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Idrogeno per treni e aerei, partiti i primi test in Gran Bretagna. La sfida è come ottenerlo in maniera pulita

Il Regno Unito accelera sull’idrogeno (H). L’obiettivo è sempre assicurarsi risorse energetiche il più possibile sostenibili, a livello ambientale, ma anche tenere il passo con gli altri Paesi europei, soprattutto Germania e Francia.

La rete ferroviaria britannica ha testato il primo treno alimentato ad idrogeno, l’HydroFLEX, progettato e realizzato da un team di ricercatori dell’Università di Birmingham, a cui si sono uniti ingegneri della Porterbrook, azienda produttrice di materiale rotabile.

Il progetto ferroviario HydroFLEX

Il treno è alimentato da celle combustibili (fuel cell), o pile a combustibile, in cui si combina idrogeno e ossigeno per generare elettricità, calore e acqua, ma senza combustione termica, quindi senza emissioni inquinanti.

Le celle sono sistemate all’interno di kit sperimentali integrati in ogni carrozza, in cui sono disposte anche le batterie agli ioni di litio per l’accumulo di energia elettrica.

Il progetto prevede anche la sistemazione di questi kit sotto il pavimento dei vagoni, per recuperare ulteriore spazio da destinare ai passeggeri in cabina.

L’iniziativa è stata finanziata complessivamente con 1,75 milioni di sterline, con un contributo pubblico di circa il 40% delle risorse.

Volare con l’idrogeno, il progetto HyFlyer

L’idrogeno, inoltre, è stato impiegato come carburante anche per volare. Sempre in Inghilterra, la scorsa settimana, un velivolo in grado di trasportare passeggeri ha eseguito il suo primo volo di prova.

Si tratta di un Piper-M da sei posti di ZeroAvia, su cui è stato integrato un impianto di pile a combustibili per combinare ossigeno e idrogeno per la generazione di energia elettrica.

La stessa azienda, in partnership con Intelligent Energy e lo European Marine Energy Centre (EMEC), ha annunciato l’avvio del progetto HyFlyer, che prevede forse entro il 2020 un primo volo di prova di aereo alimentato ad idrogeno su una distanza di circa 550 km, in mare aperto, al largo delle isole Orcadi, estremo Nord-Est della Scozia.

Rimane il problema delle diverse tecnologie ad oggi utilizzate per ottenere l’idrogeno, necessario al funzionamento delle fuel-cell, che tutte assieme danno vita ad un mercato globale stimato da Fortune Business Insights attorno ai 142 miliardi di dollari, con la possibilità di raggiungere un valore complessivo di 209 miliardi di dollari entro il 2027.

Come generare idrogeno senza inquinare

La soluzione migliore rimane l’elettrolisi, cioè il procedimento per cui l’idrogeno si ottiene direttamente dall’acqua, in maniera totalmente pulita (se l’elettricità usata è anch’essa generata da fonti rinnovabili) a cui si può aggiungere il processo di produzione biologica da alghe, ad esempio.

La gran parte 897%) dell’idrogeno di cui disponiamo, però, è ancora ottenuta a partire dagli idrocarburi, quindi petrolio, gas e carbone, mentre solo un 3% è generato al momento da elettrolisi.

Il problema, di fatto, è che se anche i mezzi di trasporto alimentati con idrogeno non emettono gas di scarico, ma vapore acqueo, comunque per generare quell’idrogeno si sono utilizzati combustibili fossili, quindi si sono emesse sostanze inquinanti a monte.

Rimane comunque una volontà dichiarata da più Stati europei di voler investire sempre di più nell’idrogeno verde, cioè quello ottenuto senza impiego di idrocarburi, soprattutto da parte di Germania, Francia e Olanda, che hanno presentato piani di investimento per quasi 20 miliardi di euro complessivi.

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