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Il giornalismo futuro lo produrranno gli algoritmi?

Da millenni e fino ad alcuni mesi fa, il linguaggio, la narrazione e la scrittura sono stati strumenti esclusivi degli esseri umani senza i quali la loro natura sarebbe stata diversa e loro stessi avrebbero avuto un ruolo sulla Terra molto meno significativo. Da un po’ di tempo invece i sistemi di intelligenza artificiale generativa compilano relazioni, compongono ottimi sommari di testi, scrivono articoli per i giornali, e anche sceneggiature per gli Studios di Hollywood. Il recente sciopero degli sceneggiatori americani è stato uno degli effetti di questo nuovo scenario. Siamo forse di fronte alle prime avvisaglie di un processo irreversibile secondo il quale le macchine si avviano a sostituire gli umani in moltissimi compiti intellettuali, compresa la scrittura di testi e di contenuti multimediali.

AI generativa al centro del dibattito globale

Al di là dell’eccessiva enfasi che in questi ultimi mesi si sta registrando da parte di molti nei confronti dei sistemi di IA generativa, è del tutto evidente che questi sistemi capaci di dialogare con le persone e di fornire loro informazioni in linguaggio naturale, possono essere utilmente usati in molti contesti professionali nei quali vengono prodotti, elaborati e gestiti contenuti testuali e grafici. Questa è la ragione principale per la quale, oltre al naturale interesse a conoscerli ed usarli efficacemente, in molti settori è nata la preoccupazione che questi sistemi automatici possano essere sfruttati per sostituire gli esseri umani, facendo compiere loro svariate funzioni che finora soltanto i lavoratori in carne e ossa hanno saputo svolgere.

AI meglio dei giornalisti?

Tra i tanti settori interessati a questo cambiamento, che potrebbe essere dirompente, c’è sicuramente il mondo del giornalismo e le diverse professioni che in quel contesto lavorativo sono comprese. Virtualmente grazie alle tecnologie digitali ognuno si può sentire giornalista e scrivere qualcosa che ogni altro essere umano nel brevissimo tempo di qualche secondo può leggere e commentare. Con la digitalizzazione del mondo le notizie nascono e si consumano in ogni attimo del giorno. Questa profonda trasformazione informativa, con la conseguente disintermediazione, purtroppo non ha portato a una migliore e più accurata informazione per i cittadini e ha sconvolto i modelli economici dei giornali e delle agenzie giornalistiche che sono alla ricerca di nuove forme di business sostenibili e compatibili con l’universo di contenuti generato dal digitale. Tuttavia, l’online ha mostrato l’esistenza di una domanda di informazione da parte di ampi settori della popolazione che gli strumenti dell’informazione classica non intercettava e sulla cui natura si può molto discutere, ma che della cui esistenza non si può più dubitare.

Software per la produzione automatica di news

In questo contesto di grandi trasformazioni, si sono inseriti i sistemi software per la produzione automatica di news per i giornali e per i notiziari televisivi. Una ulteriore trasformazione che potrebbe essere più profonda delle precedenti la stanno realizzando i tanti possibili usi dei sistemi di IA generativa che da qualche tempo si stanno sperimentando anche nel settore del giornalismo con effetti non trascurabili dovuti alla grande capacità di sintesi di contenuti, di identificazione di elementi chiave e di composizione di testi che sistemi come Bard, Claude e ChatGPT dimostrano di possedere.

Ma tutto dipende dai dati su cui l’AI lavora

Tuttavia, occorre considerare che i sistemi di intelligenza artificiale non possono essere accurati più dei dati su cui sono addestrati. Dunque, per il corretto funzionamento di questi sistemi è di estrema importanza che i dati dai quali si alimentano non siano imprecisi, lacunosi, mancanti o abbiano subito distorsioni. In tutti questi casi gli algoritmi di apprendimento automatico sui quali sono basate le intelligenze artificiali generative tenderanno a generare informazioni imprecise, scorrette (questo tema molto importante è discusso in diversi saggi recenti, uno di questi è “L’impero dell’algoritmo”, Rubbettino, 2021). Diventano creatori automatici di fake news, allo stesso modo di come può accadere quando un articolo viene scritto da un giornalista in malafede o che non usi fonti accurate.

Miriadi di sperimentazioni in atto

Il breve lasso di tempo trascorso dall’utilizzo diffuso dei sistemi di AI generativa non ha ancora permesso una riflessione accurata e completa sulle potenzialità e sui tanti possibili usi di questi sistemi. Alcuni impieghi si stanno sperimentando, ma non è affatto detto che saranno questi quelli che verranno più praticati negli anni a venire. In particolare, nel settore della generazione e della diffusione delle notizie, sistemi come ChatGPT vengono usati come evoluzione dei motori di ricerca offrendo una inedita possibilità di chiedere ai motori di ricerca cosa si vuole direttamente in linguaggio naturale e di dialogare con essi sulla base delle risposte che ci forniscono e delle informazioni che a noi servono. Questa modalità nel tempo potrà portare le persone a dialogare con un sistema di news (siano essi articoli testuali, radiofonici o video) per richiedere i contenuti e i dettagli che si desiderano in ogni momento della giornata.

Dal punto di vista del professionista delle notizie, la ricerca che si realizza tramite il dialogo in linguaggio naturale con un sistema di l’AI generativa serve a scovare dati, a trovare contenuti e dopo averli raccolti il dialogo con questi sistemi servirà a suggerire narrazioni, secondo diversi stili giornalistici, letterari o data-driven. Oltre a questa nuova modalità di interrogazione dei sistemi automatici di IA generativa che richiede quello che in gergo tecnico si chiama “prompt expertise”, questi sistemi sono in grado di suggerire al giornalista schemi testuali, sintesi o testi completi su uno o più argomenti. Questo fa si che l’IA generativa possa assistere il giornalista nei processi di produzione dei contenuti e nel loro affinamento, completamento o sommarizzazione.

L’IA generativa può sostituire in toto un giornalista

Come forma più avanzata di tutte queste modalità, l’IA generativa può essere anche usata per sostituire integralmente il giornalista. Sono diversi i casi, ad esempio, nei quali si è sperimentato la sostituzione di un giornalista nella conduzione di un telegiornale tramite un chatbot che, combinando tecniche di realtà virtuale e di IA generativa, conduce il programma, legge le news e lancia i servizi come un perfetto conduttore umano. Nel telegiornale di Kuwait News, Fedha, una avatar bionda e molto professionale si è presentata agli spettatori così: “Sono Fedha, la prima conduttrice in Kuwait che funziona grazie all’intelligenza artificiale a Kuwait News. Che tipo di notizie preferite? Sentiamo le vostre opinioni“. Allo stesso modo, in passato l’agenzia di Stato cinese Xinhua aveva trasmesso un telegiornale condotto da un giornalista virtuale e molte altre esperienze simili si stanno susseguendo in diverse parti del mondo.

Sfide inedite

Alcune di queste modalità d’uso nel tempo si consolideranno, altre spariranno o si trasformeranno sulla base di fattori che non saranno eminentemente tecnologici ma culturali, sociali, etici ed economici. Le potenzialità delle diverse tecnologie digitali sono enormi quando vengono combinate con quelle dei sistemi di IA generativa. Quello che oggi è reso possibile da queste tecnologie ci pone davanti a sfide inedite che abbiamo difficoltà ad affrontare e gestire. Allo stesso tempo, faremmo bene a porre attenzione al fatto che la ricerca e l’innovazione in questo settore non si fermerà, anzi sta registrando una forte accelerazione e questa tendenza porterà a sistemi più potenti, più veloci e più sofisticati. Aumentando così le possibilità delle macchine e le difficoltà degli umani a regolamentare e a gestire quelle possibilità che in tutti i settori, compreso quello del giornalismo, continueranno a introdurre cambiamenti talvolta di carattere eccezionale.

Le aziende leader nel settore dell’IA come Google, OpenAI, Microsoft, Anthropic e Meta hanno da tempo avviato discussioni e collaborazioni con varie testate giornalistiche nel mondo sulle modalità concrete di introduzione e di uso efficace e permanente di soluzioni di intelligenza artificiale. I loro interessi sono economici e sanno di poter avere nuovi mercati importanti sui quali mettere il loro cappello. Alcuni giornali negli USA come il Washington Post, il Wall Street Journal e il New York Times stanno valutando seriamente come modificare i processi delle loro redazioni per inglobare totalmente all’interno di essi gli strumenti di data analytics, di machine learning e di IA generativa.

Aspetti collaterali

In questo genere di valutazioni occorre tenere conto di diversi fattori e dei protagonisti principali: i giornalisti e i lettori. Bard e ChatGPT se inseriti in pianta stabile in redazione, oltre a velocizzare i processi di elaborazione e diffusione dell’informazione, saranno sfruttati correttamente per migliorare la qualità dei contenuti e i servizi di news per gli utenti? Questo non è affatto scontato anche se si è benevoli nei confronti delle potenzialità delle intelligenze artificiali per il lavoro giornalistico. Ogni tecnologia inserita in un contesto di lavoro umano non va valutata soltanto sul piano tecnologico, occorre considerare gli aspetti culturali, organizzativi e anche psicologici, del suo impatto. Questi non sono secondari e possono determinare il successo o la sconfitta di una innovazione, anche quando essa è valida.

Le necessità informative degli utenti potranno essere soddisfatte anche attraverso i processi di elaborazione stocastici del linguaggio che sanno eseguire i sistemi di IA generativa? La loro velocità, la loro grande memoria, la loro abilità compositiva saranno in grado di migliorare la soddisfazione dei lettori, di dare le risposte giuste ai loro bisogni informativi? Queste sono domande non secondarie alle quali vanno date delle risposte pragmatiche, coraggiose e oneste, nel rispetto della missione originaria del giornalismo autentico.

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