I principi del business creativo

di Alberto Buzzoli, Socio ANSSAIF – Associazione Nazionale Specialisti Sicurezza in Aziende di Intermediazione Finanziaria |

In un periodo di forte cambiamento, come quello che le imprese italiane si sono trovate a vivere, c’è assolutamente bisogno di un’iniezione di fiducia, di un po’ di ottimismo.  Alcuni l’hanno chiamata crisi, altri hanno interpretato l’instabilità dei mercati come l’incapacità della maggior parte delle organizzazioni di adattarsi alla realtà liquida, a nuovi modelli di business. A tal proposito è particolarmente coinvolgente l’interpretazione fornita da Matti Hemmi, leader di inKNOWation, specializzato nella trasformazione delle Organizzazioni attraverso l’innovazione, così come recita il suo profilo LinkedIn. Nella sua pubblicazione, Verso un nuovo paradigma – come uscire dalla crisi attraverso l’innovazione, Hemmi sostiene che la crisi è in realtà un momento storico pieno di opportunità e che le cause che la generano non risiedono nelle bad practices adottate ripetutamente dalle aziende di specifici settori, bensì dal naturale esaurimento del modello utilizzato, tutto incentrato sul prodotto / servizio e sui processi messi in opera per renderne la produzione / erogazione il più efficiente possibile.

A questa constatazione se ne affianca un’altra, molto interessante, di natura economica: nei momenti di crisi le aziende che svolgono attività relazionate con l’erogazione di servizi specifici di analisi dei rischi e analisi di impatto sul business manifestano una tendenza di profitto inversamente proporzionale rispetto alle aziende di servizi in genere. Mentre queste ultime hanno subito, anno dopo anno, un decremento significativo di utili in bilancio, al contrario, le prime tendono ad un incremento significativo dei ricavi. E’ quindi possibile asserire che le attività di advisoring, e quindi anche predittive sull’esplorazione del contesto, vengano percepite in modo più o meno consapevole in ambito professionale come la risposta adeguata ad uno stato in fase di modificazione.

La Creatività

Resta inteso che in molti – così come si evince dal web – hanno sentito l’esigenza di invocare la creatività come elemento di continuità del business, quasi di sopravvivenza.

La creatività è spesso vista come istinto sregolato ed individuale volto ad una visione astratta o utopistica della realtà. Contrariamente all’accezione che intendono imporre i rigidi sostenitori del total quality, concentrati su controlli e misurazioni di efficienza, è da considerare come la capacità di reinterpretare in modo attuale il contesto nel quale operano le organizzazioni. Una delle migliori e più attuali interpretazioni la fornì il matematico Henri Poincaré un secolo fa: si tratta di unire elementi già esistenti con connessioni nuove, che siano utili. Non resta quindi che identificare gli errori del passato e acquisire la dovuta consapevolezza per modificare gli scenari creandone di nuovi, positivi.

L’Umana risorsa

Per molto tempo la valutazione dei beni, materiali o immateriali che fossero, ha indotto  le organizzazioni a credere di poter paragonare le conoscenze e le competenze acquisite dalle persone con le risorse economiche e tecnologiche; di qui l’espressione risorse umane.

Negli anni ’60, nonostante l’attenzione  verso la rigida applicazione di procedure sia mutata progressivamente a vantaggio delle capacità dell’essere umano, l’introduzione di nuove discipline, quali la psicologia del lavoro e l’ergonomia, non hanno reso giustizia alle infinite potenzialità della mente. Un’organizzazione sana dovrebbe essere in grado di migrare la conoscenza dei singoli individui in un sistema collettivo attraverso l’impiego della tecnologia. Le persone, invece, dovrebbero garantire quel giusto slancio di innovazione, spingendo un sistema consolidato verso nuove sfide rivolte al perfezionamento, all’evoluzione naturale in funzione delle esigenze espresse dal mercato. In sostanza, se proprio fossimo costretti a parlare di risorse, non sarebbe bene anticiparne il carattere umano? Forse solo nell’attesa di un cambiamento sostanziale di paradigma. Umberto Eco in un articolo pubblicato nell’ottobre 2004 su La Repubblica, poi inserito nella raccolta A passo di gambero – guerre calde e populismo mediatico, scrive: spesso la decisione PC [politically correct] può rappresentare un modo di eludere problemi sociali ancora irrisolti, mascherandoli attraverso un uso più educato del linguaggio. Poi Eco afferma anche: Questo spiega perché una categoria richiede il cambio del nome e dopo un poco, restante intatte alcune condizioni di partenza, esige una nuova denominazione, in una fuga in avanti che potrebbe non finire più se, oltre al nome, non cambia anche la cosa.

Tecnologia impercettibile

L’intera storia dell’umanità è stata segnata dal rapporto, per alcuni versi conflittuale, tra le persone e gli strumenti realizzati per migliorarne la vita. Questi avrebbero dovuto semplificarla ed invece, in alcuni casi, hanno dettato le regole. Nella realtà contemporanea la tecnologia, sempre più complessa ed in rapida evoluzione, impone con ancor più forza alcuni modelli in grado di influenzare il comportamento, il pensiero. E’ invece importante che, nel contesto delle organizzazioni, il management recuperi la propria autonomia concettuale, privilegiando i processi e le operazioni frutto dell’intelletto umano. La tecnologia dovrebbe solamente eseguire, senza fare chiasso quando l’uomo pensa.

Il cambiamento

Come abbiamo detto la creatività non è sinonimo di impeto. La capacità di compiere cambiamenti è un requisito fondamentale per garantire la sopravvivenza delle organizzazioni nel mercato: al variare del contesto un’azienda deve essere in grado di riorganizzarsi.  Ma se non si conosce, attraverso una consolidata organizzazione interna e la misurazione dei processi, e non conosce il panorama normativo al quale deve rispondere, come può pretendere di assumere una nuova forma corretta ed efficace? E’ quindi essenziale la capacità di coniugare gli aspetti propri della governance aziendale con quelli della compliance. Infine le persone dovrebbero ampliare le proprie competenze trasversali oltre ad approfondire le verticali. Attraverso la formazione continua e la consapevolezza potrebbero essere in grado di cambiare posizione all’interno dell’organizzazione (ruolo e responsabilità) e modificare le azioni che compiono (mansioni) con un orientamento rivolto all’accoutability e all’abbandono dell’area di confort.

 

Know how

E’ chiaro che la conoscenza ed i sistemi di aggregazione e fruizione ad essa correlati valgono oro, se strutturati in modo intelligente. Ma per qualche strana ragione le persone tentato di preservare una posizione di dominio sugli altri mantenendo ben nascosto ciò che hanno imparato oppure ciò che sanno fare. La cultura delle organizzazioni, se fondata sulla condivisione prima del vantaggio personale, ne supporta la longevità. Ma è un principio che deve essere spiegato e diffuso.

Questi i cinque principi sui quali si basa il business creativo. Cinque differenti territori tra loro vicini eppure ancora praticamente inesplorati. Ma il web grida forte l’inizio dell’impresa di alcuni pionieri. Non resta quindi che confrontarsi con l’ultimo dilemma: restare a terra in attesa di notizie dal nuovo mondo oppure imbarcarsi?