Industry book

Il cinema italiano vale 4 miliardi di euro e coinvolge 2 mila imprese

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Presentato lo studio Unicredit sulla filiera cinematografica in Italia all'evento "Forum delle Economie: il cinema come cultura, industria e ricerca" organizzato assieme all'Anica. Centinaia di piccole e medie imprese, con un fatturato di 10 milioni di euro. Buono il mercato M&A. Punto debole il circuito delle sale.

Un ecosistema imprenditoriale vivo, costituito da aziende di piccole dimensioni, che sono quasi il 97% del totale, ma in grado di generare un giro di affari attorno ai 4 miliardi di euro: questo è il cinema italiano per come è stato rappresentato nell’Industry Book dedicato alla filiera cinematografica nazionale.

Il documento, redatto da Unicredit e presentato a Roma, nel corso del Forum economie organizzato assieme all’ANICA, dal titolo “Il Cinema è Cultura, Industria, Ricerca”, ha illustrato una dinamica positiva del fatturato, con una crescita dei ricavi compresa tra il 3% e il 6% medio annuo, tra il 2013 e il 2017.

Sono più di 2.000 le imprese attive nel settore, con un fatturato sotto i 10 milioni di euro e un’elevata redditività lungo la filiera (i produttori e i distributori cinematografici presentano un EBITDA margin rispettivamente dell’11% e del 43% nel 2017), a cui si affiancano metriche creditizie solide (oltre il 60% delle aziende si colloca a livello investment grade  – rating Centrale Bilanci).

“La concorrenza nella filiera del Cinema e dell’Audiovisivo è fortissima. Le capacità creative e produttive italiane sono indiscutibili – ha dichiarato Francesco Rutelli –  e l’Italia è certamente tra i paesi più ricercati per prodotti e talenti. Ma la trasformazione globale rende la competizione sempre più sfidante: l’integrazione all’interno di questo comparto – inclusi i mondi dell’innovazione digitale – la crescita dimensionale delle imprese, la capacità di rivolgersi ai mercati internazionali, ecco gli obiettivi strategici per i quali in Italia dobbiamo essere pronti”.

Nonostante lo strapotere sui mercati globali delle major di Hollywood e l’arrivo dei giganti dello streaming e del video on demand, come Netflix e presto Apple e Disney, in Europa si mostra vivo il mercato degli acquisti e delle fusioni (M&A): “Negli ultimi 4 anni, è riportato nello studio, 151 operazioni hanno coinvolto aziende del settore entertainment e hanno visto l’ingresso nel capitale di fondi di investimento”.
Anche l’Italia è interessata dal processo di consolidamento in atto del segmento M&A, “risultando una piazza molto appetibile per i buyer, in ragione della presenza di imprese con buona redditività e portafoglio titoli attrattivo”. Giudicato positivamente anche il Tax Credit, che si conferma “un volano per lo sviluppo di collaborazioni e l’attrazione di investimenti esteri”.

Il settore più debole della filiera cinematografica italiana è quello delle sale. Qui il giro di affari è di 600 milioni di euro, con all’attivo circa 300 imprese. La vulnerabilità delle sale cinematografiche è tutta nell’agguerrita concorrenza della TV e di internet.
Per questo motivo, secondo lo studio, il futuro delle sale cinematografiche dipende strettamente ed inevitabilmente dalla riqualificazione tecnologica e immobiliare delle strutture stesse.