Key4biz

ilprincipenudo. Quarto incontro della sindaca Raggi con il ‘mondo del cinema’. Sale chiuse a Roma, ma la crisi è sistemica

Angelo Zaccone Teodosi

Se – come ancora si ripete con abusata retorica – è Roma “la capitale del cinema” (almeno come quantità di imprese di produzione), è altrettanto vero che ormai la situazione della fruizione di cinema nella Capitale mostra dinamiche inquietanti: mese dopo mese, si diffonde la desertificazione di cinematografi, e ci sono interi quartieri che non hanno nemmeno più una sala.

Nelle ultime settimane, ha chiuso i battenti la prima multisala della Capitale, lo storico cinema “Maestoso sulla via Appia, ed è di qualche giorno fa la chiusura del “Reale”, altro storico cinema romano, su viale Trastevere, e del “Royal” all’Esquilino (queste chiusure sono connesse alle dinamiche critiche – e, secondo alcune voci, prefallimentari – del Gruppo Ferrero, che fa capo a Massimo Ferrero – Presidente della Sampdoria, soprannominato “Viperetta” –, anche se ufficialmente si tratta di chiusure “per ristrutturazioni”). Chiudono cinema sia dentro le Mura Aureliane, sia in periferia: un vero disastro per l’offerta “theatrical” nella Capitale. E le amministrazioni pubbliche sembra assistano impotenti…

In questo contesto allarmante e deprimente, si è tenuto mercoledì 3 ottobre, presso la Casa del Cinema (a Villa Borghese), il quarto incontro dell’Amministrazione capitolina con il “mondo del cinema”.

Si tratta di una iniziativa fortemente voluta dalla Sindaca Virginia Raggi e dal suo “alter ego” (Assessore alla Crescita Culturale nonché Vice Sindaco) Luca Bergamo, per consentire alla Giunta di comprendere alcune dinamiche evolutive del “sistema cinema e audiovisivo” a Roma (e, quindi, nel Lazio ovvero nel Paese tutto).

L’iniziativa è senza dubbio lodevole, perché da molti anni mancava a Roma una “interlocuzione” ufficiale tra il Comune e gli operatori del settore (questo deficit s’era registrato sia durante la Giunta Gianni Alemanno, dal maggio 2008 al giugno 2013, sia durante la Giunta Ignazio Marino, dal giugno 2013 all’ottobre 2015) e ne abbiamo già scritto positivamente – ma criticamente – su queste colonne, sia in relazione al primo incontro (vedi “Key4biz” del 3 maggio 2018, “Virginia Raggi alle prese con il rilancio del cinema a Roma”) sia al secondo (vedi “Key4biz” del 31 maggio, “Secondo incontro della sindaca Raggi con il ‘mondo del cinema’ (ma regna il caos)”).

Le modalità delle iniziative sono state discretamente curiose, però: anzitutto, pur non trattandosi propriamente di incontri “a porte chiuse” (ma di fatto così è stato, e finanche preclusi – almeno sulla carta – ai giornalisti), i quattro incontri son stati organizzati sostanzialmente “su invito”: e già questa dinamica evidenzia una procedura per alcuni aspetti anomala (non del tutto coerente con la logica di trasparenza e di apertura).

Quanti operatori del settore, sia nell’ambito imprenditoriale sia nell’ambito artistico, non hanno avuto chance di partecipare agli incontri, cui è stata peraltro data limitata pubblicità?!

E perché gli incontri non sono stati almeno trasmessi in streaming, per disseminare almeno i dibattiti?!

Perché questa incomprensibile… “riservatezza”?!

Dopo due primi incontri discretamente rituali ovvero tradizionali (relatori pre-definiti, e limitato spazio al dibattito), si son tenuti altri due incontri (il 26 settembre ed il 3 ottobre), con procedure che vorrebbero essere innovative (e coerenti con la logica grillina dei percorsi “partecipativi”): sostanzialmente, una cinquantina di operatori romani sono stati coinvolti in varie sessioni di lavoro, utilizzando le tecniche della cosiddetta “open space technology” (da cui l’acronimo “ost”), una metodologia codificata dall’intellettuale australiano Harrison Owen, basata su gruppi di lavoro in modalità workshop. Sono stati organizzati una decina di “tavoli di lavoro”, formati da cinque o sei persone (con estrazione casuale della composizione), invitate ad affrontare varie tematiche (dalla “produzione” alla “formazione”), a partire da documenti propositivi (una sorta di “temario”), redatti peraltro da autori anonimi. Ogni gruppo di lavoro ha avuto a disposizione 45 minuti, ed ha dovuto produrre un “instant report” (pochi concetti, meglio se graficizzati), da illustrare in 3 (tre!) minuti a tutti i partecipanti alla sessione. Un “rapporteur” finale cerca di trarre una qualche conclusione sintetica: nel caso in ispecie, spesso è stato lo stesso Vice Sindaco Luca Bergamo ovvero la grillina Presidente della Commissione Cultura di Roma Capitale, la giovane (35 anni) ed appassionata architetto Eleonora Guadagno.

Sebbene siano stati coinvolti ed abbiano attivamente partecipato, almeno ad alcune delle varie sessioni, molti importanti “decision maker” del settore (dal produttore cinematografico Fulvio Lucisano a Giancarlo Leone, Presidente dell’Associazione dei Produttori Televisivi Apt…), abbiamo registrato diffuse perplessità – in relazione ai due ultimi incontri “operativi” – per questa modalità, che sarà anche tanto… “innovativa” (elogio della post-modernità?!), ma che determina anche il rischio di grande dispersività. La composizione casuale dei tavoli, per esempio, produce inevitabilmente asimmetrie di competenza e di esperienza, e ciò non stimola la costruzione seria di un discorso organico.

Critiche metodologiche a parte, un quesito è emerso spontaneo: “cui prodest?” una simile iniziativa, ad oltre due anni dall’insediamento della Giunta (Virginia Raggi è in carica dal giugno 2016)?! Perché una simile iniziativa non è stata organizzata dopo sei mesi da quando Virginia Raggi ha iniziato a governare la città?!

Si è avuta conferma di una impressione già maturata nei precedenti incontri: a fronte di una storica prevalente “influenza” (culturale – anzi spirituale – prima che politica) del Partito Democratico rispetto alla comunità del cinema romano, il Movimento 5 Stelle ha sentito l’esigenza di affermare la propria sensibilità su queste tematiche. Ed è certamente legittima aspirazione.

Alcuni hanno poi sostenuto che queste decine di ore di incontri hanno senza dubbio determinato un risultato… concreto: il Vice Sindaco ed il suo staff hanno beneficiato di una sorta di “corso intensivo” accelerato, acquisendo un “know-how” altrimenti difficilmente reperibile in modo così sintetico e diretto. Da cittadini e da operatori del settore, non resta che augurarsi che la necessaria metabolizzazione produca buoni risultati politici, nel loro agire amministrativo anche.

Se in occasione del primo incontro era emersa l’idea di un “nuovo soggetto” istituzionale (compartecipato da Regione e Comune) che andasse ad accorpare e razionalizzare le competenze della Roma e Lazio Film Commission, della Fondazione Cinema per Roma, della Casa del Cinema, della Scuola di Arte Cinematografica “Gian Maria Volontè”, eccetera ecc., nella prospettiva di una novella “Agenzia Romana per il Cinema e l’Audiovisivo” (a poche ore dalla notizia, però, il 31 maggio, il Vice Presidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio, manifestò polemicamente i propri dubbi, e quindi della Regione…), questa ipotesi sembra sia divenuta evanescente. Ora si teorizza ed auspica un più modesto e concreto “migliore coordinamento” tra le varie soggettività.

Sullo scenario – sostengono alcuni “politologi” – vanno osservati gli alti e bassi di possibili inedite “prove di alleanza” tra M5S e Partito Democratico… Va comunque notato che proprio in contemporanea alla sessione mattutina dell’iniziativa promossa dalla Giunta Raggi, sempre mercoledì 3 ottobre il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti presentava (negli spazi del WeGil – ex Gioventù Italiana del Littorio, di fronte allo storico cinema “Nuovo Sacher” di Nanni Moretti) l’iniziativa “La Regione ti porta al cinema”. Si tratta di un prezzo del biglietto scontato fino al 50 per cento nei “cinema aderenti”, e di due promozioni dedicate ai ragazzi tra i 18 e i 26 anni, con l’obiettivo di incentivarne la partecipazione alla Festa del Cinema di Roma, e di favorire la frequentazione delle sale cinematografiche. Curiosa coincidenza: quasi a mo’ di provocazione cultural-politica.

Raffinate teorizzazioni e chiacchiere in libertà a parte… il problema di fondo, ancora una volta, è la perdurante totale assenza di analisi di scenario, di valutazioni di efficienza/efficacia rispetto ai vari “player” del (non) “sistema cinema” a Roma.

Purtroppo, il concetto di “valutazione di impatto” sembra non interessare né gli amministratori pubblici né chi guida questi organismi. Altresì dicasi per qualsivoglia analisi quali-quantitativa del rapporto tra “domanda” ed “offerta”.

Nessuno è in grado di sostenere, per esempio, se ha realmente “senso” – in termini economici ed in termini culturali – la “Festa del Cinema” di Roma, e quindi la Fondazione Cinema per Roma: essa stimola la fruizione di cinema “theatrical” a Roma? Non è dato sapere. Forse sì. Forse no. Estende il pluralismo del sistema distributivo e dell’esercizio cinematografico?! Forse sì. Forse no. Certamente, ben pochi dei titoli premiati alla Festa riescono a guadagnarsi la distribuzione in sala. E quindi, a chi / a cosa serve realmente la Festa, che proprio questa mattina ha presentato il programma dell’imminente 13ª edizione (che si terrà dal 18 al 28 ottobre), che lamenta un budget “ridimensionato” ma che veleggia comunque intorno ai 3,5 milioni di euro?!

I maligni sostengono che queste strutture finiscono per avere come obiettivo primario la propria sopravvivenza (come teorizza certa sociologia delle burocrazie), ovvero degli “apparati”, cioè dei dirigenti apicali e degli staff dei dipendenti e collaboratori.

Sia ben chiaro: si tratta (quasi) sempre di professionisti qualificati e di giovani appassionati, e ben venga dar lavoro a queste intelligenze, ma ben altro è un ragionamento serio, critico e approfondito, sulla funzione di queste istituzioni ed enti.

Vale per la Fondazione Cinema per Roma… Vale per la Scuola Volonté…

Vale per il Mercato Internazionale dell’Audiovisivo (Mia), che dal 17 al 21 ottobre organizza la propria 4ª edizione.

Vale ancora per la novella creatura di Francesco Rutelli (ma come organizzatore culturale e non come Presidente dell’Anica), Videocittà, che terrà invece la propria 1ª edizione dal 19 al 28 ottobre…

Eccetera.

Ognuna di queste “creature” culturali (costose “macchine culturali”) soffre di un vizio d’origine: concepimento incerto, confusione genetica. Senza dimenticare la prevalenza del sovvenzionamento pubblico, e la modesta capacità di auto-finanziamento “sul mercato” (vedi alla voce “sponsor”).

Insomma: servono? non servono?

Duplicano funzioni di altri soggetti (per esempio, per quanto riguarda la “Volonté”, il Centro Sperimentale di Cinematografia o l’Istituto di Istruzione Superiore Statale Cine-Tv Roberto Rossellini)?

Si sovrappongono?

Non esistono studi sulla domanda e sull’offerta, in nessuno dei settori di attività, per quanto riguarda la città di Roma (o la Regione Lazio): produzione, distribuzione, esercizio, creatività, formazione

Si procede con navigazioni a vista, ipotesi estemporanee e suggestioni determinate dalla decisione discrezionale (talvolta anche umorale) del “policy maker” di turno.

Ognuno di questi “player” – nel comprensibile tentativo di cercare… autolegittimazione – tende poi a sparare numeri, come fuochi d’artificio, senza che qualcuno certifichi i dati e la numerologia, senza che nessuno abbia chance di validare questi (pseudo) “indicatori” (che so: film proiettati in un festival, spettatori della kermesse, entità del budget e centri di spesa…), senza possibilità di risposte sul senso degli organismi e delle loro attività.

Esperienza diretta: abbiamo chiesto, con cortese insistenza, di comprendere su quali metodologie di rilevazione fossero stati basati alcuni dati quantitativi relativi al (presunto) grande “successo” del Mercato Internazionale dell’Audiovisivo (Mia), ma dai responsabili del Mia s’è registrato… un silenzio assordante. Numeri in libertà, appunto, ancora una volta, si ha ragione di temere.

Una domanda tra le tante emerse, nelle quattro giornate romane: perché gli oltre 20 milioni di euro che la Regione Lazio assegna ormai ogni anno al cinema ed all’audiovisivo vengono gestiti dalla società in-house Lazio Innova spa, e non invece dalla Film Commission?!

Si assiste – complessivamente – ad un grande policentrismo che, sulla carta, potrebbe avere anche un qualche effetto benefico (estensione del pluralismo espressivo?! sviluppo della democrazia culturale?!), ma che, nella sostanza, procede per inerzia conservativa, avendo come obiettivo primario la propria sopravvivenza istituzional-burocratica. E determina inevitabilmente dispersione di risorse pubbliche, oltre ad una generale confusione.

È bello auspicare una logica di… “sistema”, allorquando è il… “non-sistema” a prevalere: ed ogni tassello ha interesse – paradossalmente – a che nessuno ricostruisca un mosaico completo e chiaro.

Nella confusione generale, alligna l’interesse particolare.

Talvolta, poi, una amministrazione decide di “buttare il bambino con l’acqua sporca”, non perché è stato valutato tecnicamente l’impatto, ma perché la guida del “giocattolino” cambia cromia politico-partitica: è stato il caso della Fondazione Roberto Rossellini per l’Audiovisivo alias Fondazione Lazio per lo Sviluppo dell’Audiovisivo (killerata nel 2011, in fondo senza ragione, nell’avvicendamento della destrorsa Renata Polverini rispetto alla giunta regionale prima guidata dal sinistrorso Piero Marrazzo), o anche per quanto riguarda la Roma Fiction Fest (dapprima tanto decantata, e poi svanita nel nulla, dopo la 10ª edizione del dicembre 2016, e… forse nessuno se ne è in fondo accorto, se non chi lavorava all’organizzazione della stessa).

Il Vice Sindaco Luca Bergamo, a chiusura del quarto incontro, ha sostenuto, con grande onestà, che la complessità della macchina amministrativa di Roma Capitale è enorme, e che è difficile comprenderla osservandola dall’esterno, e che è complicato e faticoso avviare anche piccoli – anzi piccolissimi – processi di riforma.

Luca Bergamo ha apprezzato lo sforzo di tutti coloro che hanno partecipato ai quattro incontri, ed ha annunciato che tra fine 2018 ed inizio 2019 i risultati delle elaborazioni in-progress verranno presentati, e confrontati con la comunità professionale del cinema e dell’audiovisivo romano. Prima, però, sente l’esigenza di un confronto con le giovani generazioni, dato che – effettivamente – quasi nessun “under 40” ha partecipato a queste iniziative promosse da Roma Capitale: e già anche questo significa qualcosa: dove erano (dove sono?!) i giovani videomaker ed i creativi di internet e le “start-up” del settore audiovisivo-multimediale-web?!

Nelle more dell’elaborazione dei risultati di queste simpatiche “consultazioni”, ha confermato che un piccolo ma significativo risultato dovrebbe presto concretizzarsi: le procedure per la concessione degli spazi di location per le riprese cinematografiche e audiovisive a Roma saranno semplificate ed informatizzate, e tutto avverrà per via telematica. È tanto? No. È poco? No. è senza dubbio un risultato concreto apprezzabile. Anche se ben lontano da quei “massimi sistemi” (mediologici-culturologici) che sono stati oggetto di decine e decine di ore di discussione nelle quattro giornate romane.

Nelle quattro giornate romane, si è avuta conferma (era necessario?!) dell’enorme deficit di dati: basti segnalare che lo stesso Presidente di Luce Cinecittà Roberto Cicutto – nella sua veste di coordinatore del tavolo “internazionalizzazione” promosso da Mibact e Mise ed Ice – ha confermato “non si riesce a costruire una base di dati che ci consenta di comprendere come sviluppare la promozione del made in Italy audiovisivo”. Ci sono un po’ cascate le braccia, perché crediamo che a Cinecittà (ovvero ai dicasteri più direttamente coinvolti) non manchino le risorse economiche per stimolare studi, ricerche, analisi…

Compito improbo ha colei che ha coordinato tutti gli incontri, la simpatica ed energica Carla Schiavone, consulente del Vice Sindaco ed Assessore alla Cultura, che dovrà portare “a sintesi” (se non “a sistema”?!) decine e decine di stimoli che le giornate romane hanno prodotto. Lei stessa, rispetto ai deficit di ricerche, ha riconosciuto che l’Amministrazione ha acquisito coscienza di questa esigenza, e presto si muoverà in tal senso.

Così come politiche governative scellerate hanno determinato il continuo ridimensionamento dell’Osservatorio dello Spettacolo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (istituito nell’economia della legge del 1985 che creò il “Fondo Unico per lo Spettacolo” alias “Fus”), politiche governative non meno scellerate hanno determinato che il progetto di Osservatorio sulla Cultura a Roma (avviato durante l’ultima giunta veltroniana, quando l’assessorato era guidato dal compianto Gianni Borgna) andasse a finire su un binario morto… Ed in Regione Lazio, d’altro canto, non ci risulta esista uno strumento di osservazione autocritica delle politiche regionali in materia (senza dimenticare che resta avocata dal Presidente Nicola Zingaretti la delega per la cultura, non essendo stato poi più nominato un Assessore alla Cultura, nella nuova Giunta da lui presieduta dalla primavera di quest’anno).

Come si può auspicare un “buon governo” del sistema culturale (nazionale, regionale, comunale che sia), se non si dispone di una adeguata “cassetta degli attrezzi” per amministrarlo?!

Prima o poi, però, qualcuno dovrà pur assumersi la responsabilità (politica, oltre che culturale) di decisioni che hanno depotenziato le capacità di autocoscienza del “policy making” in materia di cultura…

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