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Il “Serpentone” di Corviale e la chiusura del centro culturale il Mitreo: emblemi dei deficit della politica culturale di Roma (e dell’Italia tutta)

L’edificio lineare di Corviale – che detiene il record di palazzo più “lungo” dell’intero pianeta (poco meno di 1 chilometro: 980 metri, per la precisione; circa 1.200 appartamenti, nei quali vivono attualmente circa 4mila persone) è erede  delle  grandi  visioni  urbanistiche  del  razionalismo  novecentesco  e  
del  Maestro  svizzero Le  Corbusier: progettato  da  un  famoso  gruppo  di  23 professionisti  romani  diretti  da  Mario  Fiorentino,  il cosiddetto “Serpentone” – il più sperimentale degli interventi realizzati dall’Istituto Autonomo Case Popolari (Iacp) – è oggetto  di  attenzioni  e  di  ricerche delle università di tutto il mondo, come dimostrano anche le numerose delegazioni di studio che visitano ogni anno la monumentale struttura architettonica. 

Si tratta di un “edificio-simbolo” che connota la periferia romana, e quella portuense in particolare, attorno alla quale è proliferata, per attrazione e disponibilità di aree e soprattutto grazie all’entusiasmo di molti operatori ed attivisti, una serie di iniziative e di attrezzature, pubbliche e private, nel settore dello sport e della cultura.

Questa intensificazione di rinnovata sensibilizzazione civile e politica su Corviale è stata promossa anzitutto da un gruppo di attivisti guidati da Pino Galeota, promotore di un’associazione dapprima informale e poi costituitasi nel 2013 nella forma di “associazione di promozione sociale” denominata “Corviale Domani”.

La ricerca IsICult del 2010 per la rigenerazione di Corviale centrata sulla cultura

Il “naming” di “Corviale Domani” si deve ad un gruppo di ricercatori dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult, che nel 2010 ha realizzato la prima ricerca (di approccio prevalentemente sociologico) sul Serpentone, iniziativa sostenuta da una società “in-house” della Regione Lazio, la Filas (la finanziaria della Regione, nel 2015 incorporata in LazioInnova spa).

La ricerca curata da IsICult (clicca qui per il sito web dedicato) è intitolata “Corviale Domani. Dossier Corviale 2010: progetto per un distretto culturale-sportivo. Genesi, evoluzione, prospettive per una rigenerazione socio-economica di un insediamento simbolo delle periferie romane”. È stata diretta da Angelo Zaccone Teodosi, coordinata da Alfredo Saitto (cui deve anche l’ideazione del “naming” Corviale Domani), e curata da Elena D’Alessandri.

La ricerca IsICult si poneva come prima fase di un processo di studio che purtroppo è stato sospeso a causa del venir meno degli annunciati finanziamenti pubblici: la ricerca curata da IsICult è stata impostata sull’utilizzazione della variabile “cultura” come asse centrale di un possibile percorso di rigenerazione. 

Corviale è nato tra il 1975 (inizio dei lavori, posa della prima pietra) ed il 1982 (conclusione di una prima fase). Già nel 1982, a progetto ancora incompiuto, è iniziata l’assegnazione del primo blocco di appartamenti (122 appartamenti ad ottobre, 397 a dicembre). Nel 1983, avviene una prima occupazione da parte di 700 famiglie… Nel 1982, gli appalti per i lavori di Corviale vengono sospesi, a causa del fallimento dell’impresa Salice II… Dopo travagliate vicende, l’idea progettuale di Fiorentino e del suo staff non è mai stata sostanzialmente portata a termine. Corviale può essere considerato una sorta di “monumento” all’… Incompiuto (o all’Incompiutezza che dir si voglia): quasi una metafora della finitezza delle intraprese umane. 

Nel progetto originario di Corviale erano previsti: 4 teatri all’aperto, gli uffici circoscrizionali, 1 grande sala di 500 posti per riunioni, 1 biblioteca, 1 palestra coperta, 2 scuole elementari, 1 scuola media, 2 materne, 3 asili nido, 1 consultorio pediatrico, 1 farmacia, 1 mercato coperto, 1 ristorante con sala banchetti e self-service, 1 chiesa parrocchiale… Soltanto una parte di questi obiettivi è stata realizzata, e spesso a seguito di iniziative di impegno civile degli abitanti.

Corviale divenne presto un enorme “quartiere-dormitorio” (esattamente il contrario di quel che l’architetto Fiorentino aveva progettato!), distante dalla città, mal collegato ad essa, ma soprattutto si trasformò in una struttura che mancava dei servizi basilari: al momento delle prime assegnazioni, funzionavano solo 4 ascensori su 74 (peraltro progettati in modo da non consentire l’accesso alle carrozzine degli invalidi, e già non a norma al momento dell’istallazione…); l’impianto di riscaldamento risultò da subito insufficiente, rispetto alle effettive necessità dello stabile, oltre che molto costoso; mancavano citofoni e cancelli; i mezzi pubblici non raggiungevano adeguatamente la zona… Le anomale modalità dell’assegnazione contribuirono a degradare ulteriormente l’habitat, ed anche l’immagine complessiva di Corviale. 

Va ricordato che la nascita di Corviale si inserisce in un periodo storico particolare.  Per comprendere la genesi di Corviale, è necessario contestualizzare il “Serpentone” nella storia urbanistica della Capitale: la sua costruzione rientrava in una strategia di reazione della mano pubblica a fronte del grande incremento della popolazione romana (oltre 1 milione di nuovi abitanti tra il 1950 ed il 1970), con una enorme crescita della domanda di alloggi…

Corviale “topos mediatico” e “topos architettonico”

Corviale è presto divenuto un vero “topos” mediatico: nell’immaginario collettivo romano e finanche italiano, si pone ancora oggi come icona di una progettualità architettonico-urbanistica, se non fallita, certamente incompiuta – sotto molti aspetti – a causa anzitutto del venir meno, ovvero dell’incompiutezza, del respiro razionalista di lungo periodo che pure era previsto “ab origine”.

Corviale è un vero e proprio “topos massmediatico” ed al contempo un “topos architettonico”, un “mediascape” divenuto incarnazione di demonizzazioni psico-sociali, di leggende metropolitane, e di veri e propri “massacri” comunicazionali, di rappresentazioni “infernali”… Al punto tale che alcuni sono arrivati a teorizzare addirittura la distruzione del Serpentone, come avvenuto – parzialmente – per un altro… “mostro” architettonico-urbanistico, le non meno famose “Vele” di Scampia (progettate da Franz Di Salvo), nella periferia di Napoli.

Corviale è anche divenuto una “piazza mediatica” per la politica italiana: al di là del concerto di Renato Zero nel 1997 o della visita di Papa Wojtila nel 1992, il “picco” – a livello di scenografia politica – è stato raggiunto nel marzo 2008, con l’intervento di Silvio Berlusconi, a sostegno della candidatura di Alemanno, con una manifestazione elettorale organizzata proprio nel Serpentone. Nell’aprile del 2018, anche Papa Francesco si è affacciato sul palcoscenico di Corviale…

Corviale, quindi, come “palcoscenico privilegiato”, in verità, non solo per i professionisti della politica-immagine, ma come laboratorio civile, luogo-simbolo di un “riscatto” possibile (ma ancora lontano da realizzarsi).

Da quando è stata resa nota la ricerca curata da IsICult, molte iniziative hanno caratterizzato l’evoluzione del Serpentone.

Purtroppo, però, la “leva culturale” è stata accantonata, a favore di una policentrica quanto confusa effervescenza di iniziative altre, come per esempio un tentativo di “orti urbani”.

In effetti, l’associazione CorvialeDomani (clicca qui per il sito web del suo progetto “Giornale delle Periferie”) si è mossa dal 2010 ad oggi verso un generico approccio ecosostenibile ed “inclusivo”, digitale e “social”, con grande frammentazione di idee ed interventi, dagli “orti urbani” al “calcio sociale” (ed un coinvolgimento a fisarmonica di una pluralità di partner)…

Nel 2014, l’allora Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo (Mibact) promosse un “Tavolo di concertazione istituzionale”.  A fine 2015, finalmente un atto concreto: veniva decretato il vincitore del bando dell’Ater per il Concorso Internazionale di Progettazione “Rigenerare Corviale. Look beyond the present”, promosso e finanziato dalla Regione Lazio (con la consulenza dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia), con uno stanziamento di 9,5 milioni di euro per la realizzazione…

Da allora, processi concreti lenti anzi lentissimi…

Nel dicembre del 2020, la Giunta guidata da Nicola Zingaretti ha firmato una delibera che preludeva alla stesura di un protocollo, per ad avviare un tavolo di coordinamento per la “co-programmazione” e la “co-progettazione” dell’intero quadrante. La Regione ha annunciato l’intenzione di redigere un piano strategico operativo, in grado di cogliere le opportunità, e le risorse, che mette a disposizione l’Unione Europea. Ha sostenuto l’Assessore regionale all’Urbanistica Massimiliano Valeriani: “l’Amministrazione regionale sta investendo notevoli risorse per riqualificare questo quadrante, a partire dal complesso di edilizia residenziale pubblica. Oltre al progetto ‘Rigenerare Corviale’ – che prevede un finanziamento di 11 milioni di euro per migliorare l’accessibilità del ‘Serpentone’, insieme alla vivibilità e alla sicurezza dei percorsi interni e degli spazi comuni – nei prossimi mesi verranno consegnati altri 60 nuovi alloggi, procedendo con il programma di ristrutturazione del quarto piano, grazie ad un investimento regionale di circa 10,5 milioni di euro”.

Interventi senza dubbio utili, ma ancora molto limitati nelle risorse e lenti nella tempistica. 

Si poteva e può fare di più e meglio. E prima, da molti anni. 

Sembra quasi trattarsi di palliativi, a fronte di un processo di degrado che si protrae da decenni.

Il predominio dell’“architettonico” sul “culturale”?!

Si è assistito in sostanza, nell’ultimo decennio, ad una sorta di predominio dell’“architettonico” sul “culturale”: l’errore genetico di Corviale sembra destinato a riprodursi, con una progettualità urbanistica generalista e generica, che resta debole e vacua nonostante l’uso di concetti polisemici “à la page” (come… “smart”).

L’architettura e l’urbanistica avrebbero dovuto piuttosto mettersi al servizio di una rigenerazione tutta centrata sulla cultura.

IsICult sta lavorando ad una versione evoluta ed aggiornata del rapporto di ricerca del 2010, destinata alla pubblicazione in libro: ci auguriamo che l’iniziativa possa stimolare un rinnovato opportuno dibattito critico e plurale (che non vada a discriminare nemmeno i “distruttivisti”) ed un’adeguata correzione di rotta delle “policy” pubbliche sul Serpentone, tornando alle radici del progetto rigenerativo originario, centrato sulla cultura.

Riteniamo infatti che una autentica e profonda rigenerazione di Corviale non possa che essere basata su una sua complessiva rifunzionalizzazione centrata sulle attività culturali.

“Comunità di Corviale”, protocolli e “Masterplan”: ennesimo libro dei sogni?!

Quel che ci sembra paradossale, e che merita attenzione giornalistica e sociologica, è che poche settimane fa viene annunciato che Corviale “diventa ufficialmente Comunità”: il 12 luglio 2021 è stato firmato un protocollo d’intesa “tra 67 realtà associative la Regione Lazio e Ater Roma”. Si tratta di un passaggio istituzionale che i promotori definisco “importante”, ma che in verità ci ricorda i discontinui interventi delle istituzioni (Ministero, Regione Lazio, Comune di Roma). 

Le basi di questo processo possono essere ricercate nel lontano 2008, quando su iniziativa di Pino Galeota, si gettarono le basi di un intervento complessivo di rinascita del quadrante. Scrivono i promotori del “protocollo d’intesa: “la stesura della bozza del “manifesto di Corviale” del 2014 ad opera di Alfonso Pascale e Stefano Panunzi con la collaborazione di Tommaso Capezzone gettò le prime basi teoriche del progetto.  Un lavoro reso possibile dalla ricerca del 2010 “Dossier Corviale 2010: progetto per un distretto culturale”. Il protocollo è l’atto dell’intesa che gli attori del progetto di rigenerazione di Corviale s’impegnano ad attuare attraverso le varie fasi di un masterplan”. I promotori così concludono: “La firma del protocollo è stato un evento in cui tutti i firmatari hanno collettivamente aderito all’intesa rinnovando così il loro impegno per il progetto di Rigenerare Corviale”, facendo quindi riferimento al concorso internazionale di progettazione “Rigenerare Corviale” del 2014 (e son trascorsi 7 anni sette!)…

Il “Masterplan” del 7 maggio 2021 prevede i seguenti “cantieri”:

Tra i tanti interventi previsti, la soluzione al problema del cosiddetto “Quarto piano”: l’intervento prevede la realizzazione di 103 alloggi nel “piano libero” di Corviale, occupato da circa 130 famiglie da più di venti anni e si realizzerà in 10 fasi, trasferendo di volta in volta i nuclei familiari presenti, che corrispondono a circa 500 persone. Si prevede la realizzazione di un “Piano verde” caratterizzato giustappunto dal colore verde, con logge arboree e grate con rampicanti dal forte impatto visivo, ripristinando il decoro del piano e comunicando la “riconoscibilità” del nuovo intervento rispetto al vecchio edificio…

Bello. Tutto molto bello. 

Ma, a distanza di oltre 10 anni dalla ricerca IsICult… siamo ancora a questo punto? 

Sembra una novella versione di un ennesimo libro dei sogni.

Eppure i finanziamenti pubblici ci sono, almeno sulla carta: ma una minima parte di essi è stata messa concretamente in atto, tra problemi burocratici, rescissioni contrattuali, ricorsi al Tar…

Passano gli anni, iniziative estemporanee più o meno valide emergono: in particolare, meritano attenzione il progetto “Calcio Sociale” promosso da Massimo Vallati ed il festival multidisciplinare “Corviale Urban Lab” – Laboratorio delle Arti Emergenti del Municipio XI, ideato da Alessio Conti, che giunge nel settembre 2021 alla decima edizione. 

Emergono per volontà di abitanti ed attivisti, ma nel mentre le condizioni sostanziali dell’habitat non cambiano granché.

Quel che manca è un vettore principale per le operazioni di rigenerazione: si agisce in modo confuso su troppi livelli, disperdendo energie e risorse. 

Manca una idea trainante, appunto: “cosa” fare di un novello Corviale possibile?!

L’appello a mobilitarsi per evitare la chiusura del presidio socio-culturale “Il Mitreo” a Corviale

E quella leva culturale di cui si diceva viene paradossalmente trascurata, se è vero che a distanza di quattro giorni dal succitato “Protocollo”, il 16 luglio 2021 viene diramato un comunicato stampa paradossale: Corviale, la Galleria Il Mitreo deve lasciare il Serpentone: “Mobilitiamoci, abbiamo bisogno di voi”.

Il Mitreo” – Centro per l’Arte e la Cultura Contemporanea (che ha sede in via Marino Mazzacurati 61/63 a Corviale) è un interessante esperimento di sensibilizzazione centrato sulla cultura, le arti (intese multidisciplinarmente): a fine luglio, rischia di lasciare il Serpentone una realtà che, in 14 anni, ha organizzato 400 eventi (dei quali 250 ad ingresso gratuito), dando visibilità a oltre 2.600 artisti provenienti da tutto il mondo in 130 mostre d’arte contemporanea (e tutte ad ingresso gratuito), e coinvolgendo oltre 1.240 artisti dei vari linguaggi, donando oltre 13mila ore di formazione gratuita…

Torna infatti a prospettarsi il rischio di chiusura per il Mitreo. Si tratta di uno dei luoghi di cultura più attivi ed apprezzati nella periferia romana, ma la sua gestione è legata ad una concessione già prorogata, scaduta a fine luglio 2021.

Ha spiegato Monica Melani, presidente dell’associazione che gestisce lo spazio, che si pone veramente come presidio socio-culturale in un tessuto urbanistico che si caratterizza per molte criticità: “abbiamo bisogno del vostro aiuto, perché il Mitreo rischia la chiusura. Erano locali degradati che abbiamo riqualificato, mettendoli ogni giorno a disposizione della comunità. La convenzione del 2018 andava in scadenza il 31 dicembre, ma siamo riusciti ad ottenere una prima proroga che doveva attivare un’azione di co-progettazione delle comunità, con il Comune, per definire il futuro di questo spazio”. 

Co-progettazione: altra bella formula di cui spesso si riempiono la bocca i politici e gli amministratori, spesso contraddetta da percorsi decisionali che sono tutt’altro che partecipati.

Ed anche questo “percorso di co-progettazione” non è mai partito (“noi, quantomeno, non ne siamo mai stati coinvolti”, lamenta Melani) ed al Mitreo è stato chiesto di lasciare i locali. 

Eppure… “Un posto speciale” lo aveva definito la Sindaca Virginia Raggi (il 13 dicembre 2020 sulla sua pagina Facebook): “aperto ai cittadini ed agli artisti, dove la cultura e l’arte contemporanea diventano strumento per creare spirito di comunità, riportare la legalità e promuovere la creatività dei giovani che vivono in un quartiere difficile”. 

Quel “posto speciale”, in assenza di una nuova proroga del Comune, rischia però di chiudere.

Martedì della scorsa settimana, 3 agosto, il Partito Democratico ha denunciato “Da oggi il Mitreo di Corviale è chiuso”: il Capogruppo capitolino Giulio Pelonzi e la consigliera dem Giulia Tempesta hanno accusato la giunta Raggi di non essere riuscita a trovare “una soluzione per garantire il proseguimento delle attività” del polo culturale, la cui concessione è scaduta il 31 luglio scorso”. E spiegano meglio: “come gruppo capitolino del Pd, chiediamo a tutta l’Assemblea Capitolina di farsi portatrice di un impegno concreto per scongiurare l’ulteriore depauperamento culturale di una periferia che non può essere ulteriormente penalizzata dalle indecisioni e dall’assenza di responsabilità politico-amministrativa a vari livelli istituzionali. Tutto ciò anche in considerazione del positivo sopralluogo svolto dall’ufficio tecnico comunale, delle dichiarazioni reiterate dell’Assessora alla Crescita Culturale Lorenza Fruci, nonché delle rassicurazioni fornite dalla stessa sindaca Raggi e della sua Delegata alle Periferie Federica Angeli. La politica – concludono i consiglieri dem – non può essere commissariata dalla mannaia della burocrazia, che rischia di cancellare un patrimonio culturale che ha dato vita ad importanti iniziative negli ultimi 3 lustri di questo secolo. Il Comune si attivi per tenere aperto questo spazio”. Diverte (amaramente) anche il rimpallo evocato tra “politica” e “burocrazia”, tipica di una qual certa interpretazione partitica delle fenomenologie critiche…

Riteniamo che, in verità, nel corso degli anni, non ci sia stata nessuna realtà partitica che abbia realmente dedicato attenzione alle esigenze culturali di Corviale, e questi appelli e denunce suonano un po’ retoriche, soprattutto in campagna elettorale.

Al di là delle (tante) contraddizioni della Giunta guidata da Virginia Raggi (per tutte – nell’ambito culturale ed urbanistico – basti la vicenda delle ex-rimesse Atac svendute ad Amazon: vedi “Key4biz” di ieri 10 agosto 2021 “Le ex rimesse di Atac nelle mani di Amazon? il Comune di Roma cerca di riacquistare quel che era suo. Tutta la vicenda”), è evidente anche in questo caso la retorica delle istituzioni e di certa politica e l’assenza di strategie di lungo periodo ed al contempo di concretezza di interventi.

La vicenda de Il Mitreo – così come quella, più in generale, di Corviale – ci sembra veramente sintomatica delle contraddizioni della politica culturale romana, ed anche nazionale. 

Molta retorica da parte dei politici di turno, reiterati annunci di grandi e belle intenzioni contraddette da processi amministrativi lenti ed autocratico-burocratici, deficit di una strategia complessiva che sia basata su una leva principale (che riteniamo che – nel caso di Corviale – debba essere assolutamente quella culturale).

Ancora una volta, si predica bene, si razzola male.

Clicca qui, per leggere la ricerca IsICult “Corviale Domani. Dossier Corviale 2010: progetto per un distretto culturale-sportivo. Genesi, evoluzione, prospettive per una rigenerazione socio-economica di un insediamento simbolo delle periferie romane”, realizzata nel 2010 per la Regione Lazio

Clicca qui, per leggere il “Masterplan Corviale. Obiettivi, metodi, cantieri e attività”, curato da Regione Lazio, CorvialeDomani (Distretto evoluto d’arte cultura sport e ambiente), Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale), 7 maggio 2021  

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