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ilprincipenudo. Quanti inutili convegni (terza parte): che ci lascerà il Semestre Europeo su cinema e media?

Angelo Zaccone Teodosi

Angelo Zaccone Teodosi

Si è tenuta a Roma, giovedì 23 e venerdì 24 ottobre, presso il Teatro Sala Studio dell’Auditorium Parco della Musica dedicato a Gianni Borgna, la conferenza internazionale “Audiovisual Market and Regulation: an Industry at a Crossroads”, promossa ed organizzata dalla Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, nell’ambito del Festival Internazionale del Film.

La partecipazione è stata modesta (sala per metà vuota), la ricaduta mediale inesistente (nemmeno un trafiletto uno sui quotidiani, allorquando la rassegna stampa curata da Datastampa ha registrato un centinaio di articoli comunque dedicati oggi al Festival di Roma), disinteresse da parte delle agenzie di stampa (cinque dispacci soltanto, nonostante l’intervento del Ministro Dario Franceschini e del Sottosegretario Antonello Giacomelli). Da non crederci.

#ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz.
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Non abbiamo dati sulla quantità di “spettatori a distanza”, dato che l’iniziativa poteva essere seguita in streaming dal sito web della Dg Cinema del Mibact e dal sito del mensile specializzato in tv e media “Millecanali”, ma temiamo non si sia trattato di numeri significativi. Va lamentato che non è ancora disponibile sul sito della Dg Cinema la videoregistrazione, affinché l’iniziativa possa essere fruita “ex post” da coloro che non hanno avuto chance di parteciparvi di persona e non hanno avuto la possibilità di seguirla in diretta web: vogliamo sperare che la messa a disposizione della registrazione avvenga rapidamente, ed immaginiamo che la ricca dotazione budgetaria della kermesse consenta anche una tempestiva stampa degli atti.

Come abbiamo già segnalato su queste colonne: qual è il senso di queste iniziative, nell’era del web, e, soprattutto, in assenza di una partecipazione realmente attiva plurale dialettica delle comunità di riferimento?!

Nel caso in ispecie, ci si domanda poi qual è la logica che suggerisce ad una pubblica amministrazione di promuovere convegni di questo tipo nell’economia semantica di un festival, kermesse che ha una funzione evidentemente ben differente (proporre in anteprima opere audiovisive, al fine di promuoverne la distribuzione nei circuiti di fruizione), ma abbiamo già posto questa domanda – non retoricamente – in occasione della gran quantità di convegni e convegnetti organizzati nell’ambito del Festival del Cinema di Venezia, qualche settimana fa.

Peraltro, questa iniziativa del Mibact ha completamente ignorato l’anima “artistica” dell’audiovisivo, dato che non è stato chiamato nemmeno un autore (un regista, uno sceneggiatore…) ad esprimere la propria opinione su tematiche che pure riguardano non esclusivamente la sfera “economica” del cinema e dell’audiovisivo. Bis: da non crederci. È naturale che vengano chiamati l’Anica e l’Apt, ma forse le voci dei 100autori e dell’Anac e finanche della novella Writers Guild Italy (Wgi) meritavano essere ascoltate. Crediamo che anche loro avrebbero qualcosa da dire, in materia di… “Audiovisual Market and Regulation: an Industry at a Crossroads”. Inutile dire che l’economico e il semiotico sono intimamente correlati.

Abbiamo avuto chance di seguire la kermesse della Dg Cinema del Mibact in modalità “streaming”, un po’ con l’occhio e l’orecchio sinistro (in contemporanea, facevamo altro…), ed abbiamo parlato con alcuni di coloro che hanno assistito alla conferenza “live”. Se sono stati di un qualche interesse alcuni degli interventi degli stranieri, assolutamente piatta è risultata la sessione che voleva mettere a confronto i maggiori rappresentanti dell’audiovisivo nazionale.

Focus sull’Italia

La sessione pomeridiana del 23 ottobre intitolata “Focus: the Italian Viewpoint” è stata condotta dal Direttore Generale del Cinema del ministero, Nicola Borrelli, che è dirigente apicale dell’italica pubblica amministrazione chiamata a “governare” il cinema (ovvero quel che resta dell’ormai modesto sostegno dello Stato all’industria cinematografica), ma certamente non è apparso un brillante stimolatore (di grazia, ad ognuno il proprio mestiere: era tanto complicato trovare un animatore convegnistico brillante?!).

Pax televisiva

 

In un clima di “pax televisiva” (effetto dei capitoli segreti del “patto del Nazareno”?!), i rappresentanti di Rai, Mediaset e Sky, nonché di Apt ed Anica, hanno messo in scena una simpatica chiacchierata, che certamente non ha consentito di comprendere l’effettivo stato di salute dell’audiovisivo italiano (critico: investimenti in calo, disoccupazione crescente, crisi di idee, deficit di innovazione, assenza di sperimentazione…), né ha messo a fuoco le problematiche di scenario che riguardano l’intero sistema: dalla concentrazione oligopolistica à trois – Rai, Mediaset, Sky – alla debolezza dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, dallo strapotere delle emittenti televisive nella gestione dei diritti alla sottocapitalizzazione delle imprese di produzione, dall’incapacità dello Stato di sostenere “start-up” e imprese indipendenti al dramma della pirateria audiovisiva…

Immagine autoreferenziale

 

Di tutto questo, nel dibattito, è giunta soltanto una qualche debole eco. Ognuno ha offerto un’immagine autoreferenziale, riproponendo tesi note e stranote: Antonio Marano, in particolare, ha sparato un set di dati – che avrebbero dovuto impressionare gli astanti – su quanto la Rai ha fatto, in termini di numeri anche, per la fiction italiana.

“Nihil novi sub sole”. Che noia!!!

E, nel mentre, “patto del Nazareno” o meno, prevale uno spirito oscillante tra “volemose bene” (“che poco ce costa, che è er mejo modo pe campà”) e “tutti cavalieri!” (per la precisione, la citazione di Carlo V è ¡Estad todos caballeros!”). Se questo incontro doveva rappresentare un “focus” dell’“Italian wiewpoint”, l’osservatore straniero avrà compreso che in Italia, secondo gli italiani, “tutto va bene, madama la Marchesa”. Stereotipi del Bel Paese. Temiamo che il quadretto idilliaco proposto non corrisponde esattamente alla vera verità.

Diplomazia

Tutti si sono espressi tutti con delicatezza e diplomazia: Riccardo Tozzi per l’Anica, Marco Follini per l’Apt, Antonio Marano – appunto – per Rai (in rappresentanza dell’annunciato Luigi Gubitosi), Gina Nieri per Mediaset, Luca Sanfilippo per Sky, Rodolfo De Laurentiis per Confindustria Radio Televisioni. Assente il previsto Presidente di Confindustria Digitale, Elio Catania (il che la dice lunga, peraltro, sul rapporto tra Confindustria Digitale e Confindustria RadioTv). E stupisce che un’intelligenza vivace qual è il commissario dell’Agcom Antonio Nicita non abbia saputo provocare un atteso ravvivamento dialettico del sonnolento incontro.

Eccezione culturale

Deve provocare una riflessione profonda l’osservazione che ora anche un gigante mediale come Mediaset vada ad invocare “l’eccezione culturale”, che pure fu argomento campale della sinistra italiana qualche decennio fa, contro le degenerazioni del liberismo…

Nella cartella stampa ed in quella distribuita ai partecipanti, il Mibact ha inserito una brochure in quadricromia stampata su ricca carta patinata, contenente le schede biografiche dei partecipanti al convegno e le graziose foto (da notare come i rappresentanti stranieri fossero in buona parte appartenenti al gender femminile): non 1 pagina 1 di dati o analisi, nessuna traccia di studi e ricerche.

Evidentemente, si è pensato che fosse sufficiente ed illuminante convocare un po’ di rappresentanti istituzionali, operatori del settore, qualche esperto, per consentire un “dibattito”.

Utile o inutile?! Forse non era rilevante. Documentato o meno?! Forse anche questa questione non era rilevante per il Ministero. C’è il Semestre, qualcosa si deve pur fare per dimostrare che l’Italia ha coscienza del proprio ruolo nello scenario europeo. E che l’Italia, tra Mibact ed Agcom, abbia quasi azzerato i budget per la ricerca, sembra non preoccupare nessuno. Tanto, a che servono le ricerche, se il “decision making” è basato su altri criteri?!

Quanto è costata alla collettività questa kermesse, che nella serata del 23 ottobre ha visto anche una “cena presidenziale” (testualmente così recitava l’invito) al Caffè delle Arti della Galleria Nazionale d’Arte Moderna?! L’iniziativa ha peraltro beneficiato non soltanto di fondi italiani, ma anche di un cofinanziamento del Programma “Europa Creativa” dell’Unione Europea… E vai con tartine e champagne!

Se non si trattasse di risorse pubbliche, verrebbe da stendere un velo di silenzio.

Limitiamoci quindi a riportare quel che hanno detto Franceschini e Giacomelli, che certamente non avevano necessità di questo palcoscenico per sostenere le proprie tesi.

L’intervento di Franceschini

Il Ministro Dario Franceschini ha sostenuto che, per l’audiovisivo, “serve una politica di sostegno pubblico che lasci tutte le peculiarità dell’ambito nazionale, ma che il più possibile sia omogenea nella dimensione europea. Proprio per questo, stiamo lavorando per accelerare una proposta condivisa di adeguamento della Direttiva sui Servizi Media Audiovisivi. Forse non abbiamo percepito che siamo all’inizio della globalizzazione e dell’era digitale (sia consentito osservare, caro Ministro, che forse siamo ben oltre… “l’inizio”, n.d.r.). Le scelte dei singoli Stati e della comunità internazionale che faremo saranno determinanti. Scelte politiche o legislative nazionali di fronte ad imprese globali rischiano di essere improduttive di effetti. Viviamo in una situazione abbastanza surreale, nella quale i livelli decisionali sono a livello sovranazionale, ma noi siamo privi degli strumenti legislativi per la dimensione in cui avvengono. Servono regole globali, o a guidare i grandi processi di trasformazione saranno solo quelli che non hanno più il problema degli angusti limiti nazionali. Abbiamo nell’agenda del Semestre l’obiettivo di affrontare temi importanti, a cominciare dalla tutela del copyright nell’era digitale. Quando parliamo di eccezione culturale, non intendiamo misure protezionistiche nei confronti dei nostri artisti e delle nostre imprese. Ne parliamo perché è sbagliato affidare, come criterio di valutazione per la cultura, il riferimento del profitto o del successo economico, che valgono in altri settori del mercato. Mi pare, in questo senso, che siamo vicini ad un risultato comune”.

Il Ministro ha concluso lamentando che “non ci sia consapevolezza di come gli investimenti nell’industria culturale, oltre ad essere un dovere, possano essere anche una risorsa di crescita e sviluppo occupazionale. Ognuno deve convincere il suo governo nazionale e le altre istituzioni europee, che vivono ancora le singole competenze in modo frammentato, e questo non va bene”.

Gli auspici di Franceschini sono condivisibili, ma vorremmo domandargli – a proposito di “frammentazione” di competenze – cosa pensa dell’incredibile stallo venutosi a determinare, nella nostra Italia, per esempio, con il regolamento dell’Agcom sul diritto d’autore online (emanato dopo estenuante gestazione a fine 2013), che il Tar del Lazio il 25 settembre scorso ha inviato alla Suprema Corte, ponendosi dubbi sulla legittimità costituzionale (accogliendo il senso dei ricorsi di Altroconsumo, Anso, Femi, Open Media Coalition…): caso emblematico della confusione, lentezza, contraddittorietà, frammentazione appunto, del “governo” della cultura e dei media in Italia. D’altronde, non esiste in verità una “politica culturale” italiana, ma si procede come al solito in modo frammentario, occasionale, disorganico. Zero strategia di sistema.

 

L’intervento di Giacomelli

Antonello Giacomelli, Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico con delega alla Comunicazione (ma non all’Agenda Digitale, e ciò basti), ha sostenuto “condividiamo l’obiettivo di realizzare un mercato unico europeo, ma dobbiamo anche essere assertori dell’idea che l’Europa non possa definirsi solo come mercato, ma debba trovare un protagonismo culturale e sapersi misurare anche sui terreni delle nuove piattaforme”.

Come dire?! Un’anima “economica” del Governo Renzi supera… “a sinistra”, cioè insiste sul tasto culturale, più dello stesso Ministro alla Cultura?! “Va sostenuto un approccio multistakeholder – ha sostenuto Giacomelli – ed è importante che i governi europei facciano il proprio trovando anche un linguaggio comune. La rete è un’opportunità, non una minaccia, ma una possibilità, non dobbiamo rassegnarci all’idea che parli solo il linguaggio americano, tocca a noi fare in modo non sia così”.

Giacomelli si è avventurato anche su altri territori: “stabilire regole che consentano concorrenza e competitività; modernizzare la legge sul copyright e assicurare un livello alto di protezione dei minori su tutte le piattaforme”.

Bene, bravo, bis.

Cosa sta facendo il Governo?

Vorremo però capire cosa sta facendo, concretamente, il Governo, su queste materie: siamo abituati tutti ad ascoltare simili belle intenzioni. A parte la tutela sul web, che è  un problema certamente serio, non ci sembra che in Italia la “protezione dei minori” in tv sia proprio all’avanguardia in Europa: ma il Sottosegretario guarda la televisione?!

Non ha forse notato i programmi diciamo ‘discutibili’ che vanno in onda, soprattutto su Mtv Italia, anche in fascia pseudo-“protetta”, con il simpatico effimero quanto ipocrita annuncio “questo programma può nuocere ai minori”???

Ma per favore… Dia un’occhiata, il Sottosegretario, alle inascoltate denunce della cattolicissima ma serissima Aiart, ben evidenziate, quotidianamente, sul sito web dell’Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione.

E l’Agcom?

E l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sonnecchia.

Il suo organo “ausiliario”, ma “indipendente”, il Consiglio Nazionale degli Utenti (Cnu), è un fantasma. Giacomelli ha sostenuto, con eccessivo ottimismo interpretativo di una fenomenologia ben complessa, che “stiamo acquisendo la consapevolezza che non più il prodotto, ma il consumatore è il re, che sceglie come e dove usufruirne”.

Il Sottosegretario ha anche parlato dei nuovi strumenti pubblicitari online, come i “cookies” e del modo in cui scardinano il rapporto tradizionale fra editori e consumatori, con ovvie conseguenze anche sulla privacy: “Lo spostamento di risorse deve determinare anche un meccanismo di nuovi doveri e responsabilità. Come presidenza italiana del Consiglio d’Europa, sosteniamo l’eccezione culturale, ma serve anche una risposta all’altezza della sfida maturata insieme dall’industria dell’audiovisivo e la Comunità Europea. È giusto coinvolgere gli “over the top” rispetto alle quote di produzione e distribuzione di produzioni europee, e serve un’armonizzazione delle regole fiscali e normative, ma servono anche nuove strategie di consumo e promozione”.

Bene, bravo, bis. E quindi, concretamente?! E, egregio Sottosegretario, potrebbe spiegarci cosa intende fare esattamente Renzi del “Psb” Rai, tenuto sotto schiaffo da una incertezza strategica inquietante???

Queste tesi del Ministro e del Sottosegretario, forse generiche ma comunque interessanti, non sono state oggetto di alcun dibattito, allorquando, forse, la “conferenza internazionale” avrebbe dovuto stimolare proprio un confronto, dialettico e documentato, su queste tematiche.

Il prossimo convegno

Intanto, si profila all’orizzonte un’altra kermesse, questa volta organizzata da un’altra anima dello stesso dicastero: la Direzione Generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore del Mibact (affidata a Rossana Rummo), tramite il Servizio III – Diritto d’Autore e Vigilanza Siae, e l’Università Europea di Roma, nell’ambito dell’attività del Creda (Centro di Ricerca d’Eccellenza per il Diritto d’Autore), organizza, per mercoledì 29 ottobre, il convegno Le nuove frontiere dell’innovazione tra diritto d’autore e brevetto”, presso la Sala Conferenze della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.

Un altro “inutile convegno”, anch’esso ovviamente co-finanziato nell’ambito del semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea??? Dati i precedenti, il timore c’è, ma questa volta emerge una qualche speranza, dato che viene precisato che l’iniziativa si pone all’interno del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (Prin) “La regolamentazione giuridica delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione quale strumento di potenziamento delle società inclusive, innovative e sicure”, di cui la Università Europea (l’ateneo – è opportuno ricordare – dei Legionari di Cristo) è capofila, e di cui è Coordinatore Nazionale il professor Alberto Gambino.

Si presuppone, quindi, e comunque vogliamo sperare che, questa volta, non si tratti di una ennesima passerella, ma di un’occasione di dibattito seria, basata sui risultati di una ricerca accurata: così dovrebbe essere, sempre, in un Paese sano e normale, che crede in un “policy making” basato sulla conoscenza reale, e non sulla fuffologia istituzionale ed accademica.

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