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Il futuro della fibra ottica: ‘Si fa presto a dire rete unica’

“Si fa presto a dire rete unica. Se ne parla molto e da molto tempo tanto che tanti – forse prematuramente – la danno già per fatta. Purtroppo, il diavolo si nasconde nei dettagli. E dei dettagli della rete unica se ne parla poco, quasi per niente”. L’analisi, pubblicata sul quotidiano on line ITALIAinforma è di Francesco M. Sacco – Docente di Digital economy presso l’Università dell’Insubria e SDA Bocconi (scarica qui l’articolo completo).

I vantaggi di Open Fiber

Sacco elenca le differenze tra le reti, ricordando per esempio come Open Fiber stia realizzando “una rete di telecomunicazioni in fibra che non ha vincoli tecnologici con il passato”. “Pertanto – osserva il docente -, può sfruttare fino in fondo tutti i vantaggi tecnologici dati dalla fibra, che permette lunghi tratti, anche decine di chilometri, senza bisogno di ripetere il segnale”.

Il numero di centrali

E “il numero delle centrali non è l’unica cosa che cambia tra una rete interamente in fibra e una che ancora deve mantenere il rame”, dice Sacco che cita uno studio di Arthur D. Little: “una rete soltanto in fibra garantisce un tasso di guasti tra 2,5 e 15 volte inferiore rispetto a una in rame; i costi di manutenzione sono tra 2,1 e 7,1 volte inferiori; il consumo energetico per il suo funzionamento è tra 2,2 e 6,7 volte più basso. Per questo, molti operatori che, come TIM, possiedono una rete nazionale in rame, hanno già da un pò avviato la migrazione verso le reti in fibra”.

Rete autonoma


E ancora: “Un’altra discrepanza sostanziale è che la rete di Open Fiber è pensata all’origine per offrire un servizio all’ingrosso e dare una rete autonoma fino a 20 operatori diversi per ogni area servita con la massima flessibilità. Ogni operatore può scegliere se avere suoi apparati in centrale, a casa dell’utente, comprare la sola fibra spenta o accesa da OF o anche l’interconnessione dalla centrale alla rete Internet”.

I tracciati delle reti

“Un’altra differenza, nascosta nel dibattito pubblico sulla rete unica ma anch’essa sostanziale, riguarda i tracciati che seguono le due reti. OF è nata su un presupposto tecnico: la rete elettrica è più capillare della rete telefonica. In Italia ci sono 36 milioni di utenze elettriche e 19,5 milioni di linee telefoniche fisse attive, mentre in strada ci sono 450.000 cabine elettriche e 140.000 cabinet della rete telefonica”.

Rete elettrica

“Pertanto, per cablare interamente in fibra l’Italia è più facile appoggiarsi alla rete elettrica, più ramificata e praticabile, che riutilizzare la rete telefonica in rame preesistente, spesso interrata e inaccessibile. Quando OF doveva partire, molti confusero questo tema con l’opportunità di fare sinergia con il cambio dei contatori elettrici. L’opportunità non fu sfruttata, anche se avrebbe fatto risparmiare risorse pubbliche e soldi agli italiani, ma le sinergie sulla rete sono rimaste: OF sfrutta tra il 60% e l’80% la rete elettrica per arrivare nelle case degli italiani. La fibra, al contrario del rame, è insensibile alle interferenze elettriche, anche a quelle dell’alta tensione”.

Duplicazione reti falso problema

“Da ultimo, c’è una differenza nel territorio che vogliono coprire in fibra le due reti, la ragione principale per giustificare la necessità di una rete unica: evitare duplicazioni degli investimenti. TIM, stando alla presentazione del piano FiberCop, vuole coprire con fibra fino a casa


– il 100% delle aree nere, dove è più alta la densità delle abitazioni, più basso il costo di posa della fibra per unità immobiliare e TIM con Fastweb ha già collegato 4 milioni di case


– circa il 60% delle aree grigie, dove sono un po’ meno dense le case e in passato TIM aveva giudicato non conveniente portare la fibra


– niente nelle aree bianche a fallimento di mercato dove ci sarà soltanto FTTC e soltanto per il 50% delle case”.

I piani di OF per la copertura in FTTH, invece, a oggi sono più semplici:

– “poco meno del 100% delle aree nere, dove per la fine dell’anno avrà coperto circa 7 milioni di unità immobiliari con l’obiettivo di arrivare a 10,5 milioni, incluse le aree industriali aggiunte con il recente l’aggiornamento del piano industriale

– l’80% delle aree bianche, oltre 8,5 milioni di case, coprendo il resto con fixed wireless access (FWA)


– niente – ad oggi – nelle aree grigie.

Pertanto, la reale sovrapposizione tra le due reti in fibra – finora – si riduce a una parte delle aree nere, che OF ha ormai coperto per oltre due terzi e in cui TIM conta 4 milioni di case servibili in 29 città. TIM, come OF, non ha ancora cablato nulla nelle aree grigie. Quindi, in prospettiva, se le due aziende raggiungessero un accordo commerciale o di coinvestimento per le aree grigie, la loro sovrapposizione potrebbe restare limitata soltanto a quelle aree dove c’è già concorrenza infrastrutturale tra reti broadband e il problema sarebbe risolto senza le grandi manovre della rete unica”.

Scarica qui l’articolo completo.

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