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ilprincipenudo. Open Government del Comune di Roma: la montagna ha partorito il topolino

Angelo Zaccone Teodosi

Grandi aspettative questa mattina nella comunità di coloro che credono in una pubblica amministrazione trasparente e moderna: alla presenza della Sindaca di Roma Capitale, Virginia Raggi, è stato presentato “Open Bilancio”, definito prima “operazione” di una nuova “azione politica” della Giunta grillina in materia di trasparenza e accessibilità di dati relativi all’amministrazione della Capitale.

La presentazione ha provocato una discreta delusione e la metafora della montagna partoriente il topolino risulta purtroppo calzante.

Si tratta di un primo encomiabile passo, ma troppo lento ed eccessivamente prudente. Da una Giunta dagli intenti “rivoluzionari”, o almeno “radicali”, ci si attendeva di più, e di meglio.

L’iniziativa odierna sembra confermare quella diffusa perplessità di coloro che osservano la lentezza nel processo attuativo delle riforme annunciate durante la campagna elettorale, da parte del Movimento Cinque Stelle.

La Giunta grillina governa la città dal 7 luglio, e riteniamo che quasi quattro mesi siano un lasso temporale sufficiente per provocare quella scossa attesa dagli elettori.

La Sindaca era affiancata dall’Assessore al Bilancio e al Patrimonio Andrea Mazzillo, fresco di nomina, e dall’Assessora alla Roma Semplice, Flavia Marzano (già nota, tra l’altro, come promotrice degli Stati Generali dell’Innovazione).

Se non fosse stata in scena la Marzano saremmo stati meno severi, ma il coinvolgimento in prima persona di una così appassionata studiosa e attivista dell’applicazione degli “open data” alla pubblica amministrazione provoca delusione, a fronte della modestia di quanto presentato oggi.

Sostanzialmente, è stata attivata una sezione del portale di Roma Capitale, all’interno del sito dell’assessorato retto da Marzano, che propone una semplice infografica dinamica delle macro voci del bilancio (preventivo e consuntivo) del Comune di Roma, dal 2005 a oggi. Punto.

L’obiettivo era rendere finalmente “leggibili” i bilanci comunali di Roma Capitale degli ultimi dieci anni, anche per i non addetti ai lavori.

Formalmente, i bilanci del Comune di Roma sono già pubblici da anni anche sul web, ma in formato pdf su file dalla grafica ottocentesca e senza alcuna possibilità di esportare i dati.

Meglio poco che nulla, commenterebbe l’ottimista rispetto all’iniziativa odierna, ma nelle nostre vene non scorre sangue così positivo.

Esemplificativamente, è possibile andare a verificare la sede storica di indicatori come la spesa sociale del Comune di Roma, ma cercando un livello di dettaglio, ci si ferma a voci aggregate come “asili nido”.

Non c’è possibilità di accesso ad alcuna informazione sottostante a quel livello, né ad alcuni link ad approfondimenti documentativi di sorta.

Di fatto, il Comune di Roma ha sposato il modello culturale e l’architettura informatica di Openpolis, osservatorio civico sulla trasparenza della politica italiana, e non a caso al tavolo di presidenza sedeva anche Vittorio Alvino, alla guida della piattaforma.

Openpolis è il risultato di un serio e impegnato gruppo di lavoro di ricercatori e cittadini animati da un alto senso civico. L’associazione mette a disposizione 6 piattaforme, che consentono di acquisire informazioni per valutare l’operato di pubbliche amministrazioni e pubblici amministratori.

Si tratta di un’attività complessa e minuziosa. Basti osservare che sul sito Openpolitici.it sono disponibili oltre 260mila schede relative a biografie, carriere politiche e incarichi istituzionali di ogni rappresentante dei cittadini italiani, nei diversi livelli, dal Comune al Parlamento Europeo.

I giornalisti presenti hanno sostanzialmente ignorato l’iniziativa, ed hanno approfittato della presenza dell’Assessore per porre quesiti pungenti sulla situazione del bilancio di Roma Capitale e sull’infinito suo debito: Mazzillo si è elegantemente schernito, rimarcando che non era quello l’oggetto della conferenza stampa.

La Sindaca ha sostenuto che iniziative come questa sono necessarie per ricostruire una “relazione fiduciaria” tra l’amministrazione e i cittadini: la sfida è di rendere l’open government approccio standard per il governo della città, non elemento accessorio, ma modello che definisce la struttura dell’identità dell’amministrazione.

Gran belle parole, ottime intenzioni.

Abbiamo posto all’Assessora Marzano tre domande: qual è il cronoprogramma delle fasi successive all’odierna presentazione e al timido primo passo? nella strategia complessiva è prevista l’accessibilità piena, ovvero la messa online di tutti i documenti di pubblico dominio dell’amministrazione, attraverso un semplice motore di ricerca “full-text” (deliberazioni della Giunta e determinazioni degli uffici incluse)? il progetto annunciato oggi è ennesima apprezzabile iniziativa volontaristica di Openpolis, o determina oneri per l’amministrazione?

Le risposte fornite, con grande cortesia, a fine conferenza stampa non sono state esaurienti.

I due assessori e il presidente di Openpolis hanno confermato che si tratta di un “primo passo”, appunto, ma nulla di concreto hanno detto in relazione alle fasi successive, obiettivi e tempi: hanno confermato l’intenzione di addivenire a massima trasparenza, ma non è stato chiarito con quali modalità, risorse e tempistiche.

Vien da pensare che l’azione odierna si ponga quasi come una iniziativa simbolica, collegata ad un altro intervento in materia deciso dalla Giunta Raggi: il 14 ottobre scorso la Giunta ha approvato la delibera numero 55, con la quale il Campidoglio si impegna a promuovere l’utilizzo del software libero.

Per stimolare la migrazione verso la logica dell’“open source”, si svolgeranno iniziative mirate alla formazione del personale dipendente e, a inizio dicembre, sono previste due giornate seminariali, curate da Openpolis, anche per i giornalisti, gli operatori dell’informazione, le associazioni della società civile (una sorta di corso operativo su come leggere il bilancio comunale utilizzando le nuove tecnologie).

Nell’economia delle domande che abbiamo posto, abbiamo ricordato come la Giunta regionale del Lazio retta da Nicola Zingaretti abbia promosso, ormai da oltre un anno, un’operazione di trasparenza che va nella stessa direzione ma, anche in quel caso, dai piedi di argilla (ne abbiamo scritto su “Key4biz” del 26 novembre 2015: “Agenda Digitale: un paese in balia delle parole?”).

La gran mole di informazioni (comunque già formalmente pubbliche) è stata convogliata e rielaborata con grafica “user friendly” in un sito dedicato, però ancora oggi non è possibile, incredibilmente, effettuare ricerche full-text sul bollettino ufficiale della Regione Lazio nella sua intera serie storica.

Per capirci, se un giornalista interessato o un cittadino curioso volessero cercare il nome della famigerata cooperativa di Salvatore Buzzi (il personaggio-simbolo delle vicende di Mafia Capitale) nell’archivio del bollettino della Regione Lazio, sarebbero costretti a procedure complesse ed estenuanti, che farebbero perdere la pazienza anche a un monaco buddista. Con buona pace, dell’accessibilità.

Il presidente di Openpolis Alvino ha precisato che l’adesione del Comune di Roma alla piattaforma, ovvero la fornitura delle elaborazioni essenziali all’amministrazione capitolina, rientra nelle tariffe (mero rimborso spese) standard applicate per i comuni di grandi dimensioni, ed ha quindi un costo limitatissimo, trattandosi di 5.000 (cinquemila) euro all’anno.

Apprezzabile la novità introdotta da Roma Capitale che, primo tra i grandi comuni italiani, metterà a disposizione le informazioni contabili subito dopo il via libera al bilancio da parte dell’assemblea capitolina.

Non resta che augurarsi, ancora una volta, che tra breve la Giunta Raggi sappia dimostrare, anche su questo fronte, una più concreta e produttiva capacità di intervento.

L’approccio ideologico e l’impostazione strategica sono certamente condivisibili, ma è indispensabile un impegno più intenso e deciso, e finanche l’allocazione di risorse (professionali, tecniche, numismatiche) più consistenti.

Va evitato che “open government” divenga un nuovo inflazionato slogan, per evitare di cadere in una novella retorica dei Big Data…

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