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Il fenomeno del “Cultural Fit” nell’era digitale

Negli ultimi anni, il work-life balance ha acquisito sempre più importanza per il benessere psicologico degli individui. Mentre in passato l’essere workaholic poteva sembrare l’approccio più azzeccato per fare carriera, oggi il bilanciamento tra la vita privata e lavorativa, soprattutto per la Gen Z, è diventato cruciale e influisce significativamente sulla decisione di accettare o lasciare un posto di lavoro.

La recente pandemia ha accelerato questo processo, che ha portato alla maggiore consapevolezza da parte dei lavoratori riguardo la necessità di un’occupazione che tenga conto della sfera personale e della salute mentale. Anche lo sdoganamento del lavoro a distanza ha aperto nuovi orizzonti in termini di flessibilità e ha mostrato come la produttività può essere mantenuta o addirittura incrementata al di fuori degli spazi tradizionali dell’ufficio.

In questa prospettiva odierna, le aziende si sono trovate a fronteggiare un numero sempre più alto di dipendenti che abbandonano il posto di occupazione a causa di stress eccessivo, orari troppo lunghi e scarsa considerazione per gli impegni familiari e personali.
A questo si aggiunge il fatto che i candidati vogliono scegliere la realtà che meglio risponde alle loro aspettative di crescita, mostrando una maggiore apertura nell’accettare nuove sfide e nel voler arricchire il loro bagaglio esperienziale e professionale. Ciò ha creato una discrepanza rispetto al passato, in cui era comune restare nello stesso job title, ufficio e azienda per anni: oggi, il tempo medio in cui le nuove generazioni tendono a cambiare la posizione lavorativa è di circa due anni.

Questo insieme di cambiamenti ha spinto alcune aziende a implementare una serie di strategie per prevenire la fuga di massa e i licenziamenti dagli uffici, iniziando dalla riconsiderazione dei processi di recruiting del personale e dal potenziamento di una cultura aziendale basata su valori e obiettivi condivisi. È in questo contesto che è nato e si è sviluppato il “Cultural Fit”.

Come cambia il processo di recruiting dei candidati nell’ottica del cultural fit

Quando ci si riferisce al “Cultural Fit”, si indica la selezione di dipendenti e talenti che si ritrovano nei valori, nella visione e nelle pratiche fondamentali dell’azienda, e che possono generare un impatto culturale all’interno dello spazio lavorativo. 

L’avvento del Cultural Fit ha cambiato il modo in cui i dipartimenti delle Human Resources, Talent Acquisition, Employer Branding e Recruiting procedono con la scelta dei candidati. Ora, l’attenzione alle cosiddette hard skills viene affiancata, e talvolta superata, dalla valutazione dei valori e dalle predisposizioni personali del candidato. Questo cambio di prospettiva mira a stabilire fin da subito se il candidato è adatto alla visione dell’azienda.

Per implementare efficacemente questa strategia, oggi è indispensabile che il team HR, soprattutto quello dedicato al recruiting, possieda una conoscenza approfondita e autentica dei valori dell’organizzazione e dei vantaggi offerti per i dipendenti, per poter raccontare l’azienda in maniera attrattiva all’esterno.

In questo contesto, una risorsa preziosa è rappresentata dal Culture Book, un documento che riassume in maniera chiara la cultura organizzativa e fornisce tutte le informazioni più importanti sul relativo ambiente di lavoro. All’interno del Culture Book, le aziende possono evidenziare valori, principi, obiettivi, mission, vision, case studies, opportunità di crescita e modelli che plasmano il loro modo di lavorare.

È tuttavia fondamentale che i valori aziendali non siano comunicati in maniera chiara e coerente solo attraverso il Culture Book o altri documenti interni, ma anche nei testi degli annunci di lavoro. Questi dovrebbero evidenziare in maniera esplicita le caratteristiche e i valori che i candidati dovrebbero possedere, insieme alle competenze tecniche richieste per la posizione. Questo approccio facilita il compito dei recruiter, aumentando la probabilità di attrarre candidature rilevanti e allineate alle esigenze dell’azienda.

Al giorno d’oggi, inoltre, la ricerca dei talenti va oltre le modalità tradizionali di ricezione dei curricula su portali di lavoro, come Indeed o InfoJobs, o direttamente sul sito aziendale, abbracciando l’utilizzo di LinkedIn come strumento di selezione. Il social network d’eccellenza focalizzato sul mondo professionale si è rivelato uno strumento potentissimo per il Cultural Fit e per il recruiting, se gestito correttamente.

Un profilo LinkedIn ben strutturato, che presenti una foto personale ben scelta e che evidenzi le competenze ed esperienze, unitamente a una gestione dei contenuti postati, può notevolmente aumentare la visibilità del candidato nel motore di ricerca della piattaforma, facilitando il contatto da parte dei recruiter, che iniziano a costruirsi un’immagine del candidato proprio a partire dal suo profilo. La corretta gestione di LinkedIn richiede una buona conoscenza della piattaforma e del suo linguaggio e per questo motivo sempre più scuole o percorsi formativi, come nel caso di Digital Coach, inseriscono nei propri indirizzi di studi corsi intensivi dedicati al suo utilizzo.

Il cultural fit: vantaggi e possibili svantaggi

Il vantaggio principale del Cultural Fit è la possibilità concreta da parte delle organizzazioni di selezionare con maggior probabilità collaboratori e dipendenti il cui bagaglio personale, culturale e valoriale coincida con il metodo di lavoro e i principi etici dell’azienda. Questo crea verosimilmente un ambiente costruttivo, coinvolgente e aperto all’ascolto, soprattutto negli ultimi anni, in un’epoca segnata dal progressivo cambiamento culturale e dalla maggiore sensibilità verso temi come la parità di genere e la lotta alle discriminazioni. In questo contesto s’inserisce anche l’adozione di politiche incentrate sulla Diversity and Inclusion, attraverso iniziative come la stesura dei codici di condotta e la vigilanza sui comportamenti quotidiani, che mirano a garantire la trasparenza, l’equità e il rispetto per tutti i talenti presenti.

Il Cultural Fit è attento anche al benessere personale degli individui e all’equilibrio tra la vita privata e professionale. La possibilità di gestire il proprio tempo in maniera più autonoma e di impostare la propria routine lavorativa da casa o da ovunque si voglia (in conformità delle politiche aziendali) consente alle persone di bilanciare impegni lavorativi con le esigenze personali. Il numero sempre più alto di lavoratori che necessitano di questa modalità ibrida evidenzia l’importanza di questo aspetto nella cultura lavorativa contemporanea.

Allo stesso tempo, il Cultural Fit contribuisce alla riduzione del turnover, affrontando il tangibile problema di talent retention. Questo sistema dimostra la sua efficacia rendendo meno probabile che i dipendenti, accuratamente selezionati per la loro affinità con i valori aziendali durante la fase di selezione, siano propensi ad accettare offerte di lavoro di altre realtà o decidano di andare via.

Nonostante il Cultural Fit sia un modello in grado di generare un tangibile impatto positivo negli ambienti di lavoro, dall’altro può presentare delle sfide, come il rischio di scegliere candidati troppo simili per caratteristiche e mentalità durante il processo di selezione. Il Recruiting Team deve quindi essere in grado di mantenere e creare un ambiente eterogeneo, dinamico ed equo, optando per talenti con background diversificati.

In quest’ottica, si è recentemente cominciato a utilizzare il concetto di “Cultural Add”, un approccio che sottolinea l’importanza di reclutare individui che non solo condividano l’etica e i valori dell’organizzazione, ma che portino qualcosa di nuovo e innovativo, allontanandosi dallo status quo. Il Cultural Add promuove la diversità non solo come elemento di rispetto e inclusione, ma anche come fonte di arricchimento e crescita per l’azienda: è proprio questa diversità che aiuta la formazione di team competenti e coesi, specialmente quando si traduce in un senso di appartenenza tra colleghi. Pertanto, il segreto per il successo di un’azienda starà nel trovare il giusto equilibrio tra l’adozione del Cultural Fit e del Cultural Add, al fine di assicurare ambienti produttivi e accoglienti.

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