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Il governo italiano richiede alle Big Tech il doppio dei dati utente rispetto alla media globale

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Cresce a livello globale e anche in Italia la sorveglianza dei governi nei confronti dei dati degli utenti online.

Cresce a livello globale e anche in Italia la sorveglianza dei governi nei confronti dei dati degli utenti online.

La ricerca di Surfshark mostra che tra il 2013 e il 2021 il governo italiano ha chiesto ad Apple, Meta, Google e Microsoft di divulgare i dati di 122.291 account. L’Italia è così al 2° posto nell’Europa meridionale per numero di richieste da parte del governo di dati di utenti nei confronti delle aziende Big Tech:

Risultati chiave:

• L’Italia si colloca al 19° posto nel mondo per numero di account online richiesti in questo periodo (206 account ogni 100k persone), rispetto a Francia (5° con 532 account/100k), Portogallo (7° con 359 account/100k), Spagna ( 21° con 178 account/100k).

• Tutti i 177 paesi esaminati hanno richiesto più di 6,6 milioni di account combinati dal 2013 al 2021.

• Le autorità degli Stati Uniti e dell’UE hanno richiesto circa il 60% di tutti gli account di interesse dal 2013 al 2021. Gli Stati Uniti sono in cima alla lista con quasi 2,5 milioni di account nelle richieste di dati degli utenti dal 2013 e 514k nel solo 2021.

• Il tasso complessivo di divulgazione dei dati Big Tech in Italia è del 54,3%. Meta e Google sono quelli che hanno ricevuto il maggior numero di richieste di account dalle autorità italiane.

• A livello globale, dal 2013 al 2021, il tasso di disclosure complessivo è di circa il 71%. Apple è leader nei tassi di divulgazione dal 2016, aumentandoli dal 75% nel 2016 all’82% nel 2021.

“Oltre a richiedere dati alle società tecnologiche, le autorità stanno ora esplorando nuovi modi per monitorare e affrontare la criminalità attraverso i servizi online. Ad esempio, l’UE sta prendendo in considerazione un regolamento che richiederebbe ai fornitori di servizi Internet di rilevare, segnalare e rimuovere i contenuti correlati agli abusi”, afferma Gabriele Kaveckyte, Privacy Counsel di Surfshark. “Da un lato, l’introduzione di queste nuove misure potrebbe aiutare a risolvere casi criminali gravi, ma le organizzazioni della società civile hanno espresso la loro preoccupazione di incoraggiare tecniche di sorveglianza che potrebbero essere successivamente utilizzate, ad esempio, per rintracciare politici rivali”.