recensione

Il materiale emotivo, il nuovo film di Sergio Castellitto al cinema

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E’ uscito nelle sale il 7 ottobre scorso, l’ultimo film di Sergio Castellitto prodotto da Rai Cinema e Rodeo Drive, coprodotto con Mon Voisin e Tikkun Production, e distribuito da 01.

E’ uscito nelle sale il 7 ottobre scorso, l’ultimo film di Sergio CASTELLITTO prodotto da Rai Cinema e Rodeo Drive, coprodotto con Mon Voisin e Tikkun Production, e distribuito da 01, Il Materiale Emotivo, e, devo confessare, mi sono commossa nel vedere la sala del cinema praticamente piena, a parte i posti lasciati liberi per il distanziamento sociale richiesto dalle norme anti Covid.

Un film non facile, dal sapore intellettuale, con venature di commedia, ma che regala momenti di grandi emozioni e atmosfere. Ambientato a Parigi, una Parigi che, seppur quasi completamente ricostruita negli studi di Cinecittà,  si percepisce nei vicoli,  nei colori, nelle musiche e nel mood della piccola e antica libreria,  al centro di una piazzetta parigina, gestita dal malinconico Vincenzo (Sergio Castellitto).

Vincenzo è un libraio italiano ormai fuori dal tempo (non ha neanche un cellulare!) che dichiara apertamente che “la modernità uccide ”, fa finta di non vedere se un cliente gli ruba un libro,  e vive in un piccolo microcosmo dove esiste solo la libreria e sua figlia Albertine, la splendida e bravissima Matilda DE ANGELIS, costretta su una sedia a rotelle dopo uno sfortunato incidente che lei si rifiuta di accettare, non uscendo di casa e trincerandosi in un ostinato e rabbioso mutismo. Vincenzo, quando chiude il negozio, le legge sempre dei libri nella speranza che lei si riprenda e ricominci a vivere.

Da Albertine, che vive al piano di sopra della libreria, vengono regolarmente, una affettuosa e simpatica colf-badante Colombe (Marie Philomene NGA) che aiuta la ragazza nelle sue necessarie funzioni quotidiane e il suo fisioterapista-infermiere (Alex LUTZ) che è anche un po’ psicologo.   

Il divertente Clementino (il rapper napoletano Clementino alias Clemente Maccaro) porta ogni tanto nella solitudine di Vincenzo un po’ di sano umorismo e vivacità napoletana.

Ma nella monotona e malinconica vita di Vincenzo, entra un giorno, come un tornado, l’intrigante e spumeggiante Yolande (Bérénice BEJO), un’attrice fuori dagli schemi, che sta per debuttare nel teatro di fronte alla libreria di Vincenzo e che lo travolge,  suo malgrado,  dapprima incredulo e restio,  poi dandogli la speranza di una nuova vita e un nuovo amore.

Il film è diretto e interpretato da Sergio CASTELLITTO e si ispira alla graphic novel dal titolo “Un drago a forma di nuvola” scritto dal suo grande maestro e ispiratore Ettore SCOLA. Il fumetto era illustrato da Ivo Milazzo e ne fu scritto un primo trattamento a firma di Furio Scarpelli, Silvia Scola e Sergio Castellitto. Margaret MAZZANTINI ha  riscritto la versione finale per il cinema confermando ancora una volta il fortunato e  lungo sodalizio privato e professionale fra Castellitto e la famosa scrittrice,  che nella vita è anche sua moglie.

Il film è dichiaratamente teatrale, come dimostra il sipario rosso che si apre sulla prima scena e si chiude sull’ultima, odora di vecchi libri e di grandi autori da Oscar Wilde a Hemingway da Dostoevskij a Calvino. Il nome di Albertine, non riporta casualmente alla memoria Proust e la sua Recherche du temp perdu.

Del film per chi come me, ama Hopper, si apprezza in modo particolare la struggente e bellissima la fotografia di Italo Petriccione che regala nelle  inquadrature dei locali e dei vicoli di Parigi, la pittura intrisa di solitudine e malinconia di Edward Hopper.

Le belle musiche di Arturo ANNECCHINO contribuiscono non poco a creare e rendere credibile la raffinata e sensuale ambientazione parigina.

Divertente e inusuale il cameo di Sandra Milo.

Matilda De Angelis, muta per tutta la durata del film  e resa paraplegica dall’incidente, riesce a dare al personaggio di Albertine tutta la rabbia, la disperazione, la frustrazione di una giovane e bella donna costretta in un corpo e una vita che non vuole  accettare, dimostrando di essere una vera e grande attrice a tutto tondo, una delle più interessanti e versatili del momento.

Sergio Castellitto dimostra ancora una volta la sua  grande abilità di interprete, calandosi completamente  nei ruoli dei suoi personaggi e il suo Vincenzo è tenero, timido e disilluso ma pronto a reagire a un inaspettato nuovo amore. La sua regia è matura e trasmette il suo amore per Parigi, la letteratura e i grandi temi della vita come l’amore e il dolore.

Peccato non aver concesso qualcosa di più forte e movimentato alla storia, ma soprattutto all’interazione tra i personaggi, che restano un po’ sospesi senza mai arrivare profondamente al cuore del pubblico, costretto a guardare con un certo distacco i tanti materiali emotivi del film.