Economia

Il nuovo manifesto economico per l’Europa di Mario Draghi

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Draghi esorta i governi a mobilitarsi e ad intervenire subito nell'economia per scongiurare una catastrofe economica e sociale.

L’ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi in una rubrica pubblicata mercoledì dal Financial Times, avverte che i governi europei non hanno tempo da perdere e devono essere pronti a “mobilitare completamente” il settore finanziario per prevenire la perdita di posti di lavoro, salvare le imprese ed evitare una catastrofe economica a seguito della pandemia globale di COVID-19.

Draghi, il cui mandato di otto anni non rinnovabile è scaduto alla fine di ottobre, ha affermato che la soluzione richiederà inevitabilmente un aumento significativo del debito pubblico. Nel frattempo, la perdita di reddito subìta dal settore privato, incluso l’eventuale debito accumulato per colmare il buco, dovrà essere assorbita dai bilanci pubblici.

Livelli di debito pubblico molto più elevati diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e saranno accompagnati dalla cancellazione del debito privato“, ha affermato l’economista italiano che nel 2012 salvò l’Europa con l’effetto dell’annuncio “whatever it takes“.

No credit crunch

L’unico modo efficace per i governi europei di “entrare immediatamente in ogni falla dell’economia è di mobilitare completamente i loro interi sistemi finanziari“, ha detto Draghi, osservando che le banche, in particolare, si estendono in tutta l’economia e “possono creare denaro istantaneamente consentendo scoperti di conto corrente o aprendo linee di credito“.

È  fondamentale prevenire le perdite di posti di lavoro. Le banche dunque devono concedere prestiti a costo zero alle aziende, ha affermato. E dal momento che servirebbero come un veicolo di politica pubblica, il capitale di cui hanno bisogno deve essere fornito dal governo sotto forma di garanzie statali su tutti gli ulteriori scoperti o prestiti.

Il costo di tali garanzie non dovrebbe essere basato sul rischio di credito per la società che li riceve, ma dovrebbe essere zero, indipendentemente dal costo del finanziamento del governo che le emette, ha sostenuto Draghi.

L’economista ha affermato che i livelli di debito pubblico aumenteranno, ma l’alternativa sarebbe una “distruzione permanente” della capacità produttiva e quindi della base fiscale e ciò sarebbe “molto più distruttivo per l’economia e per il credito pubblico“.

Cambio di paradigma

Le parole di Draghi evidenziano come l’epidemia di Covid-19 abbia impattato su un sistema economico non in grado di assorbire shock di tale portata e che sia quindi necessario un cambio di paradigma. I precetti smithiani di fede illimitata nel mercato non rispondono alle esigenze dei Paesi in una economia globalizzata.

La domanda di welfare è in continua crescita e le conseguenze economiche dell’epidemia non faranno altro che aumentare questo trend. Confinare l’intervento statale alla correzione dei fallimenti del mercato pare quantomeno riduttivo.

Se da un lato limitare la discrezionalità dei policy maker può evitare distorsioni legate all’orizzonte elettorale, dall’altro risulta necessario trovare soluzioni rapide anche a costo di impattare sul debito pubblico. Si impone dunque un ripensamento del ruolo dello Stato nell’economia, uscendo da rigidi schemi teorici.

Questo è vero soprattutto per l’UE e per il suo futuro. Il fine è di evitare che l’Europa del 2020 si trasformi nell’Europa del 1920. In questo contesto, l’emissione di eurobond darebbe un segnale importantissimo e attiverebbe quella solidarietà, tanto latitante quanto fondamentale per la sopravvivenza e l’evoluzione dell’UE.