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Il golpe del pollice. ‘Quando lo smartphone muove le masse’. Intervento di Gaspare Polizzi (Università di Firenze)

La pubblicazione del pezzo di Michele Mezza ‘BreakingDigital. Il golpe del Bosforo sventato da Pollicina’ apre il dibattito sul ruolo di cellulari e soluzioni mobile a partire dall’appello di Erdogan via Skype. Ecco l’intervento di Gaspare Polizzi, docente di storia della filosofia all’Università di Firenze e principale collaboratore e traduttore di Michel Serres in Italia. Il dibattito avviato da PollicinAcademy, il centro di ricerca sugli alfabeti del mobile presieduto da Michel Serres e diretto da Michele Mezza, per ragionare sui comportamenti e i meccanismi della transizione dei linguaggi digitali in modalità mobile.

Michele Mezza ricorda che “I media non sono il quarto potere. Sono molto più importanti; sono lo spazio dove si costruisce il potere in un gioco di relazioni fra soggetti politici e attori sociali in competizione”.

Oggi il mobile è essenziale nell’azione politica, soprattutto in circostanze straordinarie.

Due esempi, i più recenti.

Nella vicenda del fallito colpo di Stato in Turchia è stato decisivo l’uso di Skype da parte di Erdogan, che aveva a lungo lottato contro la diffusione dei social e del mobile thinking. Il “sultano” della Turchia si è servito, contro le sue stesse idee, di uno strumento che gli ha consentito di fare un appello in diretta alla CNN turca senza che fosse identificato il luogo di invio. Poi Periscope ha fatto il resto facendo vedere la rivolta intorno all’aeroporto di Istanbul.

Qualche giorno fa, Diamond Reynold ha ripreso su Facebook live la morte del fidanzato Philando Castile, ucciso da quattro colpi di pistola sparati dall’agente Jeronimo Yanez.

 

Diamond ha usato lo smartphone per filmare il fidanzato che le moriva accanto, dicendogli “Stay with me, stay with me”. Al di là delle discussioni psicologiche sulla condizione di Diamond in quel momento, è innegabile che quel video, diffuso viralmente, ha prodotto una reazione pubblica e politica inconfrontabile con quella prodotta da denunce verbali riportate dai media tradizionali, TV compresa.

Da un lato un “dittatore democratico” che si rivolge con successo al popolo per sconfiggere i suoi oppositori, e mantenere e rafforzare il suo potere. Dall’altro una ragazza afro-americana che suscita un movimento di massa contro le violenze “razziste” della polizia USA. Il mobile è essenziale per l’azione politica, ma come ogni strumento mediatico, può essere usato per rafforzare il potere o per lottare contro di esso.

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