i numeri

Il reddito minimo in Italia non fa uscire dalla povertà

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Ci sono Paesi in cui il reddito minimo concesso consente di arrivare al di sopra della soglia di povertà, che normalmente consiste nel 60% di questo reddito disponibile mediano, come in Giappone e Danimarca.

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Il reddito di cittadinanza è il 37% di quello medio. In Giappone è il 64%

Il reddito minimo di cittadinanza in Italia non permette di raggiungere la soglia di povertà e protegge molto di più i single delle famiglie. É quello che emerge dai dati aggiornati dell’Ocse che, anche se riferiti ai dati del 2020, sono comunque molto interessanti da verificare perché tutti i partiti hanno delle idee su come riformarlo. O, anche, eliminarlo del tutto.

E ancora più interessante è confrontare il reddito di cittadinanza italiano con gli strumenti simili presenti negli altri Paesi del mondo, sempre secondo le rilevazioni dell’Ocse. L’Organizzazione mette in rapporto l’importo del reddito minimo di cittadinanza con il reddito disponibile mediano, ovvero quel reddito (al netto delle tasse e con l’aggiunta dei sussidi) che risulta dividendo la popolazione in un 50% che ne ha uno superiore e un 50% che ne detiene uno inferiore. Un indicatore sicuramente più corretto del reddito medio perché meno soggetto agli effetti della distribuzione.

Il reddito di cittadinanza e le altre misure anti-povertà

Vediamo adesso cosa intendiamo quando parliamo di misure per il reddito minimo. In Italia il reddito di cittadinanza ha sostituito un altro strumento anch’esso molto recente, il Rei, Reddito di Inclusione, ma in Europa e nel mondo Occidentale è da molto tempo che sono presenti sussidi simili mirati a fornire un reddito minimo a coloro che si ritrovano in condizioni economiche gravose.

In alcuni Paesi sono tipicamente misure anti-povertà separate dai classici sussidi di disoccupazione, e intervengono solo quando il beneficiario non può accedere a questi, in altri vi è uno strumento unico che include entrambe le funzioni, come in Germania. In Italia il reddito di cittadinanza, anche se in teoria presuppone una ricerca attiva del lavoro, coadiuvata dai famosi navigator, è separato dalla Naspi, che spetta solo a chi un lavoro l’ha perso.

Reddito minimo, il confronto tra i Paesi Ocse

Ma veniamo ai dati. Come vediamo nel grafico in alto, ci sono Paesi in cui sostanzialmente il reddito minimo concesso consente di arrivare al di sopra della soglia di povertà, che normalmente consiste nel 60% di questo reddito disponibile mediano. Se prendiamo in considerazione una coppia senza lavoro con due figli come si vede nella nostra infografica si tratta del Giappone, in cui il reddito minimo arriva al 64% di quello disponibile, della Danimarca e della Lituania, dove si giunge al 62% e al 64%. In gran parte questo non accade. La media Ocse è infatti più bassa, del 40%. E l’Italia sta al di sotto di tale media, al 37%.

È poco meno che in Francia, dove il reddito minimo è il 38% di quello mediano, ma molto meno che in Germania, dove invece è il 53%. Vi sono però anche Paesi dove i vari sussidi di questo genere sono meno generosi del nostro Reddito di Cittadinanza. Sono normalmente quelli dell’Est Europa o mediterranei. Tra questi la Spagna dove il reddito minimo è il 27% di quello mediano, il Portogallo, con il 32%, la Romania, con il 25%, la Repubblica Ceca, con il 27%.

Il reddito minimo di cittadinanza negli Stati Uniti

Non sono però né dell’Est Europa né mediterranei gli Stati Uniti d’America, dove il reddito minimo è solo il 20% di quello guadagnato mediamente dalle famiglie americane. Si conferma l’impostazione e la filosofia di un Paese che è sempre stato piuttosto allergico a forme di welfare analoghe a quelle europee. Si tratta tra l’altro una percentuale che è ulteriormente scesa nel tempo, così come è scesa in altri Paesi, come Repubblica Ceca e Slovacchia, o in Australia. Mentre altrove è invece aumentata, come in Germania, passando dal 47% al 53% tra 2001 e 2020, o in Italia, dove fino al 2019 era semplicemente 0.

Chi protegge il reddito di cittadinanza? I single

Questi numeri, però, cambiano se si prende come riferimento un tipo di beneficiario diverso dalla famiglia con due figli, per esempio considerando i single senza prole. In questo caso in Italia il reddito minimo, ovvero nel nostro Paese il reddito di cittadinanza, arriva al 49% del reddito disponibile mediano. Si tratta di una percentuale superiore a quella che si raggiunge se a riceverlo è una coppia con figli, ma anche alla media Ocse, che nel caso dei single è del 36%, anzi inferiore a quella presente nel caso delle coppie. Vuol dire che quasi solo in Italia il reddito minimo è strutturato in modo da favorire molto di più i single delle famiglie.

In Germania per esempio la copertura passa al contrario dal 53% al 44% se si considerano solo i sigle senza figli, in Danimarca dal 62% al 54%, in Usa dal 20% al 6%. Altrove al contrario come in Italia i single sono coperti di più contro la povertà. In Inghilterra per esempio, dove il reddito minimo per loro arriva al 65% di quello mediano. Si tratta di uno squilibrio che in Italia ha già generato una discussione, e non a caso è al centro delle proposte di modifiche del reddito di cittadinanza.

I dati si riferiscono al: 2020
Fonte: Ocse