L'evento

Il Piano 2030 del settore elettrico: 360 miliardi di euro di benefici per filiera e indotto, 540 mila nuovi posti di lavoro. Il Rapporto

di |

Presentato lo studio “La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030” di Enel Foundation, Althesys ed Elettricità Futura. Gli interventi dei ministri Pichetto Fratin e Urso, di Marangon ceo di Althesys, di Re Rebaudengo Presidente di Elettricità Futura e di Starace Amministratore Delegato e Direttore Generale del Gruppo Enel.

GUARDA IL VIDEORACCONTO

SCARICA LO STUDIO “LA FILIERA ITALIANA DELLE TECNOLOGIE PER LE ENERGIE RINNOVABILI E SMART VERSO IL 2030”

Il Piano 2030 del settore elettrico

Quali e quanti sono i benefici del settore elettrico per il nostro Paese, la sua economica, la sicurezza energetica, la competitività a livello internazionale, ma anche per le imprese, l’industria e l’occupazione? A queste domande chiave per il momento storico vissuto e il futuro prossimo che ci attende ha fornito risposte e suggerimenti l’evento dal titolo “Il Piano 2030 del settore elettrico: le opportunità per la filiera italiana”, organizzato da Elettricità Futura, Enel Foundation e Althesys.

In occasione della manifestazione è stato illustrato lo studio di Enel Foundation, “La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030”, realizzato in collaborazione con Althesys ed Elettricità Futura, che stima oltre 360 miliardi di euro di benefici economici, in termini di valore aggiunto per filiera e indotto, con 540.000 nuovi posti di lavoro nel settore elettrico e nella sua filiera industriale nel 2030, che si aggiungeranno ai circa 120.000 di oggi.

La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030

Diversi i partecipanti all’evento, che è stato condotto e moderato da Mariangela Pira, Giornalista Sky TG 24. Il primo a salire sul podio è stato Alessandro Marangoni, Amministratore Delegato di Althesys, nell’intervento singolo dal titolo “La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030”.

La decarbonizzazione è una straordinaria opportunità non solamente per la qualità dell’ambiente, ma anche per il nostro sistema economico e industriale. Le fonti energetiche rinnovabili e la digitalizzazione vanno di pari di passo, alla loro base c’è tanta innovazione tecnologica, che a sua volta contribuisce allo sviluppo industriale e alla crescita dell’occupazione. Un’industria che va rapidamente verso le zero emissioni. Il nostro lavoro è rispondere a tre grandi domande: quali sono le dimensioni e le caratteristiche della filiera delle rinnovabili e dalla smart energy nel nostro paese? Quali possono essere le ricadute sul sistema Paese nel suo complesso? Come favorire questa filiera delle tecnologie rinnovabili e smart energy? Innanzitutto, c’è da chiedersi anche di cosa stiamo parlando oggi quando ci riferiamo alla filiera delle tecnologie elettriche rinnovabili. C’è un gran numero di imprese industriali, manifatturiere e di servizi che lavorano esclusivamente su tecnologie o servizi che riguardano la generazione elettrica rinnovabile e l’elettrificazione. C’è anche un fitto tessuto di aziende che non sono specializzate ma che partecipano a questa filiera”, ha spiegato Marangoni.

Siamo il secondo produttore europeo di tecnologie per le rinnovabili, dopo la Germania; siamo il sesto Paese esportatore di tecnologie rinnovabili al mondo; nell’ultimo decennio il saldo commerciale import-export in questo mercato è stato sempre positivo; solo nell’ultimo anno abbiamo esportato per 5 miliardi di euro di valore; il tutto all’interno di una filiera resiliente alle crisi e alle emergenze, con appena il 2% di perdite durante il lockdown contro un 10% di perdite nel manifatturiero.

Aumentare la potenza rinnovabile e sviluppare la filiera tecnologica può generare 361 milia4r4rdi di euro di benefici economici e 540 mila nuovi posti di lavoro entro la fine del decennio”, ha aggiunto l’Amministratore Delegato di Althesys.

Assieme a Enel Foundation ed Elettricità Futura abbiamo ipotizzato un decalogo, dieci punti tutti molto importanti, da un lato individuando i fattori che permettono di abilitare la crescita di capacità rinnovabile, il tema ben noto delle sistemi autorizzativi e di governance che certamente han fatto dei passi avanti con le semplificazioni, ma che hanno ancora necessità di interventi, l’elettrificazione, accelerando sulla penetrazione delle tecnologie oggi già disponibili, la digitalizzazione, sia lato sistema energetico, sia lato pubblica amministrazione, che costituisce anche su un fattore abilitante della transizione energetica, e una fiscalità che favorisca la transizione. Poi c’è lo sviluppo delle filiere, l’economia circolare, quindi la necessità che vi sia sinergia con la transizione energetica, per gestire non solo i nuovi impianti ma anche il fine vita degli impianti, che si lavori alla protezione dell’Industria domestica, che vuol dire difendere gli interessi dell’Industria manufatturiera italiana ed europea.

C’è un tema fondamentale di lavoro e di competenza, le imprese più avanzate in questo settore si stanno impegnando per creare le competenze e le professionalità che sono necessarie per questa transizione. È il fattore umano che oltre la tecnologia è centrale in questo momento storico. Poi – ha concluso Marangoni – è fondamentale favorire l’accesso alla finanza e attrarre investimenti privati, quindi una maggiore cooperazione pubblico-privato nella ricerca e sviluppo, e più investimenti nelle startup”.

Scarica la presentazione di Alessandro Marangoni, Amministratore Delegato di Althesys

Il Piano 2030 del settore elettrico: importante opportunità per l’Italia

Il secondo speaker della mattinata è stato Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura, con un intervento dal titolo “Il Piano 2030 del settore elettrico: importante opportunità per l’Italia”.

Mediamente, un impianto che ha ottenuto le prime autorizzazioni, poi ne ha bisogno di altre 30 per arrivare a cantiere, quindi c’è ancora molto da fare. Certo, in un Paese in cui ci vogliono ancora sei mesi per ottenere un passaporto e quattro mesi circa per una carta di identità, forse sette anni per le autorizzazioni ad un impianto fotovoltaico o eolico sembrano normali. Oggettivamente, però, se vogliamo sfruttare i benefici di questi processi c’è la necessità di velocizzare i processi autorizzativi, di permitting, relativi all’avvio dei lavori di costruzione dei cantieri per realizzare nuovi impianti per le fonti rinnovabili.

È un passaggio fondamentale. Oggi il nostro Paese ha un mix energetico che per il 65% è soddisfatto da fonti fossili, 95% gas il resto carbone. Le rinnovabili hanno una quota di poco superiore a un terzo del totale. Dobbiamo ribaltare questo rapporto in percentuale, anche perché un 14% di energia è importata dall’estero, mentre entro la fine del decennio crescerà anche la domanda di energia elettrica, che potrebbe passare da 315 a 360 TWh”, ha detto Re Rebaudengo.

Come dicevamo, il problema sono le autorizzazioni e noi in questo siamo tra i peggiori in Europa. Quasi il 50% dei progetti relativi a impianti rinnovabili sono fermi per problemi burocratici, mentre l’altro 50% sarà realizzato con sei anni di ritardo. Tutti gli interventi legislativi e normativi, il lavoro delle Commissioni sul Pnrr e il Pniec, il Via e il Vas, hanno migliorato la situazione ma non risolto il problema.

Per aumentare la capacità e la generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili è necessario aggiornare il Pniec, o Piano nazionale integrato energia e clima, entro giugno del 203, stabilendo per il settore elettrico un target di nova potenza almeno pari a 85GW da raggiungere entro la fine del decennio; rafforzare l’organico degli uffici competenti; responsabilizzare le regioni e le sovrintendenze nel rispettare tempi e tabelle di marcia; adottare un testo unico che riordini e semplifichi la materia”, ha proseguito il Presidente di Elettricità Futura.

Il Piano elettrico al 2030 prevede di allacciare alla rete 85GW di nuove rinnovabili, così da rendere pulita e rinnovabile l’84% dell’energia elettrica fornita ai consumatori finali. Il Piano inoltre prevede che si realizzino 80GWh di nuova capacità di accumulo di grande taglia.

Su questa strada, il nostro Paese potrà ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas, con un risparmio di 110 miliardi di euro. Ma non solo – ha aggiunto Re Rebaudengo – perché tra i benefici è bene ricordare investimenti del settore elettrico e di tutta la filiera per 320 miliardi di euro, benefici economici in termini di valore aggiunto per filiera e indotto per 360 miliardi di euro, un taglio delle emissioni inquinanti per 270 milioni di tonnellate, e la possibilità di creare 540 mila nuovi posti di lavoro, che si aggiungeranno agli attuali 120 mila circa”.

Scarica la presentazione di Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura 

L’industria elettrica italiana nella competizione globale

Ma chi meglio di Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale del Gruppo Enel può illustrare lo stato dell’arte dell’elettrificazione in Italia? Nel suo intervento dal titolo “L’industria elettrica italiana nella competizione globale”, il manager ha spiegato il nesso inevitabile che esiste tra sicurezza e stabilità energetica da un lato e crescita di un sistema economico dall’altro.

“Elettricità Futura è un po’ un unicum in Europa, perché non esiste oggi un Paese europeo che sia riuscito a mettere insieme, in un’unica organizzazione, tutto il settore elettrico nazionale. Lo sviluppo della competizione all’interno del sistema elettrico è stato sempre guidato in passato, ed è ancora guidato, da driver tecnologici. Cioè l’evoluzione del settore elettrico viene ad essere determinato da tecnologie innovative che hanno man mano marginalizzato quelle meno efficaci. C’è poi un tema che riguarda la competitività dei sistemi economici, in funzione del tipo di energia che consumano e di come la consumano. Quindi c’è un tema molto più ampio, che non è soltanto all’interno del settore elettrico, una economia è competitiva solo se ha una fonte energetica stabile, affidabile e a buon mercato. C’è quindi una stretta relazione tra l’evoluzione della tecnologia nel settore elettrico e la competitività dei sistemi economici. Passare dalla transizione energetica alla transizione industriale, di fatto, è sempre il risultato di una dinamica competitiva tra settore energetici, alcuni diventano più efficienti e più funzionali di altri e di conseguenza si affermano. Quello che è successo tra il 2010 e il 2020 ha dimostrato che in virtù di miglioramenti dovuti al combinato disposto di scienza dei materiali e suoi miglioramenti e digitalizzazione, le fonti rinnovabili sono diventate di fatto il presente e il futuro della generazione elettrica.

Per trarre il massimo beneficio da una transizione è fondamentale posizionarsi per primi nel mercato. Ne beneficia quindi chi per primo ha fatto il passo verso l’innovazione, dando vita a nuovi settori industriali e commerciali, nuovi segmenti produttivi e nuovi mercati, determinando un miglioramento anche dei livelli di competitività e di occupazione”, ha affermato Francesco Starace.

L’Italia ha abbandonato il nucleare tanto tempo fa e oggi ha fatto una scelta strategica. Non c’e’ un sistema energetico che evolve buttando dalla finestra quello che c’era prima, c’e’ una sedimentazione geologica di tecnologie. Il fatto che ora ci stiamo muovendo in un sistema che pone l’elettricita’ al centro, rende l’energia piu’ competitiva, piu’ stabilmente conveniente e meno volatile. Adesso inizia un’altra partita e che e’ in corso nel decennio: quella dell’elettrificazione dei consumi. Le reti elettriche diventano fondamentali”, ha aggiunto l’ad di Enel.

L’Italia ha la migliore rete digitale del mondo, senza esserne cosciente. Abbiamo superato il milione di impianti connessi l’anno scorso. L’Italia e’ capace di fare quello che altri Paesi non hanno. Questi ci consente di fare alcune osservazioni: e’ possibile continuare a far penetrare energia nei sistemi, possibile far convivere macchine elettriche e pompe di calore se la rete e’ digitalizzata, a patto di mettere in circolo stoccaggi diffusi. L’industria elettrica italiana può dare un contributo alla riconversione energetica che il nostro sistema deve fare per centrare gli obiettivi che il governo ha indicato, ovvero coniugare l’economicità dell’energia con l’affidabilità della sua indipendenza energetica e con il suo impatto sull’ambiente. L’Italia potrà avere un ruolo da protagonista solo creando e rafforzando una catena del valore nazionale in grado di competere nello scenario internazionale. Bisogna investire lavorando su tutta la filiera, dalla lavorazione di materie prime allo sviluppo delle tecnologie, dalla generazione alla distribuzione, fino al consumo di energia, secondo un modello di sviluppo sostenibile attento all’ambiente, alle persone e alla crescita economica. L’indicazione che emerge dallo studio è chiara: siamo di fronte a una opportunità unica, e se vogliamo coglierla pienamente il momento di agire è ora”, ha concluso Starace.

Le conclusioni

Le conclusioni dell’evento sono state affidate ai due ministri del Governo Meloni più competenti per materia, dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e dal ministero delle Imprese del made in Italy.

L’elettricità prodotta da fonti rinnovabili rappresenta la via fondamentale per attuare gli obiettivi che ci siamo posti entro il 2050. Questo settore oggi rappresenta il motore economico e culturale della transizione energetica, in grado di attivare entro dieci anni fino a mezzo milione di nuovi posti di lavoro green”, ha dichiarato Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Esiste – ha precisato Pichetto – un parco di progetti e investimenti che attende il via libera dal sistema delle autorizzazioni: al Ministero stiamo lavorando per sbloccare procedure spesso farraginose che bloccano questi impianti. La conoscenza e il talento dell’imprenditorialità italiana possono costruire la nostra sicurezza energetica, nella sostenibilità ambientale”.

“Siamo a un punto di svolta, fondamentale per attuare la decarbonizzazione: il nostro paese ha sottoscritto l’impegno di abbattimento delle emissioni del 55% al 2030 e l’impegno della neutralità climatica al 2050. Questo è stato ribadito in ogni sede dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni e vogliamo perseguirlo con determinazione e il massimo della volontà. Le rinnovabili – ha proseguito il ministro – sono il veicolo principale per raggiungere questi obiettivi. A livello ministeriale stiamo lavorando su questo fronte: abbiamo potenziato, tra l’altro, la Commissione Pnrr per ridurre al massimo i tempi. E la prossima settimana approveremo in Consiglio dei ministri il ‘decreto semplificazioni Pnrr’ proprio per rendere spedite le autorizzazioni. Abbiamo una strategia nazionale per velocizzare i tempi, affinché siano ragionevoli e diano certezza”. 

Il ministro ha poi ricordato che è alle battute finali la partita delle Comunità energetiche rinnovabili (“ne partiranno almeno 20 mila”), che entro il 30 aprile dovrà essere definito il RePowerEu, “indirizzato sull’efficientamento energetico”, e che entro il 30 giugno deve essere chiuso il Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima). “Dobbiamo dare un quadro certo – ha concluso Pichetto – che abbia valenza normativa e finanziaria. Vogliamo e dobbiamo raggiungere la quota di 2/3 di energia da rinnovabili nel 2030, con 85 GW, e dunque dobbiamo superare i 10 GW all’anno di installazione. Possiamo essere sul fronte elettrico quello che il presidente Meloni sostiene per il gas: l’hub dell’Europa”.

L’Italia e l’Europa devono lavorare assieme per una piena sovranità energetica e tecnologica, anche mirando ad un’autonomia sul fronte materie prime fondamentali. Dobbiamo realizzare una risposta strategica dell’Europa e dell’Occidente alla sfida, anche valoriale, che ci viene posta dalla Cina e dalla Russia. Servono regole in sintonia con le richieste delle imprese e risorse che garantiscano chi investe in rinnovabili e green”, ha detto Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy.

Su questo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ed il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica sono come due binari finalmente allineati, anche con gli altri dicasteri coinvolti, su cui corre il treno della transizione ecologica e digitale che può fare dell’Italia un modello produttivo sulle rinnovabili. C’è finalmente un governo che agisce all’unisono, per coniugare ambiente ed industria nella sostenibilità del Sistema Paese”, ha quindi terminato il ministro del Mimit.