I reporter di guerra

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Storie di un giornalismo difficile da Hemingway a internet

i-reporter-di-guerraDi Mimmo Cándito

Baldini & Castoldi editore

Pubblicato: novembre 2016

Pagine: 600

ISBN: 9788868521486

Prezzo: € 22,00

Winston Churchill diceva che in tempo di guerra la verità è così preziosa che bisogna proteggerla con una cortina di bugie. Era una bella ipocrisia, per nascondere la volontà – che è storia d’ogni Paese – di coprire la conoscenza della realtà o comunque di piegarne la conoscenza alle ragioni della politica.

Oggi l’informazione è arma più importante di un esercito, perché il consenso dell’opinione pubblica è essenziale per qualsiasi strategia bellica. Nel nostro tempo, iperconnesso, ultravelocizzato, perduto in una rete dove la potenzialità della costruzione della conoscenza è senza limiti ma, molto spesso, anche senza strumenti critici di interpretazione dei flussi narrativi, l’uso dell’informazione è centrale.

E la guerra – nel suo racconto drammatico – diventa la metafora più illuminante della complessità che accompagna la conoscenza della realtà e di come il giornalismo debba fare il proprio lavoro in una pratica quotidiana di difficile difesa della propria autonomia dai condizionamenti che ogni potere, governo e interesse tentano di imporgli.

Il reporter di guerra diventa in questo libro il simbolo della ricerca costante della verità in un territorio dove i pericoli, i rischi, le minacce, non sono soltanto quelli d’una cannonata o d’una mina, o d’una milizia jihadista di tagliagole invasati, ma riguardano le difficoltà di verifica delle informazioni e i tentativi sempre più sofisticati di disinformazione.

Cinema, letteratura, immaginario popolare, hanno fatto del reporter di guerra una figura mitica; questo libro ne racconta la storia dal primo corrispondente – in Crimea, nel 1854, quando si scriveva con la penna d’oca e l’inchiostro – ai giorni d’oggi, del Califfato, delle bombe intelligenti, dei droni e del collegamento in tempo reale dal campo di battaglia.

Oggi Obama può guardare in diretta dalla Casa Bianca i commandos che ammazzano Bin Laden a 10 mila miglia di distanza, e il reporter di guerra scivola nell’ombra di una marginalità inquietante: sappiamo sempre di più, ma capiamo sempre di meno. Questo libro – nella metafora del racconto della guerra – ci aiuta a capire, e a difendere il nostro desiderio di sapere.

Mimmo Cándito, giornalista e scrittore, è una delle firme di prestigio de «La Stampa», sulle cui pagine – come inviato speciale, corrispondente di guerra, commentatore di politica internazionale – ha raccontato le più drammatiche crisi mondiali degli ultimi quarant’anni, dal Medio Oriente, dall’Afghanistan, dal Golfo, dall’Africa, dall’America Latina, dal Maghreb, dall’Europa dell’Est, dall’Asia. E poi l’Australia, la Turchia, l’India, la Spagna, i terroristi dell’Eta e dell’Ira, gli indios perduti nelle giungle dell’Amazzonia e fra le totora del Perù. Docente di Teoria e tecniche del linguaggio giornalistico all’Università di Torino, è direttore della rivista letteraria «L’Indice dei libri» e presidente italiano di Reporters sans Frontières. Ha vinto numerosi premi giornalistici come «Miglior inviato speciale italiano». Il suo libro più recente è 55 vasche. Le guerre, il cancro, e quella forza dentro (2016).