Brexit, per il premier giapponese Shinzo Abe la Gran Bretagna e’ benvenuta nel Patto Trans-Pacifico
08 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Il Giappone accogliera’ “a braccia aperte” la Gran Bretagna nel Patto Trans-Pacifico di libero scambio (TPP) dopo la Brexit: lo scrive il quotidiano economico “The Financial Times”, che ieri domenica 7 ottobre ha intervistato a Tokyo il primo ministro giapponese Shinzo Abe. Nell’intervista il premier giapponese ha ammesso che con il divorzio la Gran Bretagna perdera’ il suo attuale status di “porta di ingresso” nell’Ue, ma si e’ detto convinto che il paese e’ comunque “equipaggiato di una forza globale”. Il giornale ricorda che il TPP e’ un accordo commerciale a cui aderiscono undici paesi dell’area del Pacifico tra i quali appunto Giappone, Vietnam, Malaysia, Canada, Messico ed Australia; originariamente includeva anche gli Stati Uniti, ma uno dei primi atti della presidenza di Donald Trump e’ stato proprio ritirarsi dal Patto Trans-Pacfico. I commenti del premier Abe sulla Gran Bretagna, secondo il “Financial Times”, con ogni probabilita’ costituiranno un incoraggiamento per i cosiddetti “Brexiters” che vedono nuove opportunita’ commerciali aldifuori dell’Ue e stanno facendo pressione perche’ il governo di Londra raggiunga con Bruxelles un accordo che preveda l’uscita definitiva del paese dallo spazio commerciale e doganale europeo. Partecipare al TPP, scrive il giornale della City di Londra, significherebbe per la Gran Bretagna poter stringere favorevoli accordi di libero scambio con una vasta porzione dell’economia mondiale che sta crescendo a ritmi elevati; cio’ pero’ sara’ possibile solo se il paese uscira’ definitivamente dall’unione doganale europea e si riappropriera’ pienamente del potere di stabilire le proprie tariffe. Tuttavia il premier giapponese Abe nell’intervista raccomanda al governo di Londra una “uscita ordinata” dall’Ue ed ha aggiunto che un “periodo di transizione” dopo la Brexit del 29 marzo 2019 e’ negli interessi del Giappone: diverse grandi multinazionali giapponesi che operano in Gran Bretagna sono molto innervosite per l’incertezza sul futuro dopo il divorzio dall’Ue. “Spero davvero che l’impatto negativo della Brexit sull’economia globale, inclusa quella del Giappone, possa essere ridotto al minimo”, ha concluso Abe.
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Stati Uniti, Wall Street in pieno boom sotto Trump ma aumentano i donatori del fronte democratico
08 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Per la prima volta in un decennio, Wall Street sembra predisposta a donare piu’ soldi ai candidati al Congresso democratici rispetto alle loro controparti repubblicane. Secondo il Center for Responsive Politics, un gruppo apartitico che tiene traccia delle donazioni durante le campagne elettorali, dalle interviste ai dirigenti della comunita’ finanziaria, finanziatori di fondi, donatori e coloro che hanno raccolto denaro, emerge uno interesse crescente nei confronti dei Democratici. “Oggi piu’ che mai, nei miei 26 anni di carriera a Wall Street, i donatori sono disposti a guardare oltre le preoccupazioni di un’eccessiva regolamentazione da parte dei Democratici”, ha dichiarato al “New York Times” Charles Myers, da lungo tempo promotore di fondi per i Democratici e presidente di una societa’ di consulenza finanziaria. Eppure il mercato azionario, sotto la presidenza Trump, e’ in piena espansione. La disoccupazione sta raggiungendo i minimi storici e i Repubblicani hanno operato tagli fiscali per oltre 1,5 trilioni di dollari. Quattro anni fa, alle ultime elezioni di meta’ mandato, i candidati repubblicani hanno superato le controparti democratiche di oltre 50 milioni di dollari in donazioni dirette da parte delle piu’ grandi societa’ finanziarie, assicurative e immobiliari, secondo il Center for Responsive Politics. E nel 2016 e nel 2012, i Repubblicani avevano ottenuto dal mondo della finanza circa 50 milioni e 100 milioni di dollari piu’ dei Democratici. A meta’ di quest’anno, pero’, le donazioni della grande finanza ai Democratici hanno superato di 5 milioni di dollari quelle ai Repubblicani, e il divario potrebbe essere cresciuto ulteriormente negli ultimi mesi. Uno dei piu’ importanti donatori repubblicani del settore, il miliardario Seth Klarman ed ex contributore repubblicano, si e’ impegnato a donare fino a 20 milioni di dollari per aiutare i Democratici alle prossime elezioni di novembre.
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Stati Uniti, i progressisti decisi a ostacolare il giudice Kavanaugh dopo la sua conferma alla Corte Suprema
08 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Dopo la conferma del Senato alla nomina del giudice Brett Kavanaugh alla Corte suprema degli Stati Uniti, dove ora siedono cinque giudici di orientamento conservatore, i progressisti – che nelle scorse settimane avevano fatto leva su accuse di molestia sessuale non circostanziate per far naufragare la nomina – puntano ora ad ostacolare l’attivita’ del giudice mettendone in dubbio la legittimita’ . Secondo il quotidiano statunitense “New York Times” lo scontro sulla nomina di Kavanaugh, uno tra i piu’ drammatici nella storia delle nomine giudiziarie alla Corte Suprema, potrebbe non essersi affatto concluso. Diverse voci, all’interno del Partito democratico, chiedono di aumentare d’imperio il numero delle corti federali e dei giudici della Corte Suprema, non appena il partito tornera’ a controllare la maggioranza al Congresso. Cosi’ facendo, i Democratici “riempirebbero le corti” di giudici di orientamento progressista, e devierebbero a forza l’orientamento della giurisprudenza Usa su questioni dibattute come il possesso delle armi e il controllo delle nascite. I progressisti sono anche alla ricerca di espedienti per mettere sotto accusa, rimuovere e sostituire il giudice Kavanaugh. Ma qualsiasi tentativo, ricorda il quotidiano, rappresenterebbe una violazione delle norme costituzionali e politiche. Inoltre servirebbe l’appoggio dei Repubblicani: una legge per aumentare il numero dei componenti della Corte Suprema avrebbe bisogno dell’approvazione di almeno 60 senatori, se si percorresse la strada dell’impeachment di Kavanaugh, la rimozione richiederebbe i due terzi della Senato. I giudici della Corte suprema sono nominati a vita, ma possono ritirarsi qualora non si ritengano piu’ in grado di esercitare adeguatamente il proprio mandato, ad esempio in caso di malattia o per l’eta’ troppo avanzata.
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Presidenziali in Brasile, l’odio muove Bolsonaro e la paura lo fa volare
08 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – ** Jair Messias Bolsonaro per mesi e’ stato solo un deputato brasiliano che ha fatto parlare di se’ per i suoi toni autoritari, offensivi e retrogradi e il suo atteggiamento ha sollevato un mare di critiche da parte di elettori esasperati dalla mediocrita’ della politica brasiliana. Cio’ gli ha permesso di guidare le elezioni presidenziali del primo paese dell’America Latina, finche’ qualcuno piu’ serio non avrebbe poi dovuto prendere il suo posto. Ma nessuno lo ha fatto. Improvvisamente, negli ultimi giorni di campagna elettorale, il vento e’ cambiato e il nome di Bolsonaro ha iniziato ad acquisire peso ed un certo rispetto: quello di un nome a cui le principali istituzioni stanno gia’ dando il benvenuto. Cosi’ il quotidiano spagnolo “El Pais” commenta oggi i risultati del primo turno nelle presidenziali brasiliane che hanno assicurato al candidato ultraconservatore una schiacciante vittoria con il 46,1 per cento dei voti contro il 28,8 per cento ottenuto da Fernando Haddad, designato dall’ex capo di Stato, Ignacio Lula da Silva. Come scrive il quotidiano brasiliano “O Globo”, nonostante l’ampio margine di vantaggio, Bolsonaro non ha superato la quota del 50 per cento dei voti e i due si rivedranno il 28 ottobre al ballottaggio. “Abbiamo tutto per essere una grande nazione. Dobbiamo unire i nostri voti, unire i cocci lasciati da un governo di sinistra del passato”, ha detto Bolsonaro promettendo di salvare il paese “sull’orlo dell’abisso” con una ricetta basata innanzitutto su un taglio alle tasse e una riduzione del peso dello stato: “non possiamo far tornare la sinistra al potere”, ha aggiunto l’ex militare. Haddad, da parte sua ha festeggiato la notizia del ballottaggio, forte di alcune sondaggi che lo vogliono in possibile rimonta sul conservatore: “Vogliamo unire i democratici del Brasile”, ha dichairato. Terzo e’ arrivato Ciro Gomes, il candidato dell’altra sinistra ai nastri di partenza, con il 12,5 per cento.
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Spagna, Vox e i rischi di un populismo di destra
08 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Vox, la formazione di estrema destra guidata da Santiago Abascal, ha dimostrato ieri, in un gremito Palazzo di Vistalegre a Madrid, di non volere piu’ essere un’alternativa marginale per un disincantato elettorato che non si sente piu’ rappresentato dal Partito popolare (Pp), la formazione che storicamente raccoglie la maggior parte dei settori della destra sociologica e politica spagnola. Approfittando del vuoto creato dalla goffaggine dimostrata dai popolari nella gestione della crisi catalana, dei flussi migratori e della sfida dell’indipendenza, Vox sta riuscendo a farsi spazio fra gli elettori, offrendo un quadro critico della situazione che sta attraversando la Spagna e soluzioni facili a problemi piuttosto complessi, cosi’ come tutti gli altri partiti populisti europei. Lo scrive oggi, in un articolo di commento, il quotidiano “El Mundo”, sottolineando che anche se il disegno territoriale delineato nella Costituzione del 1978 e’ alla base della crisi aperta in Catalogna, non puo’ essere giustificata la soppressione delle autonomie, come richiesto a Vistalegre. Secondo Vox, l’attuale configurazione territoriale “ci divide e ci rovina” e la soluzione sarebbe “una Spagna, non 17”. Questa proposta e’ anti-sistema, scrive “El Mundo”, esattamente come quella della frammentazione del paese. Il presidente della formazione, l’ex deputato del Partito popolare (Pp), Santiago Abascal, ha presentato un progetto politico contro l’immigrazione, a sostegno dell’abolizione delle autonomie e della messa al bando di partiti e associazioni “che vogliono a distruggere l’unita’ territoriale” della Spagna. In un luogo emblematico per il Partito socialista operaio (Psoe), da dove negli ultimi anni Podemos ha cercato di “assalire il cielo”, Vox ha dato il via alla sua campagna elettorale per ottenere rappresentanza nelle prossime elezioni europee e provare a strappare un seggio al Congresso. Lo ha fatto con il supporto di militanti eterogenei, praticamente inclassificabili, anziani e giovani, donne e uomini, famiglie di diverse classi e condizioni, che hanno applaudito a un progetto politico che si dichiara contrario all’immigrazione clandestina che attacca i nostri confini e “che non viene in Spagna per rafforzarla ma per avere privilegi che molti spagnoli non hanno”.
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La Gran Bretagna sfida la potenza militare della Russia con una flotta di mille droni-giocattolo
08 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Le truppe britanniche si preparano ad contrastare la potenza militare della Russia anche con una flotta di droni commerciali del valore di appena mille sterline ciascuno (1.130 euro, ndr): lo scrive il quotidiano “The Times”, sempre attento ale questioni della difesa e della sicurezza, presentando le piu’ grandi esercitazioni militari congiunte degli ultimi 17 anni condotte dalle forze armate della Gran Bretagna. Le esercitazioni, nome in codice “Saif Sareea 3”, dureranno un mese e si svolgono nel regno mediorientale dell’Oman: vi partecipano un totale di 5.500 militari, 200 veicoli corazzati tra cui 18 carri armati “Challenger 2”, sei navi, un’unita’ navale di assalto anfibio ed otto cacciabombardieri “Typhoon”. L’obbiettivo di queste ercitazioni , che si svolgono su una striscia di deserto omanita lunga 155 miglia (185 chilometri), e’ di preparare le forze armate britanniche ad affrontare un paese molto piu’ potente militarmente della gran Bretagna come appunto e’ la Russia: e il ruolo del “nemico” e’ svolto da un’unita’ di 150 uomini del reggimento Household Cavalry, che mettera’ in pratica quel che si sa delle tattiche usate dall’Armata russa. Per la prima volta l’esercito britannico utilizzera’ i droni, le “spie dal cielo” ormai diventate un comune regalo natalizio, per la riconognizione a media distanza delle posizioni del nemico; e testera’ anche un trattore corazzato e telecomadato del peso di 30 tonnellate per aprirsi la strada attraverso campi miati e trappole esplosive. Per ora, annota il “Times”, dalle esercitazioni in Oman emerge l’impreparazione britannica ad una guerra nel deserto: a causa delle condizioni climatiche le suole degli stivali dei soldati si sono sciolte, molti fucili si sono inceppati e meta’ dei carri armati hanno subito guasti. La Gran Bretagna negli scorsi giorni ha anche condotto esercitazioni di cyber-guerra contro la Russia, lanciando un cyber-attacco simulato contro la citta’ di Mosca: la strategia sottostante ha presupposto appunto una cyber-controffensiva ad un’eventuale aggressione russa, prima di dover ricorrere alle armi nucleari.
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Francia, l’immagine del ministro dell’Economia Le Maire oscurata dai recenti problemi del governo
08 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – A causa dei recenti problemi del governo francese, le misure adottate dal ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, sono passate in secondo piano. Lo scrive “Libe’ration”, ricordando il Piano d’azione per la crescita e la trasformazione delle imprese (legge Pacte) e l’ondata di privatizzazioni preparate da Bercy. Tuttavia, Le Maire mantiene un profilo basso continuando il suo lavoro. Entro la fine dell’anno il ministro dovrebbe far passare quasi tutte le promesse fiscali fatte dal presidente Emmanuel Macron durante la campagna. Proveniente dal partito dei Repubblicani ed ex ministro dell’Agricoltura sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy, Le Maire e’ riuscito ad ottenere la guida del Ministero dell’Economia dopo averci provato inutilmente nel 2011. “E’ un posto che voleva” affermano dal suo entourage. A Bruxelles Le Maire si comporta come un “ariete per conto del presidente Macron difendendo gli “impegni” europei della Francia. Secondo una fonte citata dal giornale, l’obiettivo e’ quello di prendere in mano la guida del Ministero degli Esteri una volta concluso il bilancio. “Se puntassi a un altro posto sarei un irresponsabile” ha dichiarato Le Maire a tal proposito smentendo le indiscrezioni.
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Francia, il governo si prepara a un ampio rimpasto
08 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – In seguito alle recenti dimissioni dell’ormai ex ministro dell’Interno, Ge’rard Collomb, il presidente francese, Emmanuel Macron, potrebbe attuare un rimpasto di governo piu’ ampio del previsto. Lo riporta la stampa francese, spiegando che l’annuncio della nuova squadra dell’esecutivo dovrebbe arrivare oggi o domani. Il capo dello Stato cambiera’ cosi’ diversi ministri, nonostante in passato abbia piu’ volte respinto l’idea che ci siano degli “anelli deboli” all’interno del governo. Macron e il suo premier, Edouard Philippe, sperano in un nuovo slancio dopo i recenti problemi attraversati dal governo. Il presidente dell’Assemblea nazionale, Richard Ferrand, ha fatto il nome di Jean-Michel Blanquer per la guida del Ministero dell’Interno. “Cominceremo l’anno II del quinquennio, quello della Repubblica contrattuale” ha dichiarato Ferrand in un’intervista a “Le Journal de Dimanche”. Macron potrebbe fare appello ancora una volta a figure provenienti dalla societa’ civile per dimostrare di non aver cambiato strategia. Fondamentale, inoltre, la presenza dei centristi del MoDem, che dovrebbero avere una rappresentazione piu’ importante nel prossimo esecutivo. La riflessione sui possibili nomi e sui ministeri da cambiare sta prendendo piu’ tempo del previsto a causa dello scarso numero di volti adeguati.
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Germania, aumentato numero respingimenti verso paesi del Maghreb
08 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – La Germania respinge sempre piu’ migranti irregolari provenienti dai tre stati de Maghreb: Algeria, Tunisia e Marocco. Secondo quanto scrive la “Bild” il numero dei respingimenti verso l’Algeria e’ aumentato da 57 nel 2015 a 504 nel 2017. Per la Tunisia i numeri salgono da 17 nel 2015 a 251 due anni dopo, mentre il numero dei respingimenti verso il Marocco e’ salito da 61 nel 2015 a 634 nel 2017. Il governo federale vuole inserire i tre stati nordafricani e la Georgia nella lista dei paesi di provenienza sicuri, al fine di accelerare lo studio delle richieste di asilo e le procedure di espulsione per i migranti provenienti da quei paesi.
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Germania, gli ebrei dell’AfD fondano una controversa associazione
08 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – I membri ebrei dell’AfD hanno formato un’unione federale all’interno del partito. Il gruppo ha 24 membri, ha dichiarato il vice presidente Wolfgang Fuhl domenica a Wiesbaden. I primi colloqui sulla nuova organizzazione interna al partito erano stati avviati tra i membri ebrei dell’AfD circa un anno e mezzo fa. Il partito ha fatto sapere che si tratta di un’iniziativa spontanea, non coordinata dal coniglio direttivo federale. Domenica centinaia di persone hanno manifestato a Francoforte contro l’iniziativa. La polizia parla di 250 partecipanti. Diverse organizzazioni ebraiche hanno duramente criticato la formazione di un’associazione di questo tipo all’interno dell’AfD. Il partito, si legge in una dichiarazione firmata da 17 organizzazioni, e’ una formazione in cui sono di casa l’odio per gli ebrei e un diffuso relativismo sulla Schoah che arriva fino al negazionismo.
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