Cinema

ilprincipenudo. Virginia Raggi alle prese con il rilancio del cinema a Roma

di di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale - IsICult) |

Ieri pomeriggio alla Casa del Cinema evento promosso dalla Sindaca Virginia Raggi e dal Vice Sindaco ed Assessore allo Sviluppo Culturale Luca Bergamo per studiare nuove prospettive per il rilancio del settore. Intanto il Ministero degli Esteri lancia oggi ‘Fare Cinema 2018. I Mestieri del Cinema. 1ª Settimana del Cinema italiano nel Mondo’.

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Ieri pomeriggio a Roma, nella Casa del Cinema, s’è tenuta una strana iniziativa, ovvero un incontro intitolato “Roma per il Cinema & il Cinema per Roma”, promosso dalla Sindaca della Capitale Virginia Raggi e dal suo braccio destro, Vice Sindaco ed Assessore allo Sviluppo Culturale Luca Bergamo. Iniziativa “ad inviti”, e teoricamente “a porte chiuse”: una delle organizzatrici, avendo scoperto che eravamo anche giornalisti, ci ha simpaticamente invitato a lasciare la sala, rimarcando che l’incontro “non è aperto alla stampa”, dinamica a dir poco ridicola, invito che abbiamo ovviamente ignorato. Un summit “segreto”, quindi?! Non poi così tanto, dato che anche un collega de “il Fatto Quotidiano” e finanche de “Il Messaggero” ne hanno scritto questa mattina…

Iniziativa curiosa, questa della Raggi. In effetti, la giovane Sindaca (classe 1978), è stata eletta al ballottaggio il 19 giugno 2016 con 771mila voti, corrispondenti al 67 % dei votanti, e quindi tra qualche settimana celebrerà i primi 2 anni di mandato. Non entriamo qui nel merito di un’analisi critica complessiva del suo operato (nella politica culturale o più in generale tout-court), ma focalizziamo l’attenzione su quel che è emerso nell’incontro di ieri. Sintomatico.

Queste le premesse dell’invito: “L’invito a discutere insieme è rivolto a chi fa il cinema – artisti, creativi, produttori – alle associazioni di categoria e di base, alle istituzioni nazionali o locali presenti a Roma e ad esponenti della cultura che credono fecondo il dialogo tra le arti e che vedono nel cinema e nell’audiovisivo un’arte e un mezzo capace di generare innovazione, sperimentazione, mutazione del linguaggio e del senso, nonché un settore strategico dello sviluppo socio-economico della Capitale”.

L’iniziativa, programmata dalle ore 15 alle ore 18, ha rispettato tempi e scaletta (anche perché molti dei presenti fremevano per andare a vedere – qualcuno per partecipare – alla partita Roma-Liverpool che si teneva allo Stadio Olimpico), e la sala è stata affollata da un centinaio di persone (da osservare quasi tutti “over 50”: dove sono i giovani esponenti del cinema e dell’audiovisivo italiano?!).

È emerso qualcosa di significativo? No, se non due notizie, una afferente al futuro ed una afferente al passato.

La Sindaca ha annunciato che la sua amministrazione sta lavorando all’accorpamento dei vari soggetti istituzionali-amministrativi che intervengono in materia di cinema ed audiovisivo a Roma, a partire dalla Fondazione Cinema per Roma, per arrivare alla Roma Lazio Film Commission, passando per la Casa del Cinema (che ha ospitato l’incontro, in quel di Villa Borghese): la nuova creatura pubblica si chiamerà Agenzia Romana per il Cinema e l’Audiovisivo.

L’altra notizia è stata l’aver rivelato la Sindaca pubblicamente che, durante la fase di rilancio di Istituto Luce Cinecittà ad opera della “mano pubblica”, Roma Capitale ha ritenuto di non intervenire, sia per evitare di disturbare il “grande manovratore”, alias il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, sia per evitare che crescessero gli appetiti dei soggetti privati – Luigi Abete, Diego della Valle, Aurelio del Laurentiis – che sono stati controparte nelle transazioni che hanno riportato tutta, o quasi, Cinecittà sotto il controllo pubblico.

Si ricordi che, nel luglio 2017, con l’acquisizione del ramo d’azienda di Cinecittà Studios, gli storici studi di Via Tuscolana in zona Cinecittà sono ritornati nelle mani dello Stato, gestiti da Istituto Luce-Cinecittà. Ha detto a chiare lettere Virginia Raggi: “siamo stati fuori dall’operazione Luce Cinecittà per non turbare le trattative”. L’intera vicenda della “nuova Cinecittà” merita opportuni approfondimenti, perché resta comunque una operazione con molti aspetti controversi (vedi “Key4biz” del 2 febbraio 2018, “Le perplessità sulla ennesima ‘Cinecittà Futura’”).

Sono intervenuti come relatori Roberto Cicutto, Presidente ed Amministatore Delegato di Luce-Cinecittà, Francesca Cima, Presidente dei Produttori dell’Anica, Francesco Careri, professore universitario ad architettura e fondatore del Laboratorio di Arte Urbana Stalker Osservatorio Nomade. Ha introdotto con eleganza Giorgio Gosetti, Direttore della Casa del Cinema, ed ha moderato con pacatezza Giampaolo Roidi, giornalista dell’Agenzia Italia (Agi).

Il dibattito è stato aperto, e sono intervenuti una decina dei presenti, ma “magna pars” è stata indubbiamente la Sindaca: l’iniziativa sembra essere stata una occasione per consentire a Virginia Raggi di dimostrare che la sua amministrazione è sensibile al sistema del cinema e dell’audiovisivo (che lo si consideri “industria” e/o “artigianato”), e che le piccole (grandi) polemiche che hanno impegnato la stampa romana (e la politica romana) nei mesi scorsi vanno ridimensionate.

Il riferimento è una infuocata polemica che s’è scatenata con “i ragazzi” del Cinema America, ovvero con il gruppo di giovani cinefili che organizza una kermesse di proiezioni gratuite all’aperto, nella centralissima piazza trasteverina di San Cosimato, iniziativa che la giunta grillina ha censurato, evidenziando l’anomalia di assegnazioni di spazi pubblici senza rispetto delle procedure formali previste dalla legge, ovvero dei bandi comunali: a partire dalla querelle, s’è scatenato uno scontro tra il Partito Democratico ed il Movimento 5 Stelle, una dinamica sicuramente sproporzionata rispetto alle dimensioni “micro” della vicenda. A latere dell’incontro, la Sindaca ha sostenuto che sarebbe in corso un processo di pacificazione con Valerio Carocci, il leader del “movimento” (perché questo è) del Piccolo Cinema America (si ricorda che i ragazzi sono partiti da un tentativo di occupazione di una sala cinematografica romana chiusa ed abbandonata).

La vicenda del Piccolo Cinema America e dell’arena pubblica di Piazza San Cosimato dovrebbe in verità stimolare una riflessione complessiva sul deficit di politiche pubbliche in materia di cinema a Roma: sale cinematografiche chiudono, il Centro Storico è ormai cinematograficamente quasi desertificato, arene estive allocate senza logica che paradossalmente azzerano le potenzialità delle (poche) sale cinematografiche che restano aperte a luglio ed agosto, nessuno si prende la briga di studiare seriamente le dinamiche di fruizione e le logiche di domanda ed offerta… Il mercato è quindi abbandonato a sé stesso, e la mano pubblica assiste passiva ad una deriva di consumo di cinema che dovrebbe inquietare tutti, anche per le profonde conseguenze socio-culturali, oltre che nel tessuto urbano.

A distanza di due anni quasi dalle elezioni, l’Amministrazione Capitolina “scopre” il problema: “meglio tardi che mai”, ha giustamente commentato Francesco Rainero Martinotti, Presidente dell’Anac, la storica Associazione Nazionale Autori Cinematografici. Martinotti ha anche domandato, con elegante polemica alla Sindaca: “è bello che lei ci inviti ad un confronto, e voglia ascoltare le nostre esigenze, ma vorremmo anche comprendere qual è la vostra politica, quale la strategia…”. Ahinoi, la gentile e graziosa Raggi non è stata in grado di fornire una risposta organica: è riemerso un leit-motiv tipico del M5S quando va al governo: “stiamo studiando”. Ancora studiando, Sindaca???

In effetti, va dato atto che Virginia Raggi ha preso appunti attentamente per le tre ore di incontro, redigendo due o tre pagine, e, quando le è stato chiesto di manifestare una qualche “conclusione”, ha semplicemente proposto un accurato resoconto dell’incontro che sarebbe stato perfetto anche per queste colonne. Ha diligentemente preso appunti, come una appassionata laureanda in scienze della comunicazione, o come una brava aspirante giornalista. Portare “a sintesi” quel che ha ascoltato era peraltro evidentemente arduo, in assenza di un background cognitivo adeguato e di una preliminare analisi di scenario. E qui si centra il problema essenziale: la Giunta Raggi non ha idea ben chiara di “cosa” fare nel settore, perché non dispone di dati ed analisi adeguate. Ma non è l’unica pubblica amministrazione a soffrire di questo deficit.

La questione è locale e nazionale al contempo: tante volte abbiamo denunciato, anche su queste colonne, le carenze del sistema informativo del cinema e dell’audiovisivo nazionale. Pochi dati, parziali e frammentari, spesso partigiani, spesso strumentalizzati “pro domo” dell’una o altra parte. Si governa quasi sempre nasometricamente, le politiche sono influenzate dagli umori del “governante” di turno.

Ed in effetti, nello scoraggiante dibattito di ieri non è emerso proprio nulla di nuovo.

Roberto Cicutto ha rivendicato la nuova centralità di Cinecittà Luce ed ha addirittura lanciato l’idea di un circuito di sale cinematografiche pubbliche (esisteva, decenni fa, ed è stato smantellato a causa della sua inefficienza economica e fors’anche della sua inefficacia ad intervenire culturalmente nel mercato), ma senza che qualcuno sia in grado di dimostrare che è un’esigenza realmente rispondente alla domanda. Cicutto ha anche sostenuto che le risorse pubbliche allocate a favore del “tax credit” non sono sufficienti: “non bastano, soprattutto per quanto riguarda le produzioni internazionali, si tratta di soltanto 25 milioni di euro, a fronte dei 600 milioni di sterline che il Governo del Regno Unito dedica a questi stimoli…”.

Francesca Cima ha incredibilmente ripetuto, a proposito della “filiera” e dell’“indotto” del cinema a Roma, che “non abbiamo i numeri… non abbiamo i numeri… servirebbe un osservatorio… servirebbe un centro studi…”, e naturale sorge il quesito: ma l’Anica non dispone di un buon Ufficio Studi, diretto dalla qualificata Francesca Medolago Albani, che è anche Vice Presidente del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo, massimo organo di consulenza del Mibact?! E che fine ha fatto l’Osservatorio dello Spettacolo del Ministero?!

Giancarlo Leone, Presidente dell’Associazione dei Produttori Televisivi (Apt), ha ringraziato la Sindaca, ed ha ricordato che “cinema è ormai anche audiovisivo”, segnalando che la “fiction” muove 300 milioni di euro l’anno e la produzione di “entertainment” altri 200 milioni. Leone ha enfatizzato che un “incontro come questo” non si teneva da molti anni: a sua memoria dagli anni 2004/2005, “dai tempi di Veltroni, quando nel 2006 si inventò la Festa del Cinema”.

E qui naturale sorge il quesito: qualcuno ha mai studiato gli effetti benefici (o meno) della Festa di Roma (a livello metropolitano nelle dinamiche di consumo, a livello nazionale nei processi di promozione), a fronte della dispersione di risorse pubbliche che avrebbero invece potuto rafforzare il Festival di Venezia?! No.

E qualcuno si domanda se il tanto decantato Mia – Mercato Internazionale dell’Audiovisivo faccia realmente bene al mercato? No. Nessuna valutazione d’impatto: nihil novi… (vedi “Key4biz” del 13 luglio 2017, “Tra cinema e televisione, tutte le crepe della governance”).

Ci si affida agli umori del “governante” di turno, si inventano eventi ed iniziative con fantasia creativa, senza mai preventivi studi di fattibilità, analisi di mercato, e – sia mai! – valutazioni d’impatto.

E spesso questi “eventi” divengono “strutture” burocratiche ovvero piccoli/grandi “carrozzoni” finanziati dalla mano pubblica, con assunzioni discrezionali, con logiche clientelari e scambi impropri rispetto all’auspicio di una “res publica” trasparente.

Di immediatamente concreto, la Sindaca ha annunciato che tra maggio e giugno partiranno in modalità sperimentale le nuove procedure per il rilascio dei permessi per utilizzare Roma come “location”: tutto sarà semplificato digitalmente, senza la necessità per gli operatori di doversi recare fisicamente negli uffici comunali. I produttori faranno una richiesta “online” con la possibilità di tracciare anche le fasi di questa richiesta, dunque tempi certi e una procedura telematica codificata e rapida.

Il Vice Sindaco Luca Bergamo ha annunciato che la Giunta sta ragionando su una possibile rigenerazione di tre sale cinematografiche che sono di proprietà comunale: l’Apollo, l’Airone, il Rialto.

Immaginiamo verranno presto pubblicati bandi: ci si augura dopo uno studio delle caratteristiche del mercato, e non soltanto “riaprire” per il gusto (estetico-culturale) di riaprire cinematografi chiusi ed abbandonati a sé stessi.

Nel dibattito, sono intervenuti anche il Presidente dell’Anem (l’associazione dei multiplex, aderente all’Anica) Carlo Bernaschi, che ha sostenuto – per propria esperienza personale come imprenditore e partner – che è miseramente fallito un tentativo di circuito di sale cinematografiche pubbliche, a causa dell’incapacità di adottare logiche d’impresa.

Il produttore Fulvio Lucisano ha “banalmente” ricordato che le chiacchiere stanno a zero, e forse ci si deve domandare se c’è un qualche errore nelle politiche pubbliche italiane, se in Francia ogni anni sono oltre 200 milioni i biglietti cinematografici venduti, a fronte degli ormai meno di 100 dell’Italia. Lucisano ha ironizzato sul “senso” culturale della tanto decantata Festa del Cinema, realizzata “presso l’Auditorium della Musica, e non nelle sale cinematografiche!”. La Sindaca Raggi ha detto che faceva proprio lo stimolo critico proposto: “è un paradosso, effettivamente”, ha sostenuto.

Sono poi intervenuti, tra gli altri: Stefania Casini, in rappresentanza di Doc/it, l’associazione dei documentaristi italiani, che ha lamentato come questa tipologia di audiovisivo non riesca ad acquisire adeguato sbocco nelle sale cinematografiche; Ginella Vocca, fondatrice dell’eccellente MedFilm Festival, che ha lamentato la difficoltà nella distribuzione cinematografica delle opere che la sua kermesse propone; Andrea Occhipinti, Presidente dei Distributori dell’Anica, che ha rimarcato come Parigi batta Roma soprattutto per una cultura di “flessibilità” delle pubbliche amministrazioni (anche rispetto ai permessi per girare), ma soprattutto per come il cinema informi in modo pervicace ed efficace tutte le politiche culturali della Francia…

Ultimo relatore Francesco Careri, architetto ed organizzatore culturale (Stalker è un collettivo artistico d’avanguardia), che ha presentato una fotografia veramente deprimente della situazione degli spazi cinematografici nella Capitale, avvalendosi anche del lavoro di laurea di una sua studentessa, Giulia Mazzocchi: dati negativi e tristi, e basti citare che a Roma negli ultimi anni hanno chiuso 17 sale cinematografiche… Di questi giorni, l’annuncio della chiusura, tra poche settimane, del Cinema Maestoso, che pure è stato il primo multiplex della Capitale.

Nessun rappresentante dell’Anec – Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici è intervenuto, e ciò è grave, perché riteniamo siano proprio gli esercenti cinematografici dell’Agis ad essere i più titolati a parlare di cinema – inteso come fruizione “theatrical” – anche a livello “locale” (oltre che nazionale): che l’Anec abbia maturato un grande sconforto rispetto a questi dibattiti, cui spesso segue il vuoto?!

Toni complessivamente tutti sereni e cheti (unico guizzo polemico quello di Rainieri Martinotti, succitato), discreta confusione di idee, ma al contempo discreta fiducia per “quel” che la coppia Raggi-Bergamo andrà a proporre. Anche se francamente non ci sembra che questi primi due anni di “governo della cultura” romana abbiano evidenziato un salto di qualità significativo: non c’è soltanto moria di sale cinematografiche ma anche di librerie, e tante altre sono le criticità del sistema culturale romano… Insomma, rispetto alle aspettative degli elettori, ci sembra che il duo Raggi-Bergamo sia ancora ben lontano dal raggiungimento degli annunciati obiettivi di rigenerazione del sistema culturale capitolino. E, dopo due anni, non si può continuare a sostenere “stiamo studiando”. Urge un’accelerazione, negli studi forse anche, ma soprattutto nelle politiche. Confessiamo che quando la gentile Raggi ha sostenuto che “è più importante il percorso della meta”, stavamo stramazzando a terra…

Il secondo incontro è previsto giovedì 31 maggio, sempre alla Casa del Cinema (dalle ore 10.30 alle 13.30).

Il Direttore della Casa del Cinema, Giorgio Gosetti, ha chiuso i lavori, non senza lieve ironia: “dato che spesso queste meravigliose adunanze plenarie lasciano il tempo che trovano, cioè forniscono stimoli intellettuali che non producono ricadute concrete, sarebbe forse opportuno prevedere che il prosieguo dei lavori preveda un confronto tra competenze specifiche”.

La Sindaca ha accolto la proposta. E vediamo se l’incontro del 31 maggio sarà meno… fuffologico. Gosetti ha anche toccato un altro tasto dolente: manca al “sistema cinema” di Roma (perché, esiste un… “sistema” del cinema a Roma?!) una capacità di comunicazione e promozione. Precisando che interveniva da cittadino, ha lamentato che, per esempio, le attività della Casa del Cinema, pur apprezzabili, sono totalmente sconosciute alla cittadinanza, perché manca completamente un’azione comunicazionale e promozionale da parte del Comune… Critica assolutamente corretta e condivisibile quella di Gosetti, che potrebbe stimolare ulteriori riflessioni sul complessivo deficit di capacità promozionale, a livello nazionale ed internazionale, del cinema italiano (e più in generale dell’audiovisivo nazionale).

Intanto, oggi alle 18, a Cinecittà, un’ennesima piccola iniziativa di “promozione”: “Fare Cinema 2018. I Mestieri del Cinema. 1ª Settimana del Cinema italiano nel Mondo”. Sono annunciati, per l’evento di lancio, Roberto Cicutto (Presidente Istituto Luce Cinecittà), Francesco Rutelli (Presidente Anica), Vincenzo de Luca (Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri), Nicola Borrelli (Direttore Generale per il Cinema) ed artisti come il Maestro Ennio Morricone, Francesca Lo Schiavo, Gabriella Pescucci, Paolo Genovese… “Fare cinema” è una nuova iniziativa promossa dal Maeci (Ministero degli Affari Esteri), che ha l’obiettivo di promuovere all’estero, con il supporto della rete diplomatico-consolare e degli Istituti Italiani di Cultura, la produzione cinematografica italiana di qualità. Si svolgerà nella settimana tra il 21 e il 27 maggio 2018, coinvolgendo tutti i mestieri del cinema con 100 “testimonial” in 100 città estere. Cento “ambasciatori” del nostro cinema – attori, registi, sceneggiatori, direttori di fotografia, scenografi, compositori, costumisti, truccatori, montatori, effetti speciali… – per raccontare l’arte italiana dello schermo attraverso conferenze, incontri con il pubblico, seminari, racconti ed esperienze di un lavoro quotidiano, fatto di passione, creatività e grandi competenze tecniche. Sulla carta, sembra una iniziativa interessante, ma ci vuole ben altro, per ragionare in modo serio ed organico e strategico, per la promozione internazionale del “made in Italy” audiovisivo: ancora una volta, un intervento piccino picciò, in uno scenario frammentario e dispersivo.