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Idroelettrico: in Italia il 70% degli impianti ha più di 40 anni. Il Rapporto TEH Ambrosetti

Far ripartire gli investimenti per l’ammodernamento e l’efficientamento delle centrali idroelettriche in Italia. Questo è stato il tema al centro del dibattito dell’evento che si è tenuto oggi pomeriggio, presso il Centro Studi Americani, durante il quale è stato presentato il Rapporto “Le concessioni idroelettriche in Italia: incertezze e opportunità per il rilancio del Paese, realizzato da The European House – Ambrosetti, in collaborazione con A2A, Edison ed Enel.

L’evento ha visto la partecipazione di stakeholder rilevanti del settore energetico, nello specifico, dell’idroelettrico e della relativa filiera estesa, del mondo accademico, giuridico, economico e istituzionale, con l’obiettivo di facilitare e aprire un confronto costruttivo sulle questioni più importanti da affrontare al fine di valorizzare il più possibile un settore chiave e strategico per il sistema-Paese.

L’idroelettrico gioca un ruolo strategico per la transizione e sicurezza energetica del Paese, rappresentando la 1a fonte rinnovabile per la generazione elettrica in Italia (40,7% vs. 21,3% del solare e 16,0% dell’eolico). L’idroelettrico assume ancora più rilevanza alla luce dell’attuale crisi energetica, rendendo il sistema più sicuro, resiliente e sostenibile. Infatti, è in grado di offrire flessibilità al sistema energetico, permettendo l’accumulo di energia e garantendo la stabilizzazione della rete elettrica, oltre a trarre le sue fonti a livello locale e territoriale. Inoltre, L’idroelettrico è anche la tecnologia energetica con la più bassa carbon intensity nella generazione elettrica (assieme all’eolico).

L’attuale crisi energetica ci pone di fronte a un bivio: iniziare a investire nelle risorse strategiche presenti sul nostro territorio o continuare a essere pericolosamente esposti agli shock esogeni che impattano sul mercato dell’energia. Ripensare il quadro normativo italiano relativo alle concessioni idroelettriche rappresenterebbe un primo (ma fondamentale) passo verso una maggiore sicurezza e resilienza del nostro settore energetico, con investimenti addizionali immediatamente attivabili pari a 9 miliardi di

Euro (ed effetti a cascata fino a 26,5 miliardi di Euro) che potrebbero essere rilasciati con ricadute positive per i territori e le famiglie italiane. Bisogna agire con tempestività e sbloccare gli investimenti. Non possiamo permetterci di perdere questa storica opportunità.” ha dichiarato Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti.

“In un contesto come quello attuale lo sviluppo delle rinnovabili non è più solo auspicabile ma necessario per contribuire a raggiungere l’autosufficienza energetica del nostro Paese e affrancarsi dalla dipendenza del gas estero” – ha commentato Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A – “L’idroelettrico è un settore strategico ed è gestito largamente da imprese italiane. Gli investimenti dei gestori a beneficio di questa importante risorsa potrebbero essere favoriti da una normativa chiara ed omogenea, che preveda un’estensione della concessione a fronte di investimenti a favore dei territori che ospitano gli impianti, e la riassegnazione mediante gara in assenza di miglioramenti per gli asset da parte degli operatori uscenti”.

“Da più di un secolo investiamo, costruiamo e operiamo impianti idroelettrici – dichiara Nicola Monti, Amministratore Delegato di Edison-. Abbiamo competenze di eccellenza in questo settore e con la nostra attività generiamo valore tangibile sul territorio. Un valore che potrebbe crescere ulteriormente con l’introduzione di adeguati meccanismi di estensione delle concessioni che permetterebbero piani straordinari di investimento sugli impianti favorendo le filiere industriali italiane dell’idroelettrico e contribuendo alla transizione energetica del Paese”.

“Per valorizzare il ruolo strategico dell’idroelettrico in Italia è necessario, a livello europeo, garantire un’equità di trattamento tra gli operatori degli Stati membri e una maggiore omogeneità della normativa, mentre a livello nazionale è prioritario creare le condizioni per una maggiore certezza per gli operatori sul ritorno dell’investimento. Serve una strategia che assicuri una rideterminazione della durata della concessione a fronte di investimenti per rafforzare ulteriormente il ruolo dell’idroelettrico” – dichiara Nicola Lanzetta, Direttore Italia di Enel.

Nonostante la strategicità dell’idroelettrico e l’importanza che questa fonte ricopre per il raggiungimento dei target europei, l’attuale quadro normativo limita lo sviluppo del settore in Italia. In particolare, a livello europeo, l’Italia è l’unico Paese ad aver effettuato un’apertura così ampia del proprio mercato delle concessioni per uso idroelettrico, operando quindi in un contesto di non reciprocità all’interno dell’Unione Europea.

L’archiviazione delle procedure di infrazione da parte della Commissione europea nei confronti dell’Italia e anche degli altri Stati Membri (ad esempio, Austria e Svezia) – che non hanno aperto alla concorrenza – fa ragionevolmente supporre che non vi sarà, quanto meno nel breve periodo, un’apertura di altri mercati pari a quella italiana. Non solo: l’Italia registra una durata massima delle concessioni idroelettriche tra le più basse, con un minimo di 20 e un massimo di 40 anni (vs. 75 anni di Francia, Portogallo e Spagna).

A livello nazionale, poi, la forte disomogeneità nelle discipline regionali e le regole relative alle modalità di trasferimento e valorizzazione dei beni a fine concessione rappresentano un ulteriore elemento ostativo al pieno sviluppo degli investimenti nel settore idroelettrico.

Inoltre, più del 70% degli impianti idroelettrici in Italia ha più di 40 anni e l’86% delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche è già scaduto o scadrà entro il 2029. Diventa, quindi, prioritario affrontare le criticità dell’attuale quadro normativo italiano e sbloccare gli investimenti, affinché l’idroelettrico possa giocare il ruolo centrale che gli spetta per la transizione energetica e la messa in sicurezza dei territori italiani, sia in termini di sicurezza di approvvigionamento energetico sia per l’assetto idrogeologico.

In particolare, The European House – Ambrosetti ha stimato che l’introduzione di una rideterminazione della durata delle concessioni idroelettriche metterebbe gli operatori nella condizione di investire in Italia 9,0 miliardi di Euro aggiuntivi rispetto allo scenario attuale. Gli investimenti addizionali, poi, permetterebbero di generare ulteriori 26,5 miliardi di Euro sul territorio attraverso gli effetti indiretti e indotti (infatti, il moltiplicatore economico dell’idroelettrica è pari a 2,96: ciò significa che, per ogni Euro di impatto diretto, si genererebbero nell’economia ulteriori 1,96 Euro). Infine, le ricadute sarebbero positive anche per le casse dello Stato: solo il gettito dell’IVA derivante da questo investimento addizionale sarebbe pari a 3,9 miliardi di Euro.

Gli investimenti abilitati dalla rideterminazione della durata delle concessioni idroelettriche consentirebbero, dunque, un efficientamento e un aumento della produzione di energia idroelettrica già nei prossimi anni, con un incremento stimato tra il 5% e il 10% rispetto allo scenario attuale (rispettivamente +2.475 e +4.950 GWh), ovvero il fabbisogno elettrico di circa 1 milione di famiglie. Questo aumento avrebbe ricadute importanti anche relativamente al contributo delle FER nella

composizione del mix energetico nazionale in termini di generazione: la produzione lorda complessiva derivante dalle FER sul totale della produzione nazionale passerebbe, secondo le stime elaborate da The European House – Ambrosetti, dal 41,7% del 2020 a un valore pari al 43,4% (+1,7 punti percentuali).

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