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IA, già sperimentata dal 59% delle imprese italiane. Un cittadino su quattro ha usato ChatGPT e Bard

L’IA tra le imprese italiane

È più di un anno che si parla di intelligenza artificiale (IA) in maniera crescente, anche grazie alla diffusione della versione finale di ChatGPT, l’intelligenza artificiale generativa di OpenAI.

Secondo una nuova ricerca effettuata da Deloitte e presentata in anteprima in occasione dell’Innovation Summit di Roma, il 59% delle imprese italiane ha già sperimentato un qualche servizio di IA.

Il 38% ha utilizzato soluzioni per l’automazione, l’ottimizzazione e la gestione di processi, il 16% per l’analisi dei dati, il 15% per l’analisi e la gestione dei rischi.

Meno frequenti l’uso di chatbot (13%), l’impiego per la formazione dei dipendenti (8%) e le applicazioni per la produzione di testo e/o immagini, usate solo dal 3% delle aziende.

Il 40% delle aziende aumenterà gli investimenti nell’IA, ma esistono ancora limiti al suo utilizzo

Rimane il fatto che più di un’azienda su tre non ha mai impiegato in nessun caso applicazioni IA, ma oltre il 40% delle aziende italiane dichiara che aumenterà gli investimenti in questa tecnologia nei prossimi tre anni, puntando sull’efficientamento del data management (49%), dello sviluppo prodotti e servizi (45%) e dei sistemi software (41%).

Un 10% degli investimenti, invece, potrebbe servire per adeguare il capitale umano, mentre il 5% potrebbe portare a operazione di M&A quali acquisizioni, joint-venture, partnership e alleanze strategiche.

Le ultime barriere (che ancora resistono)

I principali limiti riscontrati nel mondo aziendale per l’implementazione di soluzioni IA sono: la mancanza di conoscenze e competenze tecniche (40%), l’incompatibilità tecnologica con i sistemi attuali (37%) e la carenza di adeguate risorse finanziarie (31%), che nel caso delle aziende del Sud arriva al 47%.

Il 66% delle imprese, inoltre, fa notare come nel breve periodo la maggior parte delle tecnologie e innovazioni relative all’IA potrebbero ancora avere un costo proibitivo per molte organizzazioni.

Contestualmente, però, cresce la fiducia del mondo delle imprese nello sviluppo di un quadro normativo equo ed efficace, che dipenderà molto dalla capacità di collaborazione tra pubblico e privato, mentre il 68% è convinto che per garantire uno sviluppo etico e responsabile sarà fondamentale regolamentare l’IA fin dalle prime fasi della progettazione.

L’IA simbiotica

Durante l’evento che si è svolto al MAXXI di Roma si è parlato di Intelligenza Simbiotica.

Andrea Poggi, Innovation Leader di Deloitte Central Mediterranean (DCM), l’ha spiegata così: “Per gestire al meglio la rivoluzione innescata dall’AI e coglierne appieno i frutti, è importante andare oltre “l’artificiale” e investire sul raggiungimento di una forma di Intelligenza: l’Intelligenza Simbiotica, in cui il rapporto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale entra in una nuova fase, una joint venture governata dall’uomo  che ci permetta di sfruttare le migliori qualità di entrambe le forme di intelligenza creando valore positivo per la società avanzando verso un futuro etico e sostenibile“.

Tre le direttrici principali su cui lavorare per sviluppare un’IA simbiotica avanzata:

L’IA tra la gente

Secondo l’indagine, un italiano su quattro ha già utilizzato applicazioni IA, soprattutto generativa, come ChatGPT e Bard. Il 15% ne è rimasto così colpito che ha dichiara senza mezzi termini di non volerne fare a meno in futuro.

IA quindi considerata utile, soprattutto a livello professionale e nello studio.

La traduzione simultanea l’applicazione di IA più diffusa: è usata dal 43% degli intervistati e il 36% continuerà a farlo nel tempo. Grande successo anche per gli assistenti vocali: il 40% ne fa uso e il 29% continuerà a farlo in futuro.

Molto utili sono risultate anche le previsioni del traffico in tempo reale, che sono adottate dal 37% e resteranno tali per un cittadino su tre.

Tra le applicazioni ancora di “nicchia” la guida autonoma di veicoli (il 13% l’ha provata, il 4% continuerà), la creazione di contenuti artistici e multimediali (l’11% ha provato, il 5% continuerà) e quelle per i servizi finanziari (provati dal 10%, continueranno a essere usati dal 5%).

Gli italiani poi vedono bene l’IA in sanità e nella Pubblica Amministrazione, ma ancora la temono

Il 57% immagina di utilizzarla per monitoraggio dello stato di salute e rilevamento di segnali di attenzione, il 52% pensa che sarà utile alla ricerca farmaceutica-sanitaria, il 47% ipotizza un miglior accesso a servizi di prevenzione o assistenza sanitaria personalizzata, mentre il 41% spera in un supporto alla diagnosi attraverso l’analisi di dati.

Significativa anche l’indicazione sul settore dei servizi pubblici e l’interazione con la PA (31%), che grazie all’AI potrebbe essere migliorata tramite l’automazione e semplificazione burocratica.

Rimane il fatto che il 42% degli italiani ha espresso grande timore di questa tecnologia, soprattutto per i rischi sociali e culturali futuri che potrebbe porre se non correttamente gestita, mentre un 22% non ne ha interesse e non la utilizza.

Ci sono però molti utenti di rete nel nostro Paese che seguono invece lo sviluppo dell’IA e si considerano “grandi conoscitori”, nel 17% dei casi, e “grandi utilizzatori”, nel 19% dei casi.

IA e sostenibilità ambientale

Tornando al mondo delle imprese, infine, è molto interessante il fatto che le aziende dimostrano crescente interesse per le soluzioni che riguardano l’efficienza energetica (70%), la riduzione dell’inquinamento (57%), l’economia circolare (41%) e la prevenzione delle calamità naturali tramite strumenti predittivi (22%).

Un ulteriore impiego dell’AI, invece, potrebbe riguardare lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, secondo il 20% delle aziende intervistate, mentre l’8% ne sottolinea il potenziale nella protezione della biodiversità. 

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