Finestra sul mondo

I russi tentarono di favorire Trump alle presidenziali 2016, Le aziende francesi spinte a lasciare Teheran, Catalogna

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Usa, commissione del Senato: russi tentarono di favorire Donald Trump alle presidenziali 2016

17 mag 11:00 – (Agenzia Nova) – La commissione Giustizia del Senato statunitense a maggioranza repubblicana divulgando oggi migliaia di pagine relative alle testimonianze su un incontro di 20 minuti risalente al 2016 tra rappresentanti dell’allora imprenditore Donald Trump e un gruppo di russi che aveva promesso di fornire materiale compromettente circa la rivale alla presidenza Usa, Hillary Clinton, conferma quanto gia’ sostenuto dalle agenzie di intelligence statunitensi. L’incontro, pur non avendo prodotto alcun beneficio concreto per la campagna di Trump, confermerebbe secondo la commissione che Mosca ha tentato di influenzare le elezioni presidenziali del 2016 a favore di Donald Trump e contro la sua avversaria Hilary Clinton. Il giudizio e’ diametralmente opposto rispetto a quello dell’analoga commissione della Camera dei rappresentanti, anch’essa a maggioranza repubblicana, che in due anni di ndagini non ha trovato alcuna prova di una “collusione” tra la Russia e l’amministrazione Trump, o di un concreto sostegno di Mosca a uno dei due candidati. Il documento della commissione del Senato, riferisce il quotidiano “Wall Street Journal” raccoglie le testimonianze di otto persone che hanno partecipato all’incontro del 9 giugno 2016. Al centro della conversazione, oltre alle presunte prove in grado di incriminare la Clinton offerte agli organizzatori della campagna elettorale di Trump – ma mai concretamente prodotte – anche le sanzioni contro la Russia. Donald Trump junior, e Jared Kushner, rispettivamente il figlio e il genero del capo della Casa Bianca, oltre a Paul Manafort sarebbero stati presenti a nome della campagna di Trump. Tra gli altri, hanno partecipato all’incontro l’avvocato russo Natalia Veselnitskaya, il lobbista russo-statunitense Rinat Akhmetshin, il traduttore Anatoli Samochornov l’imprenditore russo Ike Kaveladze e il britannico Rob Goldstone. La commissione del Senato che indaga sull’incontro ha raccolto le testimonianze scritte e orali di Trump figlio, Veselnitskaya, Samochornov, Kaveladze e Akhmetshin. Kushner si e’ limitato ad una breve dichiarazione. Manafort nel frattempo e’ stato incriminato per almeno dodici capi d’accusa, tra cui cospirazione, evasione fiscale e riciclaggio, rispetto ai quali si e’ dichiarato innocente, e che non sono direttamente collegate al cosiddetto “Russiagate”.

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Cile, gruppo cinese punta a ingresso nel maggior produttore di litio, operazione da 4,3 miliardi di dollari

17 mag 11:00 – (Agenzia Nova) – La compagnia cinese Tianqi Lithium sarebbe vicina all’acquisto di una partecipazione del 24 per cento nelle azioni di Sqm, uno dei maggiori produttori mondiali di litio, per un valore stimato intorno ai 4,3 miliardi di dollari. L’acquisto, secondo quanto riporta oggi il quotidiano “La Tercera”, riguarda una parte consistente del pacchetto azionario attualmente in mano alla compagnia di fertilizzanti canadese Nutrien, precisamente l’intero pacchetto di azioni serie A equivalente appunto al 24 per cento del totale. La sigla canadese si e’ vista obbligata a vendere le sue partecipazioni nel campo dell’energia dai governi indiano e cinese per poter portare a termine la fusione tra Potash Corp e Agrium nel settore dei fertilizzanti. Se la vendita si concretizzasse a questi livelli, afferma “La Tercera”, si tratterebbe di una delle piu’ grandi operazioni di mercato degli ultimi 30 anni in Cile, seconda sola all’acquisto, nel 2014, del 60,62 per cento della compagnia elettrica Enersis – del gruppo spagnolo Endesa- da parte del gruppo italiano Enel, per 10 miliardi di dollari circa.

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Usa-Cina, al via oggi il secondo round di colloqui commerciali

17 mag 11:00 – (Agenzia Nova) – Si apre oggi a Washington il secondo round di trattative commerciali tra Stati Uniti e Cina, che contrariamente ai colloqui tenutisi a Pechino all’inizio del mese non includeranno Peter Navarro, consigliere per il commercio e la manifattura della Casa Bianca e principale critico delle politiche commerciali cinesi nell’amministrazione presidenziale Usa. La delegazione statunitense sara’ guidata ancora una volta dal segretario del Tesoro, Steven Mnuchin, dal rappresentante del Commercio, Robert Lighthizer, e dal segretario del Commercio Wilbur Ross. La delegazione cinese, invece, e’ guidata dal vicepremier e consigliere economico del presidente cinese Xi Jinping, Liu He. La comunita’ d’affari statunitense e’ divisa in merito alle dure tariffe commerciali adottate dall’amministrazione Trump nei confronti della Cina, tra quanti sostengono le misure a protezione dell’economia nazionale e quanti invece, essendo esposti al mercato cinese, temono le rappresaglie di Pechino. Il governo Usa ha intrapreso martedi’ una serie di audizioni in merito alle tariffe e ai dazi statunitensi, inclusi quelli del 25 per cento a 1.300 categorie di prodotti cinesi annunciati da Trump il mese scorso. Alle audizioni di oggi dovrebbero intervenire circa 120 tra funzionari e leader del mondo degli affari.

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Catalogna, tra l’investitura di Torra e la fine dell’applicazione dell’articolo 155

17 mag 11:00 – (Agenzia Nova) – La Gazzetta ufficiale della Generalitat catalana (Dogc) ha pubblicato ieri il decreto di nomina del nuovo presidente firmato dal re Filippo VI e dal primo ministro Mariano Rajoy. “Nomino Joaquim Torra i Pla, presidente della Generalitat della Catalogna, eletto dal Parlamento della Catalogna”: questo quanto si legge nel decreto che entrera’ ufficialmente in vigore dal prossimo lunedi’. La notizia e’ stata riferita dai principali quotidiani spagnoli, che hanno descritto la cerimonia per l’investitura di Torra come sobria e austera. “Prometto di adempiere fedelmente agli obblighi del presidente della Generalitat con fedelta’ alla volonta’ del popolo della Catalogna rappresentata dal Parlamento”, questa la formula con cui Torra prestera’ oggi giuramento alle istituzioni della Catalogna. L’intenzione di Torra, sottolinea il quotidiano “Acb”, e’ ora quella di ripristinare il maggior numero di consiglieri autonomi estromessi in seguito all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione. Il governo spagnolo potrebbe approfittare della disattivazione del 155 per ridurre l’intervento nei conti regionali, approvato lo scorso settembre. Questo intervento prevedeva infatti il pagamento diretto, da parte del governo, dei servizi pubblici fondamentali in Catalogna, “mentre continua la situazione di eccezionalita’”. L’esecutivo spagnolo ha avvertito inoltre che continuera’ il controllo “politico e parlamentare” della Catalogna per evitare qualunque deviazione illegale del denaro pubblico. Intanto l’Ufficio del procuratore speciale per i crimini di odio e discriminazione studia l’apertura di un procedimento per razzismo e xenofobia contro il nuovo presidente della Generalitat. L’ufficio di questo procuratore speciale, dipendente dall’ufficio del procuratore generale, ha gia’ sul tavolo numerosi scritti e articoli diffusi da Torra negli ultimi anni caratterizzati da epiteti “xenofobi e razzisti” contro i catalani che si sentono anche spagnoli.

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Francia-Iran, le aziende francesi spinte a lasciare Teheran su pressione delle banche

17 mag 11:00 – (Agenzia Nova) – Le banche fanno pressione sulle imprese francesi affinche’ lascino l’Iran. Lo scrive “Les Echos”, spiegando che dopo il ripristino delle sanzioni gli istituti bancari “non vogliono rischiare” e per questo potrebbero tagliare i finanziamenti ai gruppi transalpini. “Nel quadro della loro attivita’ di prestito tradizionale, le banche hanno imposto alle imprese delle clausole di rispetto delle misure di embargo e di sanzioni economiche come condizione all’erogazione di crediti (…)”, spiega Louis de Longeaux, avvocato per Herbert Smith. “Abbiamo osservato un inasprimento delle posizioni delle banche nei confronti dei loro clienti” ha confermato Augustin Huyghues Despointes, del gabinetto Redbridge. Le piccole e medie imprese francesi sono state “minacciate” dalle banche, intenzionate a chiudere i conti nel caso in cui le cifre d’affari superino alcune soglie stabilite. Il quotidiano economico sottolinea che la minaccia delle banche e’ “reale”. Le sanzioni possono colpire tutti gli attori che intervengono in Iran che, di conseguenze, sono iscritti nella lista nera degli Stati Uniti. Gli istituti bancari sono “particolarmente esposti” perche’ i finanziamenti ai clienti sono “facilmente dimostrabili”.

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Francia, i leader politici calano nei sondaggi

17 mag 11:00 – (Agenzia Nova) – I francesi sono critici nei confronti dei leader dei partiti. Lo scrive “Le Figaro”, riportando i risultati di un sondaggio condotto da Odoxa Dentsu Consulting. Jean-Luc Me’lenchon, alla guida del partito della sinistra radicale, La France Insoumise, raccoglie il 33 per cento delle preferenze, contro la presidente del Front National, Marine Le Pen, dietro al 26 per cento. Laurent Wauquiez, capo del partito dei Repubblicani, e’ al 17 per cento, mentre il nuovo segretario del Partito socialista, Olivier Faure, e’ al 10 per cento. Cifre “amare” secondo il quotidiano, che indicano un “deficit di popolarita’ generale”. Questa sera i leader parteciperanno a un dibattito in prima serata durante la trasmissione “L’Emission Politique”, in onda su France 2. I francesi non vedono in questi partiti una vera alternativa al governo del presidente Emmanuel Macron. Tuttavia, anche La Re’publique en marche, la formazione politica di Macron, non gode di una buona reputazione. Il 46 per cento degli intervistati confessa infatti di non avere un’opinione su Christophe Castaner, il delegato generale. Una prova de fatto che non e’ stato costruito un vero legame con l’elettorato.

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Turchia, vicepremier Akdag: Ankara punta all’adesione alla Ue entro il 2023

17 mag 11:00 – (Agenzia Nova) – Il vicepremier turco Recep Akdag ha ribadito che la Turchia punta ad aderire all’Unione europea (Ue) entro cinque anni. L’adesione alla Ue entro il 2023 e’ un chiaro obiettivo per la Turchia, ha affermato Akdag in un’intervista al quotidiano “Die Welt”. E’ una data simbolica, perche’ tra cinque anni si celebrera’ il centenario della Repubblica di Turchia. Secondo il vicepremier, consentendo l’adesione di Stati come la Bosnia-Erzegovina o l’Albania e non alla Turchia, la Ue si e’ comportata in “modo ingiusto”. La Turchia merita di aderire alla Ue “prima di qualsiasi altro paese candidato”, ha dichiarato Akdag al quotidiano tedesco, affermando che gli ostacoli posti dalla Ue sono di natura puramente politica. Il vicepremier non ha citato la dura svolta autoritaria prima e dopo il tentativo di colpo di Stato del luglio del 2016. La legge di emergenza continua ad applicarsi dato che la Turchia e’ regolarmente attaccata da terroristi, ha dicharato Akdag a “Die Welt”. L’adesione all’Unione contribuirebbe anche a “nuovi importanti impulsi e sviluppi” in Turchia, ha dichiarato il politico turco. Akdag si aspetta che il governo federale tedesco lavori per la prosecuzione dei negoziati di adesione, nel rispetto degli accordi stipulati nel marzo del 2016.

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Germania, immigrazione: Merkel difende Seehofer

17 mag 11:00 – (Agenzia Nova) – Il cancelliere tedesco, la cristiano democratica Angela Merkel, ha difeso il ministro federale dell’Interno, il cristiano sociale Horst Seehofer (Csu), durante il dibattito generale sul bilancio tenutosi mercoledi’ presso il Bundestag, in merito alle polemiche sui cosiddetti centri di detenzione e per quanto riguarda le polemiche riguardanti l’Ufficio federale della migrazione e rifugiati (Bamf). I centri pianificati sono importanti e funzionali, ha detto Merkel, secondo cui e’ “un po’ strano” che il ministro sia oggetto di critiche dopo nemmeno 100 giorni di governo. Poco prima il ministro dell’Interno era stato aspramente criticato dal responsabile per gli interni del Partito socialdemocratico, Burkhard Lischka, proprio riguardo la vicenda del Bamf di Brema. “Ho sempre piu’ l’impressione che non ci sia interesse da parte del ministero dell’Interno a chiarire gli eventi”, aveva dichiarato il politico socialdemocratico alla “Frankfurter Allgemeine Zeitung”. Sebbene l’Unione e l’Spd si fossero accordati sulla creazione di tali centri di detenzione temporanea nell’accordo di coalizione, diversi Stati federali e parti della Spd sono scettici riguardo al progetto e alla sua attuazione. Nel dibattito generale Merkel ha anche chiesto un riorientamento delle attuali politiche di aiuto allo sviluppo, che ha definito insufficienti e spesso inefficienti. “Tutti i budget per gli aiuti sono drammaticamente carenti”, ha detto Merkel, riferendosi alle agenzie delle Nazioni Unite come quella per i rifugiati. Allo stesso tempo il cancelliere ha auspicato un miglioramento delle condizioni di investimento nei paesi in via di sviluppo, soprattutto nel Continente africano. La gestione e la regolamentazione della migrazione devono essere risolte congiuntamente a livello europeo. “Questo sara’ un problema che ci terra’ impegnati per anni, decenni”, ha dichiarato il cancelliere tedesco.

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I partiti populisti italiani accusano i mercati di “ricatto”

17 mag 11:00 – (Agenzia Nova) – I leader dei due principali partiti populisti in Italia ieri mercoledi’ 16 maggio hanno preso di mira i mercati finanziari globali, accusando gli investitori di volerli “ricattare” vendendo azioni e titoli di Stato italiani mentre loro stanno cercando di formare un governo: lo scrive il quotidiano economico britannico “The Financial Times”, riferendo che le azioni della Borsa di Milano ed i titoli di Stato italiani sono stati messi sotto pesante pressione dalle rivelazioni che l’accordo per la formazione del nuovo governo tra l’anti-sistema Movimento 5 stelle (m5s) e la Lega euroscettica potrebbe portare il paese ad allontanarsi dall’ortodossia economica dell’eurozona. “Appena abbiamo iniziato a lavorare ad un accordo M5s-Lega, i burocrati europei hanno iniziato a spaventarsi”, ha detto il leader del M5s Luigi Di Maio: “Ma io non mi spavento”, ha scandito. Nella campagna elettorale prima del voto del 4 marzo scorso il M5s aveva in certo qual modo moderato i toni della propaganda anti-Ue; ma il testo della bozza di accordo per un programma di governo, filtrato ai media, ha suggerito invece che il Movimento e’ tornato a flirtare con le posizioni piu’ radicali del possibile partner di coalizione, la Lega. “Vogliono fermarci con i soliti ricatti dell’aumento dello spread, del crollo della Borsa e delle minacce di Bruxelles”, ha tuonato il leader della Lega, Matteo Salvini. “Ma e’ arrivato il tempo di cambiare, di avere piu’ lavoro e meno immigrati clandestini, di assicurare piu’ sicurezza e di abbassare le tasse. Prima gli italiani”, a ribadito Salvini sulla sua pagina Facebook. Fino alla scorsa settimana, ricorda il “Financial Times”, i mercati erano rimasti relativamente calmi rispetto alla possibile nascita di un governo M5s-Lega: ma hanno reagito immediatamente alla bozza di programma rivelata dal sito d’informazione “Huffington Post Italy”, secondo cui i due partiti starebbero considerando la proposta di creare un meccanismo per l’uscita dall’euro ed accarezzando l’idea di chiedere alla Banca centrale europea di condonare all’Italia 250 miliardi di euro del suo debito pubblico. Una tale noncuranza delle reazioni dei mercati finanziari non si vedeva a Roma da anni, sottolinea il giornale della City di Londra: sin dai tempi del picco della crisi dell’eurozona nel 2011, quando la percezione che l’Italia non capisse l’urgenza della situazione finanziaria porto’ i leader dell’Unione Europea a spingere per la caduta del governo allora guidato da Silvio Berlusconi; e questo non e’ un precedente incoraggiante.

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La rivolta del Sud Europa

17 mag 11:00 – (Agenzia Nova) – L’Unione Europea rischia una corsa sulle montagne russe se i due principali partiti populisti in Italia, il Movimento 5 stelle (M5s) e la Lega, riusciranno a formare una coalizione di governo: e’ quanto prevede il quotidiano tradizionalista inglese “The Times”, in un commento non firmato secondo cui un esecutivo M5s-Lega fara’ ballare la stabilita’ dell’eurozona abbandonandone le restrizioni in materia di spesa pubblica, sfidera’ la politica migratoria dell’Ue e chiamera’ a raccolta tutti i gruppi populisti dell’Europa. Se Bruxelles aveva visto il governo di Syriza in Grecia come un incubo, fara’ meglio ad allacciare le cinture di sicurezza, scrive il commento che non e’ rimato e che quindi riflette l’opinione ufficiale della direzione del “Times”: l’Italia infatti e’ la terza economia dell’eurozona, il suo debito pubblico ammonta al 132 per cento del suo Pil e sta per dotarsi di un governo che giudica con rabbia la rigidita’ delle regole dell’Europa e la sua indifferenza nei confronti delle sofferenze che esse hanno causato al popolo italiano; le elezioni del marzo scorso infatti hanno mostrato che gli italiani ne hanno abbastanza della propria classe dirigente succube dei sacrifici imposti da Bruxelles. Finora, ricorda il “Times”, i mercati hanno reagito con relativa calma, contando forse che il M5s e la Lega non riusciranno a formare una coalizione aprendo la strada ad un governo di tecnici prono al volere dell’Ue: ma si tratta di sogni campati in aria, secondo il quotidiano inglese, per il quale ognuno questo scenario non farebbe altro che alimentare la propaganda populista. Se invece un governo M5s-Lega nascesse davvero, esso diventerebbe un modello per altri partiti europei come il Front national di Marine Le Pen in Francia o il Freedom party di Geert Wilders in Olanda: le difficolta’ nel far quadrare i conti farebbero si’ che un tale esecutivo per durare dovrebbe fare affidamento unicamente sul supporto della mobilitazione in Europa contro la burocrazia di Bruxelles e sui sentimenti anti-Trump e pro-Putin. Insomma, conclude il commento del “Times”, una perfetta ricetta per l’instabilita’ dell’Europa.

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