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Il tempo nella linea evolutiva come criterio chiave del ritorno a scuola

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Non si può educare e formare senza la singolarità della formazione nella sua dimensione temporale.

Il tempo è una dimensione dell’esistenza molto soggettiva. Per alcuni scorre lento, per altri veloce, in alcuni momenti sembra essere congelato ed in altri ancora viene riavvolto all’indietro nella matassa aggrovigliata dei ricordi di una vita. Momenti felici, momenti tristi, momenti gioiosi in un’infinità di momenti che fanno e danno il senso alle nostre esistenze.

La dimensione temporale nella sua soggettività i costruisce lentamente ed è in diretta connessione con crescita evolutiva. Alla nascita per tutti i bambini il tempo è lo spazio di vita che insegna a conoscere e conoscere l’ambiente circostante, passando dallo spazio microstrutturale dell’intimità relazionale tra genitore e bambino al macro-spazio esistenziale.

Il bambino impara a conoscere l’ambiente circostante e il mondo che lo circonda grazie alla ripetizione dell’esperienza, dei vari momenti sequenziali che danno il ritmo ai ritmi naturali del ciclo sonno-veglia in cui si inserisce il ritmo ben scadenzato dell’atto di nutrirsi, del disimpegno e del gioco. Nella variazione ritmica dei temi dominanti le attività del bambino, si inserisce la coordinazione del genitore che aiuta il piccolo a regolare i suoi stati emotivi, a discriminare i vari momenti di incontro in linea con i bisogni che esprime tramite il corpo e le attività sensoriali.

Ho fame, ho sonno, ho bisogno di staccare lo sguardo dal volto di mia madre e di guardarmi intorno per osservare ciò che mi circonda sapendo che potrò ritrovarlo quando vorrò di nuovo essere impegnato nella mia attività relazionale, e piano piano con il ripetere del contenimento affettivo riesco ad autoregolarmi, a distrarmi, a crescere su step evolutivi ben specifici e acquisizioni psicologiche. Nell’interiorizzazione della dimensione temporale il bambino compie salti di crescita esponenziali, mantenendo saldo il suo spirito di adattamento e il su bisogno di essere contenuto nella scansione dei suoi ritmi circadiani.

I rituali del buongiorno, della buonanotte, del pranzo e della cena, intervallati con la crescita evolutiva da momenti di gioco e distrazione, da step in cui la concentrazione e la curiosità tipici della fascia evolutiva più precoce, si alternano a noia e di stress, al bisogno di coccole e riposo, sono i tasselli emotivi che andranno a strutturare a dimensione soggettiva del tempo di ciascuno e che nel ciclo temporale più importante, quello della vita, permetteranno di dare valore oggettivo ad un presente in cui si riconosce il hic et nunc del momento e il suo essere collegato ad un passato e ad un futuro che risente dei legami del percorso esistenziale solcato da ciascuno.

In questa conoscenza temporale strutturata su linee evolutive ben specifiche gli elementi esterni che rompono la consuetudine giornaliera vengono tacciati inizialmente come elementi di disturbo, soprattutto da parte degli adulti, per poi essere inglobati nuovamente all’interno di nuovi ritmi generati sullo spirito di adattamento di ciascuno.

Spirito di adattamento che è meno elastico più si avanza nella linea evolutiva. I grandi si arroccano su rituali ormai sedimentati, i piccoli alimentati dalla loro curiosità conoscitiva sono attivi propulsori dell’adattamento all’ambiente esterno e si rimodellano velocemente in avatar plastici direttamente connessi alla loro plasticità cerebrale.

Oggi la sospensione del tempo dovuta all’emergenza del Covid-19 ha richiesto l’adattamento di tutti, grandi e piccini, sotto la pressione della paura, dell’ansia, della mancata comprensione e degli interrogativi dei più piccoli che si sono subito adattati senza aver avuto la possibilità di chiedere il perché dei tanti lock vissuti: chiusura della scuola, chiusura del parco, chiusura delle visite dei nonni e dei parenti, degli amici e delle feste di compleanno.

Nel ritmo naturale la chiusura prevede sempre una nuova apertura e loro, i più piccoli, si sono subito adattati all’apertura delle videochiamate, a vedere con grandi sorrisi le maestre nello schermo del pc dei grandi, ad essere chiamati dalla mamma per mandare un audio sulla chat di classe all’amichetto di turno che mandava su comando un “mi manchi, andrà tutto bene” senza ben capire il perché.

Più si va indietro nella linea del tempo, più si ha meno bisogno dello spazio esterno allargato per poi tornare alle soglie del fine vita a voler abbracciare gli affetti più cari.  I piccoli hanno bisogno dei loro genitori e per loro l’adattamento nello spazio di vita più ristretto dell’intimità del calore familiare è stato vissuto come la coccola della sera, come il desiderio di dormire nel lettone dei genitori per tornare carichi il giorno dopo d’amore e d’affetto.

I più grandi, dopo l’iniziale adattamento hanno cominciato a sgomitare e a desiderare l’uscita al parco anche per scaricare la loro vitalità e il loro bisogno di conoscere ed esplorare l’altro e il mondo. Diligenti nelle lezioni online si sono stancati ed impegnati più degli adolescenti che hanno saputo trovare i loro momenti di evasione con l’immancabile play alla mano.

Tempi diversi, momenti diversi, incontri diversi che bisogna accuratamente valutare nella pianificazione della riapertura della scuola e della didattica a distanza che non può uniformarsi in un tempo unico di lezioni in presenza e lezioni a distanza per tutti. Ogni fascia evolutiva ha bisogno dei suoi tempi e delle sue leve per l’apprendimento, per quell’essere in relazione che permette di interiorizzare l’assenza in una presenza interna che risente dei valori e della trasmissione di legami che si sono sviluppati e sedimentati negli incontri relazionali in cui la conoscenza dell’altro, soprattutto nella scuola è conoscenza e strutturazione del sé.

Affinché la ripartenza funzioni e la società educativa agisca nel bene collettivo occorre pensare e ripensare ai tempi e al bisogno di acquisizione di ogni specifica fascia evolutiva senza agglomerare il tutto in un tempo unico di una didattica a distanza appiccicata al mancato riconoscimento dei tempi e dei bisogni evolutivi di ciascuno. Non si può educare e formare senza la singolarità della formazione nella sua dimensione temporale.