Rifiuti

I più grandi inceneritori in Italia sono ad Acerra e Brescia

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In Italia ce ne sono 37 in attività che arrivano a bruciare oltre 5,4 milioni di tonnellate di rifiuti: 26 si trovano nelle regioni del Nord, 6 in quelle del Sud e 5 al Centro. Prima per numero di inceneritori è la Lombardia che ne ospita ben 13.

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Trattano 730mila tonnellate di rifiuti. In Italia ce ne sono 37, 13 in Lombardia

Gli inceneritori sono i grandi impianti che hanno il compito di smaltire i rifiuti tramite la combustione. In Italia ce ne sono 37 in attività che arrivano a bruciare oltre 5,4 milioni di tonnellate di rifiuti, pari al 18% del totale di quelli prodotti a livello nazionale. Nonostante il numero degli inceneritori in Italia sia diminuito negli ultimi anni (rispetto al 2013 oggi quelli attivi sono 11 in meno), la quantità di rifiuti smaltiti è sostanzialmente stabile. Spesso, parlando di inceneritori, si utilizza il termine “termovalorizzatore”. Si tratta di un neologismo che comunemente si usa per riferirsi alla capacità che può avere un inceneritore di produrre energia attraverso un sistema di recupero del calore derivante dalla combustione. Ma dove sono i più grandi inceneritori in Italia? Sono principalmente concentrati nelle regioni del Nord, anche se il primato per quantità di rifiuti smaltiti è di un impianto del Sud.

Lombardia prima regione per numero di inceneritori in Italia

Dei 37 inceneritori attivi in Italia, 26 si trovano nelle regioni del Nord6 in quelle del Sud e 5 al Centro. Prima regione per numero di inceneritori è la Lombardia che ne ospita ben 13. Si tratta di un primato per ampio distacco, dato che la seconda regione per numero di impianti è l’Emilia-Romagna che ne ha quasi la metà, 7, seguita dalla Toscana con 4 e dal Veneto, solo 3. Dieci regioni italiane ospitano all’interno dei propri confini al massimo un inceneritore. Mentre sei regioni (Valle d’Aosta, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo e Sicilia) non hanno alcun inceneritore. Delle 5,4 milioni di tonnellate di rifiuti indifferenziati inceneriti in un anno, il 72% viene bruciato dagli impianti del Nord, il 18% in quelli del Sud e quasi il 10% in quelli del Centro.

Il termovalorizzatore di Acerra tratta 732mila tonnellate di rifiuti

I principali inceneritori (termovalorizzatori) in Italia sono quelli di Acerra e Brescia. Il primo si trova in provincia di Napoli e ha la funzione di recuperare i rifiuti non altrimenti riciclabili per trasformarli in energia elettrica. La struttura è di proprietà della Regione Campania ed è considerata tra le più all’avanguardia in Europa, grazie alle tecnologie con le quali è stata progettata e realizzata. Il termovalorizzatore di Acerra riesce a trattare più di 732mila tonnellate di rifiuti all’anno e a produrre energia equivalente al fabbisogno di 239mila famiglie.

L’inceneritore di Brescia ha evitato oltre 15 discariche

In attività dal 1998 e, come l’impianto di Acerra, gestito dal Gruppo A2A, il termovalorizzatore di Brescia tratta in un anno circa 730mila tonnellate di rifiuti. Questo consente di evitare il loro smaltimento in discarica e la produzione di energia elettrica pari al fabbisogno di 200mila famiglie. Si stima che l’impianto abbia consentito di evitare oltre 15 discariche da un milione di tonnellate di rifiuti, per una superficie equivalente a 210 campi da calcio. Nel 2006 il termovalorizzatore bresciano ha ricevuto il prestigioso riconoscimento “Industry Award” del Wtert della Columbia University di New York, che l’ha premiato come “miglior impianto del mondo”.  Gestito sempre dal Gruppo A2A c’è il termovalorizzatore “Silla 2”, a nord-ovest di Milano, che con 540mila tonnellate all’anno è quarto in Italia. Al terzo posto, invece, c’è il termovalorizzatore di Torino, gestito da Trm (società del Gruppo Iren), che raggiunge quasi 600mila tonnellate di rifiuti bruciati in un anno.

Come funzionano i termovalorizzatori?

Come abbiamo detto, i termovalorizzatori hanno il compito di convertire i rifiuti in energia attraverso la combustione. Questa risultato è ottenuto bruciando i rifiuti in un forno composto da una o più caldaie. Dalla combustione dei rifiuti si genera vapore ad alta pressione, che viene poi immesso in un turbogeneratore per produrre energia elettrica.

I forni dei termovalorizzatori raggiugono i mille gradi

I rifiuti, una volta raccolti, vengono depositati nel forno tramite una gru. Qui una corrente d’aria viene immessa per apportare la giusta quantità di ossigeno e mantenere la temperatura elevata e costante, che può raggiungere i mille gradi Celsius. Quindi, si passa poi alla combustione, che porta alla vaporizzazione dell’acqua in circolazione nella caldaia posta a valle. Con il vapore generato si mette in movimento una turbina, che trasforma l’energia termica in energia elettrica. I rifiuti non combustibili vengono raccolti per essere smaltiti separatamente, mentre i fumi generati dalla combustione vengono rilasciati nell’atmosfera dopo essere stati filtrati.

Il termovalorizzatore di Roma entro il 2026

Roma ha fatto parecchio discutere l’intenzione, portata avanti dalla giunta del sindaco Roberto Gualtieri, di realizzare un nuovo termovalorizzatore in città. La proposta ha generato polemiche soprattutto tra gli esponenti del Movimento 5Stelle che preferirebbero una raccolta differenziata dei rifiuti più efficiente. I lavori per il nuovo impianto di smaltimento dei rifiuti dovrebbero iniziare nel 2024. L’inaugurazione, invece, è prevista per l’estate del 2026.

Secondo Gualtieri il termovalorizzatore romano sarà “all’avanguardia” e “forse l’impianto più avanzato del mondo”. L’obiettivo è fare in modo che Roma abbia “il suo impianto per trasformare i rifiuti in energia e non mandarli in giro per l’Europa”. Il termovalorizzatore dovrebbe avere la capacità di trattare 600mila tonnellate di rifiuti all’anno. Una quantità che potrebbe renderlo il terzo impianto in Italia per quantità di rifiuti smaltiti.

I dati si riferiscono al: 2021
Fonte: Ispra, A2A