Consultazione

ilprincipenudo. Stati Generali della Giustizia: consultazione riuscita, ma poco spazio a cultura e media

di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale - IsICult) |

Il 18 e 19 aprile nel carcere di Rebibbia la due giorni di dibattito degli Stati Generali dell’Esecuzione Penale, avviati un anno fa dal Ministero della Giustizia sulle condizioni del sistema carcerario.

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Lunedì 18 e martedì 19 aprile, le porte del carcere romano di Rebibbia si sono aperte alla “società civile”, ed il grigio auditorium dell’istituto penitenziario ha accolto oltre trecento persone, con un “parterre de roi”: dal Ministro Andrea Orlando al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Cardinal Angelo Bagnasco, dalla Commissaria Europea per la Giustizia Věra Jourová al Presidente Emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, tutti attivi partecipanti delle giornate conclusive degli “Stati Generali dell’Esecuzione Penale”, avviati un anno fa.

La prima sessione del dibattito (nel pomeriggio di lunedì 18) ha registrato anche la presenza (silente) del Presidente Sergio Mattarella. Circa 700 persone (detenuti inclusi) hanno potuto seguire i lavori grazie al maxi-schermo allestito nella chiesa del carcere. Il Ministero ha garantito la diretta in streaming degli Stati Generali.

L’iniziativa ha registrato una buona rassegna stampa, e complessivamente si è registrato un diffuso apprezzamento per la due giorni di riflessione teorico-pratica: molte ore dense di riflessioni (spesso iperspecialistiche), tutte concentrate sul tentativo di abbattere i “muri” che separano storicamente il carcere dalla società.

Da segnalare – e lamentare – una forte prevalenza di magistrati e giuristi, a fronte di un approccio che vorrebbe invece essere sociologico-culturologico, di apertura in ottica multidimensionale e multidisciplinare. Non è certo bastato l’intervento eterodosso di un’attrice del calibro di Valeria Golino per comprendere al meglio la funzione catartica che la cultura può svolgere (anche) nell’habitat carcerario.

In effetti, nessuno degli interventi si è concentrato sulla funzione rigenerativa che la cultura può / deve svolgere all’interno del carcere, e non ci è parso ben focalizzato nemmeno l’intervento della Presidente della Rai Monica Maggioni (peraltro costretta a parlare alla conclusione della prima giornata dei lavori, a tarda ora – oltre le 20 – con un uditorio decimato, ovviamente stremato), che ha fatto riferimento soprattutto alla propria esperienza giornalistica (dalla Nigeria a Guantanamo), ma poche parole ha speso sulla rappresentazione Rai (e, più in generale, del sistema mediale italiano) della dimensione carceraria. Eppure ci sarebbe molto, e di problematico, da analizzare su come i media italiani trattano la dimensione carceraria e, più in generale, il sistema della giustizia, tematiche delicate spesso affrontate con logiche di allarmismo emergenziale, di semplificazioni giustizialistiche, di populismo securitario.

Come abbiamo già scritto su queste colonne (vedi da ultimo “Key4biz” del 13 aprile 2016, “Consultazione Rai, ‘pubblica’ ma ‘a porte chiuse’. Cultura e pubblicità nel questionario?”), una delle caratteristiche del Governo a guida Matteo Renzi è la volontà di “deliberare” alla luce di una conoscenza delle istanze dei settori sui quali si interviene, attraverso lo strumento della consultazione “dal basso”: questo spirito è in sé apprezzabile metodologicamente, anche se spesso le migliori intenzioni sono contraddette da procedure operative che si rivelano deficitarie, fallaci, erratiche. Più che una autentica logica “bottom-up”, sembra che venga messa in scena una rappresentazione mediatica della stessa. Come dire?! La “consultazione renziana” sembra in qualche modo un’evoluzione mediologica del “sondaggismo berlusconiano” (alla fin fine sempre all’interno di una logica da “politica spettacolo”).

Se la consultazione per la legge “Buona Scuola” ha registrato numeri impressionanti in termini di partecipazione popolare (e di interazione con la comunità di riferimento), tutt’altro approccio – elitario e riservato – ha purtroppo finora caratterizzato la consultazione “#CambieRai” promossa dal Ministero dello Sviluppo Economico in relazione alla prossima convenzione tra Stato e Rai.

Da segnalare che la consultazione promossa dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca è stata realizzata prima dell’approvazione della legge di riforma della scuola, mentre la consultazione promossa dal Mise è stata promossa dopo la legge di riforma della “governance” Rai.

Non si tratta di un dettaglio.

E peraltro proprio oggi (mercoledì 20 aprile) il Consiglio di Amministrazione viene chiamato ad esprimersi sul piano industriale Rai: ci domandiamo come diavolo possa aver elaborato questo documento (incredibilmente secretato finanche per i membri del Cda fino a poche ore prima della riunione) il potente Amministratore Delegato di Viale Mazzini, se è vero che il “public service broadcaster” nazionale dovrebbe attendere giustappunto la novella convenzione, per definire al meglio le proprie missioni.

O si tratta di un “piano industriale” assai provvisorio e destinato ad imminenti correzioni di rotta da parte del capitano Antonio Campo Dall’Orto… O si tratta di una consultazione sostanzialmente inutile, ovvero di un esercizio di simulazione teorica, allorquando le decisioni reali e le strategie concrete sono già state assunte nelle segrete stanze del Palazzo (Chigi)…

Su queste delicate vicende, torneremo presto.

Vogliamo augurarci che i 128 “convocati” per la giornata di avvio della consultazione sulla Rai (tra cui anche chi redige queste noterelle) non debbano tra qualche mese giungere alla deprimente conclusione di essersi prestati ad un gioco mediatico, come simpatici portatori d’acqua del principe, ed involontari cantori della magnifica riforma della televisione pubblica italiana…

Gli “Stati Generali dell’Esecuzione Penale” rappresentano un’operazione consultiva di approccio diverso: non grandiosi (a livello dimensionale e di interazione con la cittadinanza) come la consultazione della “Buona Scuola”, ma strutturati certamente meglio rispetto alla consultazione “CambieRai” (il Ministero della Giustizia ha promosso un dibattito approfondito tra gli esperti coinvolti, arricchito da numerose audizioni durate alcuni mesi).

La kermesse di ieri e l’altro ieri ha cercato di proporre una qualche sintesi dei mesi di lavoro di 18 “tavoli tematici”, formati da oltre 200 persone (accademici, giuristi, magistrati, architetti, sociologi, medici, sportivi, educatori, dirigenti penitenziari e poliziotti, psicologi, politici…), che hanno anche promosso audizioni con altre centinaia di operatori del settore ed esperti.

Ogni “tavolo” ha prodotto un corposo rapporto finale. Dal 12 febbraio al 12 marzo 2016, è stato anche possibile inviare commenti (l’Ufficio Stampa del Ministero, nonostante le nostre reiterate istanze, non ha fornito un dato quantitativo sui flussi di feedback: quanti cittadini hanno espresso il proprio parere?! non è dato sapere…).

Il Professor Glauco Giostra (accademico di lungo corso e già membro del Csm) ha coordinato i lavori degli “Stati Generali”, nella veste di Presidente del Comitato Scientifico. È stata distribuita ai partecipanti una pen-drive con tutti i documenti (centinaia di file, considerando anche gli allegati) ed è stato presentato un “Documento finale” di un centinaio di pagine. Tutta questa documentazione è disponibile online, nella apposita sezione del sito web del Ministero dedicata agli Stati Generali. Certamente assai apprezzabile questa pubblicità e disseminazione dei materiali di lavoro.

Superata l’emergenza del sovraffollamento (i detenuti in Italia sono attualmente 53mila – di cui un 30 per cento è straniero – a fronte dei 68mila di fine 2010, e l’Italia non è più nella “black list” della Corte Europea dei Diritti Umani), il Ministro Orlando ha voluto promuovere un ripensamento sull’istituzione “carcere”.

Si ricordi che la dimensione carceraria costa all’italico Stato ben 3 miliardi di euro l’anno, con un tasso di recidiva tra i peggiori d’Europa (circa il 56 per cento).

Il Guardasigilli, nella sua relazione, s’è dichiarato impressionato da una scritta che ha trovato spesso nei graffiti sulle mura delle carceri: “Il carcere è un ozio senza riposo, dove le cose facili sono rese difficili da cose inutili”. Orlando ha auspicato una riforma del sistema delle pene (serve una “nuova idea di pena”), sostenendo che “il carcere più sicuro è oltre le celle”. Si deve ragionare su “un nuovo modello di esecuzione penale per superare lo stigma del carcere”.

Le statistiche dimostrano che chi svolge attività culturali (e comunque lavorative) in carcere ha un tasso di recidiva assai basso, così come chi è sottoposto a misure alternative rispetto al carcere. In sostanza, il “carcere” è una istituzione che, se resta chiusa nella propria autoreferenzialità, ri-produce se stessa.

Il lavorio degli Stati Generali dovrebbe fornire un contributo concreto anche alla messa a punto della “delega” che il Parlamento ha affidato al Governo, in materia di riforma della giustizia, attualmente all’esame del Senato.

Complessivamente, gli interventi a Rebibbia son stati “positivi”, nel senso che tutti hanno manifestato plauso nei confronti del Ministro Orlando e dell’iniziativa degli Stati Generali. In casi come questo, l’assenza di voci fuori dal coro preoccupa sempre un po’. Sarebbe stato stimolante ascoltare, per esempio, la voce di un’associazione indipendente e pugnace che funge da osservatore critico del sistema delle carceri italiane, qual è Antigone (che proprio pochi giorni fa ha presentato la XII edizione del proprio rapporto annuale).

Qualche cenno discretamente critico nelle parole del giovane ed appassionato Francesco Cascini, capo del nuovo Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità, che ha lamentato il deficit di risorse, a fronte di impegni crescenti in materia di “esecuzione penale esterna” (son state gestite nel 2015 ben 41mila misure, a fronte delle 26mila nel 2011, implementate dalle norme su messa alla prova e lavoro di pubblica utilità), dinamica che sta spostando la sanzione penale dal carcere verso la comunità.

Molto ci si attende anche dall’eccellente Mauro Palma (accademico ed esperto di livello, tra l’altro Membro per l’Italia del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura e dei trattamenti o pene inumani o degradanti), nominato qualche settimana fa Garante Nazionale dei Diritti delle Persone Detenute o Private della Libertà Personale, e ci si deve augurare che quest’istituzione venga dotata delle risorse adeguate.

Quel che in verità più ci ha impressionato è stata la relazione letta dal Presidente della Cei, il Cardinal Bagnasco (che è anche Arcivescovo di Genova): come dire?! Non ha affrontato paradossalmente la questione centrale – il carcere – ma ha proposto una raffinata lettura critica della giustizia umana nella dimensione del sociale, interrogandosi su cosa sia il “bene comune”. Ci hanno colpito le sue parole: “Non sempre è stata la coscienza collettiva una coscienza sana. Quando la cultura alimenta miti, esigenze, simboli vuoti, mode, nasce una società sotto il segno della menzogna, che induce comportamenti tragicamente coerenti con una bolla di fantasmi”.

Centrale appare il concetto di “cultura”, giustappunto.

Critica ben severa nei confronti dell’immaginario prodotto dal capitalismo (vecchio e contemporaneo), in perfetta sintonia con le tesi di Papa Francesco. Avremmo molto apprezzato, se un esponente dello Stato italiano avesse manifestato un’interpretazione critica altrettanto alta e sensibile. Grande assente, anche se evocato da molti intervenuti, Marco Pannella: notoriamente le sue condizioni di salute sono gravi, ma ci domandiamo se sarebbe stato effettivamente invitato ad intervenire agli Stati Generali se fosse stato bene…

E naturale sorge il quesito: la Rai non ha forse una sua grave responsabilità, in questa riproduzione di un immaginario consumistico e materialistico, prevalentemente conformista banale stereotipato, lontano anni-luce da una dimensione spirituale – semplicemente umana – dell’esistenza?

Da segnalare infine il divertente ed acuto contributo che il Ministro Andrea Orlando ha chiesto al noto regista ed attore pugliese Checco Zalone, che ha già registrato un buon successo su web (clicca qui, per il video).

  • Clicca qui, per vedere la registrazione audiovideo degli “Stati Generali dell’Esecuzione Penale” promossi dal Ministero della Giustizia, Roma, 18-19 aprile 2016, su RadioRadicale.
  • Clicca qui, per il “Documento finale” degli Stati Generali dell’Esecuzione Penale.
  • Clicca qui, per la Relazione del Guardasigilli Andrea Orlando agli Stati Generali dell’Esecuzione Penale.
  • Clicca qui, per la relazione del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco agli Stati Generali dell’Esecuzione Penale.