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ilprincipenudo. MigrArti, perché il bando per gli immigrati è in stand-by?

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Stop al progetto di promozione culturale degli immigrati in Italia: la Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni congela il progetto “MigrArti. La cultura unisce” promosso dall’ex Ministro Dario Franceschini.

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Nel clima arroventato delle “contraddizioni interne” dell’alleanza di governo, un’altra (piccola ma significativa) grana incrementa le tensioni tra grillini e leghisti, sebbene, in questo caso, sembrano i secondi a prevalere: la Sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni (cui il Ministro Alberto Bonisoli ha assegnato le deleghe per cinema ed audiovisivo ed Unesco) ha dichiarato oggi che il progetto “MigrArti”, finalizzato alla promozione delle attività culturali delle comunità immigrate per la migliore inclusione sociale, non può essere considerato “strutturale”, e che verosimilmente non verrà rifinanziato per il 2019, anno nel quale il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (Mibac) dedicherà invece attenzione ad altre tematiche sensibili come le “periferie” e la lotta contro la violenza sulle donne.

La notizia è oggettivamente grave e sintomatica di una strategia governativa erratica: in effetti, “MigrArti. La cultura unisce” è nato nel 2015 come iniziativa fortemente voluta dall’allora titolare del Mibac, Dario Franceschini, ed affidata al suo ideatore, il consigliere Paolo Masini, in epoca di renzismo cavalcante, ma fino ad oggi sembrava che il Governo guidato da Giuseppe Conte intendesse rinnovare il sostegno.

In effetti, MigrArti ha stimolato migliaia di positive iniziative in tutta Italia. Entro la scadenza di febbraio 2016, prima edizione del bando, sono pervenuti circa 1.000 progetti: 439 per il teatro, la danza e la musica e 528 per le attività cinematografiche… Un successo, anche quantitativo, superiore alle più ottimistiche aspettative. Premesso che uno dei requisiti premiali era rappresentato dalla presentazione di istanze sulla base di una rete di soggetti, è stato stimato che siano state coinvolte varie migliaia di soggetti: circa 5.000 realtà. Nel gennaio 2017 è scaduto il termine per la presentazione di istanze per la seconda edizione del progetto speciale “MigrArti”, e nel marzo 2017 sono stati annunciati i risultati della seconda edizione: 76 i progetti vincitori, rispetto ai 46 dell’edizione passata, quasi 400 progetti pervenuti, con più di 1.500 realtà coinvolte, ricordando che nell’edizione 2017 è stato introdotto l’obbligo di partenariato in esclusiva con associazioni legate al mondo dell’immigrazione e dei “nuovi italiani”. Nel dicembre 2017, è stata bandita la III edizione del progetto MigrArti, con scadenza al gennaio 2018: sono stati presentati 173 progetti per l’area “cinema e audiovisivo” e 151 per l’area “spettacolo dal vivo”. I 65 progetti selezionati sono stati resi noti nel maggio 2018.

ll progetto “MigrArti” è nato con l’obiettivo di coinvolgere le comunità di immigrati stabilmente residenti in Italia, con particolare attenzione ai giovani di “seconda generazione”, che fanno ormai parte integrante – dal punto di vista umano, culturale, lavorativo ed economico del tessuto sociale – del nostro Paese.

Il bando “Spettacolo” è stato aperto a progetti di teatro, danza e musica, mentre quello “Cinema” a rassegne, cortometraggi e documentari, ovvero al cinema ed all’audiovisivo (inclusi cartoni animati). Entrambi i bandi hanno l’obiettivo di consolidare il legame con i “nuovi italiani”, riconoscendo e valorizzando le loro culture di provenienza e le culture che stanno costruendo in Italia.

Key4biz” ha sempre dedicato a questa iniziativa l’attenzione che si merita (si veda “Key4biz” del 16 dicembre 2016, “Il nuovo bando ‘MigrArti’: 1,5 milioni di euro per cinema, teatro, musica e danza”), ed abbiamo anzi auspicato un coinvolgimento attivo della Rai nell’iniziativa (Viale Mazzini ha in verità sostenuto il progetto, ma non minor impegno di quel che riteniamo avrebbe dovuto profondere), e finanche un incremento della dotazione budgetaria dell’iniziativa.

Si tratta infatti di una iniziativa sostenuta con un budget complessivamente modesto, se si considera che in Italia vivono circa 7 milioni di stranieri: MigrArti ha beneficiato di 800mila euro nel primo anno, saliti a 1,5 milioni di euro nel secondo e terzo anno, divisi a metà tra “cinema e audiovisivo” e “spettacolo” (ovvero teatro, musica, danza).

Una dotazione finanziaria molto contenuta, che ha però messo in moto molta energia, dato che hanno partecipato al bando migliaia e migliaia di artisti, operatori culturali, attivisti del “terzo settore” ed in generale della società civile, oltre a centinaia di associazioni di immigrati…

Un “bilancio sociale” del progetto MigrArti non è mai stato purtroppo realizzato (tipica patologia italica), ma è sufficiente sfogliare la rassegna stampa e web, per rendersi conto che l’iniziativa ha smosso acque stagnanti, rompendo stereotipi, contribuendo a stimolare l’idea positiva di una società interculturale coesa.

Perché congelare, quindi, una simile iniziativa?!

La notizia è ormai ufficiale: domenica scorsa, a Palermo, in occasione della premiazione (sostenuta con entusiasmo dal Sindaco Leoluca Orlando) della Sezione “MigrArti” Spettacolo dal Vivo, il coordinatore del progetto Paolo Masini ha annunciato pubblicamente: “il ministero non rifinanzia più MigrArti, ha detto che non è una sua priorità”. Ha poi scritto sulla propria pagina Facebook: “con Palermo, si chiude una importante parentesi della mia vita. Il successo di MigrArti è il successo di una idea di Paese che, chi continua a non volgere lo sguardo al futuro, non può interpretare e raccontare. Da domani, partono nuove avventure ed una nuova vita per MigrArti, malgrado chi lo vorrebbe veder morto”.

La notizia non viene ripresa da nessuna agenzia stampa, fino al pomeriggio di ieri lunedì 26 novembre, e soltanto due dispacci – rispettivamente di Askanews e poi Dire – rilanciano il comunicato di protesta di una pugnace associazione culturale calabrese, La Guarimba, che è risultata vincitrice, per tre anni di seguito, del premio Migrarti Cinema (beneficiando di un contributo annuale nell’ordine di 17mila e 15mila e 15mila, tra il 2016 ed il 2018), per il progetto multiculturale e multidisciplinare “Cinema Ambulante. Storie di integrazione”.

Sostiene il fondatore dell’“ong” calabrese, Giulio Vita, il giovane calabro-venezuelano: “La Guarimba è stata l’unica ad aver vinto MigrArti in tutte le sue edizioni, con il progetto CinemAmbulante: storie di integrazione, una mostra di cinema, una serie di murales e una residenza cinematografica per registi internazionali e rifugiatiIl Ministro non ha avuto interesse neanche di sentire le storie che in tutto il Paese tra cinema e teatro stiamo riusciti a raccontare: essere uniti, senza odio gratuito e con tanta voglia di fare, dimostrando che con la cultura si può mangiare e si può costruire ponti”. È interessante osservare che il nome dell’associazione deriva dal termine “guarimba”, gioco infantile praticato nei Paesi caraibici, ma divenuto sinonimo di “rifugio” ed al tempo stesso di “scacco” per gli attivisti non violenti contro il governo di Hugo Chavez (nello spagnolo venezuelano “guarimba” sta ormai ad indicare i focolai di protesta diffusi che hanno lo scopo di destabilizzare o quantomeno indebolire il governo).

Il collega Stefano Miliani, sul “Giornale dello Spettacolo” (la testata già dell’Agis, fatta propria dal portale “The Globalist”) propone una possibile interpretazione: “l’attuale ministro Alberto Bonisoli, pentastellato, lo sopprime. Poiché la delega all’audiovisivo è alla leghista salviniana Lucia Borgonzoni, le possibilità sono due. La prima: al ministro a 5 Stelle questi programmi, che hanno funzionato, non piacciono ed è in piena sintonia con il dettato leghista; la seconda ipotesi è la più probabile: Bonisoli non era contrario al progetto di per sé, ma ha dovuto sottostare a pressioni della senatrice del Carroccio, confermando indirettamente che i 5 Stelle ormai sono sempre più spesso al traino e finiscono per essere la ruota di scorta del governo. A ciò va aggiunto un dettaglio: MigrArti è ed era destinato soprattutto a stranieri regolarmente residenti in Italia, a italiani di seconda generazione”.

Ieri sera, Paolo Masini ha raccontato su Fb, con amarezza, che ha deciso di lasciare il Ministero (era stato confermato dal Ministro Alberto Bonisoli come suo consigliere): “per questa ragione, richiudo dietro di me quella porta che si era aperta tre anni fa. Ho fatto quello che mi è stato chiesto di fare, fino all’ultimo secondo. Anzi: l’ho fatto anche molto oltre. L’ho fatto per preservare e difendere un lavoro che credo rappresenti un passo importante per la costruzione di una cultura del rispetto. L’ho fatto contro il mio istinto e contro tanti sguardi di incomprensione e giudizio di tanti amici. Ma l’ho fatto con lo stesso atteggiamento con cui ho fatto tutto nella mia vita: passione, serietà e rispetto delle istituzioni e della gestione della cosa pubblica. Che per me viene prima di ogni altra cosaI “semi MigrArti” sono ormai gettati e continuano a fiorire, non solo in Italia. Scuole, associazioni, ambasciate, luoghi di culto, università, tanti festival e tanti riconoscimenti. Proprio per questo lo continueremo altrove”.

Questa mattina martedì, la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni ha dichiarato (come riporta l’agenzia stampa AgCult) che si tratterebbe di “una polemica sterile”, dato che MigrArti non è un “progetto strutturale”: “siamo purtroppo di fronte a una polemica sterile, infondata e creata ad arte, relativa a progetti che avevano specifica durata… Migrarti è stato uno dei progetti speciali con cui il Ministero ha cercato di portare all’attenzione un tema di rilevanza sociale: il primo progetto speciale adottato risale al 2011 e riguardava sceneggiature scritte da ‘under 35’, in collaborazione con il Dipartimento Politiche Giovanili. Nel 2015, la nascita di ‘Migrarti’, riferito al cinema e allo spettacolo dal vivo: un progetto che si è ripetuto per tre anni, con finanziamento complessivo di quasi 4 milioni di euro, che si è esaurito al 31 dicembre 2017… anche se qualcuno forse, visto le dichiarazioni, ne avrebbe voluto un proseguo”.

La tesi della Sottosegretaria è quindi che un “progetto speciale” è giustappunto “a tempo”, essendo la sua specialità non destinata a mantenersi, almeno come sovvenzionamento pubblico: non è “strutturale”, insomma.

Come dire che lo Stato sostiene una bella “start-up”, e poi essa si deve muovere “sul mercato”, con le proprie gambe (gli sponsor, qualche “angel capitalist”?!): in un Paese ideale (gli United States of America?!), il mercato spesso premia le iniziative meritevoli, ma… in Italia?!

Esiste però – di grazia – anche una funzione della mano pubblica per superare giustappunto “i deficit del mercato”: ci sono privati in Italia interessati a sostenere iniziative culturali degli immigrati?! Non ci risultano ne esistano molti, di… mecenati sensibili alla materia (se non forse la Fondazione per il Sud, “rara avis”).

In verità, sui “progetti speciali” dell’italico Ministero della Cultura si potrebbe scrivere un pamphlet esplosivo: sono state sovvenzionate, nel corso degli anni, senza particolare trasparenza e rendicontazione pubblica, iniziative eccellenti ma anche ignobili, trattandosi di una sorta di capitolo “speciale” – appunto! – gestito con grande discrezionalità dal Ministro di turno.

Ciononostante, crediamo che nessuno, nemmeno il Vice Presidente del Consiglio Matteo Salvini possa contestare a MigrArti la qualità oggettiva dell’iniziativa, la sua funzione sociale oltre che artistico-culturale.

Il progetto “MigrArti – La cultura unisce” merita essere riconosciuto dallo Stato italiano come “strutturale”.

Perché, quindi, staccare la spina?!

Forse perché le sensibilità istituzionali cambiano e si spostano, un po’ come avviene con lo “spoil-system”?! La Sottosegretaria annuncia che un’altra tematica importante, “le periferie”, verrà ri-sostenuta, e che magari nel 2019 si concentrerà l’attenzione su un problema certamente grave quale è “la violenza contro le donne”. Dichiara infatti Lucia Borgonzoni: “nel 2018, è partito il progetto ‘Cineperiferie’ al fine di approfondire, attraverso cinema e audiovisivo, le tematiche della marginalità delle periferie urbane, in collaborazione con la Direzione Generale Cinema e la Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, per uno stanziamento totale di 200mila euro… I progetti hanno durata limitata nel tempo individuano un argomento e lo sviluppano per metterlo in evidenza: per il 2019, continuando il progetto per le periferie, riteniamo sia il momento di focalizzarsi sul tema di drammatica attualità della violenza sulle donne e sul femminicidio”.

Apprezzabile sensibilità, quella manifestata dalla energica Sottosegretaria: ma sostenere iniziative culturali a favore delle periferie e contro la violenza di genere non significa che ciò debba andare a detrimento delle non meno commendevoli iniziative per stimolare l’inclusione sociale dei migranti attraverso la cultura.

La problematica che qui si pone è duplice, di politica culturale (anzi socio-culturale) e di strategia politica (generale, governativa): è evidente che congelare una iniziativa sviluppatasi nell’arco di tre anni significa togliere ossigenazione ad un progetto qualificato e consolidato. Significa farlo morire.

Perché?!

Si vuole forse dare un preciso segnale politico, e rinnovare l’immagine del migrante “brutto, sporco e cattivo”, parafrasando il titolo del bel film di Ettore Scola, che pure si riferiva ad altri marginali, giustappunto i proletari delle baraccopoli delle periferie metropolitane degli Anni Settanta del secolo scorso?!

Un migrante non può essere anche ideatore di arte, portatore di cultura, stimolatore di integrazione?!

Nell’economia complessiva dei budget ministeriali, la dotazione del progetto MigrArti è peraltro veramente poca cosa, se si pensa che vengono allocati dallo Stato ogni anno (grazie alle riforme volute dal precedente Ministro Dario Franceschini) ben 400 milioni di euro per il cinema e l’audiovisivo, e poco meno per lo spettacolo dal vivo. Insomma, i piccoli fondi per MigrArti sono veramente briciole di un ben più ricco banchetto, nell’economia complessiva del sostegno pubblico allo spettacolo italiano.

In occasione della presentazione della “Festa della Musica” edizione 2018, iniziativa anch’essa coordinata da Paolo Masini, scrivevamo su queste colonne  (vedi “Key4biz” del 13 giugno 2018, “Festa della Musica 2018, Bonisoli ‘Più risorse alla cultura e regole, ma l’accesso per tutti è fondamentale”) dell’annunciato intendimento del Ministro Alberto Bonisoli: “«Le cose buone le porteremo avanti», ha assicurato, citando proprio la Festa della Musica, «che anzi ho idea di implementare». Così come l’attenzione a giovani e periferie, del tutto condiviso con la passata gestione: ci si augura che anche una commendevole iniziativa come il progetto “MigrArti” venga ri-sostenuta, nonostante il prevedibile dissenso che potrebbe provocare nella Lega alleata di governo (vedi, in argomento, “Key4biz” del 20 gennaio 2016,Arte e migranti, due bandi del Mibact. Ma servono sinergie con la Rai”).

Il Ministro Alberto Bonisoli, “in quota” Movimento 5 Stelle, deve aver cambiato idea (e quindi MigrArti non è “cosa buona”???), perché escludiamo possa trattarsi di iniziativa autonoma ed autocratica della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni. E peraltro l’altro Sottosegretario, Gianluca Vacca, anche lui “in quota” M5S, non si pronuncia?!

La decisione del Mibac – se confermata – assumerebbe inevitabilmente un significato politico preciso, perché staccherebbe la spina ad uno dei tentativi di “narrazione” alternativa a quella dominante: il migrante non più come soggetto “altro”, incarnazione del “diverso”, potenziale deviante e latente criminale, bensì come “attore” di pratiche di coinvolgimento sociale positivo, di dinamiche di coesione ed inclusione, e – udite… – addirittura… artista!

Certo, “il mercato”, talvolta, può anche riconoscere “da solo” buone pratiche in quest’ambito, ma non basta un’eccellente Orchestra di Piazza Vittorio (che ormai si muove con successo sulle proprie gambe) a rappresentare quelle centinaia e migliaia di iniziative che, sull’intero territorio nazionale, sono il risultato di pratiche diffuse di coinvolgimento sociale inclusivo e di sana affabulazione positiva.

Il Paese ha profonda necessità di queste ri-fabulazioni positive, per contrastare le ondate di odio che vengono dal web e le narrazioni distorte spesso ormai riproposte anche dai media “mainstream”.

Non resta che augurarsi che il Ministro Alberto Bonisoli e la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni vogliano maturare una ulteriore riflessione su questa improvvida decisione, tornando sui propri passi, e ri-dotando il progetto MigrArti delle risorse che merita. Indipendentemente dalla cromia politica di chi ha ideato e promosso il progetto. Questo detterebbe – riteniamo – una interpretazione alta e nobile del “senso dello Stato”.

(Ha collaborato Carla Di Tommaso.)

Clicca qui, per il sito web del progetto Mibac “MigrArti. La cultura unisce”