alle spese per lo staff della Sindaca, che, nei suoi 16 mesi di governo della Capitale, avrebbe assunto oltre 100 collaboratori e manager. Non sappiamo chi abbia ragione, se il settimanale o la Sindaca: quel che segnaliamo che anche questo è, in piccolo (nemmeno tanto, però, in fondo!), un problema di trasparenza e rendicontazione. Ovvero di (deficit di) intelligenza: di “intelligence culturale”. Se deve essere una testata giornalistica a scavare tra i dati di bilancio, significa che qualcosa non va come dovrebbe andare: altro che… “open government”!

Un’altra osservazione critica: la Sindaca Raggi, in conferenza stampa, ha sostenuto anche, battendo ancora sul tasto “scroccopoli”: “Abbiamo trovato 2.000 occupanti abusivi negli alloggi Erp (Edilizia residenziale pubblica), che sono un importassimo aiuto per chi non ha i mezzi. Sapere che molte di queste persone hanno redditi ben superiori ai nostri, hanno case di proprietà o addirittura altri affitti da altre parti, fa rabbrividire. Ieri abbiamo invitato i furbetti scrocconi ad abbandonare immediatamente questi immobili. In caso di mancata restituzione spontanea delle chiavi, interverremo con provvedimenti coercitivi”. E ieri l’Ufficio Stampa di Roma Capitale diramava un comunicato dal seguente tenore: “Seppur non indigente, anche da verifiche patrimoniali effettuate sul suo conto, una giovane donna aveva pensato di conservare indebitamente, dopo il decesso della nonna assegnataria, un appartamento di proprietà di Roma Capitale di 100 mq in via dell’Arco di Parma, in zona via dei Coronari. Il personale dell’Unità di Supporto della Polizia Locale di Roma Capitale presso il Dipartimento Politiche Abitative ha provveduto allo sgombero restituendo l’immobile di pregio, tra l’altro interessato da lavori di ristrutturazione, al patrimonio di Roma Capitale. La donna occupante, invitata nei giorni scorsi presso gli uffici della Polizia Locale e messa al corrente degli accertamenti effettuati dagli investigatori, ha confermato il suo stato di non necessità riconsegnando spontaneamente le chiavi agli agenti. “Questa storia testimonia in modo lampante quella dilagante e ingiustificabile ‘abitudine’ a considerare i beni pubblici di Roma Capitale come proprietà privata. Il solo motivo di questa occupazione è da ricercarsi in un’allarmante mancanza di consapevolezza del concetto di bene comune e di collettività”, dichiara l’Assessora al Patrimonio e alle Politiche abitative di Roma Capitale Rosalba Castiglione.

Commendevole l’iniziativa, ma… con quale coraggio si manifestano con fierezza simili tesi, allorquando ancora oggi, dopo 16 mesi di governo, non esiste un censimento accurato, pubblico, trasparente, di coloro che beneficiano di immobili in qualche modo di proprietà di Roma Capitale e della Regione Lazio?! Altro che “trasparenza”… e grazioso civico invito ai “furbetti scrocconi” a lasciare le case indebitamente abitate.

Quel che è emerso dalla conferenza stampa in Campidoglio è infatti soltanto un esempio sintomatico: la questione riguarda livelli di pubblica amministrazione anche più “alti”, ovvero il livello regionale, il livello nazionale, e finanche il livello europeo. La patologia delle infinite nebbie delle pubbliche amministrazioni italiane (e dell’assenza di strumentazioni cognitive che garantiscano reale diritto di accesso e trasparenza vera) è diffusa e pervasiva, a più livelli.

Affronteremo presto anche queste prospettive, incluso encomiabili progetti come “OpenCoesione”, l’iniziativa di “open government” sulle politiche di coesione in Italia, coordinata dal Dipartimento per le Politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri (istituito in seguito alla trasformazione del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica – Dps – del Ministero dello Sviluppo Economico).

Ed affronteremo presto un altro simpatico “case study”: il programma “Sensi Contemporanei”, nato su impulso del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Mibact (d’intesa con l’Agenzia per la Coesione Territoriale – Act), ambiziosa e ricca iniziativa per l’utilizzo della cultura come strumento per lo sviluppo, la promozione, anche turistica, e la valorizzazione dei territori, attivo su cinema ed audiovisivo in genere ed attività formative ad essi connesse, arti visive, design, architettura ed urbanistica, teatro e spettacolo dal vivo… Ha assorbito una qualche decina di milioni di euro, molte le Regioni coinvolte attraverso gli “Apq” ovvero “Accordi di Programma Quadro”, tantissime le iniziative sostenute… ma non ci risulta sia mai stato prodotto un “bilancio sociale”. Ancora una volta, alla faccia di: “trasparenza”, “misurabilità”, “valutazione di impatto”, ed “accountability”…

  • Clicca qui, per leggere il comunicato dell’Ufficio Stampa di Roma Capitale, “Giunta approva Dup e progetto Bilancio previsione 2018-2020”, Roma, 23 novembre 2017.