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ilprincipenudo. Hate speech e Fake news, Laura Boldrini attacca i social: ‘Da che parte sta Facebook?’ (prima parte)

Angelo Zaccone Teodosi

Quella di questa mattina, ovvero la dura esternazione della Presidente della Camera Laura Boldrini nei confronti dei “social network”, ci ha ricordato la migliore (o peggiore, scelga il lettore) stagione delle “picconate” cui ci aveva abituato anni fa il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

La Boldrini ha aperto i lavori, questa mattina a Roma, nella Sala della Lupa di Montecitorio (quella delle “grandi occasioni”, per capirci), del seminario promosso dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), intitolato “Sicuri sul web per una navigazione consapevole”. Didascalico il sottotitolo: “Quali tutele contro ogni discriminazione, hate speech, cyber bullismo e diffusione di false notizie?”. Iniziativa organizzata nell’economia del “Safer Internet Day” promosso dal consorzio Generazioni Connesse guidato dal Ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università (vedi “Il Miur contro il cyberbullismo (ma perché senza la Rai?)”, su “Key4biz” del 7 febbraio).

Si è trattato di quattro ore dense di interventi, sui quali torneremo presto, anche perché il livello di rappresentatività dei relatori coinvolti rende veramente opportuno un resoconto accurato: basti segnalare che il primo tavolo vedeva seduti tutti i “big player”, dalla Rai con Monica Maggioni, a Mediaset con Gina Nieri, a La7 con Marco Ghigliani, sul fronte “broadcaster”, insieme a Telecom Italia con Giuseppe Recchi, Maximo Ibarra per WindTre, Pietro Gundani per Vodafone, sul fronte “tlc”. Il “gotha” del sistema mediale nazionale. Curiosa l’assenza di Sky Italia.

Nutrivamo in verità scarse aspettative sulla kermesse, ma siamo invece stati smentiti dal livello mediamente alto degli interventi nelle tre sessioni curate rispettivamente dai Commissari Agcom Antonio Martusciello, Antonio Nicita e Francesco Posteraro.

La “notizia del giorno” è certamente rappresentata dalla presa di posizione, molto netta, forte, sentita, da parte della Presidente della Camera. La Boldrini ha iniziato con “questa istituzione è molto sensibile a queste tematiche”, ma un simile incipit non avrebbe lasciato prevedere una sorta di “dichiarazione di guerra”, o comunque una evidente “rottura dei rapporti diplomatici” tra…lo Stato italiano e gli “over-the-top”.

Rispetto al grande ottimismo cui ci aveva abituato il Past Premier Matteo Renzi sulle sorti fantastiche della civiltà digitale, sembra evidente che… la musica è cambiata!

Lo Stato italiano sembra finalmente rivendicare una sana sovranità, rispetto alle logiche della globalizzazione planetaria accelerate dalla rivoluzione digitale.

Gli “over-the-top” non sono, almeno non ancora, i padroni del mondo, ed anche loro debbono sviluppare un senso di “responsabilità”: non simpaticamente autoregolamentato (non basta), ma rispondente alle norme dei Paesi ove operano (e, nel caso italiano, anche dell’Unione Europea).

Sono note le sensibilità della Presidente Boldrini rispetto a queste tematiche, e non a caso ha richiamato le due Commissioni che ha promosso, per i diritti sul web e contro le “fake news”. Su queste stesse colonne, abbiamo manifestato perplessità sugli effetti concreti di simili iniziative, ma manteniamo un “beneficio di inventario” di medio periodo: andremo a verificare tra due o tre anni se l’attività di queste Commissioni avrà determinato effettivamente nuova coscienza collettiva e risultati concreti nella realtà fattuale. Tra l’altro, in argomento, Boldrini ha annunciato che tra breve partirà un “tour” nelle scuole messo in atto dalla Commissione sui diritti sul web, a seguito di un protocollo siglato con il Miur: sarà il primo caso, nella storia del Parlamento italiano, di una commissione istituzionale che… esce dal Palazzo per incontrare la popolazione (studentesca). “Si tratta di una operazione culturale di alfabetizzazione civica”, ha rimarcato la Presidente.

Boldrini ha ricordato come la sua iniziativa di promozione di queste due commissioni “ad hoc” sia stata condeterminata dal non essere riuscita, come avrebbe voluto (ma non ha abbandonato l’idea), a modificare l’assetto delle Commissioni parlamentari esistenti: resta convinta che sia assolutamente necessaria una Commissione per gli Affari Digitali.

Boldrini ha ricordato di aver incontrato due mesi fa Richard Allan, Vice Presidente di Facebok (più esattamente, si tratta del “Vice President Public Policy Europe)”, e di avergli sottoposto alcune istanze: 1. inserire una icona che bolli con il termine “odio” (ovvero segnalato come odioso) le pagine che contengono contenuti lesivi della dignità umana; 2. attivare un “numero verde” di Facebook che agevoli le segnalazioni di casi giustappunto di contenuti odiosi, per accelerare le procedure di rimozione; 3. istituire un ufficio operativo specifico, dotato di risorse adeguate.

L’incontro è avvenuto il 30 novembre 2016, e Boldrini ha lamentato di non aver ricevuto, a distanza ormai di oltre due mesi, nemmeno… un cenno di riscontro, ovvero due righe di cortesia. Soltanto un qualche feedback su rete, ma invero “risposte generiche”.

Da che parte sta Facebook, io non l’ho ancora capito!” – si è domandata ed ha sostenuto con fervore – “l’odio su web sta marcando il discorso politico. È giunto il tempo delle responsabilità: per tutti, anche per gli operatori. È in gioco il futuro civile e democratico dei nostri figli. Non possiamo tollerare più le fake news…”. Alcuni comportamenti in rete, di fatto tollerati (o comunque non tempestivamente repressi da parte di Facebook) sono “abominevoli”.

Parole veramente dure, durissime (seppure con i toni e la prossemica sempre eleganti che caratterizzano l’eloquio di Boldrini), soprattutto considerando il ruolo istituzionale: non era evidentemente la Boldrini soltanto a parlare, ma la Camera dei Deputati che lei rappresenta.

Sconcerto nel viso della rappresentante di Facebook, la giovane Laura Bononcini, Responsabile delle Relazioni Istituzionali per l’Italia (ma anche Grecia e Malta), la quale ha avuto chance di rispondere soltanto nella seconda sessione (Boldrini era purtroppo già andata via): ha ben celato l’inevitabile imbarazzo, ha diplomaticamente addotto giustificazioni afferenti alla “complessità” della materia trattata, ed ha assicurato che perverranno presto a Boldrini “risposte, anche formali” da parte di Allen e comunque di Facebook. Non si è però scusata. Ha sostenuto che, per un gruppo multinazionale che opera in oltre 100 Paesi, una istanza simile non può essere “trattata” in un lasso di tempo così breve. Ha ribadito – come usa fare ormai ritualmente in tutti i convegni in cui interviene – che comunque “Facebook rispetta tutte le leggi dello Stato italiano e della Commissione Europea”.

L’eco del concetto di “responsabilità” evocato da Boldrini è stato ascoltato nella quasi totalità degli interventi del workshop Agcom, con oscillazione tra la ovvia “autoregolazione” invocata da quasi tutti i “player” e l’esigenza di un intervento istituzionale (legge e regolamento) di controllo da parte della “mano pubblica”, ovvero – al minimo – di “coregolazione”.

Tematiche delicate e strategiche rispetto alle quali ci si augura il dibattito politico produca presto risultati concreti. Il rischio di un altro giovane suicida per cyberbullismo è purtroppo in agguato, così come il rischio di disturbi psichici per migliaia di giovani. Sono in atto processi di degenerazione psicosociale delle nostre comunità: l’attuale assenza di regole vere e la de-responsabilizzazione degli “over-the-top” e delle “tlc” produce il rischio di continue derive. Lo Stato non può più soltanto limitarsi a guardare, ma deve intervenire in modo deciso e radicale. Facciamo nostre le parole di Boldrini: “è giunto il tempo delle responsabilità”. Vale anche per Facebook e Google, e, più in generale, per tutte le “social platform”.

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