Le politiche

IA: presentata la strategia italiana 2022-2024, poggerà su competenze, ricerca e applicazioni. Il documento

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Il Programma strategico nazionale per l’IA delinea 24 politiche da implementare nei prossimi tre anni, attraverso la creazione e il potenziamento di competenze, ricerca, programmi di sviluppo e applicazioni dedicate. L’obiettivo di rendere l’Italia un centro sull’intelligenza artificiale competitivo a livello globale.

Il Programma strategico per l’IA 2022-2024

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L’Italia ha riconosciuto l’intelligenza artificiale come fattore di crescita, innovazione e sviluppo su cui fare affidamento da qui in poi.

Presentato il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale (IA) 2022-2024, frutto del lavoro congiunto del ministero dell’Università e della ricerca, del ministero dello Sviluppo economico e del ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale.

Un Programma composto da 24 linee di intervento o politiche, da implementare in tre anni, che poggerà su tre pilastri: ricerca, competenze e applicazioni per imprese e Pubblica Amministrazione (PA).

Cinque i principi guida individuati in sintonia con la Strategia europea: l’IA italiana è un’IA europea; l’Italia sarà un polo globale di ricerca e innovazione dell’IA; l’IA italiana sarà antropocentrica, affidabile e sostenibile; le aziende italiane diventeranno leader nella ricerca, nello sviluppo e nell’innovazione di IA; le PA governeranno l’IA e governeranno con l’IA.

Più competitività e nuovo impulso alla transizione digitale

La strategia è una straordinaria occasione di crescita competitiva: creiamo le condizioni per i giovani italiani, soprattutto donne, che decidono di investire in corsi di studio e nella ricerca sull’intelligenza artificiale di poterlo fare, ai massimi livelli, rimanendo nel nostro Paese”, ha dichiarato il ministro dell’Università e della ricerca, Maria Cristina Messa.

Con questa nuova strategia, ha spiegato Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico: “Puntiamo a colmare il ritardo nello sviluppo e nell’adozione di soluzioni innovative in questo ambito tecnologico, dando nuovo impulso alla transizione digitale del nostro sistema produttivo”.

Prevediamo programmi di accelerazione per le startup che propongono soluzioni innovative per le PA e iniziative ad hoc per alzare notevolmente la qualità di processi e servizi pubblici e migliorare il rapporto cittadini-Stato”, ha affermato invece Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale.

Per garantire un’efficace governance, monitorare lo stato di attuazione della strategia e per coordinare tutte le iniziative di governo sul tema, nasce anche il gruppo di lavoro permanente sull’IA in seno al Comitato Interministeriale per la Transizione Digitale

Competenze, ricerca e applicazioni per imprese e PA

Il primo pilastro, quello delle competenze, è particolarmente importante, perché il nostro Paese soffre della mancanza di ricercatori, ad esempio, ne dobbiamo attrarre di più, sia in ambito di ricerca fondamentale sia applicata, e dobbiamo aumentare anche il numero di dottorati.

Per i dottorati, ad esempio, l’Italia ha lanciato nel 2021 il Dottorato Nazionale in “Intelligenza Artificiale” (PhD-AI.it), uno dei più grandi e ambiziosi dottorati in intelligenza artificiale a livello mondiale.

Il programma coinvolge oltre 50 università, tre enti pubblici di ricerca e tre organizzazioni di ricerca con l’obiettivo di formare ricercatori, innovatori e professionisti.

Riguardo alla ricerca, il Programma favorisce le collaborazioni tra università, ricerca, industria e amministrazione pubblica, mentre tra gli interventi c’è anche la nascita di nuove cattedre di ricerca dedicate.

Si punta inoltre ad incentivare il rientro in Italia di professionisti del settore, a finanziare piattaforme per la condivisione di dati e software a livello nazionale.

Al suo interno si parla poi di applicazioni, 5 per nel settore delle imprese e 6 in quella della PA.

A livello aziendale, il Programma propone di fare dell’IA un pilastro a supporto della Transizione 4.0, di sostenere la crescita di spinoff e startup innovative, di promuovere il go-to-market delle soluzioni IA, di supportare le imprese nella certificazione dei prodotti IA e di promuovere campagne di informazione.

Spostandoci nel mondo dell’amministrazione pubblica, invece, ci sono diversi ambiti di applicazione: per creare e interoperabilità e dati aperti per favorire la creazione di modelli di IA; per rafforzare l’impiego di soluzioni IA nella PA e nell’ecosistema GovTech nazionale; per creare un dataset comune in lingua italiana e banche dati e analisi basate sull’IA per il miglioramento della qualità dei servizi; a cui aggiungere banche dati IA/computer vision.

Vulnerabilità

Nella ricerca il nostro Paese presenta quattro punti deboli sui cui lavorare: è frammentata, non attrae un numero sufficiente di talenti, c’è ancora un divario di genere rilevante e la capacità di generare brevetti è limitata.

L’Italia spende in ricerca solo l’1,45% del suo prodotto interno lordo (Pil), contro il 3,17% della Germania e il 2,19% della Francia.

In ricerca e sviluppo l’Italia spende 25,9 miliardi di euro l’anno, contro i 109,5 della Germania e i 53,1 della Francia, con un personale di appena 5.150 unità, contro le 8.500 della Germania e le quasi 7 mila della Francia.

Nello specifico, abbiamo 739 ricercatori nel campo dell’IA, contro i 2.755 della Francia e i 2.660 della Germania, ma in compenso i nostri ricercatori hanno la migliore produttività media, con un punteggio di 4,57 che supera abbondantemente i 2 punti della Germania e l’1,22 della Francia.

La situazione non migliora neanche in ambito industriale, con una spesa in ricerca e sviluppo di circa 14,6 miliardi di euro, contro i 74 miliardi della Germania e i 34 miliardi della Francia.