Welfare

ilprincipenudo. Forum del Terzo Settore: serve un ‘piano industriale’ per il welfare

di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult) |

Il Ministro del Lavoro Poletti auspica ‘razionalizzazioni e monitoraggi’ della spesa pubblica nel ‘sociale’: ma non è in carica da due anni e mezzo?

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Ieri mattina si è tenuto a Roma, presso i sotto utilizzati spazi pubblici della Città dell’Altra Economia (Cae), nell’ex Mattatoio della Capitale, uno stimolante incontro, intitolato “Il futuro è sociale. Diamo forza al welfare. Insieme per un ‘piano industriale’ del welfare”, promosso dal Forum nazionale del Terzo Settore. Si tratta della seconda edizione di un’iniziativa di pubblica riflessione annuale sul “welfare” in Italia, promossa dal Forum.

Per quanto opinabile l’utilizzazione dell’espressione “piano industriale” (“le parole sono importanti!”, ricorderebbe il Nanni nazionale), perché a rischio di deriva semantica economicista, il concetto intendeva sintetizzare l’esigenza di una “razionalizzazione” delle politiche sociali nazionali (partendo però dal presupposto che “industria” sia sinonimo di “razionalità”, il che… non sempre necessariamente è!). In poche parole: “spendere di più e meglio, sprecare meno”.

Il Forum del Terzo Settore conduce da anni appassionate battaglie anche su questa tematica, forte della rappresentanza di centinaia di associazioni del volontariato e della società civile: aderiscono infatti al Forum ben 75 organizzazioni nazionali di secondo e terzo livello – per un totale di oltre 94mila sedi territoriali – che operano negli ambiti del volontariato, dell’associazionismo, della cooperazione sociale, della solidarietà internazionale, della finanza etica, del commercio equo e solidale del nostro Paese. Il Forum vive di contributi pubblici e privati, oltre che delle quote associative, ed ha registrato un totale di ricavi, nel 2014 (ultimo bilancio pubblicato sul sito web) di circa 1,7 milioni di euro. Da ricordare che due giorni fa, su queste colonne, segnalavamo un saggio intervento del Forum, a gamba tesa, in materia “culturologica”, rispetto alla controversa vicenda del bando Siae a favore della creatività giovanile (vedi “Key4biz” del 25 ottobre, “Siae, marcia indietro sul bando ‘Sillumina’: via i paletti per partecipare”).

È stato presentato ieri un “appello” del Forum, dal titolo “Il futuro è sociale. Insieme per un ‘piano industriale’ del welfare”, sottoposto all’attenzione di rappresentanti istituzionali e politici come il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti (ex Presidente della LegaCoop dal 2002 al 2014) e dell’Assessora alle Politiche Sociali della Regione Lazio Rita Visini (che è anche coordinatrice nazionale degli assessorati omologhi nell’ambito della conferenza Stato – Regioni e Province Autonome).

L’Appello e le schede di approfondimento sono documenti ricchi di dati ed analisi. Le schede sono dedicate rispettivamente a: povertà in Italia; infanzia e adolescenza; disabilità e non autosufficienza; immigrazione; famiglia; livelli essenziali delle prestazioni (lep); lavoro sociale.

In sintesi, dall’incontro emerge un apprezzamento per l’attivismo che indiscutibilmente caratterizza l’operato del Governo guidato da Matteo Renzi così come per l’incremento significativo delle risorse allocate (a suon di molti “+” da centinaia di milioni di euro), ma, al tempo stesso, un perdurante grande policentrismo, l’assenza di una cabina di regia, e quindi quella frammentazione di interventi della “mano pubblica” che tante volte abbiamo denunciato anche su queste colonne.

Nel 2015, il tema del “sociale” ha effettivamente fatto breccia nell’agenda politica governativa ed anche… nelle casse dello Stato: nella Legge di Stabilità 2016, sono stati stanziati 600 milioni di euro per il 2016 (divenuti circa 750 milioni recuperando altre risorse) ed 1 miliardo di euro per gli anni successivi; per il 2016, le risorse sono destinate all’ampliamento della cosiddetta “nuova social card” (ovvero al “sostegno all’inclusione attiva”, da cui l’acronimo “sia”).

È stato presentato un disegno di legge che assegna al Governo l’introduzione di una misura stabile per contrastare la povertà assoluta, ovvero un primo “livello essenziale di prestazioni” (“lep”) denominato “reddito di inclusione” (cui sono destinate le risorse 2017 succitate). La stessa Legge di Stabilità 2016 ha assegnato 120 milioni di euro l’anno per 3 anni, per la sperimentazione di un “Fondo contro la Povertà Educativa Minorile” (frutto anche di un accordo con l’Acri e le Fondazioni di origine bancaria)… Potremmo continuare, e nei prossimi giorni si avrà conferma – si prevede – di questa rafforzata sensibilità reale e buona volontà del Governo, analizzando il testo della legge di bilancio 2017 (la “manovra” era in verità attesa entro il 20 ottobre, ma continuano a circolare soltanto bozze…).

Così come nel settore culturale, insomma, il Principe in carica ha allargato i cordoni della borsa, anche nel settore sociale.

Non è sufficiente però destinare maggiori danari pubblici a settori strategici della socio-economia nazionale (come il “sociale” e la “cultura”).

È indispensabile impostare architetture normative e programmi di spesa che si caratterizzino per logica organica e respiro pluriennale, di sistema.

Il che ancora non è, né nel “sociale” né nel “culturale”.

Quel che manca in Italia è, ancora una volta, una capacità sistemica di programmazione organica e strategica. Questa capacità non c’è, anche perché permane un diffuso deficit di strumenti di conoscenza: in sostanza, per quanto ben intenzionato (ed il popolo gli sarà certamente grato…), il Principe non dispone di bussole adeguate, e la navigazione è inevitabilmente incerta ed errabonda.

Se questa nuda verità è registrata dagli studiosi ed operatori del settore, è quantomeno curioso che venga lamentata da un Ministro della Repubblica, allorquando egli dispone sicuramente dei poteri che gli consentono di intervenire istituzionalmente per superare questo deficit.

In effetti, ieri non credevamo alle nostre orecchie, allorquando Giuliano Poletti rimarcava l’esigenza di “razionalizzazione” tra le varie anime dell’intervento governativo in materia di sociale, e reclamava l’esigenza di “monitoraggi” che consentano di comprendere la effettiva ricaduta dell’intervento pubblico in materia.

Se è bello ascoltare che “il Governo sta lavorando ad un grande cantiere in materia di politiche sociali, ma è indispensabile il monitoraggio di quel che sta facendo” anche “per superare l’ottica degli interventi ‘per silos’, e quindi dare conto alla cittadinanza”, ci si domanda se l’interveniente è un esponente dell’opposizione politica o della società civile piuttosto che un rappresentante dell’esecutivo stesso, e, ancora, se si è insediato una settimana fa: ci auguriamo quindi che il Ministro Poletti (che è peraltro Ministro dal 22 febbraio 2014) dia presto concreto seguito agli eccellenti intendimenti annunciati. Ci sembra di comprendere che anch’egli sia ancora costretto a governare in assenza di adeguata strumentazione tecnica. Da cittadini, apprezziamo il suo impegno, ma siamo sconfortati nell’ascoltare la sua lamentazione.

Lo abbiamo scritto molte volte su “Key4biz”, rispetto alle politiche del Governo Renzi: la direzione è giusta, ma il percorso incerto. Vale per i media, per le tlc, per il digitale, per la cultura, per il turismo, per il sociale, eccetera.

I budget messi in gioco dal Governo Renzi in materia di “sociale” sono ormai oggettivamente notevoli, e non si può contestare la sensibilità che il Governo sta mostrando rispetto a queste tematiche.

Il problema permane nell’allocazione delle risorse pubbliche e nell’ottimizzazione dello “spending” dei danari dei contribuenti, a favore di una linea di intervento piuttosto che un’altra.

Poletti ha sostenuto che “sarà un bel giorno, quando al fianco della Protezione Civile avremo anche una Protezione Sociale”, precisando di non avere in mente “un nuovo Dipartimento della Pubblica Amministrazione”, bensì una “grande infrastruttura che tenga insieme tutti gli aspetti del sociale, una dimensione unitaria, perché l’Italia è fatta a silos: c’è chi si occupa di politiche del lavoro, chi di sanità, chi di formazione, chi di lotta alla povertà e avanti così”…

Per un’analisi critica della situazione attuale e per la piattaforma propositiva, si rimanda al dossier elaborato dal Forum del Terzo Settore, illustrato dal responsabile dell’Ufficio Studi, Massimo Novarino.

Se “il welfare sociale è tornato nell’agenda politica – sostiene il Forum – ora serve una lotta alla crescita delle diseguaglianze ed un piano industriale del complesso del sistema di welfare che ci faccia uscire dall’equazione ‘sociale’ = ‘emergenza’, da una frammentazione dei dati, del Paese, delle politiche, delle competenze, delle risorse, elaborandolo insieme con istituzioni, cittadinanza e territori, e intercettando e rendendo più equa anche la spesa privata”.

Per il Forum, ciò che fa crescere, infatti, non è “lo zerovirgola del Pil”, ma “il tornare a prometterci reciprocamente un domani migliore per tutti, nessuno escluso. Il welfare, inteso come diritto e dignità di ogni persona, come prospettiva di benessere sostenibile e condiviso da costruire insieme, deve e può essere l’obiettivo prioritario, la causa comune che ridia a Noi-Europa il nostro futuro”.

Sulla lotta alla povertà, il Forum chiede al Governo anzitutto “risorse per il welfare sociale fuori dal Patto di Stabilità”, l’introduzione del “reddito di inclusione sociale” supportato dall’Alleanza Contro la Povertà, un “vero piano sociale” per le periferie, definire politiche fiscali e dei redditi “più giuste e eque”, ma anche intervenire sull’evasione e sull’elusione fiscale, oltre che sull’economia illegale. Tra gli interventi auspicati anche una “giustizia fiscale europea”, eliminando il “dumping sociale e fiscale e i paradisi fiscali”, ma anche ripensare ad una tassazione delle multinazionali, senza dimenticare la tassa sulle transazioni finanziarie. Il Forum chiede anche una nuova politica europea sull’immigrazione, “che la consideri strutturale e non straordinaria”.

La relazione dell’Assessora regionale del Lazio Rita Visini (esperta di formazione socio-politica, dal 1997 attivista dell’Azione Cattolica) ci ha un po’ confortati, perché è emerso evidente il recepimento di quegli obiettivi di programmazione e monitoraggio evocati dal Ministro. Visini ha sostenuto che, nei suoi primi tre anni di mandato nella Giunta di Nicola Zingaretti, ha combattuto giorno dopo giorno “una battaglia campale”, di natura “culturale” prima che “amministrativa”, per cercare di passare “dai progetti ai processi”, ovvero per stimolare un “cambio radicale di paradigma” nel rapporto tra cittadini ed istituzioni. Quando ha sostenuto l’esigenza assoluta di “fare sistema delle buone pratiche”, abbiamo apprezzato il buon senso di un amministratore pubblico serio. Abbiamo segnalato all’Assessora che però la Regione Lazio non dispone ancora di un “bilancio sociale”… Visini ha orgogliosamente rivendicato di aver per la prima volta introdotto la “misurazione dell’impatto sociale” degli interventi del proprio assessorato: ci auguriamo che i risultati di questo “policy-making”, che si annuncia evoluto e moderno, vengano presto resi di pubblico dominio e condivisi con la collettività.

Dallo stimolante dibattito, ci piace citare anche il ben documentato intervento di Gianfranco Marocchi, direttore della rivista specializzata “Welfare Oggi”, che ha rimarcato come spesso in Italia la più apprezzabile volontà di innovazione sbatta la testa contro il muro del “lato noioso delle riforme”. I migliori intendimenti finiscono nel nostro Paese per scivolare spesso sulla buccia di banana che si nasconde tra il dettato normativo, i decreti attuativi ed i regolamenti.

Anche il Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, Pietro Barbieri (già pugnace Presidente della Fish – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ha rimarcato in modo netto l’esigenza di un “governo unitario e strategico dei pezzi” del sistema del welfare italiano.

Non si possono non condividere questi tentativi di passaggio dalle “belle parole” alle “buone pratiche”, ma allora… perché Renzi non mette mano ad una ridefinizione istituzionale delle competenze dei dicasteri, al fine di provocare concretamente la sempre evocata “razionalizzazione”, ancora una volta in nome della… santissima trinità “efficienza/efficacia/trasparenza”?!

Ricordiamo che la Repubblica ha visto un titolare di Ministero “del Lavoro e della Previdenza Sociale” dal 1945; dal 2001 al 2005, è divenuto “Lavoro e Politiche Sociali” (col Berlusconi II e III); dal 2006 al 2008, è tornato ad essere “Lavoro e Previdenza Sociale” (Prodi II); dal 2008 al 2011, “Lavoro e Salute e Politiche Sociali” (Berlusconi IV); dal 2011, “Lavoro e Politiche Sociali” (esecutivi Monti, Letta e Renzi). Dal 2006 al 2008 (Prodi), c’è stato anche un Ministero “della Solidarietà Sociale” (frutto di uno scorporo di competenze del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali)…

E qui non si tratta di giochi… “nominalistici”.

Le competenze in materia di “sociale” sono infatti attualmente in Italia parcellizzate e frammentate, e quindi il rischio di dispersione delle risorse (per quanto incrementate) è sempre latente. E paradossalmente un incremento di risorse potrebbe finire per determinare effetti controproducenti, alimentando sacche di inefficienza e processi di intervento dello Stato che possono rivelarsi alla fin fine inefficaci.

  • Clicca qui, per leggere l’Appello “Il Futuro è Sociale. Insieme per un ‘piano industriale’ del welfare”, in occasione dell’incontro del Forum del Terzo Settore, “Il futuro è sociale. Diamo forza al welfare”, Roma, 26 ottobre 2016
  • Clicca qui, per leggere le Schede di Approfondimento “Il Futuro è Sociale. Insieme per un ‘piano industriale’ del welfare”, in occasione dell’incontro del Forum del Terzo Settore, “Il futuro è sociale. Diamo forza al welfare”, Roma, 26 ottobre 2016
  • Clicca qui, per le slide dell’intervento di Massimo Novarino, Ufficio Studi del Forum del Terzo Settore, in occasione dell’incontro “Il futuro è sociale. Diamo forza al welfare”, Roma, 26 ottobre 2016
  • Clicca per le slide dell’intervento di Gianfranco Marocchi, Direttore di “Welfare Oggi”, in occasione dell’incontro “Il futuro è sociale. Diamo forza al welfare”, Roma, 26 ottobre 2016