La conferenza

Il Pd avvia una riflessione sulla politica culturale, mentre nei ministeri prevale la ‘trasparenza a metà’

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La Segretaria Pd Elly Schlein e il Responsabile Cultura Sandro Ruotolo chiamano a raccolta il mondo della cultura. Invitalia pubblica i risultati dei bandi Pnrr “Tocc”, 127 milioni, ma senza indicare i titoli dei 2.200 progetti.

Ieri pomeriggio, lunedì 6 novembre 2023, di fronte ad una platea di un centinaio di operatori del settore, s’è tenuto un incontro promosso dal Partito Democratico, ovvero dalla segreteria guidata da Elly Schlein, nella Sala Sassoli della sede centrale del Pd di Via Sant’Andrea delle Fratte 16, dal titolo “Senza cultura non c’è futuro” (ispirata forse ad una bella tesi del musicista Jordi Savall
Senza memoria non c’è giustizia, senza giustizia non c’è cultura, senza cultura non c’è futuro”).

Questa la premessa dell’incontro: “il Pd incontrerà i rappresentanti delle associazioni della cultura, dei beni culturali, del cinema, dello spettacolo, delle arti creative e performative per ascoltare nell’immediato istanze ed esigenze e costruire un lavoro comune per affrontare le urgenze parlamentari della sessione di bilancio. Un lavoro che servirà anche, nei prossimi mesi, a mettere insieme idee e progettualità che abbiano valenza strutturale, utile a pensare l’Italia di domani”.

Cosa è emerso dall’incontro, come impressione generale: la volontà del Partito Democratico di rimettersi in moto, di riallacciare le fila con il suo mondo di riferimento, dopo il congelamento della guida che per anni è stata affidata al più longevo Ministro della Cultura ovvero Dario Franceschini, che è peraltro sostanzialmente scomparso dai radar nella attuale legislatura (basti osservare l’assurdità della sua non partecipazione alla Commissione Cultura della Camera…).

Il 7 aprile 2023, la Segretaria ha affidato a Sandro Ruotolo la responsabilità di “Informazione, Cultura, Culture e Memoria”.  

L’iniziativa ha registrato una ricaduta mediatica quasi inesistente: sui quotidiani di oggi, soltanto un articolo de “La Stampa” e ieri sera qualche dispaccio di agenzia. Già questo evidenzia la attuale debolezza del Pd su queste tematiche, preso com’è il partito dai suoi travagli interni (e basti citare i bazooka che lancia quasi quotidianamente il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, mentre oggi il direttore del quotidiano che reca ancora – ahinoi – il nome de “l’UnitàPiero Sansonetti invita Schlein alle dimissioni…).

La platea di ieri è stata formata per lo più da attivisti e simpatizzanti: in prima fila, l’ex Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo Silvia Costa (alla quale il Pd non ha assegnato negli ultimi anni incarichi significativi), e – tra gli altri – l’ex Consigliere di Amministrazione Rai Stefano Balassone, il Presidente della società di consulenza Cles Alessandro Leon… Tra gli intellettuali ed artisti, notati Marino Sinibaldi, Nicola La Gioia, Cristina Comencini, Paolo Fresu, Thomas Trabacchi… E’ intervenuto anche il Presidente dell’Anica Francesco Rutelli, che saggiamente ricordando la figura dell’allora Assessore alla Cultura del Comune di Roma, Gianni Borgna – che dedicò i suoi primi convegni a Giovanni Gentile e al sindaco di Roma Ernesto Nathan – ha sostenuto che “la leadership culturale va esercitata favorendo pluralismo e libertà”…

Da notare, ieri al Nazareno, pochissimi “under 30”, a conferma dello scollamento del Pd dalle giovani generazioni.

Un attento osservatore del Pd commenta: ieri, sul tavolo di presidenza, al fianco di Elly Schlein, Sandro Ruotolo e Cecilia D’Elia e Matteo Orfini, ovvero 3 “nuovi” su 4 (Orfini guida Left Wing, corrente interna del Pd particolarmente attenta alle tematiche culturali)… Ma basta questa “quantificazione” ovvero questa “immagine”, per dimostrare un autentico “nuovo corso” dei “dem”?!

Pochi segnali di innovazione, eccessiva rivendicazione acritica delle “cose fatte”, prevale manicheismo

Al di là della eccellente qualità (intellettuale e retorica) dell’intervento di Ruotolo, peraltro centrato in buona parte sulla crisi della Rai e sulla precarietà del lavoro culturale, non abbiamo registrato segnali di significativa innovazione: non è stata eccessiva – va dato atto – la rivendicazione delle passate “politiche culturali”, ma non ci sembra nemmeno sia avviata una riflessione profonda (critica e finanche autocritica) sulle patologie attuali del sistema culturale nazionale.

Molto ideologica la contrapposizione tra un “noi bravi” del passato ed i “cattivi attuali” del centro-destra: basti osservare l’uso di una espressione come “vergognosa e demagogica caccia alle streghe”, rispetto alle critiche che il centro-destra ha manifestato nei confronti della cattiva utilizzazione delle sovvenzioni pubbliche al cinema ed all’audiovisivo…

Si condanna uno scandaloso “walzer delle nomine”, senza avere la franchezza di dichiarare che le logiche (partigiane e discrezionali) dell’attuale governo sono esattamente le stesse del passato, allorquando al Governo c’era il Pd. E non ci sembra che coloro che sono stati nominati alla guida del Centro Sperimentale di Cinematografia o al Maxxi o alla Biennale di Venezia siano esattamente intellettuali di “serie B”, rispetto ai predecessori, ed è del tutto naturale che il centro-destra lavori per una pseudo sua “egemonia culturale” (come pseudo è giustappunto stata quella della sinistra al governo).

Poca autocritica, poca analisi dei dati: ha senso dare 750 milioni di euro l’anno a cinema e audiovisivo e soltanto 400 milioni a teatro e musica e lirica e danza e spettacolo viaggiante?

Sandro Ruotolo non ha affrontato l’esigenza di una riflessione critica (e – ribadiamo – “autocritica” da parte del Pd) sull’attuale assetto dell’intervento pubblico a favore del sistema culturale, a partire dallo squilibrio delle risorse assegnate a cinema e audiovisivo rispetto a tutto il settore dello spettacolo dal vivo: 750 milioni di euro l’anno a cinema e audiovisivo, a fronte di 400 milioni per teatro e lirica e musica e danza e spettacolo viaggiante. Già soltanto questa asimmetria di trattamento non dovrebbe essere oggetto di una riflessione critica, questa sì di vera “politica culturale”?!

E perché invece una difesa quindi quasi d’ufficio sulle degenerazioni prodotte dalla Legge Franceschini del 2016, limitandosi ad evocare l’esigenza di un qualche correttivo?!

E perché gridare allo scandalo, se un Ministro pro-tempore (ironicamente chiamato “il Ministro Genny”, con discreta caduta di gusto) si dichiara disponibile a ridimensionare il proprio portafoglio in nome di una razionalizzazione delle risorse pubbliche: Ruotolo ha sostenuto che Gennaro Sangiuliano avrebbe dovuto prima “correggere” le storture del sistema, e semmai dopo, soltanto dopo, “tagliare”.

Chi redige queste noterelle ritiene che il taglio (peraltro modesto: 50 milioni di euro su un totale di 750 milioni di euro l’anno di sostegno a cinema e audiovisivo) abbia assunto – nelle intenzioni del Ministro – una valenza simbolica e provocatoria, a dimostrazione dell’esigenza di modificare l’assetto del sistema.

È pur vero che non è ancora chiaro “dove” e “come” il Ministro voglia modificare l’assetto complessivo del sistema, ovvero aggiornare e modificare le politiche culturali: se si rileggono le tesi proposte nel programma elettorale di Fratelli d’Italia (elaborate in primis dal Responsabile Cultura e Innovazione del partito Federico Mollicone, attualmente Presidente della Commissione Cultura della Camera), non se ne riscontra traccia significativa negli interventi del primo anno dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni… Buona parte delle intenzioni annunciate non si sono concretizzate.

Apprezzabili alcuni concetti-chiave espressi da Ruotolo: “abbiamo, dunque, bisogno di pensiero critico, di cultura istituzionale e cultura orizzontale. Abbiamo bisogno di diversità”, ma si tratta di idee manifestate senza affrontare di petto le criticità attuali del sistema, che sono quasi tutte – andrebbe riconosciuto – il risultato delle politiche culturali di Dario Franceschini.

Politiche culturali” che sono state messe in atto in assenza di adeguati strumenti tecnici di previsione, programmazione, valutazione, come andiamo denunciando – anche su queste colonne del quotidiano online “Key4biz” – da molti anni.

Permane e prevale, ancora oggi, un “governo nasometrico” delle politiche culturali: il caso del “tax credit” resta quello più eclatante, in sostanziale assenza di valutazioni di impatto…

Che senso ha, quindi, la difesa a spada tratta dell’esistente, facendolo così divenire il migliore dei mondi possibili?!

Sandro Ruotolo ha denunciato le “immense periferie culturali” del nostro Paese, la gravità del fenomeno di desertificazione culturale del territorio e di “distanza” da parte degli italiani rispetto alla cultura… “Due terzi degli italiani sono esclusi o si escludono dalla partecipazione culturale”… Ha denunciato l’arretratezza delle regioni meridionali rispetto alla fruizione culturale… Condivisibili denunce, ma… queste patologie, profonde e gravi, non sono certo attribuibili ad un governo in carica da un anno soltanto: non sono forse una delle eredità del “governo” Franceschini?!

Per questo rilanciamo la necessità di una legge che sostenga le produzioni indipendenti”: ottima idea, ma magari sarebbe stato bene pensarci durante la fase di gestazione della Legge Franceschini, approvata nel novembre 2016….

Il Partito Democratico non vuole il “monopolio delle grandi agenzie economiche”, ha sostenuto Ruotolo, ma non c’è stato nella sua relazione nemmeno un cenno alla svendita di Tim a gruppi finanziari americani e multinazionali (è di questi giorni la notizia della vendita della rete a Kkr – il fondo americano Kohlberg Kravis Roberts & Co. – per 22 miliardi di euro), ovvero dell’intera rete infrastrutturale di Telecom Italia: ed anche questo è “cultura”, in una società sempre più digitalizzata…

Sandro Ruotolo: “la Rai ha perso i suoi pezzi pregiati… pensano di riscrivere la storia dalla parte degli sconfitti”

Il Responsabile Cultura del Pd si è poi concentrato sulla crisi della Rai, annunciando che il partito intende lavorare ad una legge di riforma (di cui non ha anticipato nulla): “siamo molto preoccupati dalla situazione della Rai” (anche in termini di ascolto)… Ha perso i suoi pezzi pregiati (è di ieri la notizia dell’abbandono di Corrado Augias e si vocifera che anche Antonio Di Bella stia per traslocare, n.d.r.) e non basta sostituirli con amici o amici degli amici: c’è un drammatico crollo degli ascolti. La forza della Rai è sempre stato il pluralismo e invece pensano di riscrivere la storia dalla parte degli sconfitti”. Francamente, anche quest’ultima affermazione ci sembra eccessiva: è in corso un tentativo governativo (un po’ maldestro, va detto) di riequilibrio delle interpretazioni della storia, cercando di superare un qual certo manicheismo che ha caratterizzato per molti anni l’impostazione complessiva della “ideologia Rai”…

Il Responsabile Cultura dei “dem” ha osservato (qui con un guizzo di autocritica partitica), rispetto alla crisi nel rapporto tra il mondo della cultura e della politica: “abbiamo smesso di volare alto, quando si è rotta la dialettica con il mondo della cultura”. Quando… durante i lunghi anni della “gestione” Franceschini?!

Ha dedicato anche un cenno all’intelligenza artificiale, rimarcando l’esigenza di rigettare un approccio neo-luddista.

Sostiene Ruotolo: il centro-destra sarebbe “ossessionato dall’egemonia culturale della sinistra”, il governo Meloni “ha tagliato, occupato e non ha dato alcuna prospettiva a questo settore”. In verità, il Governo Meloni sta sostanzialmente mantenendo intatta la struttura (in termini marxiani) ereditata dai precedenti esecutivi: nell’ambito delle “politiche culturali” sono in atto piccole correzioni di rotta, nessuno sconvolgimento strutturale… Il resto è retorica.

Tra gli interventi di ieri pomeriggio/sera (la riunione si è protratta per oltre due ore, con la Segreteria che ha seguito sempre con attenzione, prendendo appunti), si segnala quello di Bebo Guidetti, musicista del gruppo Lo Stato Sociale, che ha denunciato le piattaforme streaming che “azzerano il valore economico del lavoro di chi fa dischi”. La regista e sceneggiatrice Francesca Comencini (in rappresentanza dell’associazione 100autori): “nel cinema c’è una punta del 10 %, che è visibile e guadagna bene, e un corpo sommerso del 90 %, che non ha diritti e fa fatica ad andare avanti”.

Francesco Virga, Presidente di Doc/it (l’associazione dei documentaristi italiani) ha sostenuto che l’aiuto pubblico può determinare anche “meccanismi discorsivi, quali sono quelli attuali: c’è un mercato surriscaldato, con esplosione dei costi di produzione. Ciò avvantaggia solo alcune grosse imprese e fasce privilegiate. Bisogna superare le reddite di posizione, sia nella filiera industriale che in quella artigianale… Occorre l’intervento di una tv pubblica sana, che adesso non c’è…”.

Ha concluso Elly Schlein con una tesi sintonica con quelle di Ruotolo: “dobbiamo osteggiare in tutti i modi questa occupazione militare dei luoghi della cultura dell’informazione”. Francamente, riteniamo che i problemi veri – strutturali e storici – del sistema culturale italiano non vadano identificati nella “occupazione militare”. Che essa sia oggi ad opera di Fratelli d’Italia piuttosto che in passato ad opera del Partito Democratico

Segnaliamo che Dario Franceschini (intervenuto online) ha sostenuto: “non limitiamoci a difendere le cose fatte… proponiamo cose nuove… sfidiamo la destra sui contenuti… la cultura non deve essere marginale nelle scelte politiche… sono stato accusato di aver dato troppe risorse… mai immaginavo una simile accusa… bisogna contrastare i tagli… e non limitare la cultura selezionando gli spettacoli…”.

È proprio questa “difesa” (aprioristica) delle “cose fatte” che emerge alla fin fine dall’incontro Pd: senza adeguata autocritica sugli errori del passato, senza ragionamenti critici sull’entità e l’allocazione delle risorse pubbliche a favore della cultura, senza una nuova visione strategica e di sistema…

Nelle more, si continua a governare con approssimazione e con la solita… “trasparenza a metà”.

Trasparenza a metà. Bandi Pnrr del Ministero della Cultura affidati ad Invitalia: 127 milioni di euro a oltre 2.000 soggetti in tutta Italia (40 % al Sud) senza che si conoscano i titoli dei progetti

Chi segue la rubrica “ilprincipenudo” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale), curata da IsICult per Key4biz, apprezzerà la assoluta indipendenza delle nostre osservazioni critiche e del nostro monitoraggio continuativo delle politiche culturali nazionali: non siamo pregiudiziali nei confronti di nessun governo, ed utilizziamo la stessa severità che praticavamo quando al Collegio Romano c’era Dario Franceschini, così come oggi Gennaro Sangiuliano.

Per esempio, quando la Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni si è fatta carico (su delega del Ministro Sangiuliano) della gestione dei 155 milioni di euro che il Pnrr ha assegnato all’Italia per stimolare la “transizione” digitale ed ecologica delle imprese culturali e creative, abbiamo apprezzato la decisione – assunta dalla Sottosegretaria d’intesa con l’allora Direttore Generale della Dg Creatività Contemporanea del Ministero Onofrio Cutaia – di aprire il più possibile la partecipazione agli avvisi pubblici, accogliendo quindi istanze di ogni tipologia di soggetti, dalle classiche imprese alle associazioni culturali agli enti del terzo settore (vedi “Key4biz” del 6 maggio 2022, “Pnrr, 155 milioni di euro per sostenere le ‘micro’ e ‘piccole imprese’ culturali e creative italiane”, e ancora del 30 settembre 2022, “Imprese culturali e creative, il 3 novembre il varo dei bandi Pnrr da 155 milioni”).

Con la stessa logica di analisi critica e di indipendenza e di terzietà, abbiamo però notato che, affidando il Ministero la gestione dei bandi ad Invitalia (essendo evidentemente la Dg Creatività Contemporanea purtroppo sprovvista delle risorse professionali adeguate) sono stati commessi errori non da poco: in effetti, Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A., società controllata dal 100 % dal Ministero Economia e Finanze) è da sempre abituata a gestire interventi a favore delle imprese (intese in senso stretto e tradizionale), e quindi i regolamenti correlati ai bandi cosiddetti “Tocc” (acronimo per “Transizione Organismi Culturali e Creativi”) sono stati impostati sulla falsariga delle iniziative a favore delle imprese classiche.

Su tutto, basti osservare come sia previsto soltanto una anticipazione del 10 per cento soltanto sul totale di ognuna delle sovvenzioni accordate, dimenticando che la quasi totalità dei soggetti deboli – le associazioni culturali – hanno estrema difficoltà nell’accesso al credito, e quindi non riescono ad anticipare le somme necessarie per l’acquisto di attrezzature che la sovvenzione intende sostenere… Si finisce per vanificare le ottime intenzioni che sono alla base di questi bandi…

Su queste tematiche, ahinoi, totale assenza di dibattito pubblico.

Deficit di trasparenza: nulla si sa di 127 milioni euro assegnati a 2.205 progetti culturali pro Pnrr, di cui non si conosce nemmeno il titolo

Quel che riteniamo poi particolarmente grave è il solito deficit di trasparenza: ieri lunedì 6 novembre 2023, il Ministero della Cultura ha diramato un comunicato stampa che evidenzia i risultati del bando “Tocc2” cosiddetto anche “Tocc-Azione B2” (risultati che erano già stati peraltro già pubblicati venerdì 3 novembre sul sito web della DgCc), con l’assegnazione di 19,2 milioni di euro a 345 micro e piccole imprese, enti del terzo settore e organizzazioni profit e no profit, che possono accedere ai contributi a fondo perduto del Pnrr per il “Sostegno ai settori culturali e creativi per l’innovazione e la transizione ecologica” (in codice: “M1C3 – Sub-Investimento 3.3.4 – Azione B2”).

Ha dichiarato la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni: “con la pubblicazione di questi decreti, ci stiamo avviando verso la fase conclusiva del percorso amministrativo di assegnazione delle risorse del Pnrr. Ora, spetta alle Imprese Culturali e Creative proseguire il percorso virtuoso dell’innovazione e della sostenibilità”.

Il neo Direttore Generale Creatività Contemporanea (DgCc) del Ministero della Cultura Angelo Piero Cappello (si è insediato pochi giorni fa) ha sostenuto: “siamo molto soddisfatti del riscontro che ha ottenuto questo avviso pubblico, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi. Riteniamo fondamentale che il settore culturale e creativo possa essere supportato dalle istituzioni pubbliche che, in tal modo, possono agevolare e incentivare i processi di cambiamento e trasformazione, indicando la strada per una reale progettazione ecocompatibile e orientando concretamente gli operatori verso comportamenti più responsabili nei confronti dell’ambiente”.

Dei 345 soggetti ammessi al finanziamento (su un totale di 1.710 domande pervenute), questa la divisione per ambito di attività: 29 per musica; 35 per audiovisivo e radio36 per moda37 per architettura e design26 per arti visive38 per spettacolo dal vivo e festival36 per patrimonio culturale materiale e immateriale26 per artigianato artistico; 42 per editoria, libri e letteratura40 per area interdisciplinare.

In particolare, i fondi assegnati coinvolgono 138 soggetti appartenenti alle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) e 207 appartenenti alle altre Regioni

Si ricordi che qualche mese fa, sono stati pubblicati i risultati del precedente bando “Tocc1” (cosiddetto anche “Tocc-Azione A2” ovvero “Tocc Digitale”), che aveva ben altra dotazione, ovvero complessivamente quasi 108 milioni di euro: il 20 giugno 2023, risultarono ammessi ai contributi per la “transizione digitale” ben 1.860 soggetti (a fronte di 2.986 domande): dei 1.860 soggetti ammessi al finanziamento, questa la divisione per ambito di attività: 128 per musica; 214 per audiovisivo e radio; 38 per moda; 46 per architettura e design; 56 per arti visive; 202 per spettacolo dal vivo e festival; 628 per patrimonio culturale materiale e immateriale; 40 per artigianato artistico; 151 per editoria, libri e letteratura; 357 per area interdisciplinare. In particolare, i fondi assegnati coinvolgono 661 soggetti appartenenti alle Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) e 1.199 appartenenti alle altre regioni.

Si conosce l’elenco dei beneficiari, i 2.205 vincitori dei bandi “Tocc1” (digitale) e “Tocc2” (green), ma non i titoli delle proposte progettuali

È sufficiente aprire i file in formato .pdf con l’elenco dei soggetti ammessi, per ri-scoprire una anomalia ai limiti dell’incredibile: l’annuncio degli ammessi del 3 novembre 2023 riproduce la stessa patologia dell’annuncio del 20 giugno 2023, con indicazione della identità dei soggetti ammessi, senza nemmeno riportare… il titolo del progetto!

Ad essere più precisi: gli elenchi riportano il nome del soggetto “Proponente”, l’“Ambito di intervento” (che è ampio, definito in 10 categorie, dall’“audiovisivo e radio” all’“interdisciplinare” passando per la “moda” o l’“artigianato artistico”), la “Regione sede operativa proponente”, l’entità della “Agevolazione concessa” (entro il tetto massimo di 80.000 euro a progetto, valido sia per “Tocc1” sia per “Tocc2”), ed il “Punteggio”. Punto.

È incomprensibile la non indicazione della città ove ha sede operativa il proponente (viene infatti indicata soltanto la Regione!), così come la non indicazione del codice fiscale del soggetto vincitore (che consentirebbe eventuali approfondimenti sulle attività del proponente), ma è veramente incredibile che le decine e decine tabelle di graduatorie non riportino almeno il titolo del progetto: sarebbe troppo pretendere una sinossi della proposta progettuale, ma – di grazia! – almeno il titolo del progetto.

In sintesi, tra “Tocc1” e “Tocc2”, il Ministero della Cultura ha assegnato in questi ultimi mesi rispettivamente 108 + 19 milioni di euro, per un totale di 127 milioni di euro, senza che nessuno (a parte la Pubblica Amministrazione) sappia per che cosa.

L’Istituto italiano per l’Industria Culturale (IsICult) ha chiesto al Ministero della Cultura le ragioni di questa – per così dire – “riservatezza”.

Questa la risposta del Mic DgCc:

in ogni caso, nelle graduatorie relative al bando così come sono state pubblicate, non si ravvisa mancanza di trasparenza, poiché la trasparenza amministrativa è un principio generale dell’attività e dell’organizzazione della P.A. che ha lo scopo di garantire l’imparzialità e il buon andamento dell’amministrazione nel perseguimento delle funzioni istituzionali e nell’utilizzo delle risorse pubbliche. Risponde a esigenze di carattere generale, e non implica la divulgazione di una mole indistinta di dati o la pubblicazione di dati che possano corrispondere ad un mero interesse di carattere particolare che qualora presente può essere alla base di una richiesta adeguatamente motivata di accesso agli atti”.

Or bene, chi cura questa rubrica – anche sulla base di decenni e decenni di esperienza con le Pubbliche Amministrazioni italiche – sa (e può dimostrare) che esiste un ampio margine di discrezionalità nella interpretazione del concetto di “trasparenza”: la legge – ahinoi – non prevede obblighi particolari, per cui è “a discrezione” della P. A. decidere cosa rendere pubblico e cosa non rendere pubblico.

Siamo dell’idea che dovrebbe essere obbligatorio riportare sia il titolo del progetto che beneficia del sostegno pubblico, sia una sinossi dello stesso. E magari anche un link al sito web del proponente e magari ad una pagina descrittiva del progetto… nevvero?!

Invitalia, dal canto suo, ha così risposto al Ministero della Cultura:

con riferimento a quanto sollevato dall’utente alle informazioni pubblicate con la graduatoria, confermo che le stesse sono quelle necessarie a rendere noto l’esito delle istruttorie a tutti i partecipanti e al pubblico interessato; successivamente alla formalizzazione dei provvedimenti si provvederà – secondo le modalità e le scadenze previste dal Mef – ad alimentare la banca dati Regis per i progetti finanziati dal Pnrr con tutte le informazioni richieste e che, riteniamo, soddisferanno anche gli aspetti informativi inerenti la trasparenza”.

Abbiamo provato, questa mattina stessa, ad accedere alla “banca dati” Regis (gestita dalla Ragioneria Generale dello Stato):senza successo, ma ci riproveremo presto…

Ci limitiamo a ricordare la battaglia condotta dalla fondazione indipendente OpenPolis, avviata dall’aprile 2022: si rimanda all’articolo pubblicato il 7 aprile 2023, “Abbiamo fatto ricorso per avere i dati sul Pnrr. Il governo aveva disatteso la nostra richiesta di accesso agli atti, sostenendo che i dati disponibili fossero quelli già pubblicati. Ma la relazione della Corte dei Conti dimostra che non è così, quindi abbiamo chiesto il riesame”…

Si legge nella denuncia di OpenPolis: “134.000 i progetti Pnrr censiti dalla Corte dei Conti, aggiornati al 13 febbraio 2023. Sono quasi 129mila in più di quelli riportati dagli open data di Italia Domani (5.246) e riguardano 148 misure in agenda, per un valore complessivo di 93 miliardi di fondi stanziati. Dati che magari non rappresentano la totalità degli interventi, ma che si presume siano stati verificati. Considerando che su tali informazioni si basa anche la verifica del rispetto del cronoprogramma da parte della commissione europea. Il governo è reticente sui dati Pnrr. Tutto ciò dimostra in modo inequivocabile che le informazioni sui progetti ci sono. Ma il governo sceglie politicamente di non pubblicarle e di non condividerle”.

Ed a proposito di Regis, spiega OpenPolis: “si tratta della piattaforma, operativa dallo scorso autunno, su cui gli enti beneficiari dei finanziamenti Pnrr caricano i dati relativi ai progetti di cui si occupano. Nello stesso Pnrr si legge che questa piattaforma non è rivolta alla cittadinanza ma si tratta di uno strumento operativo destinato agli addetti ai lavori. Sarebbe poi compito dell’esecutivo mettere a disposizione dei dati complessivi per la libera consultazione. Cosa che però, come abbiamo visto, finora è avvenuta in maniera estremamente parziale”.

Torneremo presto su queste tematiche…

Clicca qui, per la relazione introduttiva di Sandro Ruotolo Responsabile “Informazione, Cultura, Culture e Memoria”, Segreteria Elly Schlein, Incontro Pd “Senza cultura, non c’è futuro”, Roma, 6 novembre 2023.

Clicca qui, per la videoregistrazione (sul canale YouTube del Pd) della relazione introduttiva di Sandro Ruotolo Responsabile “Informazione, Cultura, Culture e Memoria”, Segreteria Elly Schlein, Incontro Pd “Senza cultura, non c’è futuro”, Roma, 6 novembre 2023.

Clicca qui di seguito per le graduatorie degli ammessi al contributo Ministero della Cultura – Direzione Generale Creatività Contemporanea “Tocc – Transizione Organismi Culturali e Creativi”:

Tocc1 (digitale)

Tocc2 (ecologico)

sul sito istituzionale della DgCc Ministero della Cultura

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.