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Il 2021 sarà l’anno dei dispositivi indossabili? Salute e wearable, perché è un binomio che funziona

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Abbiamo salutato il 2020 con pochi rimpianti e molto spumante, crogiolandoci nell’idea – un po’ scaramantica e un po’ insensatamente ottimistica – che a gennaio l’annus horribilis appena trascorso sarebbe stato soltanto un brutto ricordo. Ma in realtà sappiamo bene che anche il 2021 non ci riserverà solo rose e fiori, se non altro per i primi mesi. Mentre già si parla di terza ondata per l’epidemia di coronavirus e alcuni Paesi, come la Gran Bretagna, si trovano a fare i conti con un numero eccezionale di contagi, il piano vaccinale procede ma avrà bisogno di tempo: ci vorranno parecchi mesi per arrivare alla fatidica percentuale dell’80%, necessaria per poter parlare di immunità di gregge. Come conseguenza, diverse abitudini che abbiamo sviluppato l’anno scorso si riveleranno tutt’altro che transitorie: smart workingdidattica a distanzavideoconferenze rimarranno nel nostro vocabolario ancora per parecchio, e se è vero quello che reputano molti esperti – e cioè che anche a pandemia definitivamente alle nostre spalle il mondo della produzione e della didattica saranno cambiati per sempre – allora è il caso di cominciare a preparasi in maniera più strutturata a un nuovo mondo del lavoro, con nuovi spazi e nuove regole. Con i device “indossabili”, ad esempio, che secondo le previsioni potrebbero approfittare proprio del coronavirus per diventare parte integrante della nostra quotidianità.

Aspettando Google, perché serviranno i nuovi smartwatch

Per prima cosa, è da aspettarsi che in molti si doteranno di uno smartwatch: dopo l’acquisizione di Fitbit da parte di Google, con un affare miliardario che non ha ancora ottenuto tutti i via libera necessari da parte delle autorità, è lecito pensare che l’Apple Watch avrà presto una concorrenza più agguerrita. Nell’era post-pandemica, molto esercizio fisico continuerà a essere fatto in casa, approfittando delle migliaia di video su YouTube o delle applicazioni ad hoc che mettono a disposizione degli sportivi interi corsi di fitness, esercizi di HIIT, percorsi da eseguire sul tapis roulant: lo smartwatch è il compagno ideale per questo genere di attività, visto che tiene sotto controllo le pulsazioni, la distanza percorsa, le calorie consumate e così via, avvertendo l’utente se non si sono ancora superate le soglie stabilite per la giornata, per la settimana o per il mese, e magari controllando anche la qualità del loro sonno, spesso messa a rischio nei periodi di alto stress come quelli che stiamo vivendo. 

Non solo: uno smartwatch è anche un ottimo alleato per chi deve essere sempre reperibile, anche se magari è andato in cucina per uno spuntino e ha lasciato il proprio smartphone sulla scrivania. Grazie alle nuove capacità di impiego di eSIM e Internet mobile e ad abbonamenti sempre più convenienti per chi è alla ricerca di contratti solo dati (su SOSTariffe.it si possono trovare le migliori occasioni), telefonate e messaggistica possono essere gestite direttamente sul proprio polso. E con il 5G che ormai è uno standard per i telefonini, c’è da aspettarsi che diversi altri dispositivi indossabili faranno affidamento su questa tecnologia.

Le nuove realtà degli occhiali intelligenti

Gli smart glass sono un’altra categoria di «indossabili» per cui ci si aspetta il salto di qualità nel 2021: dai primi prodotti di Google, ormai vecchi di qualche anno, che hanno fallito la penetrazione del mercato consumer ma hanno trovato un’interessante percentuale di adozione in contesti specialistici come i lavori di precisione, si è fatta parecchia strada, grazie a innovazioni come la realtà aumentata e la realtà assistita. Ma soprattutto, con una dimensione aziendale sempre più frammentata e passata dall’ufficio con collaborazione “faccia a faccia” a centinaia o migliaia di nuclei sparsi anche a grande distanza, simili dispositivi potrebbero diventare addirittura indispensabili per salvare l’attività di un’azienda. Anche per questo secondo Massimo Arioli, Business Unit Director Italy di Dynabook Europe, gli strumenti wearable potrebbero finalmente affermarsi: «Creando ambienti di lavoro completamente diversi, la pandemia ha fatto da propulsore per tecnologie come l’assisted reality (AR), aprendo la via a nuovi e forse meno scontati utilizzi e dimostrando il potenziale dei dispositivi wearable nel permettere ai team di collaborare anche a distanza». 

Salute e wearable, perché è un binomio che funziona

Un settore dove naturalmente ci si aspettano passi da gigante è quello della salute, mai sollecitata come durante questi mesi di pandemia: sempre secondo Arioli, «L’interesse degli utenti verso i dispositivi sanitari wearable, come i misuratori della pressione sanguigna e dell’elettrocardiogramma, crescerà velocemente in quanto i pazienti apprezzeranno di poter avere informazioni sul loro stato di salute e la possibilità di condividerle da remoto col proprio dottore, così da ricevere un’immediata valutazione del proprio stato di salute». Anche perché in questo modo si potranno rispettare due diverse esigenze: il monitoraggio costante di determinati parametri – come l’ossigenazione del sangue, uno dei valori più importanti per identificare per temo un possibile contagio da Covid-19 – e la possibilità di richiedere un consulto senza recarsi direttamente presso il proprio medico, pratica sconsigliata a meno che non sia assolutamente necessario, per ridurre il rischio di contagio. Si calcola che entro il 2025 l’Internet delle Cose per il settore dell’healthcare raggiunga un mercato di 188 miliardi di dollari, e proprio il 2021 dovrà essere un anno «cardine» per le diagnosi gestibili in remoto.

Lavoro o controllo a distanza?

Naturalmente c’è da considerare anche l’aspetto più inquietante quando si parla di lavoro a distanza: e cioè che i dispositivi wearable vengano utilizzati per tenere sotto controllo gli utenti e verificare se stanno effettivamente lavorando oppure no, evocando scenari da Grande Fratello. Per diverse categorie di lavoratori ormai utilizzare smart glasses o capi di vestiario “intelligenti” è molto comune, per gli ausili che danno allo svolgimento delle proprie mansioni; allo stesso tempo, proprio queste capacità – tra cui il rilevamento dei dati personali dell’utente, la geolocalizzazione e la possibilità di trasmissione via Internet – possono essere utilizzate per un inammissibile «controllo a distanza», contro quanto stabilito dall’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori. Ma diverse questioni – come la possibilità di fare eccezione per gli «strumenti di lavoro», categoria indicata dal Jobs Act e di difficile definizione – obbligano a non abbassare la guardia per far sì che non si provi (e non si riesca) ad aggirare queste norme, e trasformare lo smart working in una sorta di distopia a lungo raggio.

Le fonti:

https://www.ilsole24ore.com/art/lo-smart-working-fase-due-stretto-privacy-e-controlli-distanza-ADSsLbu

https://edge9.hwupgrade.it/news/innovazione/il-2021-secondo-dynabook-dispositivi-indossabili-mobile-edge-iot-e-automazione_94455.html

https://www.wareable.com/wearable-tech/21-wearable-tech-predictions-for-2021-8230

https://www.idc.com/getdoc.jsp?containerId=prUS45737919

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