Cultura

ilprincipenudo. L’Art Bonus fa il pieno di donazioni, ma il deficit strategico resta

di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale - IsICult) |

'Art Bonus' a quota 2.000 mecenati ed oltre 60 milioni di euro di donazioni: si dona alla cultura e si risparmia sulle tasse. “La zattera va”, ma ancora manca la bussola

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

“Art Bonus”, al di là della discutibile ibridazione anglosassone-latina (sempre meglio di “job act”, comunque!), è un’espressione che sta entrando nel lessico comune, anche perché riguarda in verità gran parte della popolazione italiana, ovvero tutti i cittadini che sono onesti contribuenti: di fatto, anche in Italia ormai imprese e persone fisiche possono detrarre un 65% di quel che decidono di donare al sistema culturale pubblico nazionale.

La giornata di oggi è stata un’occasione per un rendiconto in itinere dell’“Art Bonus”: a tracciare il bilancio è stato il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, nel corso del convegno “Chiamata alle arti! Mecenatismo ed imprese, un investimento strategico”, organizzato da Arcus (controversa società “in-house” del Mibact, cui è stata affidata la gestione del meccanismo) e Federmanager (associazione che rappresenta oltre 70mila manager aziendali), in collaborazione con il Polo Museale del Lazio-Mibact a Roma, in una sala di Palazzo Venezia, affollata da oltre duecento operatori del settore. La kermesse non è stata oggetto di “web streaming” (ma come è possibile, nel 2016?!), e ci auguriamo almeno che sia presto possibile fruire del downloading della videoregistrazione dell’evento.

I dati resi pubblici oggi sono oggettivamente stimolanti, e vanno ben oltre qualche informazione anticipata a metà ottobre scorso: in effetti, a questa mattina, risultano essere iscritti sul sito web dedicato oltre 2.000 donatori (per la precisione: 2.018); il tasso di crescita è notevole, se è vero che erano 1.450 al 14 gennaio scorso, e che in poco più di due settimane sono cresciuti di oltre 500 (con una media, quindi, in 19 giorni, di ben 30 nuovi al giorno. Se si continuasse a questi ritmi, si potrebbe arrivare a 10mila mecenati nel corso del 2016.

Da enfatizzare che, dei 2mila donatori, ben 1.300 circa sono persone fisiche, ovvero due terzi del totale: questi mecenati producono un flusso modesto di risorse (intorno al 5% del totale), ma rappresentano un tessuto vivo di cittadini attivi, ben impegnati nella promozione della cultura.

È interessante osservare come i donatori siano (possano essere)… in bella mostra: una apposita sezione del sito web dell’“Art Bonus” evidenzia infatti, nome per nome e ditta per ditta, tutti coloro che son mecenati (clicca qui, per la “Lista dei Mecenati”), ordinati per classi di donazione (dalla più alta, “erogazioni liberali maggiori di 100.000 euro”, alla più bassa, “inferiori a 1.000 euro”). In verità, curiosamente, coloro che hanno deciso di rendere pubblica la propria donazione sono una minima parte del totale dei 2mila: soltanto 110, ovvero il 5% del totale.

Timidezza? Prudenza? Riservatezza?! Fenomeno invero curioso.

Tutto nasce dal decreto legge n. 83 del 31 maggio 2014 (intitolato “Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo”), che – si ricordi – passò alla Camera dei Deputati senza voti contrari, e fu convertito (con modificazioni) nella legge n. 106 del 29 luglio 2014: quel provvedimento ha introdotto la detraibilità del 65 % delle donazioni che le singole persone e le imprese possono fare a favore di musei, siti archeologici, archivi, biblioteche, teatri e fondazioni lirico sinfoniche.

Le “Misure urgenti per favorire il mecenatismo culturale” hanno introdotto un “credito d’imposta” nella misura del 65% per le donazioni a favore di: interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici; musei, siti archeologici, archivi e biblioteche pubblici; teatri pubblici e fondazioni lirico-sinfoniche.

Oggettivamente, ormai anche in Italia chi effettua erogazioni liberali in denaro per il sostegno della cultura (“rectius”: di una parte, pur significativa, del sistema culturale), come previsto dalla legge, può godere di importanti benefici fiscali sotto forma di credito di imposta.

Il credito d’imposta è riconosciuto, alle persone fisiche e agli enti non commerciali, nei limiti del 15 per cento del reddito imponibile; ai soggetti titolari di reddito d’impresa, nei limiti del 5 per mille dei ricavi annui.

Il credito d’imposta è ripartito in tre quote annuali di pari importo.

La modalità di fruizione dipende dai soggetti che vogliono beneficiarne: le persone fisiche e gli enti che non svolgono attività d’impresa possono portare la detrazione nella dichiarazione dei redditi; i titolari di reddito d’impresa invece la porteranno in compensazione.

Va ricordato che lo stesso provvedimento del maggio di due anni fa ha previsto che anche le strutture turistiche potessero contare su un significativo “tax credit”, pari al 30% delle somme investite in interventi di ristrutturazione, ammodernamento e digitalizzazione.

In sede di conversione del decreto legge n. 83/2014, la misura agevolativa è stata estesa anche alle erogazioni liberali in denaro effettuate per interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, laddove destinate ai soggetti concessionari o affidatari dei beni oggetto di tali interventi. Le agevolazioni fiscali per erogazioni liberali destinate al sostegno dei teatri di tradizioni sono invece entrate in vigore con la legge 23 dicembre n. 190 del 2014, e, in questo caso, le agevolazioni fiscali previste dall’“Art bonus”, son state applicate per le erogazioni effettuate a partire dal 2015.

Va segnalato – ed enfatizzato positivamente – che la Legge di Stabilità 2016 (la n. 208 del 28 dicembre 2015) ha stabilizzato e reso permanente l’“Art Bonus”, che inizialmente aveva la previsione temporale di un arco triennale. Una decisione radicale ed importante.

L’Agenzia delle Entrate ha stabilito che le erogazioni devono essere effettuate soltanto attraverso determinati sistemi di pagamento: è necessario infatti utilizzare esclusivamente gli istituti bancari, gli uffici postali, le carte di credito, di debito, e le prepagate, assegni bancari e circolari; non è possibile utilizzare i contanti perché non offrono sufficienti garanzie di “tracciabilità”. Per beneficiare del provvedimento, la procedura è semplice, essendo sufficiente allegare la ricevuta dell’avvenuto versamento alla propria dichiarazione dei redditi: “più facile di così, non saprei cosa si possa inventare…”, ha rimarcato Franceschini. Ora non ci sono più “alibi”, né per le imprese né per i singoli cittadini.

Il meccanismo sembra stia funzionando: dopo il primo anno di attuazione sperimentale, l’esercizio 2015 si chiude con 57 milioni di euro di erogazioni liberali, da parte di oltre 1.400 mecenati e 388 enti registrati sul portale.

A fine gennaio 2016, dopo la stabilizzazione del “bonus” con la Legge di Stabilità, le erogazioni sono salite a quota 62 milioni di euro, gli enti registrati 450 (di cui 250 Comuni) e i mecenati oltre 2mila.

Per quanto riguarda la distribuzione regionale di destinazione dei fondi, al primo posto c’è la Lombardia, con oltre 22 milioni di euro, arrivati in larga parte per La Scala (uno degli enti culturali italiani che beneficia, da sempre, dell’attenzione dei mecenati), seguita dal Veneto, dal’Emilia Romagna, dalla Toscana e dal Lazio. Le erogazioni finora acquisite hanno contribuito a circa 500 interventi, gran parte di restauro, e di questi sono 400 le iniziative già cantierate.

“Sono risultati in crescita costante, che testimoniano una vera e propria rivoluzione culturale – ha rivendicato con orgoglio il Ministro Franceschini – che sta coinvolgendo cittadini e imprese, perché la certezza in Italia è merce rara: la certezza sta muovendo l’interesse di molte imprese, finalmente anche grandi imprese. Il sistema ha risposto bene e aiuterà moltissimo la crescita in Italia di una cultura del mecenatismo, della filantropia”.

Numerosi i relatori intervenuti: Edith Gabrielli (Direttore Polo Museale del Lazio), Ludovico Ortona (Amministratore Unico Arcus), Stefano Cuzzilla (Presidente Federmanager), Rita Santarelli (Presidente Vises onlus, partner di Federmanager nel sociale), Giuliano Volpe (Presidente Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici del Mibact), Carolina Botti (Direttore Centrale Arcus), Alessandra Sartore (Assessore Bilancio, Patrimonio e Demanio della Regione Lazio), Maurizio Stirpe (Presidente Unindustria – Unione degli industriali e delle Imprese di Roma, Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo), Flavia Nardelli Piccoli (Presidente Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati), Giovanni Lo Storto (Direttore Generale Luiss – Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli), Antonio Calabrò (Responsabile Gruppo Cultura di Confindustria), Giorgio Ambrogioni (Presidente Cida – Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità), Giacomo Gargano (Presidente Federmanager Roma), Andrea Monzani (Responsabile Comunicazione Borsa Italiana), Raffaele Pastore (Direttore Studi e Ricerche Upa – Responsabile Upaperlacultura)…

Tutti contenti e lieti. In particolare, Flavia Nardelli Piccoli, che ha avuto un ruolo molto attivo durante l’iter parlamentare per la messa a punto del provvedimento, e si è finanche prestata a fungere da… “testimonial” durante la “road map” che Arcus sta promuovendo per far conoscere l’“Art Bonus” sul territorio.

La kermesse romana è stata in effetti caratterizzata da un approccio piuttosto celebrativo ed autoreferenziale (siamo nel “migliore dei mondi possibili”, allora?!), anche se va dato atto al Direttore Generale di Arcus spa, Ettore Pietrabissa, di aver riconosciuto onestamente che si tratta soltanto di una prima “zattera”, che è stata finalmente messa a mare, e che le procedure sono perfettibili. Dopo tanti anni di stagnazione, qualcosa s’è mosso, grazie alla volontà decisa del duo Matteo Renzi-Dario Franceschini, che stanno dimostrando – senza dubbio alcuno – di voler considerare la materia culturale tra le priorità nell’agenda di governo: non soltanto a parole, ma con i fatti, allargando i cordoni della borsa.

La direzione è quella giusta.

La rotta va probabilmente corretta, perché – anche rispetto all’“Art Bonus” – si continua a navigare discretamente a vista, senza l’adeguata strumentazione tecnica, e senza un disegno strategico organico.

La bussola, ancora, non c’è.

Il rischio che la “zattera” vada alla deriva è sempre latente.

Le osservazioni critiche che possono essere mosse verso l’iniziativa Mibact hanno una qualche somiglianza con quelle che abbiamo già manifestato in occasione della presentazione del progetto Upa (l’associazione degli investitori pubblicitari) “Upaperlacultura”, a fine ottobre scorso, di cui abbiamo scritto su queste stesse colonne (vedi “Ke4biz” del 28 ottobre 2015, “Ora gli sponsor si fanno il portale”): come è possibile disegnare una strategia “di sistema”, in materia di politica culturale ed economia della cultura, se in Italia né il Ministero né altri dispongono di una ricerca affidabile ed approfondita sulle dimensioni e le caratteristiche delle sponsorizzazioni culturali, e si procede quindi con stime nasometriche, senza indicazioni quali-quantitative minimamente attendibili su “quanto” viene destinato a “cosa”?!

Mettere in contatto, in qualche modo, “domanda” ed “offerta” di mecenatismo e di sponsoring culturale è certamente una gran bella idea, ma v’è necessità di strumenti cognitivi adeguati, di monitoraggi continuativi, di valutazioni di impatto. Che non ci sono. Stesso deficit informativo e di analisi lo si registra nell’ambito delle attività in materia culturale da parte delle Fondazioni cosiddette ex-bancarie: trasparenza modesta, dati incompleti, informazioni frammentarie… Eppure, si tratta di bei soldini: secondo gli ultimi dati disponibili (relativi all’esercizio 2014), si tratta di ben 273 milioni di euro, destinati al settore “arte, attività e beni culturali”

E così, certamente, non si può – al di là delle belle intenzioni – “fare sistema” e ben governare. Ovvero “promuovere sinergie” tra pubblico e privato, e finanche tra gli stessi enti pubblici (Ministero, Regioni, Comuni…).

Altre questioni critiche sono di natura squisitamente logico-strategica: per esempio, perché i musei d’impresa – che non sono pubblici, ma spesso svolgono una funzione pubblica (come ha ricordato Calabrò per Confindustria) – non possono essere ricompresi nel perimetro di intervento dell’“Art Bonus”?!

E perché l’“Art Bonus” esclude anche le attività culturali “private” ma che magari beneficiano di riconoscimenti istituzionali se non addirittura di sovvenzioni pubblico, ovvero il teatro, danza, musica, arti circensi, arti plastiche e figurative?!

Il Ministro Franceschini ha sostenuto d’aver piena coscienza che lo strumento debba essere implementato ed esteso, ma ha anche ricordato che ogni allargamento del perimetro d’intervento determina costi per le finanze pubbliche, e quindi si deve procedere con prudenza.

E perché la Rai non è stata coinvolta attivamente (anzi pro-attivamente), ed in modo deciso, in questa lodevolissima iniziativa, e ci si è limitati soltanto ad uno spot di “pubblicità istituzionale”, con la campagna video “Art Bonus, siamo tutti mecenati”, curata dall’agenzia romana Made in Genesi srl (che ha realizzato – tra l’altro – le campagna governative “Italia Sicura” e “Io non voglio il falso”), fondata nel 2006 da Alfredo Visca?!

Quanti danari pubblici son stati allocati nella campagna di comunicazione, che ha previsto, oltre allo spot televisivo, anche spot radiofonici, affissioni, online advertising? E quanto costa Arcus, nella gestione di questo “servizio” che presta al Ministero?! Ancora una volta, non c’è trasparenza su questi dati, anzi nessuna indicazione: per esempio, nemmeno di massima, sul piano-media, budget e pianificazione. Il Dg di Arcus spa addirittura ha ritenuto non opportuno, in conferenza stampa, citare l’agenzia creativa (“per non farle pubblicità”, testuale): no comment. Curiosi modi di comunicare, rispetto ai quali riteniamo si debba ragionare per un’opportuna revisione.

Clicca qui, per accedere al sito web dell’“Art Bonus”, curato da Arcus spa (Arte Cultura Spettacolo).