il caso

Il colmo della sanità digitale? Il certificato telematico di malattia non rilasciabile in una televisita

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Il paradosso messo in evidenza da Sergio Pillon, Vicepresidente Associazione italiana Sanità Digitale e Telemedicina: “Per via della ‘legge Brunetta’, il certificato telematico di malattia non è rilasciabile dopo una televisita, ma solo dopo visita in presenza. Il paziente deve stampare il referto e portarlo dal medico di base, sperando poi rilasci il certificato. Per evitare tutto questo, basterebbe introdurre una norma per consentire al medico di erogare il certificato telematico di malattia anche dopo una televisita”.

Ecco un esempio di digitalizzazione che aumenta la burocrazia in Italia. Ma basterebbe una semplice norma per evitare quello che è a tutti gli effetti un colmo per la sanità digitale. 

Ad oggi, il certificato telematico di malattia è erogabile solo dopo una visita in presenza, e non dopo una televisita. Lo prevede la ‘legge Brunetta’. Per cui il referto rilasciato dopo la visita da remoto non è riconosciuto equipollente in ambito assicurativo e di giustificazione INPS, nonostante la televisita sia riconosciuta come atto medico e ha valore legale.

Un paziente, a cui il medico specialista, dopo una televisita, prescrive alcuni giorni di malattia, deve stampare il referto e portarlo al medico di base a cui chiedere, con molta speranza, di produrre il certificato telematico di malattia da inviare a INPS e al datore di lavoro, perché, dopo la televisita non è rilasciabile, proprio tecnicamente dalla piattaforma, come prevede la normativa italiana vigente. Infatti, alcune aziende sanitarie, ad esempio nella Regione Lombardia, facendo riferimento alla “legge Brunetta”, prevedono in modo esplicito, che il certificato telematico di malattia possa essere compilabile solo dopo prestazioni in presenza.

A lanciare questo “grido di dolore”, lo chiama proprio così, è Sergio Pillon, Vicepresidente Associazione italiana Sanità Digitale e Telemedicina (AiSDeT), che abbiamo intervistato.

Key4biz. Perché il certificato telematico di malattia non è rilasciabile in televisita?

Sergio Pillon. L’allora ministro Brunetta, nella sua omonima legge, ha previsto che il certificato telematico di malattia preveda la constatazione fisica del paziente da parte del medico. E virtù di questa normativa, la Cassazione ha confermato le condanne di medici che hanno violato questa norma.

Key4bizE il paziente, dopo la televisiva, che deve fare per avere il certificato di malattia?

Sergio Pillon. Se io, dopo una televisita, prescrivo a un paziente dei giorni di malattia, questi non possono andare, per legge, nel certificato telematico di malattia. Per cui, dopo la televisita, il paziente deve stampare il referto elettronico e andare dal medico di base con la speranza di ricevere il certificato telematico di malattia, che viene poi spedito ad INPS e al lavoratore spetta di comunicate il numero di protocollo al datore di lavoro.

Key4biz. Perché con la speranza di avere il certificato?

Sergio Pillon. Perché, spesso, il medico di base può rispondere ‘non sono il trascrittore di quello che dice il collega specialista in televisita’. 

Key4biz. E in questi casi il paziente deve andare, allora, di persona dallo specialista?

Sergio Pillon. Sì. Allora, per evitare questo aspetto, che appesantisce il processo di assistenza e che crea un onere inutile all’assistito e al medico curante, si intervenga per adeguare la ‘legge Brunetta’, conformando il referto in televisita a quello in presenza per gli aspetti legati all’ambito assicurativo e di giustificazione INPS. In altre parole, basterebbe inserire una norma che consenta l’erogazione del certificato telematico di malattia anche dopo una televisiva.

Diffondiamo questo “grido di dolore”, l’innovazione si fa anche con queste, apparentemente piccole, regole, ma di grande, grandissimo impatto. Un certificato telematico o un piano terapeutico compilati in modo semiautomatico dopo una televisita la rendono molto più utilizzata, credetemi.

Key4biz. Allora sono in crescita le televisive?

Sergio Pillon. Sì sono in crescita, ma solo per i pazienti “noti”, ossia per chi il medico conosce già la storia clinica. Dopo la prima visita in presenza, al paziente viene chiesto il consenso per le prossime visite da remoto e gli vengono date le credenziali di accesso alla piattaforma per la televisita. Ad oggi, diverse Regioni utilizzano piattaformi regionali su cui vengono effettuate le televisive (per esempio in Emilia-Romagna vengono effettuate molte televisive) in attesa della piattaforma nazionale di telemedicina da realizzare, secondo il PNRR, entro il 2024.