Lo studio

ICT, la spesa in elettronica cresciuta del 270% in Italia negli ultimi 20 anni

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Nel 2015 abbiamo speso per dispositivi elettronici e servizi quasi 38 miliardi di euro. Gli artigiani della comunicazione sono 42.198 con 80.911 addetti. Per il 2016, possibili 16.000 nuove assunzioni.

Nonostante la forte crescita di spesa in comunicazione online registrata negli ultimi 20 anni, l’Italia rimane in ritardo rispetto all’Europa per l’utilizzo di Internet: nel 2015 il 28% della popolazione non ha mai navigato il web, una percentuale distante dal 16% della media europea e che ci colloca al quarto posto della classifica europea dei peggiori Internauti.

Il 47,3% degli italiani dai 35 anni in su non ha mai utilizzato la rete negli ultimi 12 mesi. Peggio di noi nell’Ue solo Bulgaria, Romania e Grecia.

Eppure lo scorso anno abbiamo speso in telefoni, apparecchiature elettroniche e servizi di comunicazione, 38,7 miliardi di euro, il 270% in più rispetto ai 10,5 miliardi del 1995. Sempre nello scorso anno, la spesa degli italiani in prodotti su carta (dai libri ai giornali, dalla stampa di vario tipo fino alla cancelleria) si è attestata a 8,4 miliardi, con un calo del 40,5% rispetto ai 14,2 miliardi del 1995.

È quanto si legge nel Rapporto sulle imprese del settore della comunicazione, presentato oggi a Trento al convegno “Dall’idea la creazione, dal racconto l’emozione. I giovani comunicano l’artigianato”, organizzato da Confartigianato Comunicazione e dedicato alle tendenze del settore digitale e alla formazione dei giovani.

Un Paese sospeso tra innovazione e tradizione, che da una parte accelera sull’economia digitale (con i servizi soprattutto), ma dall’altra presenta delle sacche di resistenza culturale molto accentuata. La trasformazione digitale ha spinto la creazione d’impresa: quello della comunicazione (dall’editoria all’Ict, dai fotografi alle agenzie pubblicitarie) è un settore in cui spicca la presenza di piccole e medie imprese (Pmi) espressione di abilità, personalizzazione, creatività, flessibilità di risposta alla domanda sempre più complessa e sofisticata che proviene dai consumatori e dalle altre imprese.

Buone le prospettive sul fronte occupazionale. Le stime di Confartigianato ci dicono che le imprese potrebbero assumere per quest’anno fino a 16.600 persone nelle professioni culturali e creative dei settori comunicazione e stampa, con una netta preferenza per i giovani che hanno appena terminato gli studi (9.820 assunzioni, pari al 59% del totale).

Gli artigiani della comunicazione sono 42.198 con 80.911 addetti. A crescere nell’ultimo anno, secondo lo studio, sono state le imprese che si occupano di attività editoriali (+3,5%), quelle che producono software e offrono consulenza informatica (+0,5%) e fotografi e grafici (+0,4%).

A livello regionale, il maggior numero di piccoli imprenditori della comunicazione è il Lombardia, con 7.388, seguita dall’Emilia Romagna (4.084), Veneto (3.809 unità), Piemonte (3.641) e Sicilia (3.041). guardando alle realtà urbane e provinciali, al primo posto c’è Milano con 2.556 imprese artigiane della comunicazione, seguita da Torino (2.016) e Roma (1.805).