Cultura e dintorni

#ilprincipenudo. La (non) politica turistica del Governo Renzi: dallo scandalo Italia.it alla confusione del Td Lab

di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale |

L’attivismo del Ministro Franceschini sulla politica culturale si scontra con la non politica turistica nazionale: dal perenne fallimento dell’Enit all’ardito tentativo del Td Lab - oggi incontra le imprese - per salvare il salvabile rispetto a Expo2015.

#ilprincipenudo è una rubrica settimanale promossa da Key4biz a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult.
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Una premessa. Nonostante le belle intenzioni e grandiose dichiarazioni del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, in questi mesi non s’è registrato alcun salto di qualità né innovazione minimamente significativa nelle pratiche di trasparenza delle italiche pubbliche amministrazioni: decreti ministeriali e determinazioni dirigenziali, procedure di gara ed atti che dovrebbero essere pubblici finiscono per divenire spesso, in Italia, documenti… clandestini, semi-segreti, quasi arcani, acquisibili soltanto grazie ad un “insider trader” ovvero agli “amici-degli-amici” o comunque a ricerche burocratico-telematiche degne di un’agente dell’intelligence.

Altro che “open data“: da noi, un “Freedom of Information Act” resta un sogno illuminista.

Ciò premesso, va dato atto al Ministro Dario Franceschini che il suo attivismo ha cercato di provocare una scossa anche nelle sabbiose lande della politica turistica italiana – che peraltro sono purtroppo di competenza anzitutto regionale (e questa è la ragione prima del disastro in atto) – ma, ancora una volta, la montagna sembra aver partorito il topolino.

Franceschini sta cercando di dare senso ad una decisione già avviata dal suo predecessore Massimo Bray. Si ricordi che, nel giugno del 2013, una legge voluta dal Governo Letta ha affidato le competenze del turismo al dicastero della Cultura, che ha quindi assunto da allora l’attuale denominazione di “Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo” (da cui l’orrido acronimo “Mibact“). Dall’ottobre 2013, l’Ufficio per le Politiche del Turismo è quindi passato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri al Mibact. Infine, nel febbraio 2014, è stata istituita la Direzione Generale per le Politiche del Turismo (diretta da qualche settimana da Onofrio Cutaia, già apprezzato dirigente di intraprese teatrali); a fine luglio 2014, il decreto “Art Bonus” è divenuto legge, ed ha introdotto norme innovative per la “digitalizzazione” del settore turistico, anche grazie ad un fondo di 75 milioni di euro che alimenta un credito di imposta  del 30% dei costi sostenuti fino ad un importo massimo di 12.500 euro (per esempio, costi per impianti wi-fi e per siti web ottimizzati per il mobile)…

La sensibilità di Dario Franceschini è evidente, così come la sua voglia di fare.

L’avanguardia di Franceschini è comunque rappresentata dal “Td Lab“, acronimo di “Laboratorio Turismo Digitale“, un’iniziativa del Mibact, che – si legge sul sito del Td Lab stesso – “…ha il compito di attuare una strategia digitale per il turismo, con il contributo di tutti coloro che sanno guardare lontano“.

Già questa premessa ci preoccupa un po’, perché è certamente bene… guardare lontano, ma forse è meglio prima acquisire piena coscienza di quel che abbiamo vicino (“ad astra“, d’accordo, ma “per aspera“).

Al di là delle battute, questo “Laboratorio” è nato con un decreto ministeriale a firma Franceschini, datato 3 aprile 2014. Le premesse di scenario del Laboratorio sono valide, e certamente condivisibili: l’80% dei viaggiatori usa il web per organizzare i propri viaggi… il fatturato “travel on-line” in Unione Europea è di 240 miliardi di euro… dei 21 miliardi di euro in e-commerce spesi dagli italiani ben 7,2 miliardi sono destinati a viaggi e soggiorni… l’Italia sarebbe al 101° posto per l’uso di Ict nel comparto turistico business-to-business… Insomma, abbiamo a che fare con numeri importanti, e con una delle risorse fondanti l’economia nazionale, qual è (o dovrebbe essere) il turismo, che muove circa un decimo del nostro prodotto interno lordo.

Che decide quindi il prode Franceschini?

Di creare un… “Laboratorio per il Turismo Digitale”, appunto, che si occupi di “e-tourism” e contribuisca a definire una strategia digitale nazionale per il turismo.

Bene, bravo.

In effetti, il sempre più povero Mibact dispone sì di un Servizio Studi (presso il Segretariato Generale) e di un Osservatorio sullo Spettacolo (presso la Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo) e finanche di un Osservatorio Nazionale sul Turismo (presso la recentemente istituita Dg del Turismo, appunto, ma poi trasferito presso l’Enit commissariata, vedi infra: ed il sito web dell’Ont è scomparso dal web!), ma evidentemente tutti questi centri di ricerca… studiano poco e male. D’altronde, nel corso degli anni, sono stati de-finanziati e sono divenuti il fantasma di quel che avrebbero dovuto essere: strumenti tecnici e laboratori cognitivi per il buon governo.

Quindi, a fronte del disastro di conoscenza, ben venga un nuovo… Laboratorio!

Se è… digitale, poi, si plauda!!!

Dov’è che casca l’asino?!

Nella composizione del Laboratorio (art. 2) e nel suo (non) costo (art. 4, “oneri”).

Così come nella fretta che si imprime ai suoi lavori.

Chi compone il “Td Lab”?!

Tre direttori generali del dicastero (Dg Politiche del Turismo, Dg Patrimonio Culturale, Dg Organizzazione) ed i rappresentanti di Enit (commissariata), AciAgid (Agenzia per l’Italia Digitale),Expo 2015Tci, e un rappresentante dell’associazione Trento Rise, cui si aggiungono cinque esperti di nomina ministeriale.

Nell’eletta schiera, ci sono quindi due libere associazioni private (e ben venga una convergenza tra mano pubblica e mano privata: se produce pluralismo e sinergia, no?!): una è la storica associazione del Touring Club Italiano (120 anni di vita) ed un’altra è un Carneade, Trento Rise appunto.

Che così si autodescrive: “un catalizzatore dell’innovazione contribuendo, attraverso l’ict, a trasformare il Trentino in un’economia della conoscenza, competitiva e dinamica, puntando sullo sviluppo sostenibile e la qualità della vita. Le risorse sono il supporto di persone appassionate e impegnate nella ricerca, l’innovazione e la formazione professionale di alto livello“.

Si legge sul sito che Trento Rise “è stata fondata nel dicembre 2010 dalle aree ict della Fondazione Bruno Kessler e del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università degli Studi di Trento” (Kessler è stato il fondatore dell’Università di Trento). Evidentemente, in tre anni e poco più Trento Rise ha acquisito una qualificazione tecnica tale da essere cooptata dal Ministro nell’eletta schiera dei “decision maker” o comunque dei novelli “strateghi” dell’Italia turistica.

La prima domanda è: questa composizione è rappresentativa delle varie anime del turismo italiano, ovvero dei maggiori stakeholder e player del settore, sul fronte economico e culturale, ovvero imprenditoriale, associativo, accademico, scientifico?!

A prima vista, no, ma forse ci sbagliamo.

L’assenza di un soggetto come Rai è comunque incomprensibile, ancor più alla luce delle annunciate sinergie tra tv pubblica e Mibact.

Il Td Lab è strutturato in tre gruppi di lavoro: “Interoperabilità” (Euro Beinat coordinatore, Edo Colombo vice), “Sviluppo digitale” (Cristiano Radaelli coordinatore, vice un rappresentante dell’Agid non ancora indicato), “Promozione e commercializzazione” (Sergio Cagol coordinatore, Roberta Milano vice).

Segnaliamo che Cristiano Radaelli è anche il Commissario Straordinario dell’Agenzia Italiana per il Turismo (in gestazione, si tratta dell’ex Enit) e Sergio Cagol è stato responsabile della comunicazione online di Trentino Marketing spa e collabora dal settembre 2012 con Trento Rise (appunto).

Alcuni osservatori critici attribuiscono l’accredito istituzionale di Trento Rise alla stima professionale che lega Sergio Cagol e Stefano Ceci, che è il consigliere più ascoltato dal Ministro in materia di turismo. Ceci è recentemente balzato alle cronache per un appalto di Expo vinto dalla Netbooking srl, società da lui controllata, vicenda controversa che ha suscitato l’attenzione di testate come “l’Espresso” ed “Il Fatto Quotidiano“. Non rileva qui, dato che in Italia – secondo alcuni – la macchina del fango colpisce comunque buoni e cattivi, parrebbe indifferentemente. S’attenda l’esito delle indagini della magistratura, è la ormai rituale formula dei garantisti vecchi e nuovi. All’estero, i ministri si dimettono per azioni che da noi sono ritenute sciocchezzuole, ma siamo pur sempre il Paese diArlecchino Pulcinella, quindi…

transeat!

In sostanza, a fronte della disastrosa situazione in cui versa l’intervento pubblico in materia di turismo, a fronte del continuo calo di competitività del nostro Paese, a fronte della scadenza sempre più vicina dell’Expo che si inaugura il 1° maggio 2015, è finanche comprensibile che il Ministro decida di avvalersi di consiglieri che godono della sua fiducia, e che auspichi interventi urgenti e decisi.

Il problema è altro.

La definizione delle competenze, l’identificazione dei ruoli, l’allocazione di risorse, l’elaborazione di una strategia…

E non esiste forse già un braccio operativo dello Stato in queste materie, e non si chiama Enit?!

E qui veniamo ad un’altra nota dolente: l’Ente Nazionale Italiano per il Turismo, appunto. L’Enit permane in un limbo da commissariamento (a cura del succitato Cristiano Radaelli) e peraltro ha assorbito Promuovitalia, la società (di cui Antonio Venturini è liquidatore) che curava lo sventurato portale della promozione turistica nazionale, costato oltre 20 milioni di euro alle casse dello Stato. Qualche giorno fa, la liquidanda Promuovitalia ha comunicato ad Unicity spa (che gestiva il portale dopo aver vinto una gara nel 2010) un recesso unilaterale “per sopravvenuti motivi di pubblico interesse”, procedura peraltro prevista dal contratto in essere. Da mesi, peraltro i collaboratori del portale non vengono pagati.

Non sappiamo se aveva ragione Andreotti (“a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca“), ma crediamo che l’attenzione di Emiliano Fittipaldi su “l’Espresso” e di Alberto Crepaldi su “Il Fatto Quotidiano“, ed ancor più le critiche, documentate e spietate, di due esperti di turismo appassionati come Luciano Ardoino sul blog “tutto-sbagliato-tutto-da-rifare” e Francesco Aprile sul blog “MagicItaly“, debbano stimolare una riflessione seria e serena.

In particolare, il blog “MagicItaly” merita una lettura approfondita: è veramente un “diario sintetico e pluriennale della trasversale incredibile incapacità di sette diversi governi nel far nascere un degno portale del turismo italiano [Berlusconi II, Berlusconi III, Prodi II, Berlusconi IV, Monti, Letta, Renzi]”.

Con precisione certosina, quasi maniacale, anzi para-poliziesca, Francesco Aprile segue da anni le vicende del “portalone”, una storia sintomatica di tante patologie del nostro Paese, tra clientele e velleitarismi. E lo scandalo è divenuto di pubblico dominio, in tutta la sua sconcertante evoluzione storica: basti leggere la risposta della Sottosegretaria Francesca Barracciu, il 25 marzo 2014, ad una interrogazione (la n. 5-01248) della grillina Mara Mucci.

Questo in sintesi il fiume di danaro pubblico, per produrre una grande… bolla di sapone:

  • fase 1 (epoca Lucio StancaFrancesco Rutelli / Luigi Nicolais): circa 10 milioni di euro complessivi, con affidamento al raggruppamento temporaneo di imprese Ibm, Its, Tiscover, cui si aggiungerebbe un contenzioso di ben 21 milioni di euro per convenzioni regionali, che però – grazie agli dèi – non sono mai stati effettivamente distribuiti;
  • fase 2 (epoca Michela Vittoria Brambilla): circa 4,9 milioni di euro, con affidamento ad Aci Informatica per la gestione tecnica del “nuovo” portale; altri circa 4,6 milioni euro, con affidamento aPromuovitalia e comprensivi dei costi di gara aggiudicata ad Unicity spa.

Complessiva circa 20 milioni di euro, per un portale che è semplicemente ridicolo, oltre che penoso. Uno scandalo italiano. Un altro scandalo italiano.

Qual è la strategia del Governo Renzi in materia di politica culturale e specificamente di promozione del “brand” Italy, a pochi mesi dall’Expo 2015?!

Sarà il “Td Lab” a far intravvedere la luce in fondo al tunnel ed a stimolare l’accelerazione degli effetti delle novità normative introdotte a fine luglio con l'”Art Bonus”?!

Quel che emerge è, ancora una volta, una gran fretta, e – come spesso accade in questi casi – superficialità, approssimazione, velleitarismo. Il tutto condito da processi decisionali non partecipati e non cristallini, da cooptazioni verticistiche discrezionali, da possibili conflitti di interesse e dal rischio di prevalenza di interessi squisitamente personali. Un gran deficit tecnocratico, appesantito dalle ombre determinate da limitata trasparenza amministrativa.

Il rischio della sindrome “vizi privati, pubbliche virtù” (espressione proverbiale del poemetto satirico diBernard de Mandeville resa più famosa dall’eccentrico film di Miklós Jancsó) è sempre latente, laddove prevalgono le nebbie.

I professionisti che si lasciano coinvolgere in queste dinamiche corrono il rischio di incarnare le vesti di dilettanti allo sbaraglio, e di portatori d’acqua del principe di turno.

Da segnalare che, pubblicamente ma senza grande pubblicità, sul sito del “Td Lab” sono state aperte, fino al 31 agosto, le iscrizioni ai gruppi di lavoro: 25 sarebbero i professionisti iscritti al gruppo “Interoperabilità”, 35 al gruppo “Sviluppo Digitale”, e 68 a “Promozione e Commercializzazione”. L’elenco di questi 128… volontari non è ancora pubblico (vedi le premesse), ma immaginiamo che l’identità dei partecipanti al “think tank” verrà presto resa nota, così come i loro contributi.

Questa la prevista “road map” del Tb Lab, impressionante come alcuni percorsi (annunciati) dal premier (con tanto di scadenzario in stile Superman): 31 agosto, chiusura delle iscrizioni ai tre gruppi del Td Lab per la partecipazione ai lavori; 5 settembre, elenco completo e composizione dei tre gruppi di lavoro del Laboratorio; 8 settembre, invio del materiale e delle bozze di scheda di progetto ai partecipanti dei tre gruppi di lavoro; 17 settembre, audizione dei componenti del Td Lab con il mondo delle imprese; 17 settembre, evento con i partecipanti iscritti ai tre gruppi di lavoro per discutere sulle schede progettuali; 26 settembre, pubblicazione delle schede progettuali revisionate con gli iscritti ai tre gruppi di lavoro; 14 e 15 ottobre, evento online di 40 ore consecutive (!) per osservare, parlare e discutere sulle schede progettuali dei gruppi di lavoro del Td Lab; 30 e 31 ottobre, “Forum Europeo del Turismo”, a Napoli, con presentazione delle schede progettuali e del piano strategico digitale.

Non si sa se i lavori potranno essere fruiti in modalità “streaming” ovvero se sarà possibile accedere alla videoregistrazione degli incontri: vogliamo sperarlo, trattandosi di un Laboratorio “digitale”.

In sostanza, in 2 mesi 2 la schiera dei 128 emuli di Stakanov del “Td Lab” dovrebbe disegnare le strategie del turismo italiano dei prossimi anni, ponendo rimedio a decenni di disastri.

La titanica intrapresa, però, “non comporta oneri aggiuntivi per la finanza pubblica e la relativa partecipazione è a titolo gratuito” (così recita l’articolo 4 del decreto ministeriale). Un’altra domanda sorge spontanea: come è possibile pensare che professionisti qualificati ed operatori impegnati possano prestare la propria opera a fronte della totale assenza finanche di un rimborso spese per le trasferte?!

Questa mal interpretata “spending review” sta determinando effetti perversi, nel rapporto tra pubbliche amministrazioni e consulenti specializzati.

La patologia riguarda il Mibact come l’Agcom: si pretende che il professionista presti la propria opera gratuitamente, con la solita malata logica delle nozze coi fichi secchi. Queste dinamiche non garantiscono indipendenza né qualità, e sono peraltro anche suscettibili di eterodirezionalità da parte della lobby di turno (quella sì, lo paga, eccome, il consulente).

Oggi 17 settembre, si riunisce finalmente il mitico “Td Lab“.

Attendiamo di conoscere i risultati di questa prima riunione.

Osserveremo con grande attenzione (e civica fiducia) l’ambizioso percorso del “Td Lab”. Magari, nonostante un qualche vizio genetico, funziona.