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Il Catasto Nazionale delle Infrastrutture, il Programma Apollo e la banda ultralarga

Raffaele Barberio

Chi non conosce il Programma Apollo della Nasa, il programma spaziale americano che portò allo sbarco dei primi uomini sulla Luna?

Fu concepito sotto la presidenza di Dwight Eisenhower (il presidente che precedette John Kennedy), ma Il Programma Apollo iniziò veramente dopo che il presidente John Kennedy dichiarò, durante una sessione congiunta al Congresso avvenuta il 25 maggio 1961, obiettivo nazionale il far “…atterrare un uomo sulla Luna…” entro la fine del decennio. Cosa che avvenne come molti ricorderanno il 20 luglio 1969.

Kennedy si guardò bene dall’annunciare: “…Da oggi l’uomo è sulla Luna”.

E’ in un certo senso, invece, quello che è accaduto ieri con l’annuncio del Catasto Nazionale delle Infrastrutture.

Con il via libera di oggi della Conferenza stato-regioni il Catasto nazionale delle infrastrutture diventa finalmente realtà – si legge sul comunicato del Ministero – Se ne parla da molti anni, ora si fa e contribuirà ad abbattere di almeno un terzo i costi di posa della fibra per la banda ultralarga”.

Il governo in sostanza annuncia due cose: la prima è che il Catasto delle Infrastrutture è realtà e la seconda è che la sua disponibilità consente un risparmio di 1/3 sui costi di posa della fibra per la banda ultralarga.

Secondo quanto riportato dal comunicato, le Amministrazioni Pubbliche avranno 180 giorni dalla pubblicazione del decreto per comunicare le informazioni al SINFI (Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture) e gli operatori 90 giorni per inoltrare la propria documentazione alle amministrazioni pubbliche.

Sarà così?

Non sappiamo, ma facciamo qualche ipotesi.

Il modello con cui si darà luogo al Catasto Nazionale delle Infrastruttura sarà sostanzialmente l’adozione del modello già sperimentato con un certo successo in Regione Lombardia e ospitato presso un apposito sito web da cui si può accedere alla mappa del sottosuolo e delle infrastrutture di superficie (telefono e dati, acqua, gas, elettricità).

Ma in Lombardia non hanno fatto tutto in 180 giorni.

Il sistema fu pensato una decina d’anni fa e soltanto da 5-6 anni ha iniziato a popolarsi di dati, sino alla situazione attuale in cui la Lombardia può vantare di avere a disposizione la maggior parte dei dati (non tutti) relativi al pregresso, ovvero ai decenni precedenti, e sicuramente tutti i dati da 5-6 anni a questa parte.

Un gran bel lavoro, che ha richiesto anni e anni, e non pochi ostacoli. Primo fra tutti il fatto che tutti o quasi i gestori si rifiutarono di dare i dati, dicendo di non possedere le mappe delle pose degli anni o decenni precedenti.

La Regione Lombardia ha poi adottato una sanzione di 25 euro per metro lineare agli operatori reticenti, i quali a loro volta si sono rivolti al TAR, dando luogo comunque ad una situazione di conflitto tra imprese e Regione Lombardia che ha consentito l’apertura di una fase negoziale (non avendo alcuno degli operatori fatto ricorso alla Corte Costituzionale) che ha portato in un paio d’anni a mettere d’accordo le parti.

Ma, ripeto, in un paio d’anni e a fronte di una sanzione di 25 euro a metro lineare.

Cosa succederà in giro per l’Italia quanto gli operatori non rispetteranno i 90 giorni per la consegna delle mappe alle Pubbliche Amministrazioni locali e quando quest’ultime non saranno in grado di consegnare entro i 180 giorni previsti le mappe al SINFI?

Diciamo che possiamo sin da ora prevedere mesi e anni di attesa e di braccio di ferro con i gestori, con la consegna prevedibile di mappe sulle reti pregresse solo a macchia di leopardo ovvero con tali buchi neri da rendere di nessun valore i dati reali acquisiti.

Altra cosa sarà per le pose future, che immaginiamo non abbiano alcun problema di registrazione del database del sistema sin da subito.

Possiamo comunque prevedere che se l’operosa e ordinata Lombardia ha impiegato 5 anni per ricostruire le reti pregresse, il resto d’Italia potrebbe vantare una media di gran lunga superiore.

Abbiamo il Catasto Nazionale delle Infrastrutture, ma non le mappe delle reti. Per quello ci toccherà aspettare un po’ di anni.

Insomma ci vorrà del tempo prima che l’uomo sbarchi sulla Luna.

L’altro elemento è quello relativo all’abbattimento di almeno 1/3 dei costi di posa della fibra per la banda ultralarga.

Il risparmio sarebbe veramente straordinario, ma sollecita due considerazioni.

La prima è se tale risparmio si riferisce anche alle reti pregresse, perché dal momento che per quelle occorreranno anni, val la pena di rilevare che mai come in questo caso il risparmio non è mai guadagno: meglio posare subito la fibra piuttosto che risparmiare 1/3 fra 4-6 anni (anche perché rischiamo che scadano i termini di spesa dei fondi europei che l’Italia ha dichiarato di usare).

Ma la seconda considerazione pesa ancor di più.

Chi ha calcolato il risparmio di 1/3?

Esiste una valutazione di impatto?

Qual è la società che ha effettuato il calcolo?

Che indicatori e quali metodologie di valutazione ha usato?

Non sappiamo nulla di tutto ciò.

Sappiamo però con certezza che abbiamo un Catasto Nazionale delle Infrastrutture, così come è stato annunciato.

Che questo Catasto avrà dati aggiornati sulle pose future, ma andrà incontro a un periodo di 4-6 anni, se va bene, per l’acquisizione delle reti pregresse.

Che comporterà risparmi sulla posa della fibra, ma non abbiamo alcun elemento a sostegno di questa tesi.

Aspetteremo pazientemente le prossime settimane per saperne di più e se è il caso anche qualche mese o, più verosimilmente, qualche anno.

Sarebbe forse più corretto dire che per la fine del decennio potremmo avere il catasto…un po’ come fece John Kennedy, quando lanciò il programma un pizzichino più complicato di far arrivare l’uomo sulla Luna.

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