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ilprincipenudo. Su Rai 4 debutta Kudos, programma sul web. Ma il deficit della Rai è incolmabile

Ieri sera lunedì 8 maggio, dopo aver… zigzagato (sinonimo italico di… “zapping”?!) tra un “Il commissario Maltese” (ben confezionato) su Rai1, una puntata di “Report” (sempre coraggiosa, dedicata alla gestione criminale del sistema bancario italiano) su Rai3, abbiamo atteso la conclusione dell’ennesimo inutile capitolo della saga di “Alien” (trasmesso evidentemente anche per promuovere l’imminente pre-quel “Covenant”), per vedere alle ore  23.15 la prima puntata di una nuova trasmissione Rai finalmente dedicata al web, il magazine/contenitore “Kudos. Tutto passa dal web”. In onda su Rai4 (rete diretta da Angelo Teodoli) il lunedì, in seconda serata, dall’8 maggio per due mesi.

La curiosità era tanta, le aspettative in verità poche, e le nostre perplessità sono state confermate da una trasmissione che definire sconfortante è un gentile eufemismo.

Il magazine è prodotto dalla Toro Media, società di Marco Tombolini e Pasquale Romano (ha in catalogo programmi come “Generation Gap” su Rai4, “Dance Dance Dance” su Fox Life, “Top Gear Italia” su Sky Uno), e vogliamo sperare che non si tratti di un format acquistato all’estero, perché non se ne comprenderebbe la pochezza ed inconsistenza. Peraltro, perché un programma così semplice deve essere appaltato all’esterno, o, peggio, si deve fare riferimento ad un format?!

La regia assonnata di Matteo Forzano delude: lentezza nei cambi di inquadratura, rarissimi primi piani, e questo deficit ha contribuito a fornire l’impressione di un programma sgangherato, nemmeno giustificabile in una dinamica di autoproduzione spontaneista (anche perché, purtroppo, la “scaletta” c’era, eccome, e si vedeva da come i co-conduttori guardavano i fogli con gli appunti). Il programma è in diretta, ma anche questa caratterisitca non può rappresentare una giustificazione, perché non abbiamo a che fare con una tv privata di quartiere.

Graziosa e alquanto evanescente la conduzione della giovane modella (classe 1994), già “Miss Italia 2013”, Giulia Arena (parla l’italiano correttamente – studi inconclusi a giurisprudenza – e correttamente sorride, ma è totalmente deficitaria di carica emozionale), affiancata da un impacciato Leonardo Decarli (classe 1990), giovane aspirante attore e cantante e soprattutto “youtuber” (selezionato – tra i tanti – con quale criterio?! forse per i… 3 milioni di dichiarati o presunti “followers”?!), mentre l’intelligenza più colta e vivace, la simpatica giornalista Diletta Parlangeli (classe 1984, scrive tra gli altri per “il Fatto”, “La Stampa” e “Wired”), non è stata messa in adeguata evidenza, allorquando potrebbe invece essere la persona giusta per condurre in modo adeguato il programma.

Ospiti della prima puntata Giancarlo Magalli e Valerio Scanu, con i quali i co-conduttori hanno interagito in modo assolutamente banale.

Irrilevante la presenza in pubblico di una decina di giovinetti, classificati come “Millennials” (ormai, anche questo, uno stereotipo tassonomico della “liquida” neo-sociologia del web).

Totale assenza di identità coreografica.

Fallito tentativo di dinamicizzare la scena con innesti videografici e titolazioni nevrotiche.

Il titolo della trasmissione, “Kudos” starebbe ad indicare una sorta di “rating” ovvero – secondo Wikipedia almeno – “una valutazione (una sorta di “punteggio”) dato agli utenti di social network (ad esempio in MySpace o in Strava come in Reddit) agli interventi pubblicati, a servizi online, a videogiochi, o anche come feedback per campagne di web marketing”. ll termine inglese “kudos” deriva dal greco antico “κῦδος”, col significato originario di “gloria”, “fama”, “rinomanza”, acquisita soprattutto in guerra, implicando, quindi, un riconoscimento pubblico positivo per le proprie azioni…

Al di là dei rilievi formali, va denunciata la totale assenza di discorso critico minimamente organico.

Manca un autore degno di questo termine, e non ce ne voglia chi firma il programma, ovvero Damiano Ciano (responsabile Business Affairs Digital & Format Department della Toro Media), Paolo Logli (che si autodefinisce “cantastorie” ed è autore di matrice prevalentemente teatrale, nonché docente di sceneggiatura al Dams di Roma3) e Roberta Talia (che si autodefinisce “digital strategist”, laureata in psicologia con master in comunicazione d’impresa).

Ahinoi, esperienza dei tre come autori televisivi: zero. Questo emerge dai rispettivi curricula professionali. E si vede.

Totalmente assente una qualche autorevolezza, una vocazione ad una lettura critica della realtà. Come dire?! Siamo all’opposto rispetto al livello culturale (tecnologico-umanistico) ed alle capacità affabulatorie eccellenti di un Gianluca Nicoletti, purtroppo ormai lontano da Viale Mazzini.

In sintesi, un flusso di superficialità e banalità, degni di un “rotocalco” di serie B. Una piccola “fiera delle curiosità”, fatto salvo qualche apprezzabile intervento della succitata “redattriceDiletta Parlangeli.

Anche se la pretesa fosse una trasmissione semplicemente divulgativa, e non di stimolazione di coscienza critica, il risultato è comunque debolissimo quanto banale: citiamo, per esempio, la scherzosa querelle sulla corretta pronuncia di alcuni termini dello slang web, con un gioco dalle soluzioni irrisolte (al di là del gioco, il telespettatore se ne sarà andato a dormire domandandosi “ma quale diavolo è la pronuncia corretta?!”).

Particolarmente grave, poi, la estrema leggerezza con la quale è stata affrontata la tematica del cyberbullismo, e più in generale degli “haters”. Da non crederci. La “pasionaria” Presidente della Camera Laura Boldrini (tanto impegnata sul fronte delle “fake news” e dell’“hate speech”), semmai vedesse il programma, si metterebbe a piangere.

Complessivamente, non si può non elaborare un giudizio impietoso, nonostante si tratti di una rete minore di Viale Mazzini, e nonostante il programma disponga verosimilmente di un budget esiguo (abbiamo chiesto lumi all’Ufficio Stampa Rai, che non ha saputo risponderci, ma vogliamo immaginare che si tratti di poche migliaia di euro a puntata).

Il risultato, in termini di audience, è stato comunque di una qualche dignità, se è vero che lo share sarebbe stato – certifica Auditel – dell’1,01 per cento, corrispondenti a 129mila spettatori (sulla stessa rete, il precedente “Alien” aveva conquistato un 2,11 di share e 533mila spettatori). L’1,0 per cento corrisponde esattamente, peraltro, allo share di Rai4 nelle 24 ore (dato Auditel anno 2016 intera giornata).

È deprimente osservare quanto scarsa continui ad essere, al di là dei proclami aziendali, la sensibilità della Rai su queste tematiche.

Un programma come “Kudos” rappresenta anche la dimostrazione della caduta verticale di capacità ideativa, creativa, produttiva della televisione pubblica italiana.

Ci domandiamo perché dopo la incomprensibile chiusura della bella e valida esperienza di “MediaMente” – condotta da Carlo Massarini e voluta dall’allora direttore di Rai Educational Renato Parascandalo, in onda su Rai3 in orari notturni dal 1994 al 2002 – i vertici della Rai non abbiano tratto ispirazione da una simile eccellente esperienza. Perché Viale Mazzini non ha pensato ad un “MediaMente 2.0”, o meglio ancora “Mediamente 3.0”?!

Son trascorsi oltre due anni da quando, anche su queste colonne, segnalavamo il deficit di Viale Mazzini su queste tematiche, delicate quanto strategiche, della alfabetizzazione digitale: si rimanda, in particolare, a “Rai e digital divide: il progetto ‘Manzi 2.0’ sembra poca cosa e forse nella direzione sbagliata”, su “Key4biz” del 19 dicembre 2014, articolo che provocò un qualche movimento nello stagno, determinando uno stimolante dibattito. Ma Rai ha fatto orecchie da mercante… E nulla di significativo è apparso in palinsesto, nemmeno nell’era di Antonio Campo Dall’Orto.

Ci auguriamo, pur con grande scetticismo, che a Viale Mazzini stia bollendo in pentola qualcosa di più serio ed appetibile, e soprattutto coerente con la missione di servizio pubblico della Rai.

Se così non sarà, significherà che anche la nuova convenzione (il decreto di concessione è stato finalmente approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 aprile scorso, ma il testo definitivo non è ancora pubblico) ed il nuovo contratto di servizio (il 3 maggio il Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli ha dichiarato che la prima bozza verrà presentata “prima della pausa estiva”, coi soliti tempi… mediterranei) produrranno ancora una volta – al di là delle belle intenzioni e del fiume di parole – un ennesimo buco nell’acqua.

[ Ha collaborato Martina Paliani. ]

Clicca qui, per la prima puntata di “Kudos – Tutto passa dal web” dell’8 maggio 2017, dal sito di RaiPlay, in onda su Rai4 da lunedì 8 maggio alle 23.15 circa

Clicca qui, per la pagina Facebook di “Kudos – Tutto passa dal web” su Rai4 (si segnala che alle ore 15 del 9 maggio 2017, risultavano meno di 900 “like”).

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