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ilprincipenudo. Rapporto Migrantes, gap sempre più ampio tra realtà e rappresentazione dei media

Angelo Zaccone Teodosi

Questa mattina, presso la Sala Marconi di Radio Vaticana, è stata presentata la XXVII edizione del “Rapporto Immigrazione”, ormai storica pubblicazione co-promossa e co-curata da due anime (organismi pastorali) della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), la Caritas e la Migrantes, la prima focalizzata nella lotta alle povertà e la seconda nel sostegno ai migranti.

È stato proposto un corposo set di dati, che offrono una sintesi – soprattutto statistica – di informazioni essenziali sulle migrazioni: il “Rapporto”, edito dalla Tau di Perugia (186 pagine, 15 euro), resta uno strumento utile per chiunque si interessi di queste tematiche (operatore sociale, ricercatore, giornalista, rappresentante delle istituzioni, attivista…), ma purtroppo il “Rapporto Immigrazione” in questo nuovo “format” (curato prevalentemente da Claudio Marra dell’Università di Salerno e dal giovane storico Simone Varisco) ha perso quella che era divenuta una sua specifica preziosa caratteristica, ovvero l’approfondimento saggistico tematico (nell’ultima edizione 2016, la XXVI, dedicato alle “Nuove generazioni a confronto”), di impostazione soprattutto sociologica.

I promotori hanno rivendicato l’esigenza di una migliore capacità “comunicativa” del rapporto annuale, e non a caso è stata modificata l’impostazione editoriale (dimensione del volume tendente a quello di una rivista, foliazione ridotta ad un terzo rispetto a quella precedente) e soprattutto è stato costruito un “layout” grafico di maggiore “appeal”, con un discreto ricorso all’infografica in quadricromia.

Il “Rapporto” è l’evoluzione dell’iniziativa avviata nel 1991 su particolare impulso del compianto promotore della Caritas diocesana di Roma, Monsignor Luigi Di Liegro (1928-1997).

Un florilegio dei tanti (forse troppi…) dati proposti, quasi tutti di fonti altre (Caritas-Migrantes si propongono infatti così come selettori ed elaboratori di secondo livello): nel 2017, sono 258 milioni le persone che nel mondo vivono in un Paese diverso da quello di origine. Dal 2000 al 2017, il numero delle persone che hanno lasciato il proprio Paese di origine è aumentato del 49 %. Nel 2017, i migranti rappresentano il 3,4 % dell’intera popolazione mondiale, rispetto al 2,9% del 1990. L’Italia, con 5.144.440 immigrati regolarmente residenti sul proprio territorio (8,5 % della popolazione totale residente in Italia), si colloca al quinto posto in Europa e all’11° nel mondo. Nel 2017, sono 38,6 milioni i cittadini stranieri residenti nell’Unione Europea (30,2 % del totale dei migranti a livello globale).

Il Paese europeo che nel 2017 ospita il maggior numero di migranti è la Germania (oltre 12 milioni), seguita da Regno Unito, Francia e Spagna.

Le comunità straniere più consistenti sono quella romena (1.190.091 persone, pari al 23,1 % degli immigrati totali), quella albanese (440.465, 8,6 % del totale) e quella marocchina (416.531, 8,1 %). I cittadini stranieri risultano risiede soprattutto nel Nord-Ovest della Penisola (33,6 %) e a diminuire nel Centro (25,7 %), nel Nord-Est (23,8 %), nel Sud (12,1 %) e nelle Isole (4,8 %).

Altri dati interessanti, non nuovi ma riproposti in modo piuttosto efficace: a fronte di un 58 % di cittadini stranieri che si professano cattolici, c’è un 28 % di musulmani. Secondo le più recenti stime della Fondazione Ismu, su un totale di 5.144.440 stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2018, i musulmani sono poco meno di 1 milione e mezzo, pari al 28,2 % del totale degli stranieri. I cristiani, complessivamente, sono il doppio: quasi 3 milioni, in aumento di circa 50mila unità negli ultimi due anni. Ne consegue che, nel complesso, il 57,7 % dei cittadini stranieri residente in Italia è cristiano. Si tratta in maggioranza di ortodossi (1,6 milioni, dei quali quasi 1 milione romeni) e 1,1 milioni di cattolici (tra coloro che migrano dall’Est Europa soprattutto albanesi, una minoranza di romeni e polacchi, filippini tra coloro che migrano dall’Asia, ecuadoriani e peruviani fra i latinoamericani). Fra le nazionalità delle principali comunità religiose locali, il gruppo marocchino è il principale di religione musulmana nelle 3 regioni con più cittadini stranieri con tale appartenenza religiosa, ovvero Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.

Nell’anno scolastico 2016-2017, gli alunni stranieri nelle scuole italiane sono 826.091 (di cui 502.963 nati in Italia, pari al 61 %), in aumento rispetto all’anno scolastico 2015-2016 di 11.240 unità (+ 1,4 %). Nell’anno scolastico 2016-2017, la scuola primaria accoglie la maggiore quota di alunni stranieri: 302.122, il 37 % del totale. L’incidenza degli alunni stranieri sul totale della popolazione scolastica varia in modo significativo in ragione del fatto che alcune Regioni e Province hanno una spiccata capacità attrattiva nei confronti di immigrati che vogliono insediarsi stabilmente con la propria famiglia. Le maggiori incidenze si riscontrano nelle Regioni del Nord, con il valore massimo in Emilia Romagna (15,8 %), significativamente maggiore del valore nazionale (9,4 %), seguita da Lombardia (14,7 %) e Umbria (13,8 %). Nelle regioni del Centro-Nord, il valore non scende al di sotto del 10 %, con la sola eccezione del Lazio (9,5 %). Decisamente inferiori i dati relativi alle regioni del Sud.

Al 31 dicembre 2017, la popolazione carceraria conta 19.745 detenuti stranieri tra imputati, condannati e internati: rispetto allo stesso periodo del 2016, quando gli immigrati erano 18.621, si registra un incremento del + 6 %. Rimane inalterata, tuttavia, l’incidenza della componente estera sul dato complessivo della popolazione carceraria, a distanza di dodici mesi ancora ferma al 34 %…

Fin qui, alcuni dati.

La presentazione dei dati è stata interessante, anche se forse non stimolante come quella di un paio di anni fa, che si era caratterizzata per un intervento effervescente dell’allora Segretario Generale della Cei, Monsignor Nunzio Galantino, di cui avevamo dato ampio resoconto su queste colonne (vedi “Caritas-Migrantes: 5 milioni di immigrati in Italia. La Cei striglia (di nuovo) la politica”, su “Key4biz” del 5 luglio 2016). Si ricorda peraltro che Galantino a fine giugno 2018 è stato nominato dal Pontefice Presidente della potente Apsa – Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede, organismo vaticano che Papa Francesco ha deciso di voler radicalmente riformare (e senza dubbio Galantino può essere la persona giusta, per eliminare ogni scheletro dagli armadi e fare luce nelle nebbie). Proprio oggi, peraltro, è emersa la notizia della nomina da parte di Papa Francesco del successore di Galantino alla guida della Cei: Monsignor Stefano Russo, giovane (classe 1961) Vescovo di Fabriano-Matelica (e, dal 2005 al 2015, Responsabile dell’Ufficio Nazionale Beni Culturali Ecclesiastici della Cei).

Caritas e Migrantes sostengono che è evidente che ci troviamo di fronte ad una “emergenza culturale”, che richiede un intervento strutturato e di lungo periodo: è urgente mettere in campo tutte le risorse educative capaci di stimolare, da un lato, il necessario approfondimento rispetto a temi che sono ormai cruciali, e, dall’altro lato, di accompagnare le nostre comunità verso l’acquisizione di una nuova “grammatica della comunicazione”, che sia innanzitutto aderente ai fatti e rispettosa delle persone.

L’emergenza di cui parla il Rapporto è infatti anche – e forse soprattutto – mediatica e si evidenzia come appaia sistematica la correlazione fra l’aumento di interesse mediatico sui i flussi migratori diretti verso l’Italia e gli eventi di natura politica che coinvolgono il Paese.

Il monitoraggio delle notizie riguardanti l’immigrazione apparse nei telegiornali di prima serata delle reti Rai, Mediaset e La7 (fonte Osservatorio Europeo sulla Sicurezza) rivela che in dodici anni i riferimenti all’immigrazione sono aumentati di oltre 10 volte, passando dalle 380 notizie del 2005 alle 4.268 del 2017.

È comunque dimostrabile una contraddizione, una frattura tra la realtà dei fatti e la loro rappresentazione mediale: anche se il flusso dei migranti verso l’Italia diminuisce, esso viene comunque enfatizzato, e diviene oggetto di polemiche distorte.

Il tema “migrazione” alimenta continuamente un flusso di “fake news”, di deformazioni e di manipolazioni.

Secondo la fonte Unhcr (l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), tra il 1° gennaio e il 31 agosto 2018 è sbarcato in Italia l’80 % di migranti in meno rispetto allo stesso periodo del 2017, ma ciò non dipende – evidentemente – dalle nuove politiche governative (l’attuale Governo è entrato in carica il 1° giugno 2018), ma da un insieme di concause complesse.

Sul banco degli imputati, insieme a quella che potremmo definire sinteticamente una politica “ignorante”, un sistema mediale “connivente”.

Colpisce constatare che la sensazione di minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico ricondotta all’immigrazione sperimenta dal 2013 una crescita costante: nel corso del 2017, i telegiornali di prima serata si soffermano per lo più sui flussi migratori (40 %), riservando quasi la metà delle notizie ai numeri e alla gestione degli sbarchi sulle coste italiane; un terzo (34 %) dei servizi telegiornalistici è dedicato a questioni che mettono in relazione immigrazione, criminalità e sicurezza.

Monsignor Guerino di Tora, Presidente Fondazione Migrantes (nonché Vescovo Ausilario di Roma), ha sostenuto che “purtroppo, in questo momento, il linguaggio che serve per comunicare, per dialogare e per incontrarsi sta diventando luogo di profonde divisioni. Ecco perché quest’anno abbiamo voluto dedicare il nostro rapporto annuale, che portiamo avanti ormai da 27 anni, proprio al tema di un nuovo linguaggio per le migrazioni”. In effetti, il titolo di questa edizione 2017-2018 è proprio “Un nuovo linguaggio per le migrazioni”, anche se in verità soltanto una minima parte del volume è specificamente dedicata alla tematica “linguistico-semiotico-mediologica”.

Rispetto al “dl Salvini” su immigrazione e sicurezza, il Vescovo Di Tora ha spiegato, a margine del convegno: “la nostra posizione è chiarissima, già si è espresso il Presidente della Cei, il Cardinale Gualtiero Bassetti: costituisce per noi – e penso per molta gente di buona volontà e di impegno solidale – una preoccupazione… La nostra non è una posizione tanto politica, quanto pastorale, di attenzione alle persone, di ribadire la valenza e l’importanza dei diritti fondamentali delle persone… Le migrazioni costituiscono certo un problema non italiano, non europeo soltanto, ma mondiale, quindi sono un qualcosa che deve poter essere gestito politicamente da parte di tutti. Non un qualcosa che si può immaginare solo di reprimere, di chiudere, di tornare indietro, ma evidentemente è un fenomeno epocale. Allora occorre veramente discernere quali devono poter essere le posizioni da prendere tenendo in conto i diritti fondamentali delle persone, il diritto di emigrare, il diritto soprattutto di chi fugge dalla guerra e la guerra non è soltanto quella delle armi, c’è la guerra della siccità, della fame, della miseria, dei contrasti tribali (…) A me, pare che ci sia proprio un aumento, un voler porre forza su questo discorso della paura, per trovare oggi, in una situazione di crisi economica e finanziaria, un capro espiatorio in quello che è il problema dei migranti, quasi di gente che viene a togliere agli altri…”.

Il Direttore della Caritas, Don Francesco Soddu, ha sostenuto che “abbiamo sentito come gli stereotipi sulle migrazioni possono creare un’isteria collettiva, non possiamo tacere la preoccupazione per la costruzione di luoghi comuni sui migranti e su chi lavora per ospitarli. Le Ong sono dipinte come il nemico numero uno (…). Bene comune e solidarietà devono essere alla base della buona politica. Invece, in questo modo, si gettano le basi di una società escludente, sono le cosiddette fake news. Esiste una narrazione falsata del fenomeno migratorio. Sarà nostra preoccupazione promuovere tutto ciò che potrà contribuire ad un’opera di contenimento di questa deriva culturale”.

Oliviero Forti, Responsabile dell’Ufficio Politiche Migratorie e Protezione Internazionale di Caritas, in risposta ad una domanda della collega di “Redattore Sociale”, ha sostenuto, rispetto alla possibilità che il reddito di cittadinanza sia riconosciuto solo agli italiani, che “l’immigrazione è un tema che in termini di consensi funziona, e, anche sul reddito di cittadinanza, funziona, in questa fase, dire che verrà riconosciuto soltanto ai cittadini italiani”. A margine della presentazione, ha sostenuto anche che “l’ultima versione in cui abbiamo ricevuto il decreto Salvini contiene tutta una serie di provvedimenti sull’immigrazione che chiaramente destano preoccupazioni. In primis, quelli legati all’abolizione della protezione umanitaria, perché, nei fatti, questo produrrà molta più irregolarità… Se volessimo metterla su un piano tecnico, la protezione umanitaria, nel momento in cui non viene concessa, fa scattare automaticamente una irregolarità cui potrebbe seguire un rimpatrio forzato di queste persone. Nel momento in cui noi siamo consapevoli, oggi come ieri, che non si riesce a rimpatriare queste persone, una misura di questo tipo, che può essere discussa sul piano teorico, sul piano pratico produrrà tantissimi irregolari a cui comunque bisognerà dare una risposta perché è gente che sta sulle strade”.

Pur non rilanciato dai dispacci di agenzia, un’attenzione particolare merita il corposo e dotto intervento del Professor Mario Morcellini, intervenuto di fatto nella duplice veste di Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e di decano della mediologia italiana (e Pro-Rettore delegato alle Comunicazioni Istituzionali dell’Università “Sapienza” di Roma), nonché tra i primi in Italia ad aver esplorato la tematica del rapporto tra media e migrazioni. Abbiamo ascoltato un Morcellini scoppiettante, eterodosso ed arguto: “dobbiamo avere l’onestà intellettuale e politica di riconoscere che la profondità del cambiamento ci è sfuggita”. È sfuggita sia all’accademia sia agli intellettuali extra-universitari, oltre che ai professionisti della politica. Non s’è registrata una adeguata minima capacità di analisi, e quindi di reazione. “Sono mancati gli strumenti interpretativi”, ed ora ci troviamo di fronte ad un sistema politico affollato di “ignoranti arroganti”, che si arrogano – appunto – di essere loro la fonte primaria di conoscenza ed interpretazione dei fenomeni. Il sistema dei media è stato senza dubbio connivente, in questa deriva che ha trasformato politici e giornalisti in una sorta di monopolisti della “narrazione drammatizzata della società”. Il contributo di Morcellini al “Rapporto Immigrazione” ha un titolo inequivocabile: “il contributo dei media alla costruzione asociale della realtà” (nota bene: “a-sociale”!). Si conclude così: “il panorama di oggi è quello di un sistema informativo che rischia di trasformare i fatti in veleni che intossicano la società, ma, alla lunga, compromettono l’autonomia della comunicazione”. Non c’è da stare allegri. Il Commissario Agcom ha voluto chiudere il proprio intervento con una rassicurante citazione poetica di Friedrich Hölderlin (una piccola iniezione di ottimismo?!), allorquando si scopre un fiore che cresce in un orrido, ovvero si scorge una piccola luce “nell’abisso degli abissi”… Morcellini ha anche fatto cenno al ruolo della Rai, prospettando il rischio che tra pochi anni il concetto stesso di “servizio pubblico radiotelevisivo” potrebbe essere un ricordo del passato: auguriamoci veramente che non sia profeta di sventura! Ed auguriamoci che il “sovranista” Marcello Foa, neo Presidente di Viale Mazzini non voglia mettere in dubbio il “psb” italico! Secondo logica, un fiero “Stato sovrano” dovrebbe avere una fiera “Televisione Pubblica sovrana”: no?!

Attendiamo di poter toccare con mano i risultati dell’attività di sensibilizzazione infra-Agcom che Morcellini sta sviluppando assieme al collega Antonio Nicita, in materia di tutela delle minoranze e di lotta alle “fake news”…

Conclusivamente, un “Rapporto” senza dubbio utile alla comunità dei professionisti del settore, ma a parer nostro finanche troppo “divulgativo”, e, in questa nuova versione, in diretta competizione con il “Dossier Statistico” curato dall’istituto di ricerca Idos (già partner della Migrantes, fino a qualche anno fa, prima che i percorsi divergessero), e sostenuto dalla Tavola Valdese (la prossima edizione del “Dossier Statistico 2018” Idos è prevista per il 25 ottobre). Crediamo che aver abbandonato la via vecchia per la nuova non rappresenti necessariamente un salto di qualità, e quindi auspichiamo – da ricercatori prima che da giornalisti – che la prossima edizione del “Rapporto Immigrazione” Caritas-Migrantes possa tornare al format degli ultimi anni, quello avviato nel 2013 (dopo la “separazione” da Idos, centro di ricerca che ha continuato a focalizzare l’attenzione sulla lettura statistica dei fenomeni). Riteniamo che quel format prevalentemente “sociologico” (curato da Delfina Licata, che in Migrantes si dedica attualmente al “Rapporto Italiani nel Mondo”, la cui prossima edizione è prevista per il 24 ottobre), andrebbe recuperato, rigenerato ovvero magari rivisto alla luce anche di un’opportuna esigenza di miglior “comunicabilità” delle analisi.

In una fase storica come quella attuale, c’è infatti esigenza di “sintesi” e di “infografica”, ma queste pratiche comunicazionali debbono accompagnarsi allo studio analitico approfondito: proprio quello che il Commissario Agcom Mario Morcellini ha giustappunto lamentato essere stato non adeguato, soprattutto negli ultimi anni.

Da segnalare (e lamentare) che, in tutto questo, lo Stato italiano brilla per la propria assenza, in materia di studi su queste tematiche, sia sul fronte del Ministero dell’Interno, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali… Perché, di grazia??? Ed “incredibilmente” la Cei svolge quindi (attraverso Migrantes e Caritas) il ruolo di… “supplente”, a fronte dell’assenza dello Stato italiano. E forse una delle ragioni delle deficitarie “politiche pubbliche” su queste delicate materie va ricercata proprio in questo perdurante profondo deficit cognitivo di interpretazione scientifica delle fenomenologie in atto.

Clicca qui, per leggere la Sintesi del “XXVII Rapporto Immigrazione 2017-2018. Un nuovo linguaggio per le migrazioni”, a cura di Caritas e Migrantes, presentato il 28 settembre 2018 a Roma, a Radio Vaticana.

Clicca qui, per leggere la Presentazione del “XXVII Rapporto Immigrazione 2017-2018. Un nuovo linguaggio per le migrazioni”, a cura di Caritas e Migrantes, presentato il 28 settembre 2018 a Roma, a Radio Vaticana.

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